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Come ci vedono gli estoni: Tommy Cash ha fatto scuola

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    Gli italiani sono da sempre protagonisti di stereotipi che, tra ironia e leggenda, si sono diffusi in tutto il mondo. La recente popolarità del brano Espresso Macchiato di Tommy Cash ha riportato alla ribalta alcuni dei più celebri cliché legati all’Italia. Pur avendo qualche fondo di verità, sono spesso esagerati. Ciò che resta indiscutibile è il fascino che il Bel Paese continua a esercitare nel mondo, tra cultura, storia e stile di vita.Ma quali sono i più noti?

    Pizza, pasta ed espresso

    Quando si parla di Italia, il cibo è uno degli aspetti più citati. L’immagine dell’italiano che vive di pizza, pasta e caffè espresso è diffusa ovunque. Sebbene sia vero che la tradizione culinaria sia fondamentale nella cultura italiana, la dieta del Bel Paese è ben più variegata.

    Parlare con le mani

    Gesti ampi e appassionati caratterizzano la comunicazione italiana, tanto da essere diventati un simbolo riconoscibile a livello globale. Questo aspetto, spesso enfatizzato nei film e nelle serie TV, ha una base di verità: il linguaggio gestuale è parte integrante del modo di esprimersi degli italiani.

    Moda e stile impeccabile

    L’idea che tutti gli italiani siano sempre eleganti e attenti alla moda è uno stereotipo diffuso. In effetti, il Made in Italy nel settore della moda ha un impatto globale, ma la realtà quotidiana è più sfumata.

    Passione e romanticismo

    Gli italiani sono spesso descritti come amanti passionali e seduttori incalliti. Questo mito, alimentato dal cinema e dalla letteratura, trova riscontro solo in parte: la realtà è che l’amore e le relazioni sono vissute con intensità, ma non più che in altri Paesi.

    L’attaccamento alla famiglia

    L’idea che gli italiani vivano con i genitori fino a tarda età è un altro stereotipo diffuso. Se è vero che la famiglia è un pilastro della cultura italiana, le ragioni per cui i giovani restano a casa più a lungo sono spesso legate a fattori economici e sociali.

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        Chi trova un cane trova un tesoro

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          Perché i video dei cani spopolano sui social? La risposta è semplice: perché sono l’unico contenuto online che riesce a farci sorridere senza bisogno di filtri, balletti o citazioni motivazionali su sfondo tramonto.​

          Influencer inconsapevoli

          I cani sono gli influencer naturali: non hanno bisogno di trucco, sanno fare la faccia da cucciolo meglio di chiunque altro e, soprattutto, non giudicano se guardi lo stesso video 37 volte di fila.​ Quando un cane balla sotto la pioggia con più grazia di Gene Kelly, o partecipa a una challenge mettendo la zampa sulla mano del padrone, il nostro cuore si scioglie come un gelato al sole.​

          E se un Labrador canta Who Let the Dogs Out con il suo umano, beh, è ovvio che il video diventi virale: è l’unico duetto in cui nessuno stona.​ In un mondo pieno di notizie tristi e bollette da pagare, i video dei cani sono la nostra dose quotidiana di felicità gratuita.​ E se il cane protagonista è anche un po’ goffo o combina qualche marachella, il successo è assicurato: perché, ammettiamolo, ci piace vedere che anche gli altri fanno figuracce… soprattutto se hanno la coda.

          E i gatti?

          Sui social è guerra fredda: da un lato i video dei cani, maestri di goffaggine e coccole, dall’altro i gatti, divinità pelose che ignorano l’umanità con stile. I cani fanno ridere, i gatti fanno meme. I primi ci amano incondizionatamente, i secondi ci tollerano con superiorità. Ma alla fine? Piacciono entrambi: uno ci fa sentire amati, l’altro giudicati… come ogni sana relazione digitale che si rispetti.

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            Quando Satana suona all’Alcatraz, Padre David cerca di redimere le pecorelle metallare smarrite

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              Un sacerdote armato di croce e buona volontà tenta l’impresa impossibile: redimere i fan del metal estremo fuori dall’Alcatraz di Milano a suon di benedizioni. Ma i “seguaci di Satana” avevano già un’altra liturgia in programma: pogo, birra e chitarre distorte. Cronaca semiseria di una serata tra inferi e benedizioni.

              Cronaca di un esorcismo annunciato

              Lo aveva annunciato sulla sua pagina Instagram lanciando un appello ad unirsi alla sua missione «benedire la discoteca Alcatraz con acqua santa e sale benedetto, seguirà poi l’esorcismo per allontanare il maligno». Padre David, personaggio social noto per i suoi esorcismi e per le posizioni ultracattoliche, si è palesato davanti alla discoteca milanese per benedire i fan del gruppo death metal polacco Behemoth e «annullare le devastanti conseguenze spirituali che la “messa nera” in atto con il loro concerto porterà a Milano e ai suoi abitanti».

              Il metal chiama, il prete risponde

              L’Alcatraz brulica di anime dannate, ovvero giovani (e meno giovani) vestiti di nero, borchie, eyeliner sbavato e magliette con scritte incomprensibili. Il concerto metal è l’evento clou della settimana infernale. Ma c’è un plot twist: Padre David si piazza fuori dai cancelli per riportare le pecorelle smarrite all’ovile. Spoiler: non finirà bene…

              Benedizioni vs imprecazioni

              Armato di crocifisso d’ordinanza, Bibbia ed entusiasmo da oratorio estivo, il sacerdote-influencer comincia la sua missione. Benedice, prega, ammonisce. I metallari, però, lo ringraziano con cori da stadio e birre alzate al cielo. Alcuni si fanno anche benedire, giusto per sicurezza spirituale prima del pogo. Un ragazzo urla: “Prete, stasera si va tutti all’inferno, vieni anche tu!”. Invito naturalmente rifiutato con garbo ma… panico negli occhi.

              Redenzione in 7/8

              Il tentativo di conversione sfuma tra riff di chitarra e bestemmie in metrica dispari. L’unico miracolo? Il prete non perde la pazienza. Anzi, a fine serata sembra quasi divertito. Forse, in fondo, l’inferno non è così male… se ha una buona colonna sonora. Alla fine, mentre il fumo dei fumogeni si dissolve e la musica tace, il prete si allontana sconfitto ma sereno. I metallari restano fedeli al loro culto: volume al massimo e dannazione a tempo di batteria. E il buon Dio, che di questi tempi ha problemi più seri da osservare, probabilmente ride sotto i baffi…

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                Amanda Knox canta la sua verità insieme al chitarrista dei Pearl Jam

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                  Torna sotto i riflettori, ma questa volta non per questioni giudiziarie: Amanda Kox si esibisce con la Exoneree Band, la band dei “condannati ingiustamente”, alla Innocence Network Conference di Seattle. Ospite d’eccezione: il chitarrista dei Pearl Jam, Mike McCready. Un evento carico di significato, tra musica, giustizia e memoria.

                  Da simbolo di un errore giudiziario a voce per l’innocenza

                  La donna è salita sul palco della Innocence Network Conference a Seattle, condividendo la sua voce e la sua storia insieme alla Exoneree Band, un gruppo formato da ex detenuti ingiustamente incarcerati. La performance è stata documentata sul suo profilo Instagram, dove Amanda ha scritto: “Con oltre 100 anni di reclusione ingiusta tra noi”.

                  La storia della band

                  Una formazione musicale composta da persone che hanno vissuto il dramma di essere incarcerate per crimini che non hanno commesso. Ogni brano, ogni nota, racconta storie di sofferenza, resilienza e liberazione. Amanda Knox, assolta definitivamente per l’omicidio di Meredith Kercher dopo aver trascorso 4 anni in carcere in Italia, è oggi una delle voci simbolo del movimento per la riforma della giustizia penale.

                  Mike McCready dei Pearl Jam: musica e impegno civile

                  Durante la serata, sul palco è salito anche Mike McCready, storico chitarrista dei Pearl Jam, da sempre impegnato in cause sociali e civili. Sua moglie Ashley McCready è presidente del consiglio del Washington Innocence Project, che si batte per la revisione dei processi e la liberazione degli innocenti condannati.

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