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Curiosità

Il Vaticano dei Sufi: Tirana sfida Roma con un’Islam laico e liberale

La comunità Bektashi, perseguitata da Ataturk in Turchia e da Hoxha in Albania, ha un rapporto speciale con l’attuale premier albanese Rama che ora vuole dotarla di una Santa Sede.

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    Nel cuore dell’Albania, tra le montagne del Dajti e le vestigia di una Tirana post-comunista, emerge una visione innovativa di fede e politica. Il premier socialista Edi Rama ha proposto di riconoscere ufficialmente una “Santa Sede” per i Bektashi, la comunità sufi che fonde misticismo islamico, modernità e laicità.

    Gli ideali del Bektashismo? Pace, libertà e inclusione

    La comunità Bektashi, guidata dal carismatico Baba Mondi, predica una versione progressista e inclusiva dell’Islam. Libertà personale, uguaglianza di genere, separazione tra politica e religione e un forte focus sull’individualità sono i pilastri di questa tradizione. Non ci sono divieti assoluti: “Bevi e mangia quello che vuoi, ma senza esagerare”, dice Baba Mondi, riassumendo il pragmatismo del loro credo. Al centro c’è l’uomo: “Chi conosce se stesso, conosce Dio”. La comunità, che rappresenta circa il 5-10% della popolazione albanese, promuove un Islam pacifico e aperto al dialogo, rifiutando l’oscurantismo e l’estremismo. I Bektashi sono noti anche per la loro storica apertura verso altre religioni, come dimostra il rifugio offerto agli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.

    Un’alleanza per il futuro: Edi Rama e Baba Mondi

    L’idea di una sede ufficiale per i Bektashi è nata dal rapporto di fiducia tra Edi Rama e Baba Mondi, rafforzatosi dopo la loro partecipazione congiunta ai funerali delle vittime dell’attentato di Charlie Hebdo nel 2015. Rama, da sempre promotore di una Tirana moderna e aperta, vede in questa proposta un simbolo di tolleranza religiosa e un argine contro il crescente estremismo. La “Santa Sede” non sarebbe una copia del Vaticano, ma un riconoscimento giuridico che permetterebbe ai Bektashi di operare come entità autonoma, con passaporti e status diplomatico, pur rimanendo all’interno delle leggi albanesi. “Non vogliamo muri o confini, ma un riconoscimento che garantisca la nostra sopravvivenza e influenza”, spiega Baba Mondi.

    Un Islam sufi tra tradizione e modernità

    I Bektashi, nati nel XIII secolo come élite mistica dell’Impero Ottomano, hanno una storia di resistenza. Sopravvissuti alla repressione di Ataturk e alla dittatura comunista di Enver Hoxha, oggi incarnano una visione progressista dell’Islam che si sposa con i valori europei di libertà e diritti umani. “La religione senza politica è fede, con la politica diventa potere”, afferma Baba Mondi, distanziandosi dall’Islam politico. Ma non tutti vedono di buon occhio questa iniziativa. La comunità sunnita, maggioritaria in Albania e a Tirana, rivendica il suo ruolo come unico rappresentante dell’Islam nel Paese. Anche la Turchia di Erdogan, che mantiene legami con i Bektashi turchi, si oppone, temendo che un riconoscimento possa scatenare rivendicazioni simili altrove.

    I tentativi di Tirana di farsi spazio nel mondo

    La proposta di Rama non è solo simbolica: mira a trasformare Tirana in un crocevia interreligioso e a promuovere un Islam liberale come antidoto all’intolleranza globale. “I Bektashi non hanno alle spalle Stati potenti, ma uno Stato autonomo sarebbe per loro una garanzia di sopravvivenza”, spiega Rama.

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      Estate, sole, corna a volontà: è davvero la stagione dei tradimenti?

      L’estate è da sempre la stagione delle passioni, dei colpi di sole e dei colpi di testa. Con l’aumento delle temperature aumentano anche le infedeltà, o almeno così dicono i sondaggi. Ma cosa c’è davvero dietro al picco di tradimenti estivi? E soprattutto: è colpa del bikini, del mojito o dell’aria condizionata?

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        C’è chi aspetta l’estate per andare in vacanza, chi per fare il cambio armadio e chi, più disinvolto, per cambiare partner. E non parliamo solo dei single: secondo numerosi studi – e anche secondo la tua amica che “ha un’amica” – durante i mesi estivi i tradimenti aumentano vertiginosamente.

        Ma come mai? Semplice: fa caldo e si ragiona meno. Le endorfine galoppano, l’ormone dell’infedeltà fa stretching e il senso di colpa si scioglie come il ghiaccio nel mojito. Se poi aggiungiamo le classiche “crisi da ombrellone”, dove lui fissa la bagnina e lei flirta col barista, il cocktail è pronto. Agitare bene e servire su un lettino a due piazze.

        Secondo alcune agenzie investigative (che d’estate fanno gli straordinari), il 60% dei tradimenti coniugali avviene proprio tra giugno e settembre. Il motivo? Libertà temporanea, viaggi senza il partner e la miracolosa sparizione della tuta felpata in favore di parei trasparenti e shorts assassini.

        A tutto questo si aggiunge la “sindrome da estate adolescenziale”, ovvero la convinzione diffusa che a luglio valga tutto, tanto poi a settembre si torna alle buone abitudini, come se si potesse mettere un paio di corna sotto l’ombrellone e lasciarle lì a fine stagione.

        Non che l’inverno sia esente da marachelle, intendiamoci, ma l’estate ha dalla sua quella luce perfetta per i selfie… e per i peccati. Si esce di più, si beve di più, si chatta di più. Le app di dating ringraziano e intanto si moltiplicano le “scappatelle da weekend” e gli “errori da aperitivo”.

        La morale? Nessuna. Solo un consiglio spassionato: mettete la protezione solare e magari anche quella emotiva, ché i colpi di sole passano, ma quelli di scena… restano nei messaggi salvati.

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          Chef sexy, la nuova mania dei social: chi sono e perché fanno impazzire il web

          Petto nudo, allusioni hot e milioni di follower: sui social spopola la nuova generazione di chef seducenti che trasformano la cucina in uno spettacolo a luci soffuse. Da Cedrik Lorenzen a Nara Aziza, ecco chi sono i protagonisti di questa tendenza virale.

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            Muscoli e mestoli, sguardi ammiccanti e piatti serviti con movenze da passerella. Non siamo su un set di un film patinato, ma nell’ultima frontiera dei social: gli chef sexy. Una nuova categoria di influencer che ha fatto breccia su milioni di utenti, mescolando in maniera sapiente food porn e seduzione esplicita. La ricetta? Pochi vestiti, molta consapevolezza del proprio sex appeal e una valanga di doppi sensi sparsi tra zucchero a velo e glassa.

            Il fenomeno è ormai virale: il pubblico dei social non si accontenta più della sola bontà del piatto, vuole lo show, l’occhiolino, la battuta piccante mentre si impasta o si caramella. Uomini e donne che hanno fatto del corpo il loro ingrediente segreto e del fornello il palcoscenico perfetto per stuzzicare fantasie e palati.

            Prendete Cedrik Lorenzen: chef (o presunto tale) con oltre 4,6 milioni di follower su Instagram e quasi 6 milioni su TikTok, diventato celebre per i suoi video in cui il petto nudo – da catalogo di fitness – è più protagonista del piatto finale. Tra colpi di frusta e spolverate di cacao, Cedrik gioca apertamente con le allusioni, mentre uno sguardo languido e una luce da set cinematografico completano l’opera.

            Ma non è il solo a dominare la scena. Anthony, alias @thedonutdaddy, cavalca l’onda del successo con il suo stile da “bad boy” dei fornelli. I suoi muscoli scolpiti sono un must in ogni video, così come la voce roca che accompagna ogni gesto mentre impasta o decora dolcetti (rigorosamente a petto nudo). Il suo slogan non ufficiale? Donuts e testosterone a volontà.

            Non mancano, ovviamente, le controparti femminili. Nara Aziza, ad esempio, incanta senza mai rinunciare a un abbigliamento ben studiato: vestiti aderenti che sottolineano le curve e una voce suadente che trasforma ogni ricetta in un gioco di seduzione. Nara ha capito perfettamente che il segreto non è solo “cosa cucini”, ma “come lo cucini” e, soprattutto, “come lo racconti”.

            Il risultato è un cortocircuito perfetto tra cucina e sex appeal. Ogni piatto diventa occasione per una strizzata d’occhio al pubblico che, affascinato, si lascia travolgere da questo mix di cibo e sensualità. Il confine tra il food porn e il softcore, in certi casi, è sottilissimo.

            E mentre le visualizzazioni schizzano alle stelle, il fenomeno divide. C’è chi storce il naso davanti a quella che definisce “l’ennesima spettacolarizzazione del corpo” e chi invece applaude al geniale marketing che ha saputo rivisitare la cucina in chiave pop e sexy, riportandola – letteralmente – sotto i riflettori.

            Di certo c’è che gli chef sexy non cucinano solo piatti, ma veri e propri show virali, capaci di conquistare l’appetito… e non solo quello.

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              Labubu, il pupazzo ribelle diventato un’icona globale

              Dalle vetrine di design ai profili Instagram delle star, ecco perché tutti vogliono Labubu: non solo un giocattolo, ma un manifesto di stile e identità.

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                C’è un piccolo pupazzo con orecchie a punta e sorriso malandrino che ha stregato celebrity e collezionisti in tutto il mondo. Si chiama Labubu, e quello che a prima vista potrebbe sembrare un giocattolo eccentrico è in realtà uno dei fenomeni di culto più esplosivi della cultura pop contemporanea. Creato dall’artista Kasing Lung, Labubu è il simbolo perfetto di un’estetica anti-mainstream che mescola suggestioni fiabesche e tratti inquieti. In poco tempo è diventato un accessorio dallo charme outsider irresistibile. È nato come designer toy, ma oggi è considerato un feticcio da collezione, un oggetto d’arte in miniatura. E in piò rare versioni che raggiungono cifre a tre zeri alle aste più ambite, e un pubblico di appassionati che cresce ovunque. Da Milano a Seoul passando per New York.

                Ogni esemplare ha una sua personalità

                Ciò che rende Labubu così desiderabile è l’unicità. Ogni esemplare ha una propria personalità, con abiti e tratti sempre diversi, e viene venduto in blind box, una confezione a sorpresa che trasforma ogni acquisto in una piccola caccia al tesoro. Ma il colpo di scena è arrivato quando celebrità del calibro di Rihanna, Hailey Bieber e Lizzo hanno iniziato a mostrarlo nelle loro stories o appenderlo come charm alle borse da migliaia di dollari, decretandone lo status fashion.

                Labubu non cerca di essere “carino”

                Il suo fascino sta nella sua espressione beffarda e nel suo essere diverso da tutto. E proprio per questo piace così tanto: rappresenta chi ha il coraggio di essere sé stesso senza farsi addomesticare. Oggi chi vuole un Labubu può sperare di trovarlo in edizioni limitatissime o tentare la sorte nelle aste dedicate, come quella su Catawiki in corso fino a domani 29 giugno, dove alcuni pezzi rari – pirateschi, horror o a tema dark – fanno gola a collezionisti esperti e neofiti. Entrare nel mondo di Labubu non significa solo possedere un oggetto esclusivo, ma abbracciare un’estetica che rifiuta gli standard e celebra la stranezza come forma di bellezza.

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