Politica
Audizione dell’AD di Ferrovie dello Stato Donnarumma: investimenti, ritardi e privatizzazione al centro del dibattito
Investimenti per 100 miliardi, ritardi, sicurezza e il nodo privatizzazione: l’AD di Ferrovie dello Stato Donnarumma risponde alle criticità sollevate in Commissione Trasporti, ma restano dubbi su fondi, tempistiche e il futuro del servizio pubblico.

L’attesa audizione dell’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Stefano Donnarumma, davanti alla Commissione Trasporti si è rivelata un appuntamento cruciale per fare il punto sulle strategie future del gruppo. Al centro della discussione, temi chiave come il piano di investimenti da 100 miliardi per i prossimi cinque anni, le criticità legate al PNRR, il rischio di privatizzazione e i disagi per i viaggiatori, con particolare attenzione ai ritardi e alla sicurezza. Un confronto serrato, durante il quale Donnarumma ha fornito rassicurazioni su alcuni fronti, lasciando però aperti diversi interrogativi. Ne abbiamo parlato con l’onorevole Traversi, che ha seguito da vicino i lavori della Commissione.
𝐎𝐧. 𝐓𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢, 𝐢𝐧 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐬𝐚 𝐚𝐮𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀𝐃 𝐝𝐢 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐨𝐯𝐢𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨, 𝐒𝐭𝐞𝐟𝐚𝐧𝐨 𝐃𝐨𝐧𝐧𝐚𝐫𝐮𝐦𝐦𝐚, 𝐢𝐧 𝐂𝐨𝐦𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐓𝐫𝐚𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢. 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐞̀ 𝐞𝐦𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨?
Sono stati affrontati diversi temi. L’audizione, fortemente richiesta dalla Commissione, viste anche le criticità che tutti stiamo riscontrando, si è articolata in due parti: inizialmente, Donnarumma ha illustrato le linee di indirizzo strategico del gruppo, presentando dati, numeri e prospettive; successivamente, i membri della Commissione hanno avuto modo di porre domande specifiche.
𝐂𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐞̀ 𝐞𝐦𝐞𝐫𝐬𝐨?
Uno degli argomenti centrali è stato il piano di investimenti di Ferrovie dello Stato per i prossimi cinque anni, pari a circa 100 miliardi di euro tra il 2025 e il 2029. Di questi, oltre il 60% sarà destinato alla rete ferroviaria, con una suddivisione tra manutenzione straordinaria e nuove infrastrutture, sia tratte per i pendolari che per l’alta velocità.
𝐈𝐧 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐭𝐨𝐜𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐏𝐍𝐑𝐑. 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢?
Donnarumma ha dichiarato che, dei 25 miliardi di euro assegnati alle ferrovie, ne sono stati spesi 12. Ha voluto sottolineare che i fondi del PNRR si possono utilizzare solo per lo sviluppo di nuove infrastrutture e non per l’ammodernamento dell’esistente. Secondo l’AD, i cantieri non stanno interferendo sulle linee attualmente in esercizio, perché riguardano principalmente nuove tratte o potenziamenti. Solo in fase di collaudo potrebbero verificarsi alcuni disagi. Tuttavia, pur volendo centrare tutti gli obiettivi del PNRR, è chiaro che esistano delle criticità che potrebbero impedire la conclusione dei lavori entro giugno 2026. Parliamo dei 13 miliardi ancora da investire. L’AD ha dichiarato che sono in corso delle riformulazioni di negoziazione con il governo, e quindi con la comunità europea.
𝐔𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐭𝐞𝐦𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐝𝐢𝐛𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐢, 𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐥 𝐌𝟓𝐒 𝐡𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐦𝐚𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐞̀ 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐩𝐨𝐭𝐞𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐢𝐳𝐳𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐨𝐯𝐢𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨.
Esatto: il M5S è contrario alla privatizzazione, perché storicamente tali operazioni non hanno mai portato benefici, e il timore è quello di svendere parti della rete a fondi privati per coprire il debito pubblico. Ciò avrebbe ripercussioni dirette sugli utenti, con un inevitabile aumento dei costi dei servizi. Donnarumma ha assicurato che non sono previste privatizzazioni né quotazioni in borsa, ma che si stanno valutando con il MEF modelli alternativi di finanziamento, tra cui l’utilizzo di fondi infrastrutturali italiani per sostenere gli investimenti, mantenendo comunque il controllo pubblico. Ha specificato che l’obiettivo non è sostituire l’investimento pubblico, ma di integrarlo. Stridono, però, le sue parole, rispetto all’apertura a capitali privati dichiarata dal ministro Salvini non più di due settimane fa, oltre che da quanto emerso anche da indiscrezioni giornalistiche. Questo è chiaramente un tema molto delicato, su cui non abbasseremo la guardia.
𝐒𝐢 𝐞̀ 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐫𝐢𝐭𝐚𝐫𝐝𝐢. 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞?
Abbiamo evidenziato il problema, dovuto, secondo noi, ad una mancata programmazione dei lavori sull’infrastruttura, che ha causato blocchi, ritardi e disagi vari. Donnarumma ha riconosciuto che la densità di cantieri ha creato problemi di congestione, aggravati dalla carenza di manodopera e dall’aumento dei costi. Dalla sua informativa, però, è anche emerso che, a fronte di 9.000/10.000 convogli al giorno, nel mese di gennaio la puntualità è stata del 90% per i treni regionali (entro i 5 minuti di ritardo) e dell’80% per l’alta velocità (entro i 10 minuti di ritardo). Tuttavia, la percezione di pendolari, studenti e turisti spesso non corrisponde a questi dati, e quotidianamente vengono segnalati disservizi. L’AD ha ammesso che la comunicazione sui cantieri dell’estate scorsa è stata insufficiente e per questo sta pianificando una campagna di informazione per aggiornare i cittadini cantiere per cantiere e tratta per tratta sui possibili disagi e sulle modifiche alla circolazione.
𝐒𝐢 𝐞̀ 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐮𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐦𝐢𝐧𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐞, 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐩𝐢𝐞𝐫𝐨 𝐒𝐭𝐫𝐢𝐬𝐜𝐢𝐮𝐠𝐥𝐢𝐨.
Sì, il trasferimento di Strisciuglio da RFI a Trenitalia, auspicato da Salvini, solleva dubbi di conformità alla normativa europea. Donnarumma ha dichiarato che le procedure sono state rispettate, ma le perplessità rimangono. La documentazione relativa al rinnovo del CdA di FS, infatti, è attualmente al MEF, che la sta valutando.
𝐀𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐜𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐞̀ 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞 𝐬𝐮𝐢 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐢. 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨?
In Commissione sono stati segnalati oltre 800 episodi di furti e violenze. Donnarumma ha riconosciuto il problema, definendolo “un suo cruccio”, e ha riferito di accordi sindacali in corso e di un protocollo con il Ministero degli Interni e con la Polfer, che avrebbe messo a disposizione 400 unità aggiuntive sul 2025, oltre ai 1200 addetti alla sicurezza già operativi.
𝐒𝐢 𝐞̀ 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐞𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞𝐧𝐞𝐫𝐠𝐞𝐭𝐢𝐜𝐨?
Sì, è stato affrontato il tema del recupero dell’energia elettrica generata dalle frenate e dell’aumento dell’utilizzo di energia rinnovabile, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione del trasporto ferroviario. A questo aggiungo che, proprio pochi giorni fa, abbiamo letto sui quotidiani dei treni ad idrogeno, che dovrebbero entrare a regime entro l’inizio del 2026. Si tratta di una tecnologia che consente l’utilizzo dell’idrogeno per generare elettricità, evitando l’emissione diretta di CO₂: sembrerebbe la soluzione più efficace per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette al 2040.
𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐞𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐞𝐬𝐚𝐮𝐬𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐥’𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀𝐃 𝐃𝐨𝐧𝐧𝐚𝐫𝐮𝐦𝐦𝐚?
Diciamo che il tempo a disposizione non è stato molto, considerando la complessità dei temi trattati. Non sono state fornite risposte al rimborso automatico per i ritardi sull’Alta Velocità, come siamo rimasti un po’ perplessi sulle slide del piano strategico, rispetto alla possibilità di poterlo visionare nella sua interezza. A tal proposito, Donnarumma si è impegnato ad inviare delle note scritte più dettagliate sui piani di investimento, regione per regione, incluso il Terzo Valico, la relativa copertura finanziaria e il trasporto merci su rete ferrata. Per quanto riguarda, invece, la possibilità di poter acquisire il piano strategico, l’AD ha dichiarato che, trattandosi di un documento gestionale, non è previsto che venga presentato in Parlamento. Detto questo, si è comunque impegnato a fornire una versione più dettagliata in modo da permettere ai commissari di poterlo approfondire. Torniamo a parlare del raddoppio della #Pontremolese, un’opera per la quale mi sono impegnato a lungo, soprattutto quando ero Sottosegretario al Mit durante il Conte 2. Con il #DecretoRilancio del 2020, infatti, abbiamo stanziato e previsto fondi fino al 2032, in particolare per la tratta Parma-Vicofertile. Abbiamo interloquito più volte con la Prefettura di Parma e con il commissario straordinario Cocchetti e, grazie anche al lavoro del collega Davide Zanichelli, abbiamo incrementato i fondi per la realizzazione dell’opera, raggiungendo la cifra di 360 milioni di euro.
Ma, e arriviamo al punto, da quando al governo c’è la destra è tutto fermo!
E’ notizia di pochi giorni fa che il Viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Edoardo Rixi ha “confermato” che per quest’opera strategica il Governo non ha più investito un euro. E che dobbiamo attendere la fine del Pnrr che, però, poco ha a che fare con la Pontremolese, trattandosi di un investimento precedente. In questo senso, possiamo affermare che il Governo ha mantenuto le promesse! Già alla fine del 2023 aveva ribadito che non erano previsti ulteriori investimenti, atteggiamento confermato, proprio nei giorni scorsi, dall’assenza di Regione Liguria ad un importante incontro con Toscana ed Emilia-Romagna sul tema, dove il Presidente Bucci ha disertato il tavolo.
Stiamo parlando di un’opera che non solo favorirebbe il #trasportomerci dal porto di La Spezia al Parmense – incentivando il traffico su rotaia e la #sostenibilitàambientale – ma che rappresenterebbe anche una #lineapasseggeri fondamentale per le comunità dell’Appennino e i pendolari delle due vallate.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Politica
Meloni show a Libero: baci a Trump, schiaffi alla sinistra

Giorgia Meloni si collega da remoto, ma conquista il palco come se fosse in prima fila. Venti minuti in videocollegamento per celebrare i 25 anni di Libero, ma sembrava un comizio con microfono aperto. Il pubblico in sala applaude, Mario Sechi sorride, Vittorio Feltri si dichiara “innamorato” della premier. Lei ringrazia e parte col repertorio.
Il pezzo forte? Il solito vecchio Donald. “Trump è un leader coraggioso, schietto, determinato. Ci capiamo bene anche quando non siamo d’accordo”, dichiara fiera. Dazi, guerre commerciali e instabilità globale passano in secondo piano: quello che conta è l’intesa tra sovranisti. “Difende i suoi interessi nazionali, io faccio lo stesso”, rivendica, come se il mondo fosse diviso tra chi “tiene famiglia” e chi no.
Poi il colpo basso sul referendum. Altro che test per il governo: “Era un referendum sulle opposizioni, e il risultato è chiaro”, dice. Traduzione: ha perso la sinistra, non io. “Se vincono, è un trionfo della democrazia. Se perdono, c’è un problema di democrazia. È sempre la stessa storia”, attacca, liquidando critiche e dubbi come capricci da salotto.
E infatti a quelli che nei salotti ci vivono, riserva la stoccata finale. Il quesito per la cittadinanza dopo cinque anni? “Una sciocchezza”, sentenzia. “Solo chi frequenta club esclusivi può pensarlo. La legge attuale va benissimo. Ed è quella che vuole la stragrande maggioranza degli italiani”. Argomento chiuso.
In mezzo, il solito omaggio a Berlusconi, “fiero di noi per il milione di posti di lavoro”, e l’ennesima autoassoluzione: “Noi andiamo avanti con il nostro lavoro”. Il copione non cambia. Ma ogni volta è più rodato.
Politica
Francesca Pascale ironizza su Forza Italia e Fedez: «Gasparri vuole recuperare l’immagine con una trovata pop»
Francesca Pascale, in un intervento nel programma “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, commenta l’apparizione di Fedez al congresso delle giovanili di Forza Italia e ironizza sulla strategia di Maurizio Gasparri per rilanciare l’immagine del partito.

Francesca Pascale non ha mai avuto peli sulla lingua e lo ha dimostrato ancora una volta. Ospite della trasmissione Donne sull’orlo di una crisi di nervi condotta da Piero Chiambretti su Rai3, l’ex compagna di Silvio Berlusconi ha commentato con tono ironico e tagliente la scelta di Forza Italia di invitare Fedez come ospite d’onore al congresso della giovanile del partito. «La prima cosa che ho pensato è stata che Gasparri vuole recuperare l’immagine con una trovata pop, perché il 3% dell’ultima tornata elettorale non è bellissimo», ha dichiarato Pascale, mettendo in dubbio la strategia dietro l’apparizione del rapper.
Non è la prima volta che l’ex fidanzata del Cavaliere esprime perplessità sul futuro e la direzione di Forza Italia. In passato aveva dichiarato al Foglio, come riportato anche da Agi, che «il partito deve darsi una svegliata». Ma questa volta, la “sveglia” non sembra coincidere con l’arruolamento di Fedez. Pascale ha spiegato che il suo stupore non riguarda tanto la presenza del cantante in sé, quanto la logica che l’ha portata a questa ospitata: «Non ho capito Forza Italia con Fedez dove vuole andare».
La presenza di Fedez, artista da sempre impegnato su temi sociali e politici, è stata al centro delle polemiche sin da subito. Durante il suo intervento, il rapper non ha rinunciato a provocazioni e riflessioni pungenti: «Oggi non voterei nessuno», ha detto. Poi ha criticato la sinistra, accusandola di «rifiutarsi sempre di sedersi al tavolo del dibattito». Insomma, un intervento in perfetto stile Fedez, pronto a mettere in discussione la politica tradizionale e a rivendicare la sua indipendenza.
Nonostante le critiche a Forza Italia, Francesca Pascale ha riconosciuto al rapper una certa coerenza: «Molti hanno criticato Fedez, ma lui ha fatto il suo lavoro. Va dove lo invitano, lo fa per dialogare», ha spiegato. Una visione che riflette il carattere pragmatico dell’artista, abituato a muoversi tra provocazione e voglia di confronto.
Ma Pascale non ha perso l’occasione per lanciare un’altra frecciata ai vertici del partito azzurro, in particolare a Maurizio Gasparri: «Forse l’idea era di far parlare di sé e rianimare un po’ di entusiasmo, ma invitare Fedez non credo basti a risolvere i problemi interni di Forza Italia», ha concluso.
Il commento dell’ex compagna di Berlusconi si inserisce in un momento di fermento per il partito fondato dal Cavaliere, che cerca nuove strategie e volti in grado di attrarre l’elettorato giovanile. Una scommessa rischiosa, se non altro perché – come osserva Pascale – la politica pop non può bastare a mascherare le incertezze di un partito in cerca di identità.
Politica
Grillo verso l’azione legale per riprendersi simbolo e nome del M5s, sfida a Conte
Beppe Grillo si prepara a una battaglia legale per riprendersi il simbolo e il nome del Movimento 5 Stelle. Dopo l’abolizione del suo ruolo di garante, il comico genovese vuole rilanciare la sfida a Conte e rivendicare la paternità del progetto pentastellato.

Beppe Grillo dichiara guerra al Movimento 5 Stelle. Anzi, a quello che resta del progetto politico che lui stesso aveva creato insieme a Gianroberto Casaleggio nel 2009. Il comico genovese, estromesso di fatto dal ruolo di garante con la riforma dello statuto approvata a fine 2024, non intende restare a guardare: secondo fonti a lui vicine, Grillo avrebbe già dato mandato ai suoi legali per “riappropriarsi del simbolo e del nome del M5s”. Una mossa che potrebbe riaprire le fratture tra l’ideatore e l’attuale leader, Giuseppe Conte.
Il simbolo e il nome del M5s, registrati nel 2012 come marchio dell’associazione con sede a Genova, rappresentano un tesoro politico e comunicativo. Non a caso, Grillo avrebbe commentato così la situazione dopo la Costituente: “Vedere questo simbolo rappresentato da queste persone mi dà un senso di disagio. Fatevi un altro simbolo. Il Movimento è stramorto, ma l’humus che c’è dentro no”. Parole che lasciano poco spazio ai dubbi: il fondatore sente ancora come suo il cuore del Movimento e ritiene che la nuova gestione lo stia tradendo.
La scintilla che ha fatto scattare l’azione legale è stata la modifica dello statuto voluta da Conte. Il ruolo di garante, che per anni aveva permesso a Grillo di supervisionare le scelte e gli orientamenti del Movimento, è stato eliminato lo scorso novembre, sancendo la rottura definitiva tra le due anime del M5s. Non solo: Grillo non ha mai digerito la decisione di abolire il limite dei due mandati, considerato un pilastro della visione originaria. “L’abolizione del limite di due mandati è una sconfitta dei nostri valori”, aveva detto. E ora sembra pronto a far valere in tribunale le sue ragioni.
L’azione legale potrebbe aprire un nuovo capitolo nella saga pentastellata. Se Grillo dovesse ottenere un pronunciamento a suo favore, Conte e il nuovo corso del Movimento si troverebbero costretti a rinunciare a simbolo e nome, rischiando di perdere il legame con la storia e l’identità originaria del partito. Un’ipotesi che agiterebbe ancora di più le acque già tumultuose della politica grillina.
Dietro questa sfida legale si intravede anche la volontà di Grillo di non restare nell’ombra. Nonostante la sua attività politica sia ormai più defilata e il legame con i vertici del Movimento sia ai minimi termini, il comico genovese non ha mai smesso di far sentire la sua voce. Anche di recente, dal suo blog e dalle apparizioni pubbliche, ha continuato a ribadire la sua visione di un Movimento “libero e leggero, non schiavo delle poltrone e delle mediazioni”.
Le prossime settimane saranno decisive per capire se l’azione legale verrà formalmente avviata e quali saranno le conseguenze per Giuseppe Conte e per il gruppo dirigente del M5s. Per ora, l’unica certezza è che Grillo non intende lasciare in silenzio il simbolo e il nome del Movimento che aveva fondato e che considera ancora il frutto più importante del suo impegno politico.
-
Gossip1 anno fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera11 mesi fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Speciale Olimpiadi 202411 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello9 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Speciale Grande Fratello9 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip11 mesi fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza