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Beauty

Unghie Capodanno 2025: le manicure scintillanti e glamour per la notte più attesa dell’anno

Dalle unghie tempestate di cristalli a quelle scintillanti con glitter e tonalità metalliche, ecco tutte le manicure di tendenza per accogliere il 2025 con eleganza e un tocco di originalità.

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    Il Capodanno 2025 è alle porte e, mentre si scelgono gli outfit e si pianificano le celebrazioni, c’è un dettaglio che non può assolutamente essere trascurato: le unghie. Una manicure scintillante e curata è il complemento perfetto per ogni look, capace di trasformare anche l’abito più semplice in un’autentica dichiarazione di stile. Quest’anno, più che mai, la parola d’ordine è brillare. Glitter, cristalli, oro e argento sono i protagonisti indiscussi della nail-art per il 31 dicembre. Ecco tutte le idee e le tendenze per accogliere il 2025 con unghie impeccabili.

    Manicure stellari con cristalli: il tocco di classe per il 2025

    Se si cerca un effetto spettacolare, la manicure che mixa smalti blu e cristalli argentati è la scelta ideale. Il blu, colore must dell’inverno, si presta perfettamente come base per una nail-art ispirata alla volta stellata. I cristalli possono essere applicati a formare disegni delicati su tutte le unghie o solo su alcune dita per un look più minimal ma altrettanto sofisticato. Il risultato? Mani che brillano come un cielo notturno tempestato di stelle, perfette per rubare la scena al party di Capodanno.

    Oro e argento: i colori del Capodanno per eccellenza

    Nulla dice Capodanno come l’eleganza senza tempo di oro e argento. Le unghie in queste tonalità non solo evocano l’idea di lusso e festa, ma sono anche incredibilmente versatili. Si può scegliere una manicure completamente dorata o argentata per un effetto uniforme, oppure optare per accenti di glitter o decorazioni metalliche su una base più neutra. Le varianti sono infinite: dall’effetto specchiato alle unghie cromate, fino a quelle impreziosite da dettagli brillanti che catturano la luce a ogni movimento.

    Unghie glitter: perché brillare è d’obbligo

    Quando si parla di Capodanno, i glitter sono sempre una scelta vincente. Questo 2025, l’effetto sparkling domina la scena. Che si tratti di una cascata di brillantini su tutte le unghie o di un effetto degradé più discreto, i glitter sono sinonimo di festa e allegria. I colori di tendenza spaziano dal classico argento all’oro, passando per tonalità audaci come il rosa acceso, il blu notte e il verde bosco. Per chi vuole osare, l’effetto multicolor è perfetto per rendere ogni unghia un piccolo capolavoro di luce e colore.

    Il rosso: l’evergreen che non delude mai

    Per chi ama la tradizione e vuole una manicure che non passi mai di moda, il rosso è la scelta perfetta. Simbolo delle feste e del buon auspicio, lo smalto rosso è un vero classico, capace di adattarsi a qualsiasi stile e occasione. Si può optare per una tonalità piena e luminosa per un effetto sofisticato o aggiungere dettagli brillanti come glitter o piccole decorazioni dorate per rendere il look ancora più festivo.

    Paillettes, piume e dettagli 3D per chi ama osare

    Infine, per chi vuole essere davvero al centro dell’attenzione, le manicure più audaci includono dettagli tridimensionali come piume, paillettes e decorazioni artistiche. Questi look, decisamente più eccentrici, sono perfetti per chi non teme di osare e vuole fare un ingresso trionfale nel 2025.

    La manicure di Capodanno non è solo un dettaglio estetico, ma un modo per esprimere personalità e stile. Qualunque sia la scelta, l’importante è che le unghie brillino tanto quanto le aspettative per il nuovo anno.

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      Salute

      Borsite: perché si infiammano le “cuscinetto” delle articolazioni e come intervenire

      Dalla postura ai microtraumi quotidiani, fino alle patologie reumatologiche: comprendere le cause della borsite è essenziale per scegliere cure mirate e prevenire recidive.

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      Borsite

        La borsite è un’infiammazione delle borse sierose, piccole sacche piene di liquido situate vicino alle articolazioni che hanno la funzione di ridurre l’attrito tra ossa, tendini e muscoli. Quando una di queste strutture si irrita, compaiono dolore, gonfiore e una sensazione di calore localizzato che può compromettere anche i movimenti più semplici. Le sedi più colpite sono spalla, gomito, anca e ginocchio, ossia le articolazioni maggiormente sollecitate.

        La causa più comune è il sovraccarico funzionale: movimenti ripetitivi, allenamenti intensi, lavori manuali che richiedono gesti sempre uguali o posture scorrette mantenute a lungo possono irritare la borsa. Non sorprende che la borsite sia frequente in chi pratica sport come tennis, pallavolo o corsa, ma anche in chi trascorre ore al computer senza pause. A volte sono i microtraumi quotidiani — appoggiarsi spesso sui gomiti o inginocchiarsi per lavoro — a scatenare l’infiammazione.

        Esistono però altre cause meno evidenti. Alcune malattie, come artrite reumatoide, gotta o infezioni batteriche, possono provocare una borsite secondaria, spesso più dolorosa e persistente. Anche un trauma diretto, come una caduta sull’articolazione, può far accumulare liquido nella borsa e innescare il processo infiammatorio. Infine, con l’avanzare dell’età i tessuti diventano meno elastici e più vulnerabili alle sollecitazioni, aumentando il rischio di infiammazione.

        I sintomi variano in base alla zona coinvolta: alla spalla si avverte dolore quando si solleva il braccio, al gomito compare un rigonfiamento morbido, al ginocchio la mobilità diventa limitata. La diagnosi, sebbene spesso clinica, può essere approfondita con ecografia o esami del sangue quando si sospetta un’infezione o una patologia sistemica.

        Il primo rimedio consigliato è il riposo dell’articolazione colpita, seguito dall’applicazione di ghiaccio, utile per ridurre gonfiore e dolore nelle fasi iniziali. Gli antinfiammatori non steroidei, prescritti dal medico, possono offrire sollievo nei casi più fastidiosi. La fisioterapia rappresenta una tappa importante per recuperare forza e correggere eventuali errori posturali o meccanici che hanno favorito l’infiammazione. In alcune situazioni, soprattutto nelle borsiti croniche, può essere utile una infiltrazione di corticosteroidi, che agisce direttamente nel punto dolente.

        Se la causa è infettiva — un caso più raro ma possibile — è necessario intervenire con antibiotici e, talvolta, aspirare il liquido infiammato dalla borsa. L’intervento chirurgico viene valutato solo quando i trattamenti conservativi falliscono.

        La prevenzione resta l’arma più efficace: fare pause regolari durante attività ripetitive, utilizzare protezioni per le ginocchia o i gomiti nei lavori a rischio, riscaldarsi prima dell’attività sportiva e migliorare la postura quotidiana. Piccoli accorgimenti che aiutano a preservare la funzionalità delle articolazioni ed evitare il ritorno dell’infiammazione.

        Comprendere la borsite significa dunque imparare ad ascoltare i segnali del proprio corpo. Intervenire per tempo permette di risolvere il problema rapidamente e tornare alle attività quotidiane senza limitazioni e senza dolore.

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          Benessere

          Quel piede che non sta fermo: stress, abitudine o semplice concentrazione?

          Un comportamento molto diffuso viene spesso letto come segnale emotivo nascosto. Psicologi e medici spiegano perché oscillare la gamba non è sempre indice di ansia e quando, invece, può meritare attenzione.

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          piede che non sta fermo

            Capita a molti: seduti alla scrivania, in riunione o mentre si aspetta il treno, la gamba inizia a muoversi da sola, avanti e indietro, in modo ritmico. Un gesto così comune da passare quasi inosservato, ma che spesso suscita curiosità e interpretazioni. È solo un’abitudine nervosa o il corpo sta cercando di dirci qualcosa?

            Secondo gli esperti di psicologia comportamentale, oscillare la gamba rientra tra i cosiddetti comportamenti di fidgeting, movimenti involontari e ripetitivi che aiutano a regolare la tensione interna. Non è un segnale di debolezza, spiegano gli specialisti, ma un meccanismo di autoregolazione del sistema nervoso. Quando ci si trova sotto pressione, annoiati o in attesa di un evento importante, il corpo può cercare una via per scaricare l’energia in eccesso senza interferire con ciò che stiamo facendo.

            Diversi studi, tra cui una revisione pubblicata sul Journal of Physical Activity and Health, indicano che piccoli movimenti ripetitivi possono contribuire a mantenere la concentrazione e ridurre l’irrequietezza, soprattutto in persone che devono restare sedute a lungo. Nei bambini e negli adulti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), ad esempio, il fidgeting può facilitare la gestione dell’attenzione senza rappresentare un segnale di disagio emotivo.

            Non sempre, però, il fenomeno ha un significato psicologico. Per molti è semplicemente un’abitudine radicata, spesso familiare, o un gesto automatico legato al consumo di caffeina, alla stanchezza o a lunghi periodi in posizione statica. Muovere la gamba, insomma, non basta per trarre conclusioni sullo stato emotivo di una persona.

            Esiste anche un’altra condizione, meno comune, da distinguere dal comportamento quotidiano: la sindrome delle gambe senza riposo (Restless Legs Syndrome). Si tratta di un disturbo neurologico riconosciuto, caratterizzato da un bisogno incontrollabile di muovere gli arti inferiori, soprattutto la sera e di notte, accompagnato da sensazioni spiacevoli. A differenza del semplice dondolio, interferisce con il sonno e la qualità della vita e richiede una valutazione medica.

            Detto questo, il corpo può davvero inviare segnali utili. Se il movimento compare in periodi di forte pressione, si associa ad altri sintomi — come affaticamento, irritabilità o difficoltà di sonno — può essere un campanello d’allarme per ricordarci che stiamo chiedendo troppo a noi stessi. Gli psicologi suggeriscono di osservare il contesto più che il gesto: fare una pausa, cambiare posizione, respirare profondamente o concedersi momenti di decompressione può essere più efficace del tentativo di controllare il movimento.

            Interpretare il linguaggio del corpo richiede quindi prudenza. Non ogni gamba che ondeggia nasconde un conflitto interiore, così come non ogni gesto automatico è privo di significato. La chiave sta nell’ascolto consapevole — senza allarmismi, ma senza ignorare i segnali che il corpo, a volte, ci invia prima della mente.

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              Benessere

              Stanchezza, fiato corto, concentrazione a zero: ecco i campanelli d’allarme della carenza di ferro

              La carenza di ferro colpisce una persona su quattro nel mondo. Ecco come riconoscerla, chi è più a rischio e quali strategie adottare per prevenirla.

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              carenza di ferro

                Ti senti esausto anche dopo otto ore di sonno? Ti manca il fiato salendo le scale o fai fatica a concentrarti sul lavoro? Potrebbe trattarsi di una carenza di ferro, uno dei disturbi nutrizionali più diffusi al mondo. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre due miliardi di persone ne soffrono: significa che circa un individuo su quattro presenta livelli di ferro inferiori alla norma.

                Il ferro è un minerale fondamentale: serve a produrre emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta l’ossigeno nel sangue. Quando il corpo non ne riceve abbastanza, i tessuti non vengono adeguatamente ossigenati e compaiono sintomi che, se trascurati, possono evolvere in anemia sideropenica, una condizione che riduce energia e capacità fisica, influendo sulla qualità della vita.

                I segnali precoci: quando il corpo avverte

                La carenza di ferro non si manifesta all’improvviso. In un primo momento, l’organismo utilizza le riserve di ferritina, la proteina che immagazzina il minerale. Quando anche queste si esauriscono, i segnali iniziano a farsi sentire. I più comuni includono:

                • stanchezza persistente, anche dopo il riposo;
                • debolezza muscolare;
                • mal di testa o capogiri frequenti;
                • battito cardiaco accelerato;
                • difficoltà di concentrazione o sensazione di “mente annebbiata”.

                Molti di questi sintomi vengono confusi con stress o mancanza di sonno, ma se si prolungano nel tempo è bene parlarne con il medico.

                Quando l’anemia peggiora

                Se la carenza non viene corretta, l’anemia si aggrava e i sintomi diventano più evidenti:

                • unghie fragili o che si spezzano facilmente;
                • pelle molto pallida;
                • affanno anche a riposo;
                • lingua gonfia o dolente;
                • perdita di capelli;
                • movimenti involontari delle gambe durante la notte (sindrome delle gambe senza riposo).

                In alcuni casi compare anche la pica, il desiderio di mangiare sostanze non commestibili come ghiaccio o terra: un segnale che indica un deficit marcato di minerali.

                Le cause più frequenti

                Oltre a un’alimentazione povera di ferro, una delle principali cause è la perdita di sangue, visibile o nascosta. Nelle donne, le mestruazioni abbondanti rappresentano una delle prime fonti di carenza; negli uomini e negli anziani, può trattarsi di micro-sanguinamenti gastrointestinali legati a ulcere, gastriti o uso prolungato di antinfiammatori.

                Anche gravidanza, allattamento, crescita evecchiaia sono fasi della vita in cui il fabbisogno di ferro aumenta. A rischio maggiore anche i vegetariani e vegani, che devono integrare con attenzione le fonti vegetali di ferro e vitamina C per facilitarne l’assorbimento.

                Diagnosi e trattamento

                Per accertare una carenza, il medico può prescrivere esami del sangue come emocromo, ferritina, sideremia e transferrina. I valori di ferritina sono i più indicativi: livelli bassi segnalano che le riserve di ferro si stanno esaurendo.

                Nelle forme lievi, la dieta può essere sufficiente a ristabilire l’equilibrio. È consigliato consumare carne rossa magra, legumi, pesce azzurro, verdure a foglia verde, frutta secca e cereali fortificati. Chi segue una dieta vegetale può abbinare gli alimenti ricchi di ferro con fonti di vitamina C, come agrumi o kiwi, che ne migliorano l’assimilazione.

                Nei casi più gravi o persistenti, il medico può prescrivere integratori di ferro per via orale o, se necessario, una somministrazione endovenosa.

                Ascoltare i segnali del corpo

                La carenza di ferro non va sottovalutata: non è solo un problema di energia, ma una condizione che può compromettere il benessere generale. Riconoscere i sintomi e intervenire in tempo permette di recuperare rapidamente forze e concentrazione.

                Il messaggio degli esperti è chiaro: ascoltare il proprio corpo è la prima forma di prevenzione. Se la stanchezza diventa la norma e non l’eccezione, è il momento di parlarne con il medico.

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