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Società

A scuola arriva la pagella dei presidi: stipendio legato agli obiettivi

Una rivoluzione nella scuola italiana: la “pagella dei presidi” legherà i premi ai risultati concreti. Il ministro Valditara: «Basta premi a pioggia, spazio alla meritocrazia»

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    Con l’arrivo del 2025, il mondo della scuola si prepara a una vera e propria rivoluzione. Accanto ai concorsi finanziati dal Pnrr, debutta la tanto attesa “pagella dei presidi”, una misura destinata a modificare il sistema di valutazione dei dirigenti scolastici. La novità prevede che una parte dello stipendio, precisamente quella legata alla retribuzione di risultato, dipenda dal raggiungimento di specifici obiettivi.

    Dal tempo per le supplenze al pagamento dei fornitori
    Secondo quanto riportato dal Messaggero, i criteri di valutazione saranno molti e toccheranno aspetti pratici della gestione scolastica. Tra questi:

    • Tempi per la chiamata delle supplenze brevi: quanto impiega un preside a coprire un’assenza?
    • Pagamenti ai fornitori: rapidità ed efficienza nella gestione economica della scuola.
    • Rapporti con il territorio e gestione burocratica: inclusi la pubblicazione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (Ptof) e la soluzione delle pratiche amministrative.

    Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha spiegato che l’obiettivo è porre fine ai “premi a pioggia” erogati finora senza un’effettiva valutazione. «Da ora in poi, i premi saranno legati al raggiungimento degli obiettivi posti dall’amministrazione», ha dichiarato.

    Come funziona la valutazione?
    La sperimentazione partirà a gennaio 2025, ma entrerà a pieno regime nell’anno scolastico 2025-2026. Gli obiettivi verranno definiti dagli uffici scolastici regionali, che saranno potenziati con nuovi funzionari per gestire le procedure e i nuovi compiti, come gli appalti per le gite scolastiche.

    Alla fine dell’anno scolastico, i presidi riceveranno un punteggio che determinerà la loro retribuzione di risultato.

    Le reazioni: tra opportunità e critiche
    La misura è stata accolta con cautela dall’Associazione Nazionale Presidi (ANP). Il presidente Antonello Giannelli ha sottolineato che, a differenza del passato, questa volta i criteri di valutazione sembrano più chiari e basati su elementi oggettivi. «La pubblicazione del Ptof o la gestione delle pratiche amministrative danno ai dirigenti scolastici un’idea precisa di cosa monitorare per evitare errori», ha dichiarato.

    Tuttavia, Giannelli ha anche ricordato che i dirigenti scolastici percepiscono lo stipendio più basso tra tutti i dirigenti dello Stato, sollevando dubbi sull’equità della misura rispetto al carico di lavoro già elevato.

    Il futuro della scuola italiana
    La “pagella dei presidi” segna un passo verso una scuola più meritocratica, ma il successo del provvedimento dipenderà dall’equilibrio tra valutazione e riconoscimento del lavoro svolto. Per ora, i dirigenti scolastici si preparano a un anno di cambiamenti, con la speranza che la meritocrazia promessa dal ministro Valditara porti benefici tangibili sia per loro che per l’intero sistema scolastico.

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      Società

      Cane in spiaggia, cosa stabilisce la legge. Ecco le regole da rispettare

      Prima di andare in spiaggia con il proprio cane, è importante informarsi sulle regole locali e comportarsi in modo responsabile, per godere di una giornata al mare senza preoccupazioni.

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        Portare il cane in spiaggia può sembrare semplice, ma in realtà è necessario conoscere una serie di regole per evitare sanzioni e godersi il tempo al mare con il proprio amico a quattro zampe. In Italia, non esiste una legge nazionale che disciplini l’accesso dei cani in spiaggia, quindi le normative variano da regione a regione e da comune a comune. Già ma come orientarsi? Vediamo.

        Le principali regole da rispettare per il cane in spiaggia

        Quando si porta il cane in spiaggia, è fondamentale rispettare alcune regole di base. Il cane deve essere tenuto al guinzaglio (lungo massimo 1,5 metri) e bisogna avere con sé una museruola da usare in caso di necessità. Naturalmente è obbligatorio raccogliere le deiezioni del cane e smaltirle correttamente. È possibile accedere alla spiaggia libera transitando lungo la battigia e in una fascia di 5 metri verso l’interno, ma questa area può essere usata solo per l’accesso e non per passeggiare ripetutamente nel corso della giornata.

        Stabilimenti balneari e comuni

        I gestori degli stabilimenti balneari possono vietare l’accesso ai cani, ma devono comunicare tale divieto al comune. Tuttavia, secondo diverse sentenze dei TAR, i comuni non possono vietare in modo assoluto l’accesso dei cani alle spiagge, poiché queste ordinanze sono state considerate irrazionali e sproporzionate. I comuni devono quindi individuare tratti di spiaggia dove gli animali possono accedere liberamente e includere queste indicazioni nel piano spiagge.

        Cosa fare in assenza di spiagge dedicate

        Se il comune non ha predisposto tratti di spiaggia dedicati agli animali, il cane può accedere liberamente alle spiagge libere, sempre rispettando gli obblighi di legge. La scelta migliore rimane comunque quella di cercare stabilimenti dog-friendly, che, seppur non numerosi, garantiscono un ambiente più adatto per i cani.

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          Società

          Altro che Bahamas: ecco dove vivono i pensionati italiani per spendere meno

          Dalla Spagna alla Tunisia, passando per Albania e Romania: la nuova mappa della pensione felice parla chiaro, tra clima mite e tasse leggere.

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            Sempre più pensionati italiani scelgono di lasciare il Belpaese per godersi la pensione all’estero. E la geografia di questa “fuga dorata” sta cambiando rapidamente. In cima alla classifica resta salda la Spagna, che nel 2023 ha accolto oltre 500 nuovi pensionati italiani grazie a un mix irresistibile di clima mite, affinità culturale, vicinanza geografica. E soprattutto un regime fiscale favorevole che prevede detrazioni fino a 7.000 euro per gli over 75.

            Partiamo tutti per Hammamet

            Ma la vera sorpresa è la Tunisia, in particolare Hammamet, che si sta trasformando in un vero paradiso per i pensionati pubblici italiani. Qui l’80% della pensione è esente da tasse e il restante è tassato con aliquote molto più leggere rispetto all’Italia. Non a caso, nel 2023 l’INPS ha erogato in Tunisia pensioni per un totale di 87 milioni di euro, con un assegno medio mensile che supera i 3.500 euro.

            In forte crescita anche Romania e Albania, due mete che offrono un costo della vita molto basso e regimi fiscali vantaggiosi. In Romania l’aliquota è flat al 10% e in Albania addirittura le pensioni estere sono totalmente esenti da imposte. Il Portogallo, un tempo meta prediletta, ha perso terreno dopo l’abolizione del regime fiscale agevolato nel 2024 e oggi attira molti meno pensionati rispetto al passato. Altri Paesi come Grecia, Cipro, Malta e Slovacchia restano marginali, con numeri molto contenuti. In definitiva, la nuova mappa della pensione italiana all’estero premia chi sa coniugare qualità della vita e convenienza economica. E se un tempo il sogno era la Costa del Sol, oggi sempre più pensionati guardano con interesse alle sponde del Mediterraneo sud-orientale, dove il sole splende e il portafoglio respira.

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              Mal d’Aosta: è la città più cara d’Italia secondo il Codacons

              Secondo un’analisi del Codacons, Aosta ha i costi più elevati per beni e servizi, mentre Napoli risulta la più economica. La spesa alimentare conviene farla a Catanzaro.

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                Nel 2024, Aosta si conferma come la città con il costo della vita più alto in Italia. Secondo l’analisi del Codacons, il totale per l’acquisto di beni e servizi ad Aosta raggiunge quasi 573 euro. Questo include spese come 176 euro per un’otturazione dal dentista, 17,7 euro per il lavaggio auto e 38,5 euro per la toilette del cane. Milano e Bolzano seguono a ruota, con costi rispettivamente di 565,3 euro e 564,6 euro.

                Napoli e Palermo: le città dove vivere costa meno

                Al contrario, Napoli emerge come la città più economica, con una spesa totale di 363 euro per gli stessi beni e servizi, seguita da Palermo con 392,7 euro. La differenza tra Aosta e Napoli è sorprendente: vivere ad Aosta costa il 57,8% in più rispetto a Napoli. Questo divario nei costi sottolinea quanto possa variare il costo della vita all’interno dello stesso paese.

                Spesa alimentare: Bolzano vs Catanzaro

                La situazione cambia se si considera solo la spesa alimentare. Bolzano è la città più cara con uno scontrino di oltre 208 euro per 28 prodotti di largo consumo, seguita da Trieste (206 euro) e Milano (203,6 euro). Al contrario, la spesa alimentare più economica si trova a Catanzaro, dove gli stessi prodotti costano 156,5 euro. Questo significa che fare la spesa a Bolzano costa quasi il 33% in più rispetto a Catanzaro.

                Prezzi sorprendenti nei singoli prodotti

                L’analisi del Codacons rivela anche sorprese nei prezzi dei singoli prodotti. Ad esempio, il prezzo medio più alto per una confezione di pasta si trova a Pescara (2,45 euro al kg), mentre il più basso è a Palermo (1,38 euro/kg). Per quanto riguarda la carne bovina, Bologna è la città più cara con un prezzo medio di 23,79 euro al kg, mentre a Catanzaro costa circa 16 euro al kg. Questi dati dimostrano quanto i prezzi possano variare notevolmente da una città all’altra.

                Le implicazioni del rapporto Codacons

                Il rapporto del Codacons mette in luce le grandi disparità nel costo della vita tra le diverse città italiane. Queste differenze possono avere un impatto significativo sul budget familiare e sulle decisioni di spesa. Ad esempio, famiglie che vivono in città con un costo della vita elevato come Aosta potrebbero dover fare sacrifici maggiori rispetto a quelle che vivono in città più economiche come Napoli. Inoltre, il rapporto sottolinea l’importanza di considerare non solo il costo complessivo della vita, ma anche le spese specifiche come la spesa alimentare, che possono variare notevolmente da una città all’altra.

                L’indagine del Codacons fornisce una panoramica dettagliata delle differenze nei costi della vita in Italia, evidenziando come queste possano influenzare le scelte di consumo delle famiglie. Mentre Aosta si conferma la città più cara, Napoli e Catanzaro offrono alternative più economiche per chi cerca di contenere le spese. Questo rapporto è un utile strumento per comprendere meglio le dinamiche economiche del paese e per prendere decisioni più informate sulla gestione del budget familiare.

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