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Salute

Otite del nuotatore: quando l’estate si fa sentire… nelle orecchie

E’ l’infezione più comune tra chi ama mare e piscina, ma con qualche accorgimento si può evitare (e curare senza drammi).

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    L’otite del nuotatore è una fastidiosa infiammazione del condotto uditivo esterno che colpisce soprattutto in estate quando si passano molte ore in acqua tra mare e piscina. È causata dal ristagno di acqua nell’orecchio che, unito alla presenza di cerume o microtraumi della pelle, crea un ambiente perfetto per la proliferazione di batteri e funghi. Il primo segnale è spesso la sensazione di avere ancora acqua nell’orecchio, seguita da prurito e poi da un dolore crescente che può diventare molto intenso, soprattutto di notte. In alcuni casi si può anche avvertire una riduzione dell’udito.

    Otite del nuotatore ecco come curarla

    Per curarla è fondamentale evitare il fai-da-te e rivolgersi a uno specialista che pulirà l’orecchio in modo sicuro e prescriverà gocce auricolari a base di antibiotici e cortisone. In alcuni casi si utilizza anche uno stoppino imbevuto di farmaco per favorire la guarigione. La prevenzione è semplice ma efficace: evitare di usare cotton fioc, non grattarsi le orecchie, asciugarle bene dopo il bagno magari con un phon a bassa temperatura e, se si è soggetti a otiti ricorrenti, fare una visita otorinolaringoiatrica prima delle vacanze per una pulizia preventiva. I tappi auricolari? Meglio evitarli, perché spesso peggiorano la situazione. Con un po’ di attenzione si può godere del mare senza brutte sorprese nelle orecchie.

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      Salute

      Meglio starnutire oppure trattenersi?

      Meglio starnutire oppure trattenersi? I consigli dell’esperto e i rischi che si possono correre
      Starnutire: un atto naturale ma potenzialmente pericoloso

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        Trattenere lo starnuto fa male? Starnutire fragorosamente fa bene al cuore? Quali rischi possiamo correre? Non ci pensiamo mai ma starnutire è un un atto naturale ma potenzialmente nasconde alcuni pericoli.

        Un gesto potenzialmente pericoloso

        E’ un meccanismo naturale che serve a espellere oggetti potenzialmente dannosi dal nostro sistema respiratorio. Tuttavia, può comportare rischi sia quando lo si lascia libero sia quando lo si trattiene. Secondo il professor Massimo Torre, Direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale Niguarda di Milano, lo starnuto può causare danni se non gestito correttamente. Vediamo quali.

        Che rischi ci sono nel trattenere uno starnuto

        Trattenere uno starnuto può avere gravi conseguenze come una iperespansione dei polmoni. La pressione dell’aria trattenuta può provocare la rottura dei polmoni, con fuoriuscita d’aria e collasso degli stessi. Il primo sintomo è il dolore toracico acuto e violento, con possibile dispnea. Può causare anche la lacerazione della trachea la sua distensione acuta con fuoriuscita dell’aria nei tessuti molli, provocando gonfiore al collo e cambiamento di tono della voce. Un altra conseguenza nel trattenere lo starnuto potrebbe essere l’ipertensione endotoracica. Ovvero la pressione interna può causare ernie e dilatazione della muscolatura addominale. E ancora la pressione interna del naso può provocare la lesione alla membrana timpanica.

        E se starnutisco a tutto volume?

        Anche liberare uno starnuto può comportare rischi come la lacerazione dei muscoli intercostali. Le contrazioni violente, infatti, possono causare addirittura mini fratture costali. Emorragie congiuntivali con la rottura dei capillari negli occhi, oppure può causare la rottura di un aneurisma intracranico. In casi molto estremi estremi, può causare la dissecazione della parete dell’aorta.

        Un consiglio? Starnutire fa bene

        Il nostro organismo è in grado di adattarsi benissimo a questo atto naturale per cui è bene starnutire liberamente rispetto a trattenere. Magari è bene anche coprire naso e bocca per contenere la dispersione delle particelle aeree. E starnutire nel gomito? Mah in assenza di un fazzoletto è un’ottima alternativa purché non sia nel gomito del nostro vicino.

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          Andare in montagna fa bene ma attenti alla pressione

          Andate in montagna? Attenti alla pressione alta.
          Via all’iniziativa “Giornata sulla pressione arteriosa in montagna”: appuntamento in 50 rifugi per conoscere il disturbo e le sue complicazioni.

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            E’ vero, le persone che scelgono di trascorrere le proprie vacanze in montagna sono molto meno rispetto a chi sceglie il mare e i laghi. Di solito chi sceglie la montagna appartiene alla fascia di quelle persone che conoscono i rischi e sanno valutare bene il proprio stato di salute. Se avete deciso di trascorrere una parte delle vostre vacanze in alta montagna prima è bene valutare la vostra pressione arteriosa che può aumentare significativamente con l’altitudine.

            L’impegno del CAI per la salute

            Per sensibilizzare gli escursionisti della ‘domenica’ sull’importanza del controllo della pressione prima di intraprendere improbabili salite, il Club Alpino Italiano ripropone la Giornata sulla pressione arteriosa in montagna. A 1800-2000 metri, la pressione comincia a salire, aumentando ancora di più oltre i 2500 metri. Per questo, è importante sapere come comportarsi e prevenire i rischi legati all’ipertensione. Quest’anno l’iniziativa coinvolge una cinquantina di rifugi del Club Alpino Italiano (CAI) distribuiti in 14 regioni italiane.

            Come prevenire l’ipertensione arteriosa

            L’iniziativa, che si svolgerà tutte le domeniche fino ai primi di agosto, ha lo scopo di aumentare la consapevolezza sulle variazioni della pressione arteriosa in montagna e sui fattori di rischio dell’ipertensione. Sarà anche possibile misurare la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e la saturazione di ossigeno nel sangue, compilando un breve questionario utile per la ricerca.

            Quali sono i sintomi e i rischi

            L’ipertensione arteriosa colpisce il 18% degli italiani in media, e oltre il 50% degli over 74. Si parla di ipertensione quando i valori pressori superano i 140/90. Spesso asintomatica, può presentare sintomi come mal di testa, vertigini, affanno e visione offuscata, mentre un aumento della pressione può causare cefalea, rossore del volto, stanchezza, alterazioni della vista, vertigini, acufeni, nausea, vomito, epistassi, affanno e ansia.

            Come contrastare la pressione alta

            Per evitare le complicazioni dell’ipertensione, è fondamentale controllare il peso, seguire una dieta sana, fare attività fisica, smettere di fumare, gestire lo stress e seguire le terapie necessarie. L’ipertensione aumenta il rischio di infarto e ictus e può compromettere il funzionamento di organi come reni, occhi e cervello.

            L’importanza della Giornata sulla Pressione arteriosa in montagna

            Questa giornata, promossa dalla Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA), dal Club Alpino Italiano (CAI) e dalla Società Italiana di Medicina di Montagna (S.I.Me.M.), con il supporto dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto Auxologico di Milano, è un’importante occasione per diffondere consapevolezza sulle reazioni dell’apparato cardiovascolare all’altitudine e promuovere la frequentazione sicura delle montagne.

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              Salute

              Una doccia fredda al giorno toglie il medico di torno!

              Incorporare docce fredde nella routine quotidiana può portare numerosi benefici per la salute fisica e mentale, come dimostrato da vari studi scientifici.

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                Insomma ci vogliono per forza convincere che sarebbe utile fare una doccia fredda, se non tutti i giorni almeno qualche volta a settimana. E’ un passaparola confutato peraltro da un crescente numero di ricerche tutte impegnate a suggerirci che le docce fredde o i bagni freddi possono avere effetti potenti sulla salute mentale e fisica. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, i primi studi sono molto promettenti. Vediamo se ci convincono…

                L’ipotesi dell’“Inverno Metabolico”

                Lo scienziato di Harvard David Sinclair ipotizza che l’esposizione al freddo sia benefica per gli esseri umani perché i nostri antenati vivevano all’aperto con temperature fluttuanti. Il comfort artificiale in cui viviamo oggi mina il nostro metabolismo. Per cui sarebbe necessario cercare un buon compromesso ed equilibrio.

                Migliora il benessere

                Uno studio pubblicato sull’European Journal of Applied Physiology ha rilevato che l’immersione in acqua fredda aumenta le concentrazioni di norepinefrina del 530% e di dopamina del 250%, ormoni che migliorano la motivazione e riducono le infiammazioni.

                Ottimo sostituto delle sostanze chimiche

                La professoressa di Stanford Anna Lembke prescrive la terapia con acqua fredda ai pazienti che soffrono di dipendenza. Le docce fredde sostituiscono l’effetto della dopamina indotto dai farmaci senza causare un crollo.

                Trattamento per la depressione

                Studi preliminari suggeriscono che l’acqua fredda può trattare depressione e ansia. Uno studio britannico descrive una giovane donna che non aveva più bisogno di farmaci dopo quattro mesi di nuoto in acque fredde.

                Migliora l’umore e il benessere

                Un altro studio britannico del 2020 ha rilevato che il nuoto in acqua fredda ha portato a riduzioni significative del cattivo umore e aumenti del benessere.

                Aumenta le prestazioni mentali

                Secondo Andrew Huberman, professore di Stanford, una doccia fredda al mattino affina l’acutezza mentale e la prontezza. Consiglia di farle nelle prime ore della giornata per non disturbare il sonno.

                Aiuta a perdere peso e migliora la sensibilità all’insulina

                Uno studio pubblicato sulla rivista Endocrine Society ha rivelato che l’esposizione al freddo stimola la crescita del grasso adiposo, aumentando il metabolismo e migliorando la sensibilità all’insulina.

                Facilita il recupero dopo esercizi ad alta intensità

                Secondo un articolo del 2022 sulla rivista Sports Medicine, l’immersione in acqua fredda è un efficace strumento di recupero post-esercizio, migliorando la potenza muscolare e riducendo il dolore.

                Previene alcune malattie

                Uno studio olandese su 3.000 partecipanti ha dimostrato che chi ha fatto una breve doccia fredda per un mese si è ammalato il 29% in meno rispetto a chi ha fatto solo docce calde.

                Attiva il sistema immunitario

                Uno studio cecoslovacco del 1996 ha dimostrato che l’immersione in acqua fredda attiva sensibilmente il sistema immunitario in giovani uomini.

                Il metodo Wim Hof

                Testato all’Università Radboud, il metodo Wim Hof, che include esercizi di respirazione e immersione nel freddo, ha mostrato una significativa riduzione delle infiammazioni.

                Utile per malattie autoimmuni come l’artrite

                Lo studio sul metodo Wim Hof ha implicazioni per condizioni associate a infiammazione eccessiva, come le malattie autoimmuni, mostrando risultati promettenti per l’artrite.

                Migliora la circolazione

                Uno studio del 2020 ha dimostrato che gli atleti che si immergevano in acqua fredda dopo l’esercizio hanno visto un aumento del flusso sanguigno.

                Rafforza la cognizione e la memoria negli anziani

                Uno studio tedesco del 1999 ha mostrato che l’acqua fredda può migliorare le funzioni cognitive negli anziani.

                L’approccio di Huberman

                Per iniziare con le docce fredde, Huberman suggerisce di contare i punti: impostare brevi obiettivi (ad esempio, rimanere 10 secondi) e aumentare gradualmente. Quindi suggerisce di farla diventare una routine quotidiana. Basterebbero Undici minuti di esposizione al freddo a settimana, con sessioni da 1 a 5 minuti ciascuna. L’acqua dovrebbe essere fredda senza miscelazioni.

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