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Musica

Benvenuto Papa Leone: Antonello Venditti gli dedica una sua vecchia canzone (audio)

Uno dei cantautori romani storici, Antonello Venditti, celebra a suo modo l’elezione di Papa Leone XIV dedicandogli il brano “Attila e la Stella”. La canzone rievoca lo storico incontro tra Papa Leone I e Attila, re degli Unni, avvenuto nel 452 d.C. Un gesto simbolico tra musica e spiritualità, che unisce passato e presente.

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    Antonello Venditti celebra l’elezione di Papa Leone XIV dedicandogli il brano Attila e la Stella. La canzone rievoca lo storico incontro tra Papa Leone I e Attila, re degli Unni, avvenuto nel 452 d.C. Un gesto simbolico tra musica e spiritualità, che unisce passato e presente.

    L’Emozione del cantautore: un messaggio su Instagram

    Con un post sentito e poetico su Instagram, Antonello Venditti ha dato il suo personale benvenuto a Papa Leone XIV, condividendo una delle sue canzoni più evocative: Attila e la Stella. Un brano profondo, che unisce la narrazione storica alla riflessione spirituale. Il cantautore romano scrive:

    “Benvenuto Leone XIV”, accompagnando il messaggio con le parole simboliche del suo brano, in cui si evocano l’incontro e il dialogo tra civiltà, fede e potere.

    “Attila e la Stella”: un ponte tra storia e fede

    Il testo della canzone ripercorre l’incontro tra Attila, il temuto re degli Unni, e Papa Leone I, avvenuto nel 452 d.C. nei pressi del fiume Mincio. Secondo la tradizione, fu proprio il coraggio e la spiritualità del pontefice a convincere Attila a non invadere Roma.
    Venditti racconta questo episodio in modo lirico, intrecciando immagini storiche e simboli religiosi:

    “Quando i carri gli volsero le spalle, Leone levò il calice al cielo…”

    Una visione potente, in cui il Papa viene dipinto come una guida illuminata, capace di fermare la furia distruttrice con la sola forza della parola e della fede.Il simbolismo

    Una canzone pregna di simboli: la stella, Roma, il fratello nemico

    Uscita nel 1975, contenuta all’interno dell’album Lilly, il brsno dipinge un vivido quadro di figure ed eventi storici, mescolandoli con elementi simbolici per trasmettere significati più profondi. Ma non si tratta solo di un racconto storico, bensì di una metafora della redenzione, del riconoscimento dell’altro come fratello, anche se inizialmente nemico. Il testo di Venditti suggerisce che l’incontro con il “Leone” possa aver acceso una scintilla di consapevolezza in Attila:

    “Forse mentiva l’uomo bianco, lui era proprio suo fratello…”

    Il brano si chiude con un’immagine suggestiva:

    “Che questa stella, figlio, è ancora a Roma…”
    Un monito e una speranza, perché la luce della fede e della pace continui a brillare nella Città Eterna.

    Un nuovo capitolo per la Chiesa

    L’elezione di Papa Leone XIV rappresenta un momento significativo per la Chiesa cattolica. Il gesto di Venditti si inserisce in un contesto di entusiasmo e riflessione, accogliendo il nuovo pontefice con una canzone che invita alla pace, al dialogo e alla memoria. Con la sua Attila e la Stella, Venditti consegna al nuovo Papa un dono carico di significato. Un tributo musicale che collega passato e presente, invitando tutti a riflettere sul potere del perdono, della fede e del coraggio. Un messaggio che oggi, più che mai, risuona universale.

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      Musica

      Quella volta che Big Luciano diede una lezione di vita ad Andrea Bocelli

      Andrea Bocelli ricorda l’inizio burrascoso della sua amicizia con il Maestro: una lite, un rimprovero, un abbraccio. Da lì è nata una delle relazioni più significative della sua carriera. “Mi disse parole dure, ma vere. E oggi lo ringrazio.”

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        Non sempre le grandi amicizie nascono sotto una buona stella. Andrea Bocelli lo sa bene. Il tenore toscano, oggi tra i cantanti italiani più conosciuti e amati nel mondo, ha ricordato in un’intervista il primo, clamoroso scontro con Luciano Pavarotti: “Avevo criticato un’esibizione al Pavarotti & Friends, in cui lui cantava con Sting un brano d’opera. Non mi piacque, dissi la mia. E sbagliai: ero giovane, e quelle erano critiche stupide, inopportune”.

        Parlerai quando sarai il numero uno: un rimprovero profetico

        La reazione di “Big Luciano” non si fece attendere. Ma invece di alimentare la polemica, Pavarotti lo invitò a casa sua, a Pesaro. “Mi portò in una stanza e mi disse: ‘Quando non sei nessuno, devi imparare a stare zitto. Te lo dico ora che non sei nessuno, e te lo dico per quando sarai il numero uno’. Fu un momento commovente. Ci chiarimmo e mi abbracciò. Quella frase non l’ho mai dimenticata”.

        Trent’anni di carriera e un nuovo slancio internazionale

        Oggi Bocelli celebra trent’anni di carriera e si prepara a un tour mondiale che toccherà la Polonia, gli Stati Uniti e due concerti-evento tra le rovine di Pompei, il 27 e 28 giugno. Ha firmato un contratto esclusivo con AEG Presents, colosso dell’intrattenimento che organizza i tour globali di artisti come Taylor Swift, Ed Sheeran e i Rolling Stones. “Non mi interessa tanto l’aspetto commerciale”, spiega Bocelli, “quanto quello umano. Il CEO Jay Marciano è venuto a trovarmi personalmente. Quello mi ha convinto”.

        La voce, l’amore e il sogno di una vacanza


        Il 30 settembre sarà tra i protagonisti dell’evento Pavarotti 90 all’Arena di Verona, per celebrare la nascita del Maestro. “Luciano è stato fondamentale. Se oggi canto come canto, è grazie a lui. Ho imparato a usare la voce con criterio, senza bruciarla. Prima cantavo ‘sul capitale’, ora sugli interessi” Eppure, anche le leggende hanno bisogno di fermarsi. “Cosa desidero? Una vacanza. La mia azienda sono le mie corde vocali. Le curo con dedizione, ma ogni tanto chiedono tregua”.

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          Depressione, droga, inquietudini di ogni tipo: l’Antonello Venditti che pochi conoscono

          Antonello Venditti si confessa come mai prima: la madre che lo chiamava “maiale”, la depressione dopo la rottura con Simona Izzo, l’amicizia con Lucio Dalla che gli salvò la vita. I ricordi di liceo tra terrorismo rosso e nero, gli amici cantautori, la Roma e la politica di oggi. Un viaggio autentico e tagliente nei suoi 75 anni di vita.

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            A Roma (ma non solo) rappresenta un’istituzione cantautorale. Ma la gente conosce soprattutto le sue canzoni, meno la sua storia privata. E adesso, l’artista di Roma capoccia si racconta senza filtri: dai traumi familiari al successo di Notte prima degli esami, passando per Rino Gaetano, l’eroina, la Roma e Giorgia Meloni. Tutti argomenti che, nel bene e nel male, l’hanno segnato.

            Adolescente inquieto

            Venditti ricorda con amarezza gli anni dell’adolescenza: «Fino a 16 anni non ho vissuto. Pesavo 94 chili e mia madre, prof di latino e greco, mi ripeteva che ero grasso come un maiale». Un incidente lo portò in ospedale, dove perse 30 chili. «La mia vita era casa-scuola-casa. Nessuna socialità».

            Depressione e rinascita: “Lucio Dalla mi salvò la vita”

            Dopo la fine del matrimonio con Simona Izzo, il baratro: «Tornai a Roma in preda alla depressione. Pensai al suicidio. Lucio Dalla mi trovò casa in Brianza e mi spinse a scrivere. Così nacquero “Ci vorrebbe un amico” e “Notte prima degli esami”».

            Quel video era un ignobile fake

            L’artista smentisce il video virale in cui sembrava insultare una disabile: «È stato un montaggio fake. Ho chiesto scusa per rispetto, ma ora ho denunciato al tribunale di Andria. È assurdo dover rispondere ancora a queste accuse».

            Dal liceo al Circeo: “Fioravanti al bar, Faranda era la mia vicina”

            Roma, anni ’70: «Giusva Fioravanti beveva birre al bar Tortuga, accanto a me. E Adriana Faranda aveva una villa vicino alla mia al Circeo: era la prima a fare topless. A volte mi sento Forrest Gump, sempre dentro la storia».

            Rino Gaetano e Battisti: “Geniali ma sottovalutati”

            Venditti parla anche dei colleghi cantautori: «Rino era sottovalutato perché troppo giornalista. Battisti? Non era lui di destra, ma Mogol: le braccia tese erano roba sua. De André? Più interessato a De Gregori che a me». Passando alla politica, sulla premier Meloni: «Non so se la stimo, ma è preparata. Almeno parla inglese». Immancabile un accenno alla Roma calcistica: «Sento tutte le mattine Claudio Ranieri. Gli avevo detto di tornare un anno fa. È uno di famiglia».

            L’eternità in decadenza

            «Roma è eterna, anche tra spazzatura e pini che cadono. Lilly (quella della canzone omonima) fu devastata dall’eroina, un olocausto per la mia generazione». E sul brano Roma, Roma, Roma: «Lo scrissi dieci anni prima che il calcio diventasse poesia per cantautori».

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              The Who, 60 anni di rock e rivoluzioni. Ed ora arriva il momento della pensione

              Pete Townshend e Roger Daltrey annunciano l’addio alle scene con un tour in Nord America. Ma il sipario calerà davvero? Daltrey lascia aperta una (piccola) porta. Intanto, i fan si preparano all’ultimo assolo.

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                E’ il congedo di una vera leggenda, “The Song Is Over”… e stavolta non è solo un titolo. Dopo oltre sei decenni di carriera, The Who annunciano il loro tour d’addio negli Stati Uniti e in Canada, previsto tra agosto e settembre 2025. Saranno sedici date che culmineranno con l’ultimo concerto a Las Vegas, il 28 settembre. L’annuncio è arrivato da Londra con poche parole, ma di quelle che pesano: “Tutte le cose belle devono finire”, ha dichiarato Pete Townshend, 79 anni, lasciando intendere che non ci saranno più repliche.

                Il mito, perà, continua

                Il nome del tour — The Song Is Over North America Farewell Tour — rappresenta un chiaro omaggio a una delle canzoni simbolo della band, tratta dall’album capolavoro Who’s Next del 1971. Ma se la musica finisce, il mito resta.

                Daltrey: “Non garantisco niente”. Europa in forse

                Accanto a Townshend, Roger Daltrey, la voce inconfondibile della band, ha raccontato con emozione l’inizio della loro epopea: “Negli anni Sessanta, ogni musicista britannico sognava l’America. Noi ce l’abbiamo fatta. E non siamo mai più tornati indietro”. Tuttavia, l’addio potrebbe non essere totale. Alla domanda su una possibile tournée europea, Daltrey risponde enigmatico: “Non voglio dire che non succederà, ma non posso neanche garantire che accadrà. Vedremo se riusciremo a sopravvivere a questo tour”.

                Gli inevitabili acciacchi dell’età

                Un’ammissione sincera, forse malinconica. Del resto, il cantante ha rivelato recentemente di star perdendo la vista, dopo anni di problemi all’udito. Ma lo spirito sul palco non manca: “Anche se la strada non è stata facile, è stato il lavoro migliore che potessi desiderare”. Anche Pete Townshend, vera e propria mente compositiva della band, da anni soffre di grandi problemi d’udito, nello specifico soffre di acufene (o tinnitus, dal latino “tintinnio”), disturbo dell’apparato uditivo che – se non trattato adeguatamente – può causare danni permanenti.

                L’ultimo giro di basso

                Dopo la scomparsa di Keith Moon nel 1978 e di John Entwistle nel 2002, il gruppo ha continuato a esibirsi grazie alla tenacia di Townshend e Daltrey. Negli anni hanno mantenuto viva l’eredità di una band che ha riscritto le regole del rock con brani immortali come My Generation, Baba O’Riley e Won’t Get Fooled Again. Le prevendite per il tour dell’addio iniziano proprio oggi. E per chi sogna ancora un ultimo live europeo, le speranze restano accese. Perché in fondo, con The Who, la canzone non è mai davvero finita.

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