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Sport

Viaggio nella crisi Ferrari: tra tensioni interne, accuse incrociate e il futuro incerto di Leclerc

Il rendimento è crollato dopo il rinnovo di Vasseur: solo 50 punti in cinque gare. A Maranello serpeggia la sfiducia, e il pilota monegasco inizia a guardarsi intorno per non sacrificare la carriera aspettando una rinascita che tarda ad arrivare.

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    Un freddo improvviso è calato su Maranello. Niente a che vedere con l’autunno emiliano: è il gelo della crisi Ferrari, profonda, tecnica e umana. Da settimane il clima nel box è teso, e ogni gran premio sembra aggiungere un nuovo capitolo a una stagione nata male e proseguita peggio.

    I numeri parlano chiaro: da quando Fred Vasseur ha rinnovato fino al 2027, il rendimento è crollato. In cinque gare, la Ferrari ha raccolto appena 50 punti, doppiata da McLaren, Mercedes e quasi anche da Red Bull. La SF-25 non convince: manca carico aerodinamico, soffre di instabilità e surriscalda i freni. A Shanghai la squadra era stata persino squalificata per un’irregolarità sull’altezza da terra.

    Il malessere tecnico si è trasformato in tensione interna. Charles Leclerc punta il dito sulla macchina: «La Mercedes ha fatto grandi passi avanti, noi no. Difficile essere ottimisti in queste condizioni», ha ammesso senza mezzi termini. Lewis Hamilton, invece, guarda più in alto e accusa la struttura: «Divisione dei reparti, procedure, protocolli di lavoro: serve un cambio di metodo».

    Dietro le quinte si parla di un acceso confronto tra Vasseur e Matteo Togninalli, il capo dell’ingegneria di pista. Il team principal francese avrebbe perso la pazienza dopo l’ennesimo weekend deludente, ma la discussione è solo la punta dell’iceberg. Tra i tecnici, c’è chi si schiera con Leclerc e chi lo accusa di essere troppo critico e poco costruttivo.

    Intanto, il pilota monegasco — legato da un contratto lungo ma sempre più insofferente — avrebbe iniziato a guardarsi intorno. Il suo entourage dialoga con altri team in vista del 2027, quando entrerà in vigore il nuovo ciclo tecnico. Una mossa prudente: nessun talento vuole bruciare la carriera aspettando che la Ferrari torni competitiva.

    A Maranello si lavora giorno e notte al progetto della futura monoposto, ma il rischio è grande: che la macchina del domani nasca dentro una squadra divisa, stanca e disillusa. E, per chi conosce la storia del Cavallino, non c’è niente di più pericoloso del gelo che si insinua tra passione e potenza.

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      Calcio

      La mamma di Lamine Yamal debutta a Londra: cena a pagamento, selfie da 800 euro e un brand da sfruttare

      Nessuna traccia di Lamine: protagonista è solo lei, che dal profilo basso allo stadio passa ora al centro della scena. Il figlio è un campione, ma la madre ha deciso che è anche un marchio da monetizzare.

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        Sheila Ebana, 35 anni, sorride di profilo come una diva su un poster che annuncia il suo esordio in società: una cena esclusiva al Nobu Hotel di Portman Square, a Londra. Non è una serata di beneficenza, non è un evento di moda. È, semplicemente, la presentazione della “mamma di Lamine Yamal in qualità di mamma di Lamine Yamal”. Nessuna deroga al ruolo: lei è la madre del prodigio del Barcellona e della nazionale spagnola, e tanto basta per trasformare la maternità in un marchio. Biglietti da 150 euro per i curiosi confinati in fondo alla sala, 800 euro per chi vuole un selfie con la signora. Nel prezzo, rassicurano gli organizzatori, sono comprese le tre portate e le noccioline dell’aperitivo. Il figlio, invece, non ci sarà.

        La signora Sheila ha già dimostrato di avere fiuto per la scena. Fu lei a orchestrare la discussa festa dei 18 anni del figlio, quella con i nani assunti come intrattenimento. Fu ancora lei a benedire pubblicamente la relazione di Lamine con la cantante argentina Nicky Nicole, quasi a rivendicare un ruolo da futura suocera oltre che da madre. Ora però Sheila sceglie la ribalta per sé, con un’iniziativa che somiglia più a una tournée che a una cena.

        La sua storia parte da lontano. Originaria della Guinea Equatoriale, arrivò in Catalogna da ragazzina con pochi soldi e tante speranze. Ha lavorato ovunque: cameriera al McDonald, addetta in churrascherie, domestica. Poi le difficoltà familiari, la separazione dal marito marocchino Mounir Nasraoui, la nascita del secondo figlio Keyne. Lamine, cresciuto tra Rocafonda e il barrio di Matarò, nel frattempo diventava un talento da milioni. Il padre ha sempre preferito la posa dello spaccone – “vivrò alle tue spalle”, ha dichiarato – salvo finire nei guai, fino a beccarsi una coltellata in una lite di quartiere. Lei, invece, fino a ieri, si teneva in disparte: solo qualche apparizione sugli spalti del Camp Nou e all’Europeo, con la maglia numero 19 della Roja.

        Adesso il cambio di passo: basta profilo basso, Sheila ha capito che suo figlio è un campione ma anche un brand. E un brand, nell’era dei social e degli eventi a pagamento, va sfruttato. Così nello spot che pubblicizza il gala si fa riprendere in accappatoio, mentre si trucca con tacchi a spillo, un bicchiere di champagne in mano e un sorriso nuovo di zecca. Non serve altro. In fondo, nel calcio moderno, non è solo il talento che fa la fortuna: è il contorno che diventa spettacolo.

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          Calcio

          Oriana Sabatini: «Incinta e felice, ma vomito ogni giorno. Paulo Dybala mi vizia, il sesso? Zero voglia»

          La futura mamma si confessa senza filtri: nausea quotidiana, niente intimità e un Dybala trasformato in infermiere personale. Per la piccola in arrivo, caccia a un nome che non faccia sorridere i tifosi.

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            Altro che gravidanza patinata da copertina. Oriana Sabatini, cantante e attrice argentina e moglie di Paulo Dybala, ha scelto la sincerità più cruda per raccontare i suoi primi quattro mesi da futura mamma. Niente arcobaleni, niente foto da fiaba: «Sono molto felice, ma mi sento malissimo. Vomito tutti i giorni», ha confessato in tv, con l’onestà di chi non ha paura di demolire l’immagine patinata da “principessa del calcio”.

            Una confessione che ha subito fatto il giro dei media argentini, soprattutto per i dettagli intimi che la 28enne non ha esitato a condividere. A cominciare dal rapporto con il marito, stella della Roma e idolo delle tifoserie: «Paulo mi vizia, mi mette il pigiama e mi rimbocca le coperte». Altro che Joya in campo: dentro casa, il numero 21 giallorosso si è trasformato in un premuroso badante, pronto a correre in soccorso della moglie ogni volta che la nausea prende il sopravvento.

            E quando si parla di intimità? La risposta di Oriana ha spiazzato i fan che la seguono sui social: «Il sesso? Non ne ho voglia, mi sento troppo male». Una dichiarazione che conferma quanto la gravidanza possa rivoluzionare ogni aspetto della vita di coppia, anche per le coppie più glamour.

            Capitolo nome della bambina: la scelta non è ancora stata fatta, ma la cantante ha voluto sgombrare il campo da equivoci. «Hermione è troppo», ha detto ridendo, con un chiaro riferimento alla saga di Harry Potter. «Cercheremo qualcosa di originale, ma non strano». Insomma, un nome particolare ma che non trasformi la figlia in una mascotte da curva sud.

            Intanto, mentre i tifosi della Roma già fantasticano su futuri cori dedicati alla piccola Dybala-Sabatini, Oriana continua a raccontarsi senza filtri, demolendo con una battuta l’idea che la gravidanza sia solo una passerella glamour. Tra vomiti quotidiani, pigiami infilati dal marito e notti movimentate più per i risvegli che per la passione, l’artista argentina ha dimostrato che la sua favola è tutt’altro che zuccherosa.

            E chissà che proprio questa sincerità brutale non diventi il segreto della sua nuova popolarità: più che la “moglie di”, Oriana sembra intenzionata a essere la futura mamma che dice quello che tutte pensano, ma nessuna ammette.

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              Sport

              Marc Marquez, l’uomo solo al comando: il diavolo rosso che eguaglia Valentino Rossi e punta al sorpasso

              Jorge Martin si è dissolto, Bagnaia risorge tardi, Quartararo e Bezzecchi arrancano. Nel deserto dei contendenti, Marquez si prende tutto, tornando il pilota feroce che voleva “distruggere il mito di Rossi per creare il suo”.

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                Commosso, felice e lucidamente consapevole: Marc Marquez è di nuovo il padrone assoluto delle moto. Il campione spagnolo ha eguagliato Valentino Rossi per titoli mondiali e ora mette la freccia per un sorpasso che sembra solo questione di tempo. Una rivincita personale, costruita curva dopo curva, dopo sei anni di dolore, interventi e cadute che avrebbero piegato chiunque. Non lui.

                Ha ritrovato il talento, la fame e la ferocia di un tempo. Ma, come osserva Giorgio Terruzzi, “intorno a lui c’è il vuoto”. Perché Marquez oggi corre praticamente da solo, in un campionato orfano di veri antagonisti.

                Jorge Martin, campione 2024, si è dissolto: incidenti, errori e una tenuta mentale fragile lo hanno fatto scomparire dai radar. Alex Marquez, fratello minore e ombra troppo docile, è evaporato nel momento cruciale. Quartararo e Bezzecchi restano talenti veri, ma con moto mai abbastanza competitive da impensierire la Ducati.

                E poi c’è Pecco Bagnaia. L’italiano “risorge” dopo mesi di smarrimento tecnico e psicologico, quando però il Mondiale è già deciso. Due vittorie tardive che non bastano a restituirgli il ruolo di protagonista. La Ducati parla di una moto “più adatta al suo stile”, ma nessuno spiega davvero come si sia potuti passare da un baratro di difficoltà a una rinascita lampo.

                Nel frattempo, Marquez vola. È tornato quello di un tempo, forse persino più lucido. Ha 32 anni e un fisico ricucito come una mappa di battaglie. È il diavolo rosso che non conosce paura, un guerriero che sembra non avere più limiti. Ha attraversato il suo inferno e ne è uscito più affamato di prima.

                E chissà se, in fondo, non aveva ragione Valentino Rossi nel 2015, dopo il celebre scontro che spaccò il paddock in due: “Marquez voleva solo distruggere il mio mito per creare il suo”. Forse sì. Perché oggi il mito di Marc è compiuto, e sembra non avere più confini.

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