Cinema
Sabrina Ferilli professoressa “terribile”? La svolta a sorpresa nel nuovo capitolo di Notte prima degli esami
Dopo l’interpretazione indimenticabile di Giorgio Faletti, scomparso nel 2014, il film potrebbe affidare quel ruolo iconico a Sabrina Ferilli. L’attrice romana sarebbe stata contattata per una nuova versione della storia che punta a riscrivere le dinamiche tra studenti e docente.

Un ritorno che pochi avrebbero previsto, ma che sta già alimentando curiosità e ipotesi: Notte prima degli esami, il titolo cult diretto da Fausto Brizzi nel 2006, potrebbe presto avere un nuovo capitolo. E questa volta la sorpresa non riguarda tanto la trama adolescenziale, quanto il ruolo del professore che per anni è stato l’incubo – e al tempo stesso la sfida – per un’intera generazione di studenti sul grande schermo.
Quell’insegnante “terribile”, impersonato da Giorgio Faletti con un’interpretazione rimasta scolpita nell’immaginario collettivo, potrebbe tornare in una veste inedita. Secondo indiscrezioni, la produzione avrebbe pensato di trasformare il personaggio maschile in una figura femminile, affidandolo a una delle attrici più amate e popolari del cinema e della televisione italiana: Sabrina Ferilli.
Un passaggio di testimone che sarebbe più di un semplice cambio di genere. La presenza di Ferilli darebbe infatti al film un’impronta diversa, capace di ridefinire il rapporto tra professore e studenti e di introdurre nuove sfumature narrative. Il personaggio non sarebbe più soltanto un antagonista da temere, ma potrebbe diventare il simbolo di un’autorità diversa, più sottile e al tempo stesso più complessa.
D’altronde, Notte prima degli esami ha sempre giocato sulla nostalgia e sul racconto di una fase di passaggio decisiva: la maturità come rito di crescita, la paura del giudizio, la tensione verso il futuro. Inserire una figura come Ferilli, con la sua ironia e la sua intensità, significherebbe aggiornare quel linguaggio a un presente in cui le regole della scuola, e quelle della società, sono profondamente cambiate.
Il progetto, ancora in fase di lavorazione, non ha una data di uscita né dettagli ufficiali sul cast. Ma la suggestione è forte: riportare in sala un titolo che nel 2006 seppe intercettare i sogni e le ansie di un’intera generazione e che oggi potrebbe parlare ai nuovi adolescenti con un linguaggio rinnovato.
Per ora resta il fascino dell’ipotesi: Sabrina Ferilli nei panni della professoressa che nessuno studente vorrebbe incontrare sulla propria strada, e che invece potrebbe rivelarsi l’anima sorprendente del film. Sarebbe davvero la chiave per riaccendere la magia di un cult che sembrava destinato a restare senza seguiti?
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Cinema
Dal bar all’Oscar: il viaggio sorprendente di Matthew McConaughey
Da studente a Hollywood star grazie a un episodio al bar, fino a una riscoperta interiore tra deserto, diario e consapevolezza: McConaughey racconta nel suo memoir Greenlights cosa significa vivere davvero.

Tutto è iniziato in un bar di Austin. Matthew McConaughey, appena ventitreenne e studente, incontra per caso il casting director Don Phillips. Una conversazione – e forse qualche drink di troppo – lo porta a ottenere un provino per Dazed and Confused, il film di Richard Linklater. Nonostante Linklater fosse titubante, ritenendo McConaughey «troppo bello» per il ruolo, l’attore impressionò il regista trasformandosi in Wooderson con naturalezza, aggiungendo battute e carisma al personaggio. Quel ruolo, nato in modo casuale, segna l’inizio della sua carriera e la consacrazione come astro nascente di Hollywood.
Negli anni successivi, McConaughey alterna commedie romantiche a ruoli drammatici, trovandosi spesso ostacolato dal suo stesso successo di bellezza. Ma negli anni ’10 del nuovo millennio arriva la svolta: performance intense nei film Killer Joe (William Friedkin), Mud (Jeff Nichols) e la partecipazione a The Wolf of Wall Street rappresentano una rinascita artistica, prima dell’exploit definitivo in Dallas Buyers Club, che gli frutta l’Oscar come miglior attore protagonista.
A quel punto il suo percorso si arricchisce di tappe inedite: la serie True Detective e il colossal Interstellar con Christopher Nolan ampliano ulteriormente la sua portata e dimostrano la sua versatilità.
Il racconto di questo straordinario percorso trova forma nel suo memoir Greenlights (2020), scritto durante un’esperienza radicale: 52 giorni in solitaria nel deserto, senza elettricità, con l’unica compagnia dei suoi diari, iniziati all’età di 14 anni. Il libro raccoglie aneddoti, poesie, riflessioni e “preghiere”, e riflette sulla capacità di riconoscere i “semafori verdi” della vita, anche tra quelli rossi o gialli.
Tra le pagine emergono aforismi come: “Tutti abbiamo cicatrici… meglio ballare con il tempo che combattelo” e “Meglio perdere soldi divertendosi che guadagnarli annoiandosi”. Non mancano esperienze inaspettate, come un incontro in videochiamata con lo yogi indiano Sadhguru, che sottolineano la natura esplorativa del libro.
Cinema
Emma Watson confessa l’addio alla recitazione: “Mi stava distruggendo, non mi manca per niente. La mia vita aveva toccato il fondo”
Dopo Piccole Donne di Greta Gerwig, Emma Watson non è più apparsa in un film. L’attrice spiega di essersi sentita imprigionata dalla pressione del mestiere e rivela che oggi preferisce dedicarsi a se stessa, alla famiglia e agli affetti, lontana dallo stress delle grandi produzioni.

Emma Watson non ha rimpianti. A quasi sette anni dal suo ultimo film, l’attrice che il pubblico ha conosciuto come Hermione nella saga di Harry Potter ha spiegato le ragioni del suo addio a Hollywood. «Forse sono la persona più felice e in forma che sia mai stata», ha raccontato in un’intervista a Hollywood Authentic, lasciando intendere che la pausa dal cinema si è trasformata in una scelta definitiva.
Il suo ultimo ruolo importante risale al 2019, quando ha interpretato Meg March nell’adattamento di Piccole Donne firmato da Greta Gerwig. Da allora, silenzio: «Recitare non mi manca per niente, mi stava distruggendo», ha confessato. A pesare non era tanto il lavoro sul set, quanto il contorno: conferenze stampa, interviste, tour promozionali, una macchina che riduceva al minimo la parte creativa. «Non mi manca vendere oggetti. Mi manca l’arte, ma non la pressione», ha ammesso.
La star ha ricordato anche un recente esperimento teatrale con amici: «Non era nemmeno per un vero pubblico, eppure ho riscoperto quanto possa essere stressante. Mi sono detta: cavolo, è davvero così! Non mi manca».
Dopo il kolossal Noah, il cult generazionale Noi siamo infinito e il successo mondiale de La Bella e la Bestia, Watson ha deciso di fermarsi quando ha capito che il ritmo di quel mondo stava logorando la sua vita privata. «Avevo bisogno di ricostruire le fondamenta: la casa, gli amici, la famiglia. Lavoravo così tanto che il fondo era crollato».
Oggi l’attrice vive con più serenità, lontana dai riflettori e senza ansia da prestazione. «Se non hai basi solide, passi da un progetto all’altro terrorizzata dal vuoto che c’è tra loro», ha detto. Una riflessione che spiega perché non abbia più cercato nuove parti.
Per il momento, nessun ritorno all’orizzonte. Emma Watson si gode una vita diversa, lontana da Hollywood, con la convinzione di aver fatto la scelta giusta: «Nessuna nostalgia, nessun rimpianto».
Cinema
Oscar 2026, l’Italia punta su Familia: il film di Francesco Costabile in gara come miglior film internazionale
Il comitato istituito dall’Anica ha scelto Familia come titolo italiano in corsa per l’International Feature Film Award. La strada verso la nomination è lunga: shortlist il 16 dicembre 2025, cinquina finale il 22 gennaio 2026, Oscar il 15 marzo a Los Angeles.

Sarà Familia di Francesco Costabile a rappresentare l’Italia nella corsa all’Oscar 2026 come miglior film internazionale. L’annuncio è arrivato al termine della riunione del comitato di selezione istituito dall’Anica su incarico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Riunito davanti a un notaio, il gruppo di esperti ha votato all’unanimità per il film di Costabile, preferendolo ad altri 23 titoli in lizza.
Familia è stato presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, dove aveva già raccolto consensi di critica per la sua forza narrativa. E per l’intensità della messa in scena. Ora si prepara a competere nella categoria International Feature Film Award della 98ª edizione degli Academy Awards. Un percorso che si annuncia complesso ma ricco di aspettative.
Il calendario dell’Academy è già fissato: il 16 dicembre 2025 verrà annunciata la shortlist dei quindici film internazionali che resteranno in gara, mentre il 22 gennaio 2026 arriverà la cinquina finale delle nomination ufficiali. L’appuntamento clou sarà il 15 marzo 2026 al Dolby Theatre di Los Angeles, quando verranno assegnate le statuette più ambite del cinema mondiale.
Per il nostro Paese si tratta di una candidatura importante: l’Italia vanta una lunga tradizione agli Oscar, con trionfi storici firmati da maestri come Fellini, De Sica, Tornatore e Benigni. L’auspicio è che Familia possa iscriversi a quella lista, riportando il cinema italiano sotto i riflettori internazionali.
Il film di Costabile, già apprezzato per la sua capacità di fondere realismo e intensità emotiva, racconta storie di legami e conflitti familiari sullo sfondo di un’Italia in trasformazione. Temi universali, capaci di parlare anche a un pubblico globale.
Adesso resta l’attesa: la corsa all’Oscar è ufficialmente cominciata, e Familia ha sulle spalle la responsabilità e l’orgoglio di rappresentare il nostro cinema.
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