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Cinema

A colloquio con Elisabetta Pellini, protagonista di due straordinari film

L’attrice Elisabetta Pellini brilla in due film che si apprestano a conquistare il pubblico italiano, portando sul grande schermo due storie molto diverse ma ugualmente coinvolgenti.

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    Lei è un’attrice italiana apprezzata per la sua versatilità sia al cinema che in televisione. Ha debuttato con Ricominciare e consolidato il suo successo con ruoli in Incantesimo 5, Un medico in famiglia, Distretto di Polizia 7, Un amore e una vendetta e Le tre rose di Eva. Ha lavorato anche a fiction come Rosso San Valentino, Elisa di Rivombrosa e Madre, aiutami, confermandosi un volto amato della TV italiana. Elisabetta è ora tra i protagonisti del film di Jordan River Il monaco che vinse l’apocalisse e protagonista del thriller di Marco de Luca Buio come il cuore.

    Il Monaco che vinse l’Apocalisse arriverà nelle sale cinematografiche domani, 5 dicembre. La pellicola è prodotta da Delta Star Pictures con il supporto del Ministero della Cultura, Calabria Film Commission e Regione Lazio. Diretto da Jordan River racconta la vita dell’abate calabrese Gioacchino da Fiore.

    La trama

    Siamo nell’anno 1202, in prossimità della quarta Crociata, l’anziano abate Gioacchino affronta le sue ultime ore di vita, tormentato da visioni del cielo oscurato dal male. Con il fedele discepolo Matthaeus, svela segreti del passato e del futuro, guidato dal dono unico di interpretare le Scritture. Autore di scritti sull’Apocalisse grazie alla “licentia scribendi” concessa da Papa Lucio III, la sua opera è acclamata ma controversa, attirando l’ostilità dell’Ordine cistercense. Mentre la neve avvolge le montagne, Gioacchino lascia al mondo una profezia, un messaggio di speranza per affrontare le apocalissi di ogni epoca.

    Il cast

    Dal respiro internazionale, vanta interpreti come Francesco Turbanti, Elisabetta Pellini, G-Max, Giancarlo Martini, Yoon C. Joyce, Nikolay Moss e Bill Hutchens. Tra loro, Elisabetta Pellini interpreta Costanza d’Altavilla, madre di Federico II. La regina chiede a Gioacchino da Fiore di trasmettere al figlio Federico, futuro imperatore, la spiritualità necessaria per essere un vero Re, accettando per la prima volta di inginocchiarsi davanti all’abate per confessarsi, dimostrando che davanti a Dio siamo tutti uguali.

    Nell’attesa dell’uscita abbiamo incontrato l’attrice Elisabetta Pellini, per farci raccontare di più dei suoi personaggi: Costanza D’Altavilla in Il monaco che vinse l’apocalisse e Anna in Buio come il cuore ma soprattutto dell’esperienza sul set.

    Un’immersione nel contesto storico di un’epoca

    “Per quanto riguarda la Regina Costanza dico che è stata una figura affascinante, secondo me poco esplorata al cinema. Interpretarla è stato un privilegio – afferma la Pellini. Per prepararmi, mi sono immersa nella sua storia e nel contesto dell’epoca, ho lavorato strettamente con il regista Jordan River, il costumista Daniele Gelsi e il truccatore Vittorio Sodano per costruire un personaggio che, pur apparendo in una sola scena, ha un impatto significativo. Le riprese si sono svolte principalmente in Calabria, mentre le scene con Costanza sono state girate in un castello nel Lazio, in un’atmosfera suggestiva e regale.” L’attrice sottolinea la particolarità del film, il primo dedicato a Gioacchino da Fiore, apprezzandone la profondità spirituale che abbraccia anche filosofie diverse anche quella Buddhista”.

    È molto affasciante lavorare quando c’è sintonia con la crew, vero?

    “Sono davvero felice di aver lavorato con una troupe così straordinaria. Il regista è stato attento a ogni minimo dettaglio, dimostrando una cura meticolosa per il progetto. Quando si ha la fortuna di collaborare con grandi professionisti come lui, Vittorio Sodano, Gianni Mammolotti e Daniele Gelsi, il risultato non può che essere un film di grande qualità, capace di ottenere importanti riconoscimenti”.

    Infatti, è già pluripremiato! Il direttore della fotografia Gianni Mammolotti, ha ricevuto il premio per la Miglior Fotografia al Festival Internazionale del Cinema delle Religioni. Vittorio Sodano, invece, è stato recentemente premiato come Best Makeup & Hairstyling ai prestigiosi Septimius Awards di Amsterdam. Inoltre, il film ha ottenuto riconoscimenti come Miglior Film, Miglior Scenografia, Miglior Fotografia, Migliori Costumi ed Effetti Visivi Digitali al Terni Film Festival.


    Il 12 dicembre è in arrivo anche Buio come il cuore – film noir di Marco De Luca, con la
    sceneggiatura scritta a quattro mani con Claudio Masenza, critico cinematografico, e la fotografia di Cristian Mantio. È prodotto da Blue Film, di Claudio Bucci e Mario Pezzi, sovvenzionata dalla Regione Calabria, infatti è girato tra Reggio Calabria, Scilla e Roma. Il lungometraggio reinterpreta con originalità i temi classici del noir, con una struttura degli anni 50, sviluppandoli in chiave moderna e vibrante, esplora il lato oscuro dell’animo umano con un’estetica gotica e una colonna sonora coinvolgente, firmata da David Cerquetti. Il Film ha ricevuto già un premio al 78° Festival Internazionale del Cinema di Salerno consegnato
    a Elisabetta Pellini da Francesca Pascale. Il regista afferma: “Elisabetta è riuscita a preparare una protagonista che il pubblico difficilmente potrà dimenticare”.

    Come ti sei preparata ad interpretare il ruolo di Anna?


    “Anna è stato un ruolo complesso. È una donna manipolatrice, fragile e sensibile, con un passato oscuro. Entrare nel suo mondo è stato emozionante e impegnativo. Mi sono lasciata guidare dal regista Marco De Luca e dalle musiche di David Cerquetti per immergermi completamente nel personaggio. Ho esplorato le mie emozioni e fragilità per preparare un personaggio complesso, manipolatore, fragile, ma anche forte e in cerca d’amore. Il carattere noir del film viene valorizzato ancora di più dalla fotografia con atmosfere cupe e gotiche e dalla colonna sonora”.

    Ogni set è un viaggio ed è un’esperienza unica nel suo genere, si creano amicizie con i colleghi, si condivide tutto. Spesso si gira di notte o all’alba, ricordi una scena in particolare?

    “Sul set si è creata una sintonia speciale con il cast (Luc Merenda, Stefania Casini, Antonio Grosso, Antonietta Bello, Stefano Gianino, Gabriele Rossi) e ogni scena è stata un’esperienza unica. Ricordo in particolare una scena, in cui corro a piedi nudi. Si vede anche nel trailer. Era così intensa che il regista mi ha chiesto di ripeterla perché correvo troppo veloce per il drone! Una scena bellissima.”

    C’è un rito che fai prima di ogni scena?

    “Mi rilasso ascoltando musica classica, in modo che io possa trovare la concentrazione giusta. Il mio rito è il mio profumo che lo uso da quando avevo 14 anni, me lo regalava sempre mio padre (Oreste Pellini – regista) e io non l’ho mai comprato, anzi chi mi vuole bene sa che deve regalarmi questo profumo che è anche abbastanza introvabile. Il suo odore agrumato mi mette freschezza, mi dà un’idea di pulito, mi da coraggio. C’è un legame affettivo, mi ricorda mio padre che non c’è più. Io credo che ognuno abbia un proprio profumo e un proprio odore. Per questo non lo cambio, perché mi identifica!”

    Quale sarà l’emozione che avrà il pubblico durante il film?

    “Non saprei, sono molto curiosa della reazione del pubblico! Spero che vada bene anche perché il cinema italiano è un po’ sofferente, come spero per tutti gli altri film in uscita e per tutto il cinema italiano”.

    In attesa delle uscite

    Non ci resta quindi che attendere il 5 dicembre per l’uscita del film di Jordan River Il Monaco che vinse l’apocalisse e il 12 dicembre per l’uscita del thriller Buio come il cuore di Marco De Luca. Entrambi i film mettono in luce la versatilità e il talento della Pellini, che riesce a passare con naturalezza da ruoli storici a personaggi complessi e moderni. Due uscite imperdibili per gli amanti del cinema italiano, con storie capaci di emozionare e far riflettere.

    Chiara Alviano

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      Cinema

      Robert Redford, addio al divo ribelle di Hollywood: da “La stangata” al Sundance, aveva 89 anni

      Divo, sex symbol, regista, produttore: Redford ha incarnato un’idea di cinema che univa eleganza, impegno e leggenda. Da Paul Newman a Meryl Streep, dai thriller politici agli amori sul grande schermo, ha attraversato la storia del Novecento.

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        Robert Redford se n’è andato a 89 anni. A darne notizia è stato il New York Times. Con lui scompare uno degli ultimi volti capaci di rendere Hollywood non solo un’industria, ma un mito condiviso.

        Nato a Santa Monica nel 1936, Redford aveva cominciato la carriera a teatro e in televisione prima di arrivare al cinema negli anni Sessanta. Il successo planetario arrivò con «A piedi nudi nel parco» accanto a Jane Fonda: fu il primo passo verso la costruzione di un’immagine di fascino elegante, che lo avrebbe reso sex symbol internazionale. Poco dopo, con Paul Newman, diede vita a una delle coppie più amate di sempre: «Butch Cassidy» e «La stangata» restano classici intramontabili.

        Negli anni Settanta scelse ruoli che lo imposero anche come interprete civile. «Tutti gli uomini del presidente» lo consacrò come volto della libertà di stampa e della stagione segnata dal Watergate. In «I tre giorni del Condor» fu invece l’uomo comune intrappolato negli ingranaggi della Guerra Fredda: un eroe moderno, fragile e determinato, lontano dagli stereotipi del divo invincibile.

        Ma Redford non era solo attore. Nel 1980 esordì alla regia con «Gente comune» e vinse l’Oscar. Un riconoscimento che rivelò la sua seconda anima: quella di autore capace di raccontare i rapporti familiari e il dolore con misura e profondità. Negli anni successivi scelse di investire anche sul futuro del cinema: nel 1985 fondò il Sundance Film Festival, che ancora oggi è il principale trampolino per il cinema indipendente americano.

        Tra i suoi ruoli più memorabili resta «La mia Africa» con Meryl Streep, un film che lo trasformò nell’icona del romanticismo sul grande schermo. Negli anni continuò a recitare e a dirigere, senza mai perdere l’eleganza che lo aveva reso inconfondibile. Il suo ultimo congedo arrivò con «Old Man & the Gun» nel 2018: la storia di un rapinatore gentiluomo che sembrava specchio del suo modo di vivere il cinema, con leggerezza e ironia.

        Accanto al lavoro, Redford non smise mai di coltivare un’idea di vita fatta di disciplina, natura, amori e passione. Con quel sorriso ironico ricordava spesso che il segreto della sua longevità non era solo la cura di sé, ma anche l’amore e il sesso, «parte della vitalità».

        Con lui se ne va un pezzo di Hollywood capace di far sognare e pensare. Un divo che non si è mai limitato a recitare, ma ha usato la propria fama per sostenere nuove storie e nuovi registi. Robert Redford lascia film, premi e il Sundance: ma soprattutto l’immagine indelebile di un uomo che, dietro la bellezza, ha sempre nascosto una volontà ferrea di libertà e autenticità.

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          Cinema

          Can Yaman in corsa ai Latin Emmy Awards: l’attore turco tra i candidati internazionali

          Dopo il successo a Venezia con “Sandokan”, la star turca conquista una nomination ai prestigiosi Premios PRODU per la serie internazionale “El Turco”. Un traguardo che consolida la sua carriera oltre i confini nazionali.

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          Can Yaman
          Can Yaman in corsa ai Latin Emmy Awards: l’attore turco tra i candidati internazionali

            Il 2025 si conferma un anno cruciale per Can Yaman. L’attore turco, tra i volti più amati dal pubblico europeo e mediterraneo, continua a collezionare riconoscimenti e a catalizzare l’attenzione internazionale. Dopo l’apparizione alla Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato premiato per l’atteso progetto “Sandokan” – remake della celebre saga televisiva – Yaman entra ufficialmente nella rosa dei candidati ai Premios PRODU, premi spesso definiti i “Latin Emmy Awards”.

            La nomination riguarda la categoria “Miglior Attore in serie non in lingua spagnola”, grazie all’interpretazione di Hasan Balaban nella produzione internazionale El Turco, serie distribuita da Disney+ che ha riscosso particolare interesse per la qualità della regia e l’impronta epica della narrazione. Un risultato che conferma la versatilità dell’attore, capace di spaziare dalle soap di successo in Turchia alle grandi produzioni globali.

            Un premio di peso nell’audiovisivo internazionale

            I Premios PRODU, organizzati dall’omonima rivista e piattaforma specializzata, sono oggi tra i più autorevoli riconoscimenti dell’industria televisiva e audiovisiva in lingua spagnola e latinoamericana. La loro influenza, però, si è estesa negli anni anche a produzioni di respiro globale, al punto da diventare un osservatorio privilegiato sul meglio della serialità internazionale.

            Per Can Yaman, trovarsi in lizza con il ruolo di Hasan Balaban rappresenta un’occasione significativa: non solo la possibilità di arricchire la sua bacheca personale, ma anche la chance di consolidare un’immagine di attore credibile al di là dei fenomeni di popolarità.

            Quando si conosceranno i vincitori

            Il verdetto arriverà il 29 e 30 ottobre 2025, quando a Città del Messico andrà in scena il grande Gala dei Premios PRODU. Sarà in quell’occasione che il pubblico e gli addetti ai lavori scopriranno se Yaman riuscirà a portare a casa la statuetta. Intanto, El Turco ha ottenuto un’altra nomination di rilievo, quella per “Miglior serie in lingua non spagnola”, confermando il valore del progetto sul piano artistico e produttivo.

            Tra carriera e vita privata

            La candidatura arriva in un momento in cui l’attore sta vivendo una fase di forte esposizione mediatica. In Spagna, Yaman è già al lavoro su un nuovo progetto televisivo, mentre in Italia la sua popolarità rimane altissima, complice anche la grande attesa per Sandokan. Sul fronte personale, la sua apparizione sul red carpet veneziano insieme a Sara Bluma ha alimentato la curiosità del pubblico, e non è escluso che la coppia possa presenziare anche alla cerimonia messicana.

            Un futuro da protagonista

            Che vinca o meno, la nomination ai Latin Emmy Awards segna per Can Yaman un nuovo passo verso la definitiva consacrazione internazionale. Da volto delle soap turche a star di serie globali, l’attore sembra deciso a giocarsi tutte le carte per consolidare il suo percorso. E intanto i fan attendono: dal set di Sandokan alle luci dei Premi PRODU, Yaman continua a scrivere capitoli sempre più ambiziosi della sua carriera.

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              Cinema

              Il parere di Robert De Niro: il mito della Lollo vive attraverso Monica Bellucci

              C’è un’erede per l’intramontabile Sophia Loren? Secondo uno dei più grandi attori di sempre, la risposta è sì. Robert De Niro, icona del cinema internazionale, ha indicato senza esitazioni Monica Bellucci come la degna erede della diva di Pozzuoli. Un’affermazione che accende i riflettori su due volti straordinari del cinema italiano: il mito senza tempo e la bellezza contemporanea.

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                Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, in arte Sophia Loren, è molto più di un’attrice: è un’icona mondiale. Nata a Pozzuoli nel 1934, ha saputo conquistare il pubblico con il suo fascino mediterraneo e un talento recitativo fuori dal comune. Premi Oscar, collaborazioni leggendarie con registi del calibro di Vittorio De Sica e una carriera che ha spaziato tra Europa e Stati Uniti hanno consolidato il suo status di leggenda. Nel 1960 ha vinto l’Oscar come miglior attrice per La Ciociara, prima interprete a ottenere il premio per una performance non in lingua inglese. Nel 1991 l’Academy le ha conferito un Oscar alla carriera, consacrandola tra le stelle eterne del grande schermo.

                Chi può raccogliere l’eredità di Sophia?

                Con il passare degli anni, Loren si è ritirata a vita privata in Svizzera, ma il suo mito resta vivo. La domanda, dunque, è inevitabile: esiste oggi una sua erede nel panorama cinematografico? Secondo Robert De Niro, assolutamente sì.

                De Niro non ha dubbi: “Monica Bellucci è la nuova Sophia Loren”

                In un’intervista rilasciata a Sky Cine News, Robert De Niro ha indicato Monica Bellucci come la naturale erede di Sophia Loren. “Era necessario avere accanto la donna per eccellenza – ha dichiarato – e questa doveva essere Monica, oppure qualcuno come Claudia Cardinale”. I due attori hanno condiviso il set nel film Manuale d’Amore 3 di Giovanni Veronesi, dove De Niro interpreta un professore e la Bellucci incarna il fascino e l’eleganza di una donna magnetica. “Sono stato felice di lavorare con lei – ha aggiunto l’attore – Monica ha qualcosa di speciale”.

                Bellucci e Loren: due epoche, un solo mito

                Non è un caso se Monica Bellucci è oggi considerata una delle grandi dive del cinema. Conosciuta per la sua grazia, la voce profonda e la bellezza tipicamente italiana, ha conquistato anche il pubblico internazionale. Dal Festival di Cannes alla Mostra del Cinema di Venezia, la sua presenza incanta le platee di tutto il mondo. Nel corso della rassegna veneziana dedicata alle icone del cinema italiano, Bellucci e Loren sono state protagoniste di una mostra fotografica insieme ad altre grandi interpreti come Virna Lisi, Gina Lollobrigida e Monica Vitti. Un omaggio che unisce passato e presente, suggellando il passaggio ideale di testimone.

                Due simboli, una sola anima italiana

                Monica Bellucci non è solo un’attrice, ma un simbolo della continuità e della forza del cinema italiano nel mondo. L’elogio di De Niro non è casuale: rappresenta il riconoscimento internazionale di un’eredità che si rinnova, senza dimenticare le radici. Come Sophia Loren ha aperto la strada alle attrici italiane nel mondo, Monica Bellucci continua a portarne alta la bandiera. Due donne, due carriere straordinarie, unite da un carisma senza tempo e da un’eleganza che solo il grande cinema sa esprimere.

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