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Calcio

Fede al dito e sguardi complici: Alice Campello e Alvaro Morata verso la riconciliazione? Il ritorno di fiamma che infiamma il web

Alice Campello è stata avvistata insieme al marito Alvaro Morata insieme ai loro quattro figli per una passeggiata domenicale. Questo nonostante che la coppia mesi fa abbia annunciato la loro separazione.

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    Insomma fino a qualche giorno fa l’attenzione dei fan era tutto concentrato sulla fede al dito che la Campello ha messo e tolto in diverse situazioni social. Ora la separazione sembra che si stia allontanando. Alice Campello e Alvaro Morata sembra stiano lavorando davvero per ricucire il loro rapporto. Una serie di indizi, a partire da una semplice passeggiata in famiglia, ha riacceso le speranze di una riconciliazione tra i due.

    Campello e Morata un weekend in famiglia che fa sognare

    Le immagini che ritraggono la coppia insieme ai loro quattro figli, sorridenti e rilassati, hanno fatto il giro del web. I paparazzi hanno immortalato i due ex coniugi mentre passeggiavano per le vie di Milano, per alcuni un chiaro segnale di una ritrovata serenità. Ma a far discutere è stato soprattutto un dettaglio: la fede al dito di Alice Campello. Che finalmente lei non sfila più con tanta disinvoltura come alcun settimane fa. Ed è proprio la presenza della fede a scatenare le speculazioni dei fan, che hanno intravisto in questo gesto un segnale di un ritorno della coppia insieme.

    Un amore a prova di tempesta diretto verso un incerto futuro

    La storia d’amore tra Alice Campello e Alvaro Morata è sempre stata intensa e appassionata, ma anche segnata da numerosi alti e bassi. Le difficoltà incontrate negli ultimi anni hanno messo a dura prova il loro rapporto, portandoli a prendere la difficile decisione di separarsi. Tuttavia, l’amore che li lega si è manifestato ancora molto forte e sembra che entrambi stiano facendo di tutto per ritrovare la serenità. I social network sono inondati di messaggi di sostegno e di incoraggiamento per Alice e Alvaro. In molti sperano che i due riescano a superare le difficoltà e a ritrovare la felicità insieme. Per ora i due non hanno confermato o smentito le voci di una possibile riconciliazione. Tuttavia, i segnali che arrivano dai loro profili social e dalle ultime apparizioni pubbliche sembrano indicare una ritrovata complicità.

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      Calcio

      Guardiola a Palermo con la maglietta di Falcone e Borsellino: «Le loro idee corrono sulle nostre gambe»

      In Sicilia per l’amichevole contro il Palermo di Inzaghi, Pep Guardiola si presenta con una t-shirt dedicata a Falcone e Borsellino. L’immagine diventa virale.

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        Non è arrivato in punta di piedi, ma con un gesto che a Palermo non passa inosservato. Pep Guardiola, allenatore del Manchester City, ha dedicato la sua mattinata al santuario di Santa Rosalia, patrona del capoluogo siciliano, indossando una maglietta che raffigurava i volti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sotto, la frase: «Le loro idee corrono sulle nostre gambe».

        Un omaggio chiaro, diretto, senza fronzoli, che ha immediatamente catturato l’attenzione di chi lo ha visto salire fino al Monte Pellegrino. Le immagini, condivise dalla pagina ufficiale del santuario, hanno fatto rapidamente il giro dei social, accompagnate da centinaia di commenti di apprezzamento.

        L’allenatore catalano, da sempre sensibile ai temi civili e sociali, non è nuovo a prese di posizione simboliche. Stavolta, però, il contesto è speciale: Guardiola si trova a Palermo per guidare i campioni d’Inghilterra in un’amichevole di lusso contro la squadra di Filippo Inzaghi. Un match estivo, certo, ma con in palio l’“Anglo-Palermitan Trophy” e soprattutto l’occasione di portare in città un pezzo di calcio mondiale.

        Il City, atteso in serata allo stadio Renzo Barbera, si è concesso qualche ora di relax prima della partita. Per Guardiola, la scelta è caduta sulla visita a un luogo che unisce fede, storia e memoria collettiva. Il santuario, incastonato sulla roccia, è meta di pellegrinaggi e simbolo di resistenza morale: il posto ideale per rendere omaggio a due figure che hanno segnato la lotta alla mafia.

        Un dettaglio, la t-shirt, che diventa messaggio politico e culturale. Non un vezzo turistico, ma un segnale che il calcio, quando vuole, sa ricordare che fuori dal campo esistono battaglie che contano più di un trofeo.

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          Calcio

          Villa Totti, il Consiglio di Stato rimanda tutto al Tar: la depandance del “Pupone” torna in bilico

          Francesco Totti sperava di aver chiuso il contenzioso sul ripostiglio accanto alla piscina della sua villa romana, ma il Consiglio di Stato ha rimandato la causa al Tar. Tutto nasce dalla richiesta di sanatoria presentata dall’ex capitano giallorosso nel 2016 e bocciata dall’architetto municipale. In primo grado il Tar gli aveva dato ragione, ma l’assenza di Roma Capitale al processo ha spinto i giudici di secondo grado a far ripartire la partita legale, rimettendo in discussione la legittimità del manufatto.

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            La depandance di Francesco Totti, 63 metri quadri di ripostiglio affacciato sulla piscina della villa all’Axa, torna sotto processo. Il Consiglio di Stato ha rimandato al Tar il braccio di ferro tra l’ex numero 10 della Roma e il Campidoglio, azzerando di fatto il vantaggio che il “Pupone” si era conquistato in primo grado.

            La vicenda parte nel 2016, quando Totti presenta domanda di sanatoria per regolarizzare il manufatto. In allegato deposita i titoli edilizi che, a suo dire, dimostrerebbero la legittimità del deposito. Ma l’architetto municipale incaricato della verifica, «in qualità di ausiliario di polizia giudiziaria», boccia la richiesta senza esitazioni: «Il titolo presentato non è idoneo».

            Il contenzioso approda al Tar nel 2023 e, sorprendentemente, il tribunale amministrativo regionale si schiera con Totti. Per i giudici, i documenti depositati dall’ex capitano bastano a legittimare il manufatto, soprattutto perché Roma Capitale non si costituisce in giudizio. Un’assenza pesante, che il Tar interpreta come un punto a favore del calciatore.

            Ma è proprio quell’assenza a rovesciare la partita in appello. Il Consiglio di Stato, infatti, ha stabilito che l’amministrazione capitolina non si è costituita perché non era stata informata correttamente dell’avvio del processo. Di conseguenza, la sentenza di primo grado viene annullata e la palla torna al Tar, dove il Comune potrà finalmente esporre le proprie ragioni.

            Secondo l’interpretazione di Roma Capitale, il problema non è solo l’istruttoria iniziale, ma la mancata dimostrazione della “legittimità delle preesistenze edilizie e dell’intero immobile”. In altre parole, per il Campidoglio il deposito non doveva esistere.

            Ora si riparte da zero. Totti dovrà tornare davanti al Tar e il rischio, almeno teorico, è che quel ripostiglio con vista piscina finisca abbattuto. Nel frattempo, la battaglia legale prosegue come una partita ai supplementari, e per il Pupone la vittoria è ancora tutta da conquistare.

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              Calcio

              Cristian Totti dice addio al calcio a soli 19 anni: «Essere figlio di Francesco è stato un peso insostenibile»

              Dopo una breve carriera tra Roma, Frosinone, Spagna e Olbia, Cristian Totti ha detto basta: non reggeva più il confronto con papà Francesco. Ma resta nel calcio, lavorando nell’accademia di famiglia.

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                La sua ultima apparizione è stata con l’Olbia, in Serie D. Sei partite, una sola ammonizione e pochi minuti per lasciare il segno. Eppure, gli occhi erano sempre tutti su di lui. Cristian Totti, 19 anni, figlio del mitico numero 10 della Roma, ha deciso di dire basta con il calcio giocato. Un addio silenzioso, sussurrato alla stampa locale e confermato senza giri di parole: «Sì, smetto. Ho preso questa scelta».

                Una scelta sofferta, ma lucida. Cristian non ce la faceva più a convivere con l’etichetta di “figlio di”. Ogni gesto, ogni tocco, ogni mancata convocazione diventavano materia di paragoni, giudizi, aspettative. Cresciuto tra i vivai di Roma e Frosinone, con una parentesi anche in Spagna nel settore giovanile del Rayo Vallecano, non è mai riuscito a scrollarsi di dosso il fantasma del padre.

                Nel 2024 era approdato all’Olbia, dopo una breve firma con l’Avezzano. A portarlo in Sardegna era stato Marco Amelia, ex portiere della Nazionale e suo allenatore ai tempi del Frosinone. «Cristian aveva qualità, visione, intelligenza tattica», ha spiegato Amelia. Ma il contesto – a detta del tecnico – era difficile. Amelia è stato esonerato dopo poche settimane, e Totti jr ha rescisso il contratto a dicembre.

                Ora Cristian cambia campo ma non abbandona il pallone. Lavorerà nell’accademia fondata da suo padre, oggi gestita dallo zio Riccardo. Si occuperà di scouting e formazione, cercando giovani talenti che magari, come lui, amano il calcio senza dover portare il peso di un’eredità impossibile.

                Nel frattempo, resta l’amaro per una carriera mai davvero cominciata. E il paradosso di un cognome che doveva aprire porte e invece, spesso, le ha chiuse.

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