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Eurovision 2025: Lucio Corsi fa la storia, Gabry Ponte fa ballare, ma a vincere è l’Austria con JJ

L’Eurovision Song Contest 2025 si è concluso con una vittoria netta: JJ porta l’Austria sul gradino più alto del podio con la sua emozionante Wasted Love. Un brano potente che ha convinto sia il pubblico europeo al televoto sia le giurie nazionali. Decisivi anche i 12 punti dell’Italia annunciati da un’icona tutta italiana: Topo Gigio, in un momento diventato già virale sui social.

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    La canzone, tra pop elettronico e atmosfere malinconiche, ha avuto la meglio su altri due pezzi fortissimi: New Day Will Rise di Yuval Raphael (Israele, secondo posto) e la controversa Espresso Macchiato di Tommy Cash (Estonia, terzo classificato), brano che ha giocato ironicamente sui cliché italiani. All’ultimo posto il torinese Gabry Ponte.

    Lucio Corsi quinto: il “duro” dal cuore tenero conquista il pubblico

    Nonostante non abbia vinto, Lucio Corsi ha regalato all’Italia un’esibizione memorabile. Con la sua Volevo essere un duro, il cantautore toscano ha portato sul palco dell’Eurovision poesia, stile retrò e uno storytelling musicale inedito per il contest. Corsi alla fine si è classificato quinto, un risultato che in pochi avrebbero previsto alla vigilia, considerando quanto la sua proposta artistica fosse distante dai canoni eurovisivi. La sua performance ha fatto la storia anche per altri motivi: ha riportato l’armonica a bocca sul palco dopo 27 anni e, per la prima volta in assoluto, ha utilizzato sottotitoli in inglese sincronizzati, per far arrivare a tutti il significato del testo. Un piccolo record tutto italiano, anche se a vincere è stato JJ.

    Gabry Ponte per San Marino: Tutta l’Italia in 26ª posizione, ma tanta energia

    Ha fatto discutere anche la partecipazione di Gabry Ponte, in gara per San Marino con Tutta l’Italia, la sigla non ufficiale di Sanremo 2025. Nonostante un’esibizione esplosiva e il supporto dei fan del dance italiano anni Duemila, il DJ si è piazzato solo 26°, ultimo tra i finalisti. Un risultato deludente ma coerente con l’andamento degli ultimi anni per il microstato. Eppure, Gabry Ponte ha fatto ballare l’arena con il suo ritmo martellante, regalando una ventata di leggerezza e autoironia.

    La classifica dell’Eurovision 2025

    Austria – JJ: Wasted Love

    Israele – Yuval Raphael: New Day Will Rise

    Estonia – Tommy Cash: Espresso Macchiato

    Svezia – KAJ: Bara Bada Bastu

    Italia – Lucio Corsi: Volevo essere un duro

    Grecia – Klavdia: Asteromáta

    Francia – Louane: Maman

    Albania – Shkodra Elektronike: Zjerm

    Ucraina – Ziferblat: Bird of Pray

    Svizzera – Zoë Më: Voyage

    Nessuna squalifiche e tanta varietà musicale

    Dopo la squalifica dei Paesi Bassi nel 2024, questa edizione è filata liscia, con 26 Paesi in finale. Tra ballad, elettronica, ironia e performance teatrali, l’Eurovision 2025 ha mostrato il volto multiculturale e creativo della musica europea, in diretta da Basilea. E tra chi ha emozionato e chi ha fatto discutere, ci sono due italiani che, seppur con esiti diversi, hanno saputo lasciare il segno: Lucio Corsi, il “duro gentile” della musica d’autore, e Gabry Ponte, l’inarrestabile re delle consolle.

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      La Rai costretta a inginocchiarsi davanti a Sanremo: per riprendersi il Festival deve partecipare al bando del Comune

      Il Comune di Sanremo ha imposto una gara pubblica per l’organizzazione del Festival: chi vorrà la kermesse dovrà presentare un’offerta entro il 19 maggio. Rai compresa. Una decisione che non è piaciuta per nulla a Viale Mazzini, dove si sussurra di “irriconoscenza” e si inizia a immaginare scenari alternativi.

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        Ci voleva il Comune di Sanremo per mettere in crisi l’orgoglio della Rai. Dopo oltre settant’anni di sodalizio, applausi, lacrime e ascolti record, l’azienda di servizio pubblico è costretta a piegarsi e partecipare, come una qualunque società di produzione, al bando pubblico indetto dal municipio per decidere chi organizzerà le prossime edizioni del Festival.

        Una doccia gelata per Viale Mazzini, che pure si è dovuta arrendere all’evidenza: entro il 19 maggio bisogna presentare domanda, e se non si partecipa, si resta fuori. Punto. Il Festival, almeno per ora, non è più cosa “di famiglia”.

        La decisione della Rai di partecipare al bando è arrivata ieri, quasi con riluttanza. Il Cda ha dato mandato, ma l’atmosfera ai piani alti è di malcelato fastidio. “Ci tocca farlo”, spiega una fonte interna con voce più che eloquente. “Ma resta l’amarezza. Dopo tutto quello che il Festival ha rappresentato per Sanremo – e viceversa – trovarsi in gara con chissà chi è uno schiaffo”.

        Il motivo di questo cambio di rotta è noto: il Tar ha accolto un ricorso che impone al Comune la messa a gara della concessione, aprendo le porte, almeno in teoria, anche a privati o broadcaster alternativi. La Rai, se vorrà mantenere il controllo dell’evento che da sempre è il fiore all’occhiello del suo palinsesto, dovrà vincere. Come se fosse Mediaset. O Sky. O Amazon.

        L’irriconoscenza brucia

        La parola che circola con più insistenza tra le stanze di Viale Mazzini è “irriconoscenza”. “Ci accusano di egemonia, ma vogliamo parlare di tutto quello che la Rai ha fatto per il Festival e per la città di Sanremo negli ultimi quarant’anni?”, sbotta un dirigente. “Negli anni ’80 il Festival era sull’orlo del baratro. Siamo stati noi a reinventarlo, rilanciarlo, renderlo di nuovo centrale. E adesso ci si tratta come un concorrente qualunque?”.

        Il riferimento, neanche troppo velato, è anche all’impegno economico: sei milioni e mezzo di euro per la concessione, percentuali sulla pubblicità e l’obbligo di ospitare e promuovere eventi collaterali del Comune. Un carico non indifferente, che viene percepito come un vero e proprio salasso.

        Il Consiglio di Stato può ribaltare tutto

        Il colpo di scena potrebbe però arrivare dal Consiglio di Stato, che il 22 maggio si pronuncerà sull’ammissibilità della decisione del Tar. Se l’organo dovesse ribaltare il verdetto, il Comune potrebbe essere costretto a tornare indietro. E la Rai, pur avendo già partecipato al bando, si ritroverebbe da sola in pista. Ma intanto il danno d’immagine c’è stato, e a Viale Mazzini non lo dimenticano.

        “Se alla fine si farà la gara, allora vedremo chi parteciperà – ammette un consigliere del Cda – ma se il Consiglio di Stato ci darà ragione, dovremo riflettere seriamente su come procedere in futuro. Non è escluso che si cominci a pensare a qualcosa di alternativo”.

        Il tono è minaccioso. Un Sanremo senza la Rai? Fantapolitica oggi, ma chissà domani. Per ora è solo un’ipotesi, ma è indicativa del nervosismo che serpeggia tra gli scranni più alti dell’azienda.

        La vendetta, intanto, si serve fredda

        Dietro le dichiarazioni ufficiali, c’è una strategia che inizia a prendere forma. E se il Comune pensa di poter fare a meno della Rai, la Rai sta già valutando se potrà fare a meno di Sanremo. Non subito, certo. Ma in futuro, forse. Qualcuno ha parlato di un “piano B”: un nuovo evento musicale, magari da tenersi altrove, che raccolga lo spirito (e gli sponsor) del Festival. Per ora è solo un sussurro, ma come sempre a Viale Mazzini, quando le voci girano, raramente lo fanno a vuoto.

        Intanto, la sfida va avanti. Il bando è lì, nero su bianco. Le condizioni ci sono, i termini sono stretti. La Rai ha deciso di partecipare. Ma lo fa con l’orgoglio ammaccato e il taccuino pieno di appunti. E chissà che qualcuno, presto o tardi, non li usi per scrivere un nuovo copione. Magari senza più l’Ariston in scena.

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          Sulle orme del babbo, Luca D’Alessio, ha le idee chiare: niente scorciatoie!

          Il giovane cantante sta costruendo la sua carriera musicale con impegno e senza raccomandazioni. Le parole del padre Gigi a Silvia Toffanin e il futuro di una promessa della musica italiana.

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            Tra i figli di Gigi D’Alessio, solo Luca , 22 anni, ha deciso finora di seguire le orme musicali del padre. Una scelta carica di aspettative e di pressioni, ma anche di passione autentica. Gigi, ospite nel salotto televisivo di Silvia Toffanin, ha raccontato il momento in cui ha compreso che il figlio aveva un talento naturale: «Mi sono accorto quando aveva 4 anni che aveva musicalità, e gli ho detto: “Devi fare meglio di me”».

            Nessuna raccomandazione: “Le porte in faccia ti rendono più forte”

            Gigi D’Alessio è stato chiaro: niente scorciatoie per Luca, né favoritismi. «Non ho mai alzato il telefono per lui e non lo farò. La corsia preferenziale non lo rende più forte». Un messaggio forte, che sottolinea l’importanza dell’esperienza, anche quella negativa. «Non deve avere paura delle porte in faccia – ha detto il cantante – Le porte in faccia sono le cose più belle. Io, con tutte le mie, dopo 30 anni, sto ancora qua». Un’educazione al rigore e alla resilienza che contraddistingue chi vuole costruire una carriera autentica, lontano dalle etichette e dalle ombre di un cognome pesante.

            L’eredità musicale familiare

            Essere “figlio di” nel mondo dello spettacolo può essere un’arma a doppio taglio. Da una parte offre visibilità, dall’altra espone a critiche feroci. Gigi D’Alessio lo sa bene e ha preparato Luca a convivere con il confronto costante. Il consiglio del padre è stato semplice e profondo: “Se non fai meglio di me, diranno sempre che sei lì solo perché sei mio figlio”. Un invito non alla competizione, ma alla costruzione di un’identità artistica personale, forte, distinta.

            Una carriera in costruzione tra talento e gavetta

            Luca D’Alessio, noto anche come LDA, ha già fatto parlare di sé con singoli di successo e partecipazioni televisive. Ma la strada è ancora lunga, e il giovane artista sembra aver compreso quanto sia importante affrontare le difficoltà senza scorciatoie. Il suo obiettivo non è quello di “rimpiazzare” il padre, ma di costruire un percorso che possa meritare il rispetto del pubblico e della critica.

            Talento, disciplina e libertà

            La storia di Luca e Gigi D’Alessio è un esempio raro di equilibrio tra sostegno familiare e indipendenza professionale. Gigi non nega affetto e consigli, ma lascia al figlio la libertà (e la responsabilità) di farsi strada da solo. Un messaggio potente in un’epoca in cui spesso si cerca il successo immediato. Con umiltà e determinazione, Luca D’Alessio rappresenta una nuova generazione di artisti pronti a lottare per un posto conquistato con merito.

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              Chi vincerà l’Eurovision 2025? ChatGPT ha fatto i suoi conti (e per l’Italia non sono buone notizie)

              Alla vigilia dalla finale dell’Eurovision 2025, abbiamo chiesto a ChatGPT di sbilanciarsi: quali Paesi sono in pole position? Ecco la risposta, tra certezze dei bookmaker e delusioni tricolori

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                Londra chiama Basilea, ChatGPT risponde. Alla vigilia dalla finale dell’Eurovision Song Contest 2025, sale la febbre da pronostici. Martedì si è conclusa la prima semifinale con un primo assaggio di eliminazioni e colpi di scena. Ieri è toccata alla seconda tornata di semifinalisti. Ma il verdetto finale arriverà solo sabato 17, quando la St. Jakobshalle di Basilea ospiterà la finalissima più attesa dell’anno.

                In mezzo a ballad struggenti, jingle virali e scenografie degne di un kolossal, torna puntuale anche la domanda delle domande: chi vincerà l’Eurovision 2025?

                Per scoprirlo, abbiamo provato a chiedere un parere a ChatGPT, sfruttando la sua capacità di incrociare recensioni musicali, tendenze social e le immancabili quote dei bookmaker. E la risposta, almeno per l’Italia, non è stata delle più confortanti.

                La favorita assoluta? Svezia. Di nuovo.

                Secondo l’analisi effettuata da ChatGPT su base web, la Svezia è la grande favorita alla vittoria. Merito del gruppo KAJ e della loro “Bara Bada Bastu”, canzone che ha diviso la critica ma galvanizzato il pubblico. Un brano dal ritmo ipnotico, spiritoso e visivamente memorabile. Secondo l’intelligenza artificiale, il pezzo ha già raccolto il consenso di media specializzati e del pubblico online, consolidando la sua posizione in testa alla classifica.

                Le probabilità di vittoria assegnate dalla AI alla Svezia superano il 40%, staccando nettamente tutti gli altri. Dietro, un po’ a sorpresa, l’Austria con “Wasted Love” di Johannes Pietsch, una ballata intensa che pare aver toccato le corde giuste sui social. Al terzo posto, la Francia, con Louane e il suo brano “Maman”, che unisce emozione e appeal commerciale.

                Lucio Corsi, Lucio chi?

                E l’Italia? Lucio Corsi è stato applaudito per la sua esibizione e la canzone “Volevo essere un duro” ha conquistato molti fan, soprattutto dopo Sanremo. Ma per ora, secondo ChatGPT, le speranze italiane restano flebili. L’AI posiziona l’Italia solo al decimo posto, con appena il 2,4% di probabilità di portarsi a casa la vittoria.

                Non va meglio per Gabry Ponte, in gara per San Marino con il brano “Tutta l’Italia”: la sua performance è piaciuta ma, a quanto pare, non abbastanza da guadagnarsi un posto nemmeno nei primi dieci. E pure Tommy Cash, che con “Espresso macchiato” aveva infiammato il pubblico della semifinale, resta fuori dalla top list.

                La top 10 secondo l’intelligenza artificiale

                Ecco la classifica completa stilata da ChatGPT sulla base di recensioni, reazioni sui social e dati delle agenzie di scommesse:

                1. Svezia – 41%
                2. Austria – 20%
                3. Francia – 11%
                4. Israele – 8%
                5. Paesi Bassi – 7%
                6. Albania – 5,9%
                7. Finlandia – 4,8%
                8. Belgio – 4%
                9. Malta – 3,8%
                10. Italia – 2,4%

                Secondo ChatGPT, “i fattori che influenzano le probabilità non sono solo la qualità musicale, ma anche l’impatto visivo della performance, la viralità online e la reputazione storica del Paese nel contest”. E in tutto questo, la Svezia parte avvantaggiata: è già vincitrice di ben sette edizioni, seconda solo all’Irlanda, e l’anno scorso ha trionfato con Loreen.

                In attesa di nuovi verdetti

                La seconda semifinale potrebbe ancora rimescolare le carte. Ma per ora, il verdetto dell’intelligenza artificiale è chiaro: la Svezia ha la strada spianata verso un nuovo trionfo. Per l’Italia, invece, potrebbe essere una serata di musica e stile, ma non di gloria.

                Sabato lo scopriremo. Intanto, Lucio Corsi si gode il palco. E i fan italiani, anche con solo il 2,4%, non smettono di tifare.

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