Politica
Audizione dell’AD di Ferrovie dello Stato Donnarumma: investimenti, ritardi e privatizzazione al centro del dibattito
Investimenti per 100 miliardi, ritardi, sicurezza e il nodo privatizzazione: l’AD di Ferrovie dello Stato Donnarumma risponde alle criticità sollevate in Commissione Trasporti, ma restano dubbi su fondi, tempistiche e il futuro del servizio pubblico.

L’attesa audizione dell’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Stefano Donnarumma, davanti alla Commissione Trasporti si è rivelata un appuntamento cruciale per fare il punto sulle strategie future del gruppo. Al centro della discussione, temi chiave come il piano di investimenti da 100 miliardi per i prossimi cinque anni, le criticità legate al PNRR, il rischio di privatizzazione e i disagi per i viaggiatori, con particolare attenzione ai ritardi e alla sicurezza. Un confronto serrato, durante il quale Donnarumma ha fornito rassicurazioni su alcuni fronti, lasciando però aperti diversi interrogativi. Ne abbiamo parlato con l’onorevole Traversi, che ha seguito da vicino i lavori della Commissione.
𝐎𝐧. 𝐓𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢, 𝐢𝐧 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐬𝐚 𝐚𝐮𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀𝐃 𝐝𝐢 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐨𝐯𝐢𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨, 𝐒𝐭𝐞𝐟𝐚𝐧𝐨 𝐃𝐨𝐧𝐧𝐚𝐫𝐮𝐦𝐦𝐚, 𝐢𝐧 𝐂𝐨𝐦𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐓𝐫𝐚𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢. 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐞̀ 𝐞𝐦𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨?
Sono stati affrontati diversi temi. L’audizione, fortemente richiesta dalla Commissione, viste anche le criticità che tutti stiamo riscontrando, si è articolata in due parti: inizialmente, Donnarumma ha illustrato le linee di indirizzo strategico del gruppo, presentando dati, numeri e prospettive; successivamente, i membri della Commissione hanno avuto modo di porre domande specifiche.
𝐂𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐞̀ 𝐞𝐦𝐞𝐫𝐬𝐨?
Uno degli argomenti centrali è stato il piano di investimenti di Ferrovie dello Stato per i prossimi cinque anni, pari a circa 100 miliardi di euro tra il 2025 e il 2029. Di questi, oltre il 60% sarà destinato alla rete ferroviaria, con una suddivisione tra manutenzione straordinaria e nuove infrastrutture, sia tratte per i pendolari che per l’alta velocità.
𝐈𝐧 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐭𝐨𝐜𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐏𝐍𝐑𝐑. 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢?
Donnarumma ha dichiarato che, dei 25 miliardi di euro assegnati alle ferrovie, ne sono stati spesi 12. Ha voluto sottolineare che i fondi del PNRR si possono utilizzare solo per lo sviluppo di nuove infrastrutture e non per l’ammodernamento dell’esistente. Secondo l’AD, i cantieri non stanno interferendo sulle linee attualmente in esercizio, perché riguardano principalmente nuove tratte o potenziamenti. Solo in fase di collaudo potrebbero verificarsi alcuni disagi. Tuttavia, pur volendo centrare tutti gli obiettivi del PNRR, è chiaro che esistano delle criticità che potrebbero impedire la conclusione dei lavori entro giugno 2026. Parliamo dei 13 miliardi ancora da investire. L’AD ha dichiarato che sono in corso delle riformulazioni di negoziazione con il governo, e quindi con la comunità europea.
𝐔𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐭𝐞𝐦𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐝𝐢𝐛𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐢, 𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐥 𝐌𝟓𝐒 𝐡𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐦𝐚𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐞̀ 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐩𝐨𝐭𝐞𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐢𝐳𝐳𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐨𝐯𝐢𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨.
Esatto: il M5S è contrario alla privatizzazione, perché storicamente tali operazioni non hanno mai portato benefici, e il timore è quello di svendere parti della rete a fondi privati per coprire il debito pubblico. Ciò avrebbe ripercussioni dirette sugli utenti, con un inevitabile aumento dei costi dei servizi. Donnarumma ha assicurato che non sono previste privatizzazioni né quotazioni in borsa, ma che si stanno valutando con il MEF modelli alternativi di finanziamento, tra cui l’utilizzo di fondi infrastrutturali italiani per sostenere gli investimenti, mantenendo comunque il controllo pubblico. Ha specificato che l’obiettivo non è sostituire l’investimento pubblico, ma di integrarlo. Stridono, però, le sue parole, rispetto all’apertura a capitali privati dichiarata dal ministro Salvini non più di due settimane fa, oltre che da quanto emerso anche da indiscrezioni giornalistiche. Questo è chiaramente un tema molto delicato, su cui non abbasseremo la guardia.
𝐒𝐢 𝐞̀ 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐫𝐢𝐭𝐚𝐫𝐝𝐢. 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞?
Abbiamo evidenziato il problema, dovuto, secondo noi, ad una mancata programmazione dei lavori sull’infrastruttura, che ha causato blocchi, ritardi e disagi vari. Donnarumma ha riconosciuto che la densità di cantieri ha creato problemi di congestione, aggravati dalla carenza di manodopera e dall’aumento dei costi. Dalla sua informativa, però, è anche emerso che, a fronte di 9.000/10.000 convogli al giorno, nel mese di gennaio la puntualità è stata del 90% per i treni regionali (entro i 5 minuti di ritardo) e dell’80% per l’alta velocità (entro i 10 minuti di ritardo). Tuttavia, la percezione di pendolari, studenti e turisti spesso non corrisponde a questi dati, e quotidianamente vengono segnalati disservizi. L’AD ha ammesso che la comunicazione sui cantieri dell’estate scorsa è stata insufficiente e per questo sta pianificando una campagna di informazione per aggiornare i cittadini cantiere per cantiere e tratta per tratta sui possibili disagi e sulle modifiche alla circolazione.
𝐒𝐢 𝐞̀ 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐮𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐦𝐢𝐧𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐞, 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐩𝐢𝐞𝐫𝐨 𝐒𝐭𝐫𝐢𝐬𝐜𝐢𝐮𝐠𝐥𝐢𝐨.
Sì, il trasferimento di Strisciuglio da RFI a Trenitalia, auspicato da Salvini, solleva dubbi di conformità alla normativa europea. Donnarumma ha dichiarato che le procedure sono state rispettate, ma le perplessità rimangono. La documentazione relativa al rinnovo del CdA di FS, infatti, è attualmente al MEF, che la sta valutando.
𝐀𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐜𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐞̀ 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞 𝐬𝐮𝐢 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐢. 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨?
In Commissione sono stati segnalati oltre 800 episodi di furti e violenze. Donnarumma ha riconosciuto il problema, definendolo “un suo cruccio”, e ha riferito di accordi sindacali in corso e di un protocollo con il Ministero degli Interni e con la Polfer, che avrebbe messo a disposizione 400 unità aggiuntive sul 2025, oltre ai 1200 addetti alla sicurezza già operativi.
𝐒𝐢 𝐞̀ 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐞𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞𝐧𝐞𝐫𝐠𝐞𝐭𝐢𝐜𝐨?
Sì, è stato affrontato il tema del recupero dell’energia elettrica generata dalle frenate e dell’aumento dell’utilizzo di energia rinnovabile, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione del trasporto ferroviario. A questo aggiungo che, proprio pochi giorni fa, abbiamo letto sui quotidiani dei treni ad idrogeno, che dovrebbero entrare a regime entro l’inizio del 2026. Si tratta di una tecnologia che consente l’utilizzo dell’idrogeno per generare elettricità, evitando l’emissione diretta di CO₂: sembrerebbe la soluzione più efficace per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette al 2040.
𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐞𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐞𝐬𝐚𝐮𝐬𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐥’𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀𝐃 𝐃𝐨𝐧𝐧𝐚𝐫𝐮𝐦𝐦𝐚?
Diciamo che il tempo a disposizione non è stato molto, considerando la complessità dei temi trattati. Non sono state fornite risposte al rimborso automatico per i ritardi sull’Alta Velocità, come siamo rimasti un po’ perplessi sulle slide del piano strategico, rispetto alla possibilità di poterlo visionare nella sua interezza. A tal proposito, Donnarumma si è impegnato ad inviare delle note scritte più dettagliate sui piani di investimento, regione per regione, incluso il Terzo Valico, la relativa copertura finanziaria e il trasporto merci su rete ferrata. Per quanto riguarda, invece, la possibilità di poter acquisire il piano strategico, l’AD ha dichiarato che, trattandosi di un documento gestionale, non è previsto che venga presentato in Parlamento. Detto questo, si è comunque impegnato a fornire una versione più dettagliata in modo da permettere ai commissari di poterlo approfondire. Torniamo a parlare del raddoppio della #Pontremolese, un’opera per la quale mi sono impegnato a lungo, soprattutto quando ero Sottosegretario al Mit durante il Conte 2. Con il #DecretoRilancio del 2020, infatti, abbiamo stanziato e previsto fondi fino al 2032, in particolare per la tratta Parma-Vicofertile. Abbiamo interloquito più volte con la Prefettura di Parma e con il commissario straordinario Cocchetti e, grazie anche al lavoro del collega Davide Zanichelli, abbiamo incrementato i fondi per la realizzazione dell’opera, raggiungendo la cifra di 360 milioni di euro.
Ma, e arriviamo al punto, da quando al governo c’è la destra è tutto fermo!
E’ notizia di pochi giorni fa che il Viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Edoardo Rixi ha “confermato” che per quest’opera strategica il Governo non ha più investito un euro. E che dobbiamo attendere la fine del Pnrr che, però, poco ha a che fare con la Pontremolese, trattandosi di un investimento precedente. In questo senso, possiamo affermare che il Governo ha mantenuto le promesse! Già alla fine del 2023 aveva ribadito che non erano previsti ulteriori investimenti, atteggiamento confermato, proprio nei giorni scorsi, dall’assenza di Regione Liguria ad un importante incontro con Toscana ed Emilia-Romagna sul tema, dove il Presidente Bucci ha disertato il tavolo.
Stiamo parlando di un’opera che non solo favorirebbe il #trasportomerci dal porto di La Spezia al Parmense – incentivando il traffico su rotaia e la #sostenibilitàambientale – ma che rappresenterebbe anche una #lineapasseggeri fondamentale per le comunità dell’Appennino e i pendolari delle due vallate.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Politica
Matteo Salvini compra casa a Roma: nuovo appartamento mentre cresce l’attesa per le nozze con Francesca
La coppia, insieme dal 2019, convive già a Roma ma continua a smentire nozze imminenti. Intanto Francesca, 32 anni, produttrice cinematografica e social media manager, resta la presenza più costante nella vita del ministro. Salvini, dopo la rottura con Elisa Isoardi, ha trovato stabilità e complicità al suo fianco.

Un appartamento nuovo, in una delle zone più prestigiose di Roma, a pochi passi dalla Farnesina. Matteo Salvini ha scelto di investire nella Capitale, segno che la sua vita privata e politica continua a gravitare intorno alla città. Con lui, come sempre, c’è Francesca Verdini, la compagna che dal 2019 è al suo fianco e che molti vedono già in abito bianco, nonostante le continue smentite del ministro su un matrimonio imminente.
Francesca Verdini, nata a Firenze il 27 luglio 1992, è la figlia dell’ex parlamentare Denis Verdini e di Simonetta Fossombroni. Cresciuta soprattutto con il padre, ha due fratelli più grandi, Tommaso e Diletta. A 18 anni si è trasferita a Roma per studiare alla Luiss, dove si è laureata in Economia e Direzione di Imprese. Proprio il giorno della laurea aveva dedicato parole sentite ai genitori, agli amici e a Matteo: «Sono stati i fari, i remi e la nave nel mio maremoto».
Il sogno di Francesca è sempre stato il cinema: nel 2017 ha fondato la società di produzione La Casa Rossa, di cui detiene il 95%. Parallelamente lavora a Mediaset come social media manager di Forum, continuando a muoversi tra televisione e cinema.
L’incontro con Salvini, allora vicepremier nel governo gialloverde, è avvenuto poco dopo la rottura del leader leghista con Elisa Isoardi. Da quel momento la relazione è diventata stabile: Francesca ha costruito un rapporto sereno anche con i figli del compagno e la coppia è apparsa spesso insieme in pubblico, senza mai nascondersi.
Il nuovo appartamento romano si aggiunge alle tappe di un percorso di coppia che ha resistito agli scandali politici e familiari. Il fratello di Francesca, Tommaso, è stato coinvolto nell’inchiesta Anas e ha patteggiato due anni per le vicende legate alle commesse pubbliche, ma lei ha sempre preferito restare lontana dalle polemiche. Oggi la figlia di Denis Verdini è la presenza discreta e costante accanto al ministro, tra un impegno politico e un set cinematografico. Le nozze, per ora, restano un’ipotesi. Ma l’acquisto della nuova casa conferma che la coppia guarda avanti.
Politica
Scatti hard, ricatti e massoneria: il caso Cocci scuote Fratelli d’Italia a Prato e rischia di travolgere le Regionali toscane
La Procura di Prato indaga da cinque mesi. Cocci ammette la foto inviata in chat e conferma il ruolo di segretario della loggia Sagittario, la stessa finita nell’inchiesta che ha portato alle dimissioni dell’ex sindaca Bugetti. Il Pd attacca: «Perché ha taciuto sulla sua affiliazione?»

Una vicenda di ricatti, scatti hard e massoneria rischia di far saltare i piani del centrodestra toscano in vista delle Regionali di ottobre. Al centro c’è Tommaso Cocci, 34 anni, avvocato e fratello dell’attore Marco, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale a Prato fino al commissariamento di giugno. Doveva essere uno dei nomi forti della lista meloniana, ma ora la sua candidatura è appesa alle indagini della Procura.
Tutto inizia a gennaio, con un adescamento online. Una foto privata inviata in chat viene usata come arma di ricatto: «Se ti candidi ti distruggiamo la vita», recitano le lettere anonime arrivate nelle settimane successive. Oltre all’immagine, sono state fatte circolare accuse pesanti: droga, comportamenti sessuali e legami con la massoneria. A marzo la segnalazione arriva ai pm, guidati dal procuratore Luca Tescaroli, che aprono un fascicolo per revenge porn ed estorsione.
Cocci ha denunciato pubblicamente la trappola: «Un caso di revenge porn all’interno di un tentativo di estorsione». In un video sui social ha accusato gli autori di aver orchestrato «un’infamia che spinge le persone a gesti estremi». L’ombra del movente politico, interno allo stesso partito, resta sul tavolo: «Sospetto che ci sia la mano di un collega in competizione per le Regionali», avrebbe confidato agli inquirenti.
Ma il caso si intreccia con un’altra vicenda che ha travolto la politica pratese: l’inchiesta della Dda fiorentina che a giugno ha portato alle dimissioni della sindaca Pd Ilaria Bugetti, accusata di corruzione. In entrambe le storie compare la loggia Sagittario, storicamente legata a Riccardo Matteini Bresci, imprenditore tessile e grande elettore locale, indagato per aver promesso pacchetti di voti. Cocci ammette di essere stato segretario della loggia, salvo precisare di essersi «messo in sonno» proprio a giugno.

Il cortocircuito politico è evidente: FdI aveva usato per mesi l’arma della “questione massonica” contro il Pd, e ora si ritrova con il suo uomo di punta nella stessa rete di sospetti. Il Partito Democratico ha colto l’occasione per passare al contrattacco. «Perché Cocci non ha dichiarato subito la sua appartenenza alla loggia? – attacca il segretario provinciale Marco Biagioni – E se Fratelli d’Italia lo sapeva, perché ha coperto la notizia?».
Intanto, la decisione sul futuro politico di Cocci è rimandata ai prossimi giorni. Il responsabile organizzativo FdI Giovanni Donzelli e la deputata pratese Chiara La Porta valutano se confermare la sua candidatura o puntare su un altro nome. Sullo sfondo resta un’inchiesta giudiziaria che promette di gettare nuove ombre su un voto già avvelenato.
Politica
Meloni torna social dopo il silenzio d’agosto: selfie con cappellino patriottico e occhiali neri, parte la campagna per le Regionali
Occhiali da sole, cappellino grigio con la scritta “Italia Original 1861” e un mezzo sorriso: Giorgia Meloni riaccende Facebook, Instagram e TikTok. Finite le ferie, comincia la maratona verso le Regionali di ottobre, dove il centrodestra rischia più di una scoppola.

Ferragosto con la figlia Ginevra, poi il silenzio. Nessuna foto di mare, nessuna passeggiata estiva, zero contenuti extra. Giorgia Meloni ha spento la macchina social per oltre due settimane, limitandosi alle uscite istituzionali. Ma adesso, con settembre alle porte e le Regionali in arrivo, la premier ha deciso che è tempo di riaccendere i motori della sua comunicazione digitale.

Il ritorno avviene con un selfie. Occhiali scuri a coprire lo sguardo, cappellino grigio con la scritta “Italia Original 1861”, lo stesso anno dell’Unità del Paese, e l’immancabile mezzo sorriso studiato a metà tra il familiare e il rassicurante. Non un discorso, non un proclama: una foto asciutta, senza fronzoli, il primo post “non istituzionale” dalla metà di agosto.
A Palazzo Chigi la chiamano “bestia in formato Meloni”, prendendo in prestito il termine che rese celebre la macchina social della Lega. In realtà, la premier ha costruito un suo modello: meno aggressivo di quello salviniano, ma capace di mescolare linguaggio diretto, immagini familiari e rimandi identitari. Un mix che, nelle ultime campagne elettorali, ha garantito risultati solidi.
Ora, però, la sfida è più delicata. Ottobre porta in dote una tornata di Regionali che rischiano di trasformarsi in un boomerang. Alcuni sondaggi interni segnalano il rischio di cadute pesanti in zone considerate roccaforti, e i malumori nella coalizione non mancano. Da qui la necessità di occupare ogni spazio mediatico: televisione, stampa e, soprattutto, i social.
Il messaggio del selfie è semplice: ci sono, riparto da qui. Con l’aggiunta del cappellino patriottico a ricordare le radici del partito e a strizzare l’occhio all’elettorato più fedele. Un simbolo da merchandising politico, buono per parlare tanto ai follower su Instagram quanto agli elettori di provincia che scrollano TikTok.
Le vacanze sono finite, la tregua digitale pure. Meloni sa che ogni voto passa anche da uno scatto studiato e che, in un’epoca in cui il consenso si misura a colpi di like, la vera campagna si combatte a colpi di stories e reel.
-
Gossip2 anni fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Cronaca Nera1 anno fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Speciale Grande Fratello12 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Olimpiadi 20241 anno fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello12 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip1 anno fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?