Società
L’Italia buen retiro dei super-ricchi (mentre la classe media affoga nei mutui)
Ex banchieri svizzeri, campioni di Formula 1 e magnati globali scelgono Milano, Roma e Como. La Svizzera protesta, ma a pagare sono gli italiani comuni: case inaccessibili e stipendi da fame.

L’Italia non sarà mai un paradiso per i lavoratori, ma per i super-ricchi sì. Dal 2017, grazie alla flat tax pensata dal governo Renzi, chi decide di trasferirsi qui paga una tassa forfettaria di 200 mila euro l’anno sui redditi prodotti all’estero, più 25 mila per ogni familiare. Spiccioli, se guadagni miliardi.
Il caso più eclatante riguarda due ex manager della banca svizzera Pictet, Renaud de Planta e Bertrand Demole. Hanno lasciato Ginevra per il Belpaese, scatenando l’ira dei connazionali, che vedono fuggire i loro contribuenti più pesanti. Non è un dettaglio: in Svizzera questi signori versavano montagne di denaro, in Italia pagano un forfettone da ridere.
A seguirli, altri nomi altisonanti. Lewis Hamilton, re della Formula 1, ha comprato casa a Milano. L’imprenditore egiziano Nassef Sawiris, patrimonio stimato vicino ai 9 miliardi, ha preso la residenza tricolore. E poi manager e finanzieri che puntano a sfruttare la stessa scorciatoia. Secondo il Henley Private Wealth Migration Report, entro fine anno potrebbero arrivare altri 3.600 milionari.
Il risultato? Quartieri di Milano e Roma trasformati in riserve per ricchi. A Brera e CityLife gli appartamenti volano oltre i 34 mila euro al metro quadro. Sul lago di Como ville storiche passano di mano a cifre folli. Nel frattempo, le famiglie italiane arrancano tra mutui alle stelle e affitti impossibili.
La Svizzera grida al furto di contribuenti, ma il paradosso è che l’Italia non si scandalizza: anzi, accoglie i miliardari a braccia aperte, sperando che con il loro shopping di lusso tengano in piedi un’economia sempre più fragile. Solo che l’equazione è semplice: se i super-ricchi risparmiano, la classe media paga il conto.
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Lifestyle
Cani e gatti in ufficio! Come diventare un’azienda pet-friendly
Diventare un’azienda pet-friendly richiede impegno e pianificazione, ma i benefici per il benessere dei dipendenti e la produttività sono notevoli. Implementando una policy chiara, coinvolgendo esperti e creando spazi adatti, si può garantire un ambiente di lavoro armonioso e accogliente per tutti.

Portare il proprio cane o gatto in ufficio può migliorare l’umore, ridurre lo stress e favorire le interazioni tra colleghi. Ma sono davvero poche finora in Italia le aziende che possono rendere un ufficio davvero pet-friendly. Chi ce la fa ha stabilità di comune accordo con i dipendenti precise regole di convivenza da seguire.
Stabilire un comportamento comune
Per prima cosa è fondamentale introdurre una policy formale che specifichi i requisiti per i proprietari e i loro animali. I dipendenti devono essere responsabili del comportamento, del benessere e dell’igiene dei propri pet, assicurandosi che non siano di intralcio al lavoro e mantenendo gli spazi puliti.
Coinvolgere tutti i dipendenti anche chi non ha animali o decide di lascarli a casa
Chi non possiede animali deve sentirsi a proprio agio e in grado di lavorare senza distrazioni. È importante quindi prevedere un processo per gestire eventuali lamentele e soluzioni per chi preferisce non entrare in contatto con gli animali, come aree pet-free o sale conferenze designate.
Tutti vaccinati e ben addestrati
Tutti gli animali che seguono i loro padroni in ufficio devono essere in regola con le vaccinazioni e privi di infezioni contagiose o parassiti. Devono essere ben educati, abituati a socializzare e senza comportamenti aggressivi. Prima di decidere di portare in ufficio il proprio cane o gatto, dopo l’accordo con la propria azienda, è consigliabile attivare una polizza assicurativa per coprire i costi di eventuali danni a cose e persone.
Pulizia e gestione degli incidenti
Prepararsi a gestire incidenti come sporcizia o danni è parte integrante di un ambiente pet-friendly. Le aziende dovrebbero fornire materiale per la pulizia e stabilire procedure per la disinfezione delle aree dopo gli incidenti aiuta a mantenere un ambiente sano per tutti.
Delimitare aree pet-free
Bisogna definire le aree dove gli animali non possono entrare, come spazi di produzione, laboratori, cucine o aree con attrezzature sensibili. Considerare anche aree dedicate a chi soffre di allergie per garantire un ambiente confortevole per tutti.
Supporto degli esperti e certificati di buona condotta
Collaborare con esperti del settore, come veterinari ed educatori cinofili, per formare i dipendenti. Iniziative come il patentino di buona condotta, che certifica il comportamento del cane e il rapporto con il proprietario, possono essere utili per garantire un ambiente armonioso.
I benefici di lavorare accanto al proprio cane
Secondo ricerche condotte da aziende come Mars e Purina, la presenza di animali domestici in ufficio può migliorare l’umore (47%), ridurre lo stress (42%) e stimolare la creatività (31%). Questi benefici si riflettono anche sulla produttività (27%) e sulle interazioni tra colleghi (40%).
Strumenti e guide utili
Mars ha prodotto un manuale intitolato “Pet friendly office: Teoria e pratici consigli per ospitare al lavoro gli amici a quattro zampe” per aiutare le aziende a diventare pet-friendly. Per il settore turistico, la guida “Dog-In-Dog-Out, Diventa leader nella Dog Hospitality” di Elisa Guidarelli ed Emanuele Clemente è una delle diverse pubblicazioni che fornisce consigli specifici per l’accoglienza degli animali.
Lifestyle
Che fine hanno fatto i biglietti da visita nell’era digitale?
Il biglietto da visita, sia cartaceo che digitale, continua a essere un elemento essenziale nel mondo professionale, adattandosi e evolvendosi con le tecnologie emergenti. La combinazione di tradizione e innovazione rappresenta la chiave per mantenere vivo questo rituale globale.

Nell’era della trasformazione digitale, potrebbe sembrare che i biglietti da visita siano destinati all’obsolescenza. Tuttavia, un’indagine ha raccolto dati internazionali e pareri di esperti, dimostrando che questo piccolo rettangolo di carta continua a plasmare le relazioni professionali adattandosi all’evoluzione tecnologica. I biglietti da visita cartacei coesistono con quelli digitali dotati di QR Code e quelli realizzati con realtà aumentata, confermando il loro ruolo cruciale nelle interazioni di lavoro.
L’impulso dei biglietti da visita digitali
Secondo HiHello, una delle piattaforme che realizza biglietti da visita, lo scorso anno ne sono stati condivisi oltre 13 milioni digitali. Market Research Future prevede una crescita significativa del 9,8% per questo settore, mentre il mercato globale dei cartacei, stimato a 1,3 miliardi di dollari nel 2021, continua a contrarsi ma a resistere.
Tra tradizione e innovazione
La chiave per il futuro dei biglietti da visita sembra essere un approccio che bilanci tradizione e innovazione. Mentre il biglietto da visita fisico rimane un potente strumento di connessione personale, il suo equivalente digitale offre nuove opportunità di networking interattivo e sostenibile.
Biglietti da visita in realtà aumentata
I biglietti da visita in realtà aumentata sovrappongono contenuti virtuali in 2D o 3D, offrendo una presentazione innovativa e coinvolgente del proprio ruolo e dell’azienda. Secondo Massimo Galli, consulente sulle terapie del linguaggio e delle relazioni “Questa trasformazione ha reso la connessione immediata e semplice, ma ha ridotto l’intimità dell’interazione. Parafrasando McLuhan, il medium digitale è diventato il messaggio, modificando come comunichiamo e cosa siamo. Le identità sono fluide e intercambiabili, dove la solidità del cartaceo lascia spazio alla fugacità del byte. Sta a noi umani riappropriarci della profondità e creare nuovi rituali che arricchiscano l’esperienza, ricordando che dietro ogni contatto digitale c’è comunque una persona reale“.
Una risorsa in vacanza
La natura digitale dei biglietti da visita consente di condividere i propri contatti professionali ovunque ci si trovi, senza la necessità di avere fisicamente con sé i biglietti cartacei.
Il fascino del rituale asiatico del biglietto da visita
Giappone
In Giappone, lo scambio di biglietti da visita, noto come “meishi koukan“, è un’introduzione formale e rispettosa. I biglietti vengono presentati con entrambe le mani, con il testo rivolto verso il destinatario. Ricevere un biglietto richiede un momento di attenta osservazione e un commento rispettoso. È considerato scortese mettere subito il biglietto in tasca; l’attività professionale non può iniziare finché non avviene questo scambio.
Cina
In Cina, i biglietti si presentano e ricevono con entrambe le mani. È apprezzato avere un lato del biglietto tradotto in cinese. Il rango e il titolo sono particolarmente importanti e dovrebbero essere evidenziati.
Corea del Sud
In Corea del Sud, lo scambio avviene all’inizio di un incontro, con la persona di rango inferiore che offre per prima il suo biglietto. È considerato irrispettoso scrivere sul biglietto ricevuto in presenza del proprietario.
India
In India, i biglietti vengono scambiati anche in contesti non lavorativi. Devono essere presentati con la mano destra, considerata la mano pura. Come in altri paesi asiatici, il biglietto va presentato con il testo rivolto verso il destinatario.
Società
Tensione rinnovata tra J.K. Rowling ed Emma Watson: la rottura sui diritti transgender esplode di nuovo
Dopo un’intervista in cui l’ex interprete di Hermione esprime affetto per l’autrice nonostante i dissensi, Rowling risponde con accuse durissime. Scontro aperto tra due figure legate da una storia condivisa, ora divise da ideologie e parole.

Lo scontro pubblico tra J.K. Rowling ed Emma Watson torna a farsi forte dopo le dichiarazioni dell’attrice sul podcast On Purpose with Jay Shetty. In cui Watson ha parlato del complesso rapporto che ha con l’autrice di Harry Potter. Le sue parole – di affetto ma anche di dissenso – sembravano offrire un’apertura: «Posso custodire i ricordi e al tempo stesso non condividere le sue posizioni».
Watson ha ribadito che, nonostante le divergenze sulle posizioni di Rowling riguardo ai diritti delle persone transgender. Resta grata per l’esperienza che l’ha vista crescere accanto all’autrice. Ha ammesso che la mancanza di dialogo è ciò che le ha fatto più male.
La replica caustica di Rowling
La risposta di Rowling non si è fatta attendere. In un lungo post su X (ex Twitter), l’autrice critica Watson – e Daniel Radcliffe – definendoli persone che, in virtù del successo ottenuto grazie alla saga, si sentono in diritto di opporsi pubblicamente alle sue idee. Rowling ha usato toni molto duri, soprattutto verso Watson, accusandola di ignoranza per via del suo stile di vita protetto: ricchezza, celebrità, influencer, comfort che non lasciano secondo l’autrice margine per comprendere pienamente le difficoltà vissute da altri.
Rowling afferma, inoltre, che Watson non potrà mai capire certe esperienze che riguardano donne senza privilegi, come la vulnerabilità nei rifugi per senzatetto, il dover affrontare spogliatoi o reparti misti negli ospedali — circostanze che, secondo lei, Emma non ha mai incontrato.
Ha definito inesplicabile anche la richiesta implicita che Watson – e altri che hanno lavorato nella saga – la “sostengano” sempre in pubblico senza eccezioni. Rowling ha contestato l’idea che il legame creato professionalmente le imponga una lealtà anche ideologica.
Il contesto più ampio
Le tensioni tra Rowling e l’attrice non sono nate ieri. Dal 2019 in poi, le dichiarazioni di Rowling sul genere e sull’identità transgender hanno scatenato numerose reazioni dentro e fuori dal mondo dello spettacolo. Watson, come altri protagonisti della saga (Radcliffe in particolare), si è distintamente dissociata da alcune affermazioni dell’autrice, sostenendo un approccio inclusivo.
Watson, nell’intervista recente, ha cercato un equilibrio: conservare la gratitudine verso ciò che ha vissuto e imparato grazie a Rowling. Ma esprimere anche la distanza rispetto a ciò che Rowling sostiene pubblicamente riguardo a certe politiche sul genere. È una posizione che molti hanno definito diplomatica, ma che evidentemente non ha placato la scrittrice.
Implicazioni e reazioni
La disputa tra autrice e attrice tocca temi centrali oggi: libertà di espressione, inclusività, responsabilità morale di personaggi pubblici. Da un lato c’è chi sostiene che esprimere critiche verso certe ideologie non debba significare cancellare il passato o negare affetti; dall’altro chi ritiene che alcune posizioni non siano solo opinioni ma fratture etiche, che incidono su diritti e dignità altrui.
Rompiendo l’illusione di un rapporto intatto, questo nuovo scambio di accuse rischia di allontanare definitivamente le speranze di riconciliazione, almeno pubblica. Alcuni fan hanno sperato in una riunione del cast, in testimonianza di unità anche nel disaccordo, ma le parole durissime potrebbero rendere quel momento improbabile.
La vicenda tra Emma Watson e J.K. Rowling non è solo un conflitto personale, ma un riflesso delle più ampie tensioni nell’era della polarizzazione sociale: ideologie che dividono, amicizie che vacillano, storie condivise che vengono riviste alla luce di prospettive mutate.
Watson cerca di conciliare memoria, affetto e dissenso; Rowling esige riconoscimento delle proprie esperienze e chiede coerenza da chi ha beneficiato del mondo che lei ha costruito. Nel mezzo restano le parole, le reazioni del pubblico, e la domanda: quando l’arte, la fama, la memoria e l’umano confronto trovano una strada comune nonostante i dissensi, è possibile una vera riconciliazione?
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