Reali
Harry e la sindrome del divanetto: altra intervista, altro dramma. E Re Carlo s’infuria
L’ultima confessione pubblica del duca di Sussex rinfocola la soap reale: Harry “perdona” i suoi, piange in salotto e lancia messaggi di pace. Ma a Buckingham Palace c’è chi suggerisce al re di togliergli pure il titolo. E il pubblico inglese, naturalmente, si gode tutto fino all’ultimo lacrimuccia

Il principe Harry è tornato. O forse non se n’è mai andato. Inquadrato con lo sguardo da cucciolo abbandonato, seduto su un divanetto bianco che più simbolico non si può, nella solita location californiana che non è mai casa sua, ha rilasciato l’ennesima intervista a cuore aperto alla Bbc. Questa volta — dice — non per attaccare, ma per perdonare. Sì, perdona tutti. E lo dice con la voce rotta e il broncio da enfant terrible pentito: «La vita è breve, non so quanto tempo resta a mio padre». Frase che, ovviamente, ha fatto sobbalzare mezza Inghilterra e tutto il personale di Kensington Palace.
La reazione del sovrano non si è fatta attendere — almeno tramite “amici del re” rimasti ovviamente anonimi — che al Sun hanno confidato come Re Carlo sia «frustrato e sconvolto». E come biasimarlo: ogni volta che la monarchia tenta un momento di tregua, Harry si presenta con le valigie del risentimento e una troupe della Bbc al seguito.
Eppure funziona. Mentre la politica annaspa tra batoste laburiste e crisi strutturali, la soap opera di corte conquista ancora una volta la scena. È un’onda emotiva che travolge le prime pagine: non c’è crisi sociale o scandalo politico che regga il confronto con il melodramma Windsor. E anche chi storce il naso, alla fine, resta lì a guardare. Persino il Guardian, solitamente allergico al gossip reale, ha dedicato editoriale, cronaca e retrospettiva a questi cinque anni di solitudine e interviste del principe ribelle.
Il tabloid Daily Express si è spinto oltre: secondo un sondaggio lampo, il 97% dei lettori vorrebbe che al duca fosse tolto il titolo. “Enough is enough”, scrivono. Ma tanto basta perché Harry torni al centro dell’attenzione e i Sussex ritornino a dettare l’agenda. Sempre con l’aria di chi, pur abitando a Malibu e frequentando Oprah, si sente vittima di una famiglia “fredda, calcolatrice, tentacolare”. Da cui, però, non riesce mai davvero a staccarsi.
Siamo al paradosso: più Harry predica il distacco, più nega i legami con la Corona, più li rafforza. È un cortocircuito emotivo che il pubblico conosce bene. E ama. Come ricorda Hugh Muir in un editoriale memorabile: «Harry racconta il suo dolore e ti viene da spegnere la tv. Ma chi lo fa davvero?». Nessuno. E non perché il principe sia convincente, ma perché la tragedia dei Windsor è irresistibile. Un feuilleton in tempo reale, con tanto di lacrime, retroscena, ritratti ufficiali, comunicati gelidi da Clarence House e confessionali da salotto.
Ora il pallino è in mano a re Carlo, che tace ma probabilmente medita. Con un figlio che a ogni apparizione pubblica rilancia il feuilleton familiare e un’opinione pubblica divisa tra empatia e fastidio, anche il più diplomatico dei sovrani si troverebbe spiazzato.
Harry, da parte sua, giura di voler fare pace. Ma tra “perdoni” televisivi e cause contro l’Home Office per la sicurezza personale, l’idea di un ritorno alla normalità pare fantascienza. Come sempre, la Royal Family resta prigioniera del suo personaggio. E l’Inghilterra, con il telecomando in mano, non si perde nemmeno una puntata.
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Reali
Il principe Andrea di nuovo nei guai: spunta una mail a Epstein, “Siamo sulla stessa barca”
Mentre Carlo III riduce fondi e privilegi al fratello minore, riemergono vecchie verità sulla controversa amicizia con il miliardario condannato per pedofilia. La monarchia cerca di prendere le distanze, ma il danno d’immagine appare ormai irreversibile.

Non sembra esserci pace per il principe Andrea, Duca di York, già da tempo escluso dalla vita pubblica della Corona britannica per i suoi legami con Jeffrey Epstein, il finanziere americano morto in carcere nel 2019 mentre era in attesa di processo per abusi e traffico sessuale di minori.
L’ultima ombra arriva da una mail del 2011, pubblicata da diversi tabloid britannici, in cui il secondogenito della regina Elisabetta II scriveva direttamente a Epstein: «Siamo sulla stessa barca». Una frase che, secondo gli osservatori, smentirebbe la versione fornita dallo stesso Andrea durante l’intervista rilasciata alla BBC nel 2019, nella quale sosteneva di aver interrotto ogni rapporto con Epstein nel dicembre 2010.
Una mail che riapre il caso
Il messaggio, datato pochi mesi dopo la pubblicazione delle ormai celebri foto che ritraevano Andrea con Virginia Giuffre, ex vittima del giro di Epstein e morta suicida nell’aprile 2024 a 41 anni, rivela un tono di confidenza preoccupante.
Nel testo, il Duca di York scriveva: «Sono preoccupato per te quanto lo sei tu per me! Non preoccuparti per me. Sembra che siamo nella stessa barca e dovremo superarla. Altrimenti, restiamo in contatto e giocheremo ancora presto!!!!», firmandosi con il titolo completo: “A, Sua Altezza Reale il Duca di York, KG”.
La corrispondenza, riportata dal Daily Mail e dal The Telegraph, risalirebbe quindi a un periodo successivo rispetto a quanto dichiarato dal principe, sollevando nuovi dubbi sulle sue parole. Se confermata, la mail dimostrerebbe che il distacco tra Andrea ed Epstein non fu immediato, come sostenuto pubblicamente.
Una bugia che costa cara
Già nel 2019, dopo l’intervista disastrosa a Newsnight, la Regina Elisabetta decise di ritirare ad Andrea tutti gli incarichi ufficiali, escludendolo dalla vita pubblica della Royal Family. Da allora, il principe è rimasto confinato in un limbo: privo di ruoli istituzionali e al centro di un imbarazzante contenzioso legale conclusosi nel 2022 con un accordo extragiudiziale milionario con la stessa Giuffre.
Ora, con la nuova ondata di rivelazioni, la posizione del Duca di York si aggrava ulteriormente. Nonostante la morte della madre nel 2022 e l’ascesa al trono del fratello Carlo III, ogni tentativo di riabilitazione è naufragato. Le e-mail riportate dalla stampa riaprono ferite mai rimarginate e mettono in imbarazzo Buckingham Palace, che da tempo tenta di allontanare l’immagine della monarchia da scandali e privilegi.
Carlo III taglia i fondi al fratello
Secondo fonti interne al palazzo, Carlo III avrebbe deciso di ridurre drasticamente il sostegno economico ad Andrea. Il Duca, che fino a pochi anni fa riceveva un appannaggio annuale di circa un milione di sterline dal Ducato di Lancaster, non gode più di quel contributo. Il Re avrebbe inoltre ordinato la cessazione del pagamento della sicurezza personale del fratello, il cui costo ammontava a diversi milioni di sterline l’anno.
La frattura familiare si riflette anche sulle questioni patrimoniali: Andrea continua a vivere a Royal Lodge, la residenza di 30 stanze che condivide con l’ex moglie Sarah Ferguson, ma da tempo deve difendere la proprietà di fronte alle pressioni del Re, che lo vorrebbe trasferito in un’abitazione più piccola e sobria.
Una monarchia che cerca di “snellirsi”
Le mosse di Carlo III rientrano nella strategia di costruire una monarchia più essenziale e trasparente, lontana dai fasti e dalle polemiche. Ma il caso del Duca di York resta una macchia difficile da cancellare.
Per molti osservatori, il taglio dei fondi e l’isolamento di Andrea non sono solo una misura di austerità, ma una punizione simbolica, un segnale chiaro di presa di distanza dalla “pecora nera” della famiglia reale.
La pubblicazione della mail incriminata rischia però di riaccendere i riflettori proprio su ciò che la Casa Reale vorrebbe dimenticare: l’intreccio oscuro tra potere, denaro e abusi che continua a perseguitare il nome di Windsor.
E mentre Andrea tenta di difendere la propria versione dei fatti, la sensazione è che, come scrisse lui stesso a Epstein quattordici anni fa, sia davvero “nella stessa barca” — e che la tempesta non sia ancora finita.
Reali
“Mai stata più felice”. Meghan Markle tra famiglia, carriera e nuovi progetti
Dopo anni di sfide e controversie, la duchessa di Sussex appare sicura di sé, serena e pronta a costruire un futuro luminoso. E, come ha detto lei stessa, “Mai stata più felice”.

Meghan Markle è tornata sotto i riflettori al Time100 Summit 2025 a New York, dove ha parlato dei suoi nuovi progetti e della sua vita privata con il principe Harry. Sul palco, l’ex attrice di Suits ha condiviso un momento di sincerità, dichiarando apertamente: “Non sono mai stata così felice”.
Un periodo di successo, serenità e gratitudine
Meghan ha raccontato di sentirsi grata e appagata, sottolineando il sostegno costante del marito. “Ho un compagno e marito che mi sostiene così tanto e ho dei figli sani e gioiosi”. Le sue parole riecheggiano le recenti dichiarazioni di Harry, che sulla copertina di People ha detto “Sono incredibilmente orgoglioso di mia moglie e di tutto ciò che ha fatto e continua a fare”.
Ma cosa frulla nella testa di Meghan?
Oltre alla vita familiare, la Markle ha parlato dei suoi nuovi impegni professionali. Dalla serie Netflix “With Love, Meghan”, che ha riscosso grande successo e sarà rinnovata per una seconda stagione, al podcast “Confessions of a Female Founder”. Podcast che ha raggiunto il primo posto nella categoria business su Apple. Tra le sue cartucce anche il marchio di lifestyle “As Ever”, il cui primo lancio ha registrato vendite record, con prodotti esauriti in meno di un’ora. Meghan ha sottolineato quanto sia importante per lei creare con autenticità, spiegando che ogni suo progetto è un’estensione della sua personalità e dei suoi valori.
Un look iper raffinato per la serata del Time100 Summit
Nell’occasione del Time100 Summit, la ducessa ha scelto un tailleur beige firmato Ralph Lauren, composto da un blazer oversize e pantaloni palazzo, abbinati a una camicia bianca e accessori color tabacco. Il suo stile, definito “quiet luxury”, riflette la sua estetica sofisticata e minimalista. Al suo fianco, il principe Harry, elegante in abito blu navy, ha mostrato un atteggiamento discreto, lasciando spazio alla moglie sul palco. La duchessa Markle sembra quindi aver finalmente trovato il perfetto equilibrio tra famiglia, carriera e impegno sociale. Ora con il sostegno di Harry la duchessa di Sussex si prepara a espandere il suo marchio e continuare a ispirare con la sua visione imprenditoriale.
Reali
Re Carlo ruba la scena ai Sussex, sbarcando su Netflix partecipando ad un documentario
Il debutto di Re Carlo sulla piattaforma streaming segna un nuovo capitolo per la monarchia britannica. E ora, per Harry e Meghan, la concorrenza arriva… direttamente da Buckingham Palace!

Il Regno Unito entra ufficialmente nell’era dello streaming. Re Carlo III ha deciso di partecipare a un documentario Netflix dedicato al King’s Trust, l’organizzazione benefica da lui fondata che sostiene i giovani. Una mossa storica, che segna il primo vero passo del Sovrano britannico nel cuore del media digitale globale. A curare la produzione sarà Eva Omaghomi, stretta collaboratrice del Re, mentre tra i protagonisti spicca il nome dell’attore Idris Elba.
Per un reame più moderno e smart
La scelta non è casuale: con questa operazione, Re Carlo punta a modernizzare l’immagine della monarchia, avvicinandola a un pubblico più giovane e internazionale. Il CEO del King’s Trust, Jonathan Townsend, ha spiegato che il progetto sarà incentrato sull’empowerment giovanile, un tema sempre più centrale nella comunicazione istituzionale del Re.
Harry e Meghan: il monopolio mediatico è finito?
Il debutto di Re Carlo su Netflix non è solo un gesto simbolico. È anche un messaggio diretto a chi, negli ultimi anni, ha cercato di riscrivere la narrazione reale da oltreoceano. Harry e Meghan Markle, ex Duchi di Sussex, avevano fatto proprio della piattaforma streaming il loro canale preferenziale, siglando nel 2020 un contratto da 153 milioni di dollari.
Non più all’apice della cronaca
Tuttavia, tra progetti cancellati e recensioni tiepide, il vento è cambiato. Le critiche della stampa americana li definiscono oggi “i più grandi perdenti di Hollywood”. Il rischio è che ora la loro narrazione venga sovrastata dalla figura istituzionale – e più credibile – di Re Carlo, che ha saputo cogliere il momento giusto per entrare nel gioco.
Marketing, percezione e impatto reale
La presenza del Re su Netflix è anche una brillante mossa di strategia comunicativa. Le piattaforme digitali sono oggi il canale principale per creare engagement, specialmente tra i giovani. Se il documentario riscuoterà successo, potremmo assistere a un aumento diretto nelle donazioni al King’s Trust, migliorando contemporaneamente brand reputation e impatto sociale. Sotto la lente ci sono KPI come CTR, engagement rate e ROAS. Tutti indicatori chiave che potrebbero trasformare questo esperimento in un modello replicabile anche per altri membri della Royal Family. Il trono è più digitale che mai… e Re Carlo lo sa bene.
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