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Manicure o pedicure… te la do io la forbicetta giusta per unghie curate e lucide

Le forbici per manicure sono essenziali per una cura delle unghie precisa e curata.

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    Forbicette, bisogna sempre averne una nel proprio beauty case e almeno una nel mobiletto del bagno accanto allo specchio. Avere le unghie ben regolate sia di mani che dei piedi è simbolo di pulizia e ordine. Nel mondo della manicure perfetta, dove lo stile incontra la precisione, le forbici per manicure sono ormai indispensabili. Strumenti fondamentali che aiutano a ottenere unghie dall’aspetto curato e lucido. Scegliere le forbici o i taglia unghie per manicure ideali richiede un’attenta riflessione, poiché devono soddisfare diverse esigenze.

    Perché le forbici sono così importanti?

    Le forbici per manicure sono strumenti pratici per la cura delle unghie, aiutando a tagliare e modellare con precisione le unghie delle mani e dei piedi. Le loro punte affilate permettono di raggiungere gli angoli stretti e di tagliare le cuticole in eccesso, migliorando il controllo e la precisione nella cura personale. Inoltre, sono utili per gestire i corrimano, quei fastidiosi pezzi di pelle strappata attorno alle unghie, e possono anche essere impiegate per modellare e tagliare le sopracciglia o i peli del viso in piccole aree.

    Forbici per manicure, un bel business

    Il mercato globale delle forbici per unghie è in crescita, spinto dalla crescente domanda di prodotti per la cura delle unghie e dalla maggiore attenzione alla cura personale. Nel 2023, il mercato ha raggiunto un valore di 25 miliardi di dollari, con previsioni di crescita fino a 30 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 25%. La stabilità del mercato è attribuita alla crescente consapevolezza della salute delle unghie, alla prevalenza dei saloni di bellezza e alla popolarità crescente di manicure e pedicure.

    Materiali, tipo di lama, design e dimensione ideali

    Le forbicette in acciaio inossidabile sono le più resistenti alla corrosione e durevoli, mantengono le lame affilate per i numerosi usi. Quelle al titanio sono più leggere, durevoli e con finiture eleganti, ma senz’altro sono tra le più costose. Sono disponibili anche quelle in acciaio al carbonio. Durano di più e mantengono bene il bordo affilato, ma possono essere soggette a corrosione. Ci sono poi quelle in ceramica resistenti ma fragilissime.
    Per le lame si può optare per lame dritte molto versatili per il taglio e la modellatura generale, le lame curve che seguono la curva naturale dell’unghia, ideali per una finitura sagomata.
    Ci sono quelle a lame seghettate efficaci per afferrare e tagliare unghie più spesse. Così come le lame a doppia curvatura sono quelle ideali per tagli complessi e dettagliati.

    Una presa non vale l’altra

    Naturalmente la presa conta parecchio. L’impugnatura giusta serve per poter effettuare un taglio netto o arrotondato. E’ indubbio che un design ergonomico riduce lo sforzo e l’affaticamento durante l’uso prolungato della forbicetta. Le dimensione della maniglia devono adattarsi comodamente alla mano. Se poi la forbicetta p dotata di poggia dito o anello offrirò un ulteriore supporto e stabilità. Ci so anche forbicette con impugnatura per mancini. Forbici specifiche per la mano dominante dell’utente.

    Quando le dimensioni contano molto

    Piccola (10 mm) è ideale per neonati e bambini piccoli, consentono un lavoro preciso sulle cuticole. Media (18 mm) è perfetta per la maggior parte degli adulti. Grande (23 mm) va bene per unghie spesse o dure e per coloro che preferiscono impugnature più grandi. Extra large (28 mm) solo per mani molto grandi e unghie dei piedi spesse.

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      Beauty

      Il correttore giusto per ogni imperfezione

      Il segreto per un make-up perfetto sta nella scelta del colore giusto. Ecco come orientarsi tra nuance, texture e modalità d’uso.

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        “Devo comprare un correttore”: una frase che sembra semplice, ma nasconde più complessità di quanto si creda. Questo piccolo prodotto di make-up, se usato nel modo corretto, può trasformare il viso in pochi gesti, uniformando l’incarnato e cancellando i segni di stanchezza. Ma scegliere quello giusto non è solo questione di tonalità: serve capire quale colore corregge cosa, e come applicarlo senza appesantire la pelle.

        In commercio esistono ormai diverse tipologie di correttori, ognuna pensata per un’esigenza precisa: occhiaie, brufoletti, discromie, couperose o piccole cicatrici. Capire come abbinarli è fondamentale per evitare l’effetto “maschera”.

        Correttori colorati: la regola dei colori complementari

        Il principio alla base dei correttori è quello della complementarietà cromatica: un colore neutralizza quello opposto nella ruota dei colori.

        • Verde: è il più indicato per rossori e couperose. Perfetto per chi ha brufoletti, capillari visibili o segni di irritazione.
        • Arancione: neutralizza le occhiaie bluastre, tipiche delle carnagioni medio-scure.
        • Giallo: schiarisce le occhiaie violacee ed è ideale per pelli chiare o medie.
        • Lilla: illumina i visi tendenti al giallognolo, restituendo freschezza all’incarnato.
        • Rosa: ridà vitalità alle pelli spente o grigiastre, spesso stanche o disidratate.

        La chiave è sempre la moderazione: una quantità minima di prodotto, applicata solo dove serve, è sufficiente per ottenere un risultato naturale.

        Texture e formule: come scegliere quella giusta

        Non tutti i correttori sono uguali. Sul mercato si trovano formulazioni liquide, in crema, in stick o a penna.

        • I liquidi sono perfetti per il contorno occhi, perché più idratanti e facili da sfumare.
        • Le formule in crema offrono maggiore coprenza e sono ideali per imperfezioni più marcate.
        • Gli stick o i correttori compatti sono indicati per pelli giovani e zone specifiche come il mento o i lati del naso.

        Molti prodotti moderni, inoltre, non si limitano più al make-up: contengono ingredienti skincare come acido ialuronico, oli vegetali e antiossidanti, che idratano e proteggono la pelle. Un vantaggio soprattutto per la delicata zona perioculare, spesso soggetta a secchezza.

        Come applicarlo correttamente

        Il correttore va sempre applicato solo sulla zona da trattare, mai sull’intero viso. La pigmentazione elevata, infatti, lo rende molto coprente.
        Per un risultato uniforme:

        1. Usa un pennellino di precisione o una spugnetta inumidita.
        2. Applica una piccola quantità di prodotto.
        3. Sfumalo bene con i polpastrelli o il blender, picchiettando delicatamente.

        Dopo aver corretto le imperfezioni, si può procedere con fondotinta e cipria, che uniformano il tono e fissano il trucco.

        Il segreto è nella luce

        Un correttore ben scelto non serve solo a “nascondere”, ma anche a valorizzare i volumi del viso. Molti make-up artist, infatti, lo utilizzano per illuminare punti strategici — come zigomi, arco di Cupido e dorso del naso — creando un effetto lifting naturale.

        In sintesi, il correttore è un alleato indispensabile, ma solo se si conoscono colori, texture e tecniche. Il prodotto perfetto non esiste: esiste quello più adatto a ciò che vuoi correggere e al tuo tipo di pelle.

        Come sempre nel make-up, la regola d’oro resta la stessa: meno è meglio, purché sia nel punto giusto.

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          Collagene, l’alleato invisibile della giovinezza: come stimolarlo in modo naturale

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            Il collagene è la “struttura portante” del nostro corpo: una proteina fibrosa che costituisce circa il 70% della matrice extracellulare della pelle, responsabile di tono, elasticità e compattezza. Con il passare del tempo, però, la sua produzione diminuisce: già dopo i 25 anni si registra un calo dell’1% ogni anno, fino a un crollo più marcato in menopausa. Il risultato? Una pelle più sottile, segnata e meno idratata.

            Fortunatamente, la ricerca cosmetica e la nutrizione offrono strumenti efficaci per stimolare la sintesi di collagene in modo naturale. «Per contrastare il fisiologico rallentamento, è importante scegliere una skincare che unisca vitamina C e acido ialuronico di giorno, e peptidi biomimetici di notte», spiega la biologa e cosmetologa Anna Lisa Gramellini, fondatrice del brand World of Beauty.

            La vitamina C è infatti un ingrediente chiave: oltre a illuminare e uniformare il colorito, partecipa alla formazione del collagene di tipo I e III, i più abbondanti nella pelle. Tuttavia, la sua biodisponibilità topica può essere limitata: «Meglio usare formule veicolate con squalene o liposomi, che ne aumentano l’assorbimento cutaneo e la stabilità», aggiunge l’esperta.

            Accanto alla vitamina C, entrano in gioco i peptidi segnale – come tripeptidi ed esapeptidi – che dialogano direttamente con i fibroblasti, stimolandoli a produrre nuove fibre di collagene ed elastina. Un booster ideale per potenziare l’efficacia della routine quotidiana.

            Altro pilastro è l’acido ialuronico, che, pur non generando collagene, mantiene l’idratazione e crea un ambiente ottimale per la rigenerazione dei tessuti. La sua applicazione regolare migliora la luminosità e riduce le linee sottili.

            Ma la pelle si nutre anche dall’interno. Un’alimentazione ricca di vitamina C, zinco e proteine aiuta a rinforzare la struttura cutanea: via libera quindi a agrumi, kiwi, peperoni, legumi e verdure a foglia verde. Gli integratori di collagene idrolizzato, se assunti per almeno 90 giorni, possono migliorare l’elasticità e ridurre la profondità delle rughe, specialmente se combinati con antiossidanti e vitamina C.

            Il segreto, dunque, è un approccio sinergico: trattamenti topici, buone abitudini e nutrizione equilibrata. Perché stimolare il collagene non significa solo prendersi cura della pelle, ma anche preservare la vitalità dei tessuti e rallentare i segni del tempo in modo naturale.

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              Depressione, il ruolo nascosto degli zuccheri nel cervello

              Una nuova ricerca individua nel metabolismo degli zuccheri una possibile radice biologica della depressione, aprendo la strada a cure più mirate.

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                La depressione, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità colpisce oltre 280 milioni di persone nel mondo, potrebbe avere origini più fisiche di quanto si pensasse finora. Un nuovo studio pubblicato su Science Advances dal Center for Cognition and Sociality dell’Istituto coreano di Scienze di base ha infatti individuato un legame diretto tra il metabolismo degli zuccheri nel cervello e l’insorgenza dei sintomi depressivi.

                Il team guidato dal neuroscienziato C. Justin Lee ha scoperto che minuscole catene di zuccheri, chiamate O-glicani, sono essenziali per mantenere stabili le connessioni tra i neuroni. Quando questo delicato equilibrio viene alterato – ad esempio per effetto dello stress cronico – le cellule della corteccia prefrontale, l’area che regola emozioni e processi decisionali, perdono comunicazione e stabilità. Il risultato può tradursi in apatia, ansia e perdita di interesse.

                «Lo stress prolungato modifica la composizione delle catene zuccherine legate alle proteine cerebrali, compromettendo la comunicazione tra neuroni e innescando la depressione», spiega Lee.

                Dallo stress alla sinapsi: quando il cervello “si scollega”

                Per testare l’ipotesi, i ricercatori hanno sottoposto topi da laboratorio a tre settimane di stress controllato – isolamento, rumori e stimoli imprevedibili. Gli animali hanno manifestato comportamenti simili alla depressione umana, come ridotta socialità e perdita di peso.

                Il passo successivo è stato quello decisivo: disattivando artificialmente l’enzima St3gal1, responsabile del corretto posizionamento degli O-glicani, i topi hanno mostrato sintomi depressivi anche senza esposizione a stress. Analizzando il tessuto cerebrale, è emerso che la proteina NRXN2, fondamentale per la trasmissione dei segnali nervosi, perde stabilità quando le sue catene di zuccheri vengono alterate.

                Ketamina e zuccheri: un effetto biologico inatteso

                La scoperta assume un valore ancora più interessante considerando che la ketamina, già utilizzata per la depressione resistente, sembra agire proprio su questo meccanismo. Nei test condotti, il farmaco ha ripristinato i livelli di O-glicani e migliorato il comportamento degli animali, suggerendo che il suo effetto antidepressivo non dipenderebbe solo dai neurotrasmettitori ma anche dal riequilibrio metabolico del cervello.

                Una nuova frontiera terapeutica

                Oggi la maggior parte degli antidepressivi agisce sulla serotonina o sulla noradrenalina, ma non sempre risulta efficace. Intervenire sul metabolismo degli zuccheri cerebrali apre una prospettiva completamente nuova: diagnosi precoci basate su biomarcatori molecolari e terapie personalizzate capaci di agire sul metabolismo neuronale.

                Secondo la coautrice Boyoung Lee, «le alterazioni nei processi glicidici cerebrali sono direttamente collegate all’insorgere della depressione. Comprenderne il funzionamento potrebbe rivoluzionare la prevenzione e la cura dei disturbi dell’umore».

                Differenze tra uomini e donne

                Infine, lo studio ha notato differenze significative tra i sessi: nei modelli maschili il cervello appare più vulnerabile agli squilibri nel metabolismo degli zuccheri, pur mostrando sintomi simili a quelli femminili. Un dato che in futuro potrebbe portare a protocolli terapeutici diversificati per genere.

                In sintesi, la depressione potrebbe non essere solo una questione di neurochimica, ma anche di “energia cellulare”. E capire come il cervello utilizza – o spreca – i suoi zuccheri potrebbe rappresentare la chiave per trattamenti più efficaci e personalizzati.

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