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Italia

Fai luce sulla prossima bolletta elettrica

Negli ultimi giorni di marzo l’Autorità per l’energia ha comunicato che la bolletta elettrica per la famiglia tipo in tutela, in tutto 4,5 milioni di utenze, nel secondo trimestre 2024 calerà del 19,8%. Assoutenti, calcola che questo taglio si tradurrà in un risparmio medio di 135 euro l’anno.

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    Negli ultimi giorni di marzo l’Autorità per l’energia ha comunicato che la bolletta elettrica per la famiglia tipo in tutela, in tutto 4,5 milioni di utenze, nel secondo trimestre 2024 calerà del 19,8%. Assoutenti, calcola che questo taglio si tradurrà in un risparmio medio di 135 euro l’anno. E nel mercato libero? Si riuscirà a scendere ai livelli del 2021? Vediamo.

    Bolletta elettrica più leggera. Ma quanto?

    Il calo, a 83 euro per megawattora, si giustifica grazie alla tendenza ribassista che ha movimentato l’andamento dei prezzi del gas naturale e dell’energia elettrica. Infatti alla fine del 2023 e nei primi mesi di quest’anno la fine dello scorso anno e nei primi mesi dell’anno in corso il prezzo sta subendo un rallentamento a causa delle crescenti tensioni geopolitiche. La spesa per la famiglia-tipo nell’anno (compreso tra il 1° luglio 2023 e il 30 giugno 2024) sarà di circa 662 euro. Una cifra molto vicina a quella precedente alle crisi. Ovvero -47,7% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (1° luglio 2022- 30 giugno 2023), periodo in cui il prezzo della materia energia raggiunse i suoi picchi massimi.

    Dal prossimo 1° luglio si cambia. O no?

    Dal prossimo 1° luglio, tutti i clienti non vulnerabili serviti in Maggior tutela passeranno automaticamente al Servizio a tutele graduali, con il fornitore selezionato tramite asta nella zona in cui risiede. Questo servizio transitorio sarà attivo fino al 31 marzo 2027 quando, in mancanza di una scelta espressa, i clienti continueranno a essere riforniti dallo stesso venditore sul mercato libero.

    Per i clienti vulnerabili (over 75, disabili e percettori di bonus sociali) Arera continuerà invece ad aggiornare ogni tre mesi le condizioni economiche della Maggior tutela, fino all’esperimento delle aste previste dal Decreto Sicurezza energetica.

    Ma i consumatori non si fidano

    Secondo Federconsumatori non tutti i consumatori di fidano. Temono che il passaggio alle tutele graduali ed al mercato libero – che fino ad oggi si è dimostrato “poco competitivo” comporti un nuovo aumento delle bollette. Secondo il presidente di Arera “E’ il momento che i consumatori valutino il da farsi, controllino costi e consumi annuali, capiscano se sono sul mercato libero o in tutela. Se sono o no vulnerabili e se il rientro in tutela sia un’opzione conveniente alla luce del passaggio automatico a luglio nel servizio a tutele graduali”..

    Fino a oggi la maggior tutela ha permesso di offrire un prezzo efficiente. Il che ha consentito di avere un benchmark per il mercato. Tuttavia l’avvicinarsi della fine del servizio di tutela non esaurisce la tutela contrattuale, le regole e la vigilanza sul loro rispetto da parte dell’Autorità e le tutele per i consumatori in ogni fase della fornitura.

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      Italia

      Quando tifare diventa tragedia: l’ombra della violenza tra sport e premeditazione

      Dopo l’agguato costato la vita a Raffaele Marianella, autista del pullman dei tifosi del Pistoia Basket 2000, ecco perché l’escalation della violenza calcistica e cestistica richiede un esame profondo delle radici del fenomeno.

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      tifare

        Domenica 19 ottobre 2025 la strada statale 79 che collega Rieti a Terni ha fatto da scena a una tragedia dallo spessore incredibile. Un pullman che trasportava tifosi del Pistoia Basket 2000 è stato «teso d’assalto» da un gruppo di ultras della Sebastiani Rieti: due mattoni hanno sfondato il parabrezza, uno di questi colpendo mortalmente Raffaele Marianella, 65 anni, autista seduto accanto al conducente.

        L’episodio ha riacceso un allarme che da tempo permanenza: perché il tifo può trasformarsi in violenza estrema? E chi organizza queste azioni cosa rischia realmente?

        La spirale della violenza nello sport

        Il legame tra sport e identità è forte: la squadra diventa estensione della comunità, della città, delle proprie radici. Tuttavia, quando questa passione si trasforma in antagonismo esasperato, il tifo può scivolare in odio attivo. Nel caso del pullman del Pistoia, fonti investigative ricostruiscono che «il mezzo è stato seguito per chilometri» prima di essere attaccato da tifosi nascosti oltre il guard-rail.

        Si tratta quindi non di un gesto spontaneo, ma – secondo le autorità – di una azione premeditata. Questo sposta l’interpretazione da semplice vandalismo a un’aggressione pianificata, con vittima innocente. Il coinvolgimento di tifosi organizzati, la scelta del target (il bus ospite), il momento e il luogo indicano dinamiche che vanno al di là della rivalità sportiva.

        Perché nasce la “violenza ultras”?

        Dal punto di vista psicologico, diversi fattori contribuiscono:

        • Il senso di appartenenza: l’ultra vive la squadra come “noi” e l’avversario come “la minaccia”.
        • La performance virile e l’adrenalina del gruppo: atti estremi generano notorietà interna al movimento ultras.
        • L’escalation simbolica: la vittoria non basta più, si ricercano gesti che entrino nella memoria collettiva.
        • La pianificazione come rituale: quando l’azione è attentamente preparata, assume valenza di rito iniziatico per chi vi partecipa.

        Nel contesto dello sport, questi elementi si sommano e in alcuni casi sfuggono al controllo. L’autobus, innocuo spettatore dell’evento, diventa bersaglio.

        I rischi legali per chi organizza gli agguati

        Dal punto di vista strettamente giuridico, un’azione come quella contro il pullman comporta conseguenze gravi per gli autori. Il lancio di mattoni contro un veicolo in movimento, con vittime e spettatori a bordo, può configurarsi come:

        • Omicidio volontario o preterintenzionale (art. 575 e 584 c.p.), se il fatto comporta la morte.
        • Associazione per delinquere o gruppo armato, se vi è contesto organizzato.
        • Lesioni gravissime e danneggiamento aggravato.
        • Evento con finalità terroristica o di intimidazione collettiva, se collegato a tifoseria e violenza ultras.

        Nel caso specifico di Rieti-Pistoia, è emersa la circostanza che l’autobus fosse già scortato dalla polizia, ma l’agguato sarebbe avvenuto dopo la fine della scorta. Gli inquirenti della Digos e della Squadra Mobile stanno ascoltando decine di testimoni. Finora non risultano fermi.

        La punibilità è elevata, ma l’individuazione dei singoli colpevoli può rivelarsi complessa: ambiente notturno, mobilità dei veicoli, anonimato degli ultras.

        Vale la pena rischiare?

        Perché qualcuno accetta di entrare in queste dinamiche così rischiose? Oltre alla motivazione ideologica o ludica, c’è un mercato della violenza che fornisce status all’interno del gruppo. Un gesto eclatante può elevare il singolo da semplice tifoso a “eroe” di curva. Ma il prezzo è altissimo: vite umane messe a rischio, vite distrutte, carriere sportive rovinate, processi penali, stigma sociale.

        Il caso Marianella scuote l’intero sport italiano: non è più solo rivalità, è omicidio di Stato in trasferta. Le società, le istituzioni e le tifoserie sane dovranno assumersi l’impegno di separare la passione dalla violenza e di prendere contromisure concrete.

        Tifare non dovrebbe mai significare mettere a rischio vite. Il dramma del pullman del Pistoia è la prova di quanto la ferocia ultras possa travalicare lo sport e trasformarsi in crimine. Dietro un mattone lanciato c’è una catena di decisioni: pianificazione, gruppo, obiettivo. A pagare sono innocenti. E chi agisce sa bene cosa rischia. Per lo sport, per la civiltà, per la vita.

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          Italia

          Stop ai voli brevi se c’è il treno veloce come alternativa. Una bella suggestione

          L’idea di sostituire i voli brevi con i treni ad alta velocità in Italia, sebbene interessante per ridurre le emissioni, appare applicabile solo a una piccola porzione di rotte, soprattutto a causa delle peculiarità geografiche del Paese e delle limitazioni della rete ferroviaria esistente.

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            L’idea di ridurre i voli brevi a favore dei treni ad alta velocità per diminuire le emissioni nocive è stata già adottata in Francia. Ed è in discussione anche in Italia. Uno studio dell’Itsm (Iccsai transport and sustainable mobility center) dell’Università di Bergamo ha evidenziato che l’applicazione di questa misura in Italia sarebbe limitata a poche rotte a causa di specifiche caratteristiche geografiche e infrastrutturali del Paese. Ma comunque male non fa. E’ una bella suggestione…

            Le 12 rotte sostituibili

            Lo studio ha individuato solo 12 rotte, il 2,8% di tutti i collegamenti nazionali, in cui il treno potrebbe essere una valida alternativa all’aereo, con un tempo di viaggio non superiore del 20% rispetto al volo. Le 12 rotte individuate finora.

            Roma Fiumicino – Milano Linate
            Roma Fiumicino – Milano Malpensa
            Milano Malpensa – Napoli
            Roma Fiumicino – Genova
            Bergamo – Napoli
            Roma Fiumicino – Napoli
            Milano Linate – Napoli
            Bologna – Roma Fiumicino
            Roma Fiumicino – Firenze
            Roma Fiumicino – Pisa
            Bergamo – Pescara
            Bergamo – Roma Fiumicino.

            L’impatto ambientale

            Nel 2019, su queste rotte sono stati operati circa 45.000 voli, responsabili dell’1,45% delle emissioni di CO2 del trasporto aereo nazionale. Tuttavia, la soppressione di tali voli potrebbe non portare a una riduzione significativa delle emissioni, poiché parte dei passeggeri potrebbe optare per l’uso di automobili, annullando il beneficio ecologico previsto.

            Le sfide geografiche

            L’Italia presenta delle sfide particolari, come la presenza di isole maggiori. Per le quali l’aereo rimane è l’unica alternativa efficace. Inoltre, l’orografia complessa e la presenza di zone sismiche o idrogeologiche rendono la costruzione di nuove linee ferroviarie difficoltosa e costosa. Più del 50% delle rotte aeree interne riguarda le isole, e quindi non può essere sostituito da treni ad alta velocità.

            Estensione della rete ferroviaria

            Sebbene l’estensione della rete ferroviaria possa sembrare una soluzione, questa risulta economicamente e ambientalmente sostenibile solo con un elevato volume di traffico. La realizzazione di nuove infrastrutture sarebbe vantaggiosa solo se la domanda riuscisse a coprire i costi, altrimenti l’intero progetto potrebbe diventare insostenibile.

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              Italia

              Torna l’ora solare: nel 2025 il cambio d’orario arriva prima

              Nessuna nuova legge o cambiamento di regole: è il calendario a farci anticipare il ritorno all’ora solare, che porterà giornate più corte e qualche effetto sul nostro equilibrio biologico.

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              ore

                Nel 2025 torneremo all’ora solare con un giorno d’anticipo rispetto all’anno scorso. Niente decisioni politiche o nuove direttive europee: si tratta semplicemente di un effetto del calendario. L’ultima domenica di ottobre, infatti, cadrà il 26 ottobre e non il 27, come nel 2024. Un piccolo dettaglio che però segnerà l’arrivo anticipato delle giornate più brevi e delle sere che calano presto, con conseguenze sulla nostra routine quotidiana.

                Il passaggio ufficiale avverrà nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, quando alle 3 del mattino dovremo riportare le lancette dell’orologio indietro di un’ora. Dormiremo dunque sessanta minuti in più, ma le ore di luce pomeridiane diminuiranno sensibilmente.

                Meno sole e più sonnolenza: gli effetti del cambio d’orario

                Il ritorno all’ora solare comporta diversi adattamenti, sia pratici sia fisici. Il sole tramonterà prima, riducendo il tempo a disposizione per le attività all’aperto e anticipando l’illuminazione artificiale nelle case e nelle città. È un passaggio che, per molti, coincide con un calo dell’energia e un aumento della stanchezza.

                Secondo gli esperti, il nostro orologio biologico impiega alcuni giorni per abituarsi ai nuovi ritmi. I disturbi più comuni legati al cambio d’ora sono insonnia temporanea, difficoltà di concentrazione, sonnolenza e sbalzi d’umore. In soggetti particolarmente sensibili, come anziani e bambini, questo mini jet lag può risultare più marcato.

                Il corpo, infatti, si regola sui cicli di luce e buio: quando il tramonto arriva prima, la produzione di melatonina — l’ormone che regola il sonno — tende ad aumentare, generando una sensazione di fatica e rallentamento. Anche per questo, nelle prime settimane, molti segnalano maggiore irritabilità o calo dell’umore.

                Una tradizione che resiste

                Il sistema dell’ora legale e ora solare è ancora in vigore in tutta l’Unione Europea, nonostante da anni si discuta di un’eventuale abolizione. Bruxelles aveva avviato un processo per permettere agli Stati membri di scegliere un’ora fissa, ma la riforma è rimasta sospesa, complice la mancanza di un accordo tra i Paesi.

                Per ora, dunque, continueremo ad alternare i due orari: l’obiettivo dell’ora legale resta quello di risparmiare energia sfruttando meglio la luce naturale durante i mesi primaverili ed estivi, mentre in autunno si torna all’ora solare per riallinearsi al ritmo astronomico naturale.

                Quando tornerà l’ora legale

                Dopo cinque mesi di giornate più corte, dovremo attendere la primavera per rimettere avanti le lancette. L’ora legale tornerà nella notte tra sabato 28 e domenica 29 marzo 2026, quando alle 2 dovremo spostare gli orologi un’ora avanti.

                Nel frattempo, ci aspetta un inverno scandito da tramonti anticipati ma anche da mattine più luminose: un piccolo conforto per chi ama iniziare la giornata con la luce del sole.

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