Televisione
“BellaMa’ di sera” chiude dopo due puntate: flop d’ascolti e tegola per Pierluigi Diaco, la Rai spegne l’esperimento serale
Dopo l’esordio con uno share già debole al 4%, il secondo appuntamento è crollato al 2,6%. Numeri troppo bassi per giustificare la prosecuzione. Pierluigi Diaco incassa il colpo, ringrazia la Rai e rilancia sulla striscia quotidiana di Rai2, che continuerà regolarmente.

È durata appena due settimane l’avventura di BellaMa’ di sera, il tentativo di trasformare il format pomeridiano di Rai2 in un talk da prima serata. I vertici di Viale Mazzini hanno scelto di interrompere il progetto dopo il tracollo degli ascolti: dal 4% della prima puntata al misero 2,6% della seconda, un dato troppo basso per immaginare un futuro televisivo.
Una chiusura rapida, quasi chirurgica, che conferma quanto la Rai fosse già in allerta dopo il debutto sottotono. Ai piani alti non si aspettavano miracoli, ma nemmeno un crollo così verticale. L’idea era quella di sperimentare un linguaggio più fresco e coinvolgente, portando in prima serata il mondo giovanile e social già protagonista del pomeriggio. Il risultato, però, è stato un prodotto che non ha trovato né un’identità né un pubblico.
Pierluigi Diaco ha provato a difendere il progetto, ma lo ha fatto con realismo: «BellaMa’ di sera è stato un esperimento, non è andato come sperato. Ne prendo atto e, come accade in questo mestiere, ci fermiamo per impegnarci con passione nella versione quotidiana». Nessun dramma, almeno a parole, ma certo il colpo non è leggero per un conduttore che aveva puntato molto sul rilancio serale.
La Rai, nel comunicato ufficiale, ha ringraziato Diaco per l’impegno, ribadendo la fiducia nella fascia pomeridiana dove BellaMa’ continuerà a presidiare lo slot con buoni risultati. Una consolazione magra, ma pur sempre una certezza di lavoro.
Il fallimento della versione serale segna invece un campanello d’allarme: il pubblico televisivo, già difficile da fidelizzare, non sembra disposto a seguire repliche di format adattati alla meno peggio. La platea serale pretende contenuti forti e originali, non una semplice estensione di ciò che funziona a un altro orario.
Il rischio, adesso, è che il flop pesi anche sulla credibilità di Diaco come uomo-rai del futuro. Se la striscia quotidiana resta un piccolo presidio di Rai2, la sua scalata ai palinsesti alti dovrà attendere. Perché a “BellaMa’ di sera” non è bastato cambiare luce in studio: senza ascolti, la notte è calata presto.
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Televisione
Soleil Sorge ricorda la madre Wendy Kay: “Ha combattuto fino alla fine, ora spero di rivederla un giorno”
L’influencer si è raccontata a Verissimo, per la prima volta dopo la scomparsa della madre lo scorso giugno. Silvia Toffanin, commossa, ha condiviso il dolore con lei.

È stata un’intervista intensa e commovente quella che Soleil Sorge ha rilasciato a Verissimo, la prima dopo la perdita della madre Wendy Kay, morta a giugno 2025. La donna, originaria degli Stati Uniti, si è spenta a causa di una recidiva del tumore al seno, la stessa malattia che aveva affrontato anni prima, quando Soleil era appena adolescente. Un percorso di sofferenza e coraggio che la conduttrice Silvia Toffanin ha voluto ricordare insieme all’ex concorrente del Grande Fratello Vip e oggi influencer e opinionista televisiva.
“Il cancro è stato il nemico contro cui ha combattuto tutta la vita”, ha raccontato Soleil, con la voce rotta dall’emozione. “Aveva saputo dal medico che non c’era più nulla da fare, ma non ha voluto dirmelo. L’ho scoperto soltanto dopo la sua morte. Era il suo modo di proteggermi, fino alla fine”.
Il ricordo di una madre guerriera
Wendy Kay aveva già affrontato il tumore al seno quando la figlia aveva 14 anni. Dopo anni di apparente remissione, la malattia era tornata in una forma più aggressiva circa tre anni fa. Per curarsi, aveva scelto di tornare negli Stati Uniti, Paese in cui era nata e dove si sentiva più al sicuro. Nonostante la distanza, il legame con Soleil è rimasto fortissimo. Negli ultimi anni, l’influencer si era divisa tra Italia e Stati Uniti per trascorrere con la madre tutto il tempo possibile.
Purtroppo, non è riuscita a esserle accanto nell’ultimo momento. “Sarei dovuta partire pochi giorni dopo, ma non ho fatto in tempo a raggiungerla”, ha confessato. Una ferita che l’ha segnata a lungo, fino a quando ha trovato conforto in un pensiero che la accompagna: “Forse non era destino che la salutassi allora. Ci ritroveremo più in là, in un altro posto”.
La commozione di Silvia Toffanin
Le parole di Soleil hanno toccato profondamente anche Silvia Toffanin, che conosce bene il dolore per la perdita della madre, scomparsa nel 2020. In studio, la conduttrice non ha trattenuto le lacrime e ha voluto abbracciare virtualmente l’ospite, condividendo la stessa esperienza: “Capisco ogni parola, ogni silenzio. Quando perdi una madre, una parte di te non sarà mai più la stessa”.
Un legame indissolubile
Nonostante la sofferenza, Soleil ha scelto di raccontare la sua esperienza con sincerità, sottolineando quanto l’esempio della madre continui a guidarla. “Mia madre mi ha insegnato a essere forte, a guardare avanti anche nei momenti più bui. Se oggi riesco a sorridere, lo devo a lei”, ha detto tra le lacrime.
La perdita di Wendy Kay lascia un vuoto enorme, ma anche l’eredità di una battaglia vissuta con dignità e determinazione. Soleil, oggi più che mai, si sente chiamata a portare avanti il messaggio della madre: affrontare la vita con coraggio, nonostante il dolore.
Televisione
4 Hotel o One Man Show? Bruno Barbieri si prende tutto lo spazio, e gli hotel passano in secondo piano
Una volta era una gara tra hotel, oggi è il Bruno Barbieri Show. Tra un topper e l’altro, il conduttore si prende la scena, lasciando gli hotel e i concorrenti in secondo piano.

Arriva un momento in cui anche le idee migliori finiscono per stancare, soprattutto quando tutto sembra diventare una lunga ripetizione di sé stesso. E questo è esattamente il caso di “4 Hotel”, il programma che vede Bruno Barbieri in missione tra le strutture ricettive italiane. Un tempo frizzante e con quel tocco di originalità che ti faceva rimanere incollato alla tv, oggi la trasmissione sembra soffrire di una sindrome da loop infinito: stessi hotel “tipici”, stesse gag, stesse inquadrature e, soprattutto, lo stesso Barbieri che gigioneggia in ogni scena come se fosse una passerella personale.
Ormai, il format è diventato una sorta di pubblicità camuffata: gli hotel gareggiano per accaparrarsi l’attenzione e promuovere la loro lavatura e stiratura più che la qualità della struttura. Diciamocelo, non importa chi vince, l’importante è far parlare di sé e riempire gli schermi con dettagli che nessun altro programma ti permetterebbe di mostrare. E non possiamo certo ignorare i momenti di tensione tra gli albergatori: tutti educatissimi davanti alla telecamera, ma pronti a sbranarsi nel momento del voto. Solo che, purtroppo, anche questa dinamica è stata ormai ridotta a una sorta di noioso check-out, con poco spazio per le strategie e ancor meno per le frecciatine velenose che potrebbero rendere tutto più divertente.
Ma veniamo al vero problema: Bruno Barbieri. Se all’inizio il suo ruolo di mentore poteva essere interessante, oggi sembra che 4 Hotel sia più una passerella per il suo ego debordante. Il caro Bruno, tra un topper e l’altro (quelli che vende nella sua personale linea di biancheria, guarda un po’), ha trasformato la trasmissione in un mega show in cui lui è protagonista assoluto. Dalla moda all’hôtellerie, il nostro chef ormai è un tuttofare: e non importa se inizialmente era solo un cuoco, perché adesso è diventato il Re del Topper. E a chi interessa degli hotel e dei loro concorrenti? Tanto c’è lui, con i suoi completi impeccabili e il gusto da indossatore navigato, che oscura tutto il resto.
E così, tra una battuta e l’altra, un altro episodio di 4 Hotel si chiude senza sorprese, senza brio, ma con tanta pubblicità (volontaria e non).
Televisione
Enrica Bonaccorti ricorda i suoi scandali tv: dal dolore per il figlio perso agli attacchi su “Non è la Rai”, fino a Playboy per mantenere la figlia
Dalla sostituzione disperata della Carrà alle ferite di “Non è la Rai”, passando per l’annuncio di una gravidanza che le costò carissimo: Bonaccorti si confessa, tra rancori e sogni ancora vivi.

«Fui scelta per disperazione». Enrica Bonaccorti lo ripete ancora oggi ricordando il momento in cui la Rai la piazzò al posto di Raffaella Carrà a mezzogiorno, dopo che tutti – da Mondaini a Vianello, fino a Virna Lisi – avevano rifiutato. Lei accettò, terrorizzata, e fu Gianni Boncompagni ad “incoraggiarla” con la sua solita ironia: «Non ti preoccupare, tanto andrà malissimo». Invece il miracolo arrivò: “Pronto, chi gioca?” funzionò e lei si guadagnò il soprannome di “miracolata”.





L’apice durò poco. L’annuncio in diretta di una gravidanza segnò la sua carriera. «Mi seguivano otto paparazzi, non volevo che la notizia uscisse dal gossip», spiega oggi. Ma quella scelta le si ritorse contro: accusata di aver usato la tv di Stato per scopi privati, il giorno dopo fu massacrata dalla stampa. E, nel mezzo del clamore, perse il bambino. «Un dolore enorme», dice. Da lì la sensazione di essere abbandonata, fino al passaggio a Mediaset, corteggiata da Berlusconi con “cifre astronomiche”.

Poi arrivò “Non è la Rai”. E con esso lo scandalo del cruciverbone truccato: una telespettatrice diede la risposta prima della domanda. Bonaccorti reagì con foga: «Fermate la musica, datemi una mitragliatrice!». La frase le costò cara: «Qualcuno mi disse che avrei dovuto glissare, ma il mio carattere ha deciso per me. E la carriera fece un testacoda».
A chi le chiede se rifarebbe oggi quel programma risponde secca: «Meglio evitare, i social lo distruggerebbero. Allora c’era leggerezza, oggi sarebbe un massacro». Non rinnega nulla, neppure le foto per Playboy: «Avevo una figlia piccola, nessun marito accanto e quei soldi mi servivano. Erano scatti più artistici che erotici, oggi fanno sorridere».
Di sé dice di essere stata troppo malleabile ma anche troppo diretta, «un soldatino ma con lingua affilata, abbastanza per diventare scomoda». Oggi sogna ancora un Sanremo: «Vorrei scrivere una canzone che vinca. Non canto, non ballo, ma scrivo benissimo».
Un mix di candore e ferite che l’ha resa un personaggio divisivo, amato e criticato, sempre in bilico tra il ruolo della “miracolata” e quello della “colpevole”. E a quasi ottant’anni, Enrica Bonaccorti resta fedele al suo motto: «Il destino è il nostro carattere».
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