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Cronaca

Caso Weinstein, nuove accuse scioccanti: emergono i nomi vip di Gwyneth Paltrow e Penélope Cruz

Harvey Weinstein torna al centro dell’attenzione mediatica con nuove, gravi accuse. La testimonianza di Kaja Sokola riporta alla luce un incubo iniziato a soli 16 anni, coinvolgendo anche i nomi di celebri attrici come Gwyneth Paltrow e Penélope Cruz. Un processo destinato a riaprire vecchie ferite di Hollywood.

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    Il produttore cinematografico torna al centro dell’attenzione mediatica con nuove, gravi accuse. La testimonianza di Kaja Sokola riporta alla luce un incubo iniziato a soli 16 anni, coinvolgendo anche i nomi di celebri attrici come Gwyneth Paltrow e Penélope Cruz. Un processo destinato a riaprire vecchie ferite di Hollywood.

    Nuove accuse: il racconto che sconvolge Hollywood

    Il produttore cinematografico caduto in disgrazia, Harvey Weinstein, è di nuovo protagonista in aula per rispondere a nuove accuse di violenza sessuale. La testimone chiave è proprio la Sokola, ex modella e attrice polacca, che ha descritto in tribunale episodi agghiaccianti risalenti alla sua adolescenza. Durante l’udienza al Manhattan Supreme Court, Sokola ha rivelato che Weinstein avrebbe fatto pressione psicologica usando i nomi di Gwyneth Paltrow e Penélope Cruz per intimorirla e convincerla a cedere.

    “Lui ha lanciato Gwyneth Paltrow e Penélope Cruz”: la manipolazione del potere

    Secondo quanto riferito da Sokola, Weinstein avrebbe detto: “Devi ascoltarmi se vuoi fare carriera, ho lanciato loro”, riferendosi proprio alle due star hollywoodiane. Parole pesanti, pronunciate nel tentativo di sfruttare il suo potere per piegare una ragazza di appena 16 anni. Questo dettaglio ha sconvolto l’opinione pubblica e riaperto il dibattito sulla cultura tossica presente per anni nell’industria cinematografica

    L’aggressione nel loft di SoHo

    Sokola pensava di essere stata invitata a un incontro di lavoro. Ma una volta arrivata nel loft di Weinstein a SoHo, New York, la situazione si trasformò in un incubo. Il racconto è agghiacciante: le venne chiesto di spogliarsi, fu molestata e costretta a toccare il produttore, che poi eiaculò sul pavimento del bagno. Un abuso che la vittima definisce “il momento più spaventoso della mia vita”.

    Un incubo durato anni: abusi ripetuti e silenzi imposti

    L’aggressione non fu un episodio isolato. Nel 2004, Weinstein la molestò ancora in auto, palpeggiandole il seno. Ma è il racconto del 2006 quello che ha lasciato la sala del tribunale senza fiato: quando aveva 19 anni, l’ex produttore avrebbe praticato sesso orale forzato. Sokola ha spiegato di aver continuato a frequentarlo, sperando ancora in un’opportunità lavorativa, dimostrando quanto sia stato profondo il ricatto emotivo esercitato.

    La difesa respinge tutto

    Harvey Weinstein, oggi 73enne e su una sedia a rotelle, ha negato categoricamente ogni accusa tramite il suo avvocato Imran H. Ansari. La difesa contesta la veridicità dei fatti e la cronologia degli eventi, promettendo di presentare prove che smentirebbero le dichiarazioni di Sokola. Tuttavia, l’opinione pubblica resta colpita dalla crudezza della testimonianza e dalla gravità dei fatti emersi.

    Un processo simbolo del cambiamento

    Il nuovo processo a Weinstein non è solo una questione giudiziaria, ma anche simbolica: rappresenta un ulteriore passo verso la giustizia per molte vittime rimaste in silenzio troppo a lungo. La presenza di nomi celebri nel racconto di Sokola sottolinea quanto il sistema fosse (e in parte sia ancora) permeato da una cultura del potere abusato. Il verdetto finale è atteso nei prossimi mesi, ma il processo ha già scosso profondamente il mondo del cinema.

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      Cronaca

      Caldo: oggi bollino rosso in 22 città. Anche Ferragosto sarà rovente: le previsioni meteo

      Questo cambiamento, seppur breve, è atteso con ansia da molti, in particolare da coloro che lavorano o vivono in città soffocate dal caldo. Anche se il caldo non sparirà del tutto, almeno per qualche giorno si potrà respirare un po’ meglio.

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        Le temperature in Italia continuano a salire, con 22 città su 27 in allerta rossa per il caldo estremo. La giornata del 15 agosto sarà segnata da un’ondata di calore che coinvolgerà quasi tutto il Paese, con possibili rischi per la salute anche per le persone sane. Tuttavia, dopo Ferragosto, una breve tregua è prevista grazie a un flusso di aria più fresca proveniente dalla Francia, che porterà un lieve calo delle temperature e qualche temporale.

        Un’estate da record: caldo senza sosta e mare bollente

        In Italia, l’anticiclone africano continua a dominare, rendendo le giornate di metà agosto tra le più calde dell’anno. Firenze ha toccato i 41°C e altre città come Forlì e Verona sfiorano i 40°C. Ma il caldo non si limita alla terraferma: anche il mare è diventato un forno. In Campania, l’Arpac ha registrato temperature dell’acqua vicine ai 30 gradi, con picchi di 31°C a Sorrento, un dato che si colloca tra i più alti mai registrati. Questo caldo record ha anche colpito le montagne: sul Monte Bianco, la temperatura è rimasta sopra lo zero per 33 ore consecutive, un fenomeno mai osservato prima.

        Ferragosto rovente, ma la fine è vicina

        L’ondata di calore raggiungerà il suo picco oggi, con 22 città in allerta rossa, tra cui Roma, Napoli e Milano. Tuttavia, una leggera tregua è in vista. Dal 16 agosto, aria più fresca entrerà nel cuore dell’anticiclone, portando qualche temporale e un lieve abbassamento delle temperature, soprattutto nel Nord e Centro Italia. Questo “mini-break” non sarà sufficiente a far scomparire del tutto il caldo, ma almeno offrirà un po’ di sollievo con temperature massime intorno ai 34°C anziché 40°C.

        Le città più colpite e cosa aspettarsi

        Le città da bollino rosso, dove l’allerta è massima, includono Firenze, Roma, Milano, e Torino, mentre altre come Catania e Reggio Calabria sono solo in allerta gialla. Dopo Ferragosto, il cambiamento sarà lieve ma significativo: qualche grado in meno, meno afa e un po’ di pioggia, specialmente nelle regioni settentrionali e centrali. I temporali potrebbero intensificarsi durante il weekend, portando un po’ di refrigerio a un’Italia che ha vissuto un’estate tra le più calde della storia recente.

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          Cronaca Nera

          La madre di Andrea Sempio rompe il silenzio: «Non ha ucciso Chiara Poggi, sta pagando un’accusa ingiusta»

          Dopo mesi di sospetti, microfoni e titoli urlati, la madre di Andrea Sempio racconta l’angoscia di una famiglia nell’occhio del ciclone. Dallo «scontrino del parcheggio» al peso dei giudizi mediatici, l’appello è uno solo: «Chiarite tutto, mio figlio non ha mai fatto del male a Chiara».

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            Ddavanti al cancello di casa, Daniela Ferrari ha deciso di parlare. «Basta con le bugie in tv e sui giornali», ha detto affrontando le telecamere. Lo ha fatto con la voce ferma di chi da 151 giorni vede la faccia del proprio figlio passare da un talk show all’altro come quella di un assassino annunciato. Eppure, giura, Andrea Sempio non ha ucciso Chiara Poggi.

            Il nuovo capitolo del giallo di Garlasco ha travolto ancora una volta la sua famiglia. Da quando la Procura ha riaperto l’inchiesta puntando i riflettori sul ragazzo, la vita nella villetta di provincia è diventata un inferno di chiamate, sguardi e sospetti. «Non ha ammazzato Chiara e lo ripeterò fino alla morte», ha detto la madre davanti ai microfoni, ripercorrendo punto per punto i tasselli di una vicenda che non sembra finire mai.

            Ferrari ha parlato dell’alibi di Andrea, legato a un dettaglio minuscolo ma diventato simbolico: uno scontrino del parcheggio di Vigevano. «Quel pezzo di carta l’ho conservato su consiglio delle detenute del carcere dove ho lavorato negli anni Ottanta», ha spiegato. «Mi dicevano: qualsiasi cosa succeda, tieni le prove. E così ho fatto». Secondo lei, quello scontrino dimostra che Andrea era altrove, lontano dalla casa dei Poggi.

            Poi ha ricordato l’interrogatorio che l’ha vista protagonista, quando ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. «Mi sentivo già male prima, avevo capogiri. Non sono mai svenuta, ma la pressione di quei momenti è stata devastante», ha raccontato. Intorno, il clima familiare è fatto di ansia costante e sospetti che corrono più veloci della giustizia.

            Daniela ripercorre con precisione la mattina del 13 agosto 2007. «Io ero in auto a Gambolò, mio marito a casa con Andrea. Quando sono tornata, lui è andato a Vigevano e poi dalla nonna. È rientrato con gli stessi vestiti, puliti, senza una macchia. Se fosse stato nella casa di Chiara, come dicono, come avrebbe fatto a non sporcarsi di sangue?»

            Il punto cruciale, per lei, resta uno: «Non esiste impronta che possa cambiare la verità. Mio figlio non è entrato in quella casa per uccidere Chiara». E aggiunge: «Credo che i Poggi sappiano che Andrea non c’entra nulla. Non aveva motivi, lei era solo la sorella di un suo amico».

            La madre non nasconde la paura di un processo che potrebbe trascinarsi per anni. «E se lo arrestassero? Sarebbe arrestato da innocente», sospira. «Noi stiamo vivendo nell’angoscia dalla mattina alla sera. La nostra salute si sta rovinando sul nulla».

            E c’è spazio anche per l’amarezza verso l’eco mediatica: «Gli imbecilli che pensano che sia colpevole ci saranno sempre. Si sta puntando a mio figlio per ripulire la faccia di qualcun altro», un riferimento chiaro, seppur mai nominato, ad Alberto Stasi, il primo imputato del caso.

            Il suo appello finale è un misto di speranza e stanchezza: «Spero che la Procura chiarisca tutto il prima possibile. Noi viviamo con la sensazione di essere già stati condannati senza processo».

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              Mondo

              Trump lancia la sua “Netflix MAGA”: propaganda, complotti e business, tutto in streaming

              Donald Trump vuole conquistare anche il telecomando degli americani. Dopo il social fallimentare, arriva lo streaming su misura per la sua narrazione. Dietro? Il solito mix di propaganda, affari e rancore

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                Donald Trump ha deciso che i media non bastano più. Non bastano Fox News, i comizi fiume, Truth Social (il suo social fantasma). Ora serve di più: serve Truth+, una piattaforma streaming tutta sua, dove i contenuti si scolpiscono a colpi di MAGA, patriottismo tossico e verità alternative. Altro che Netflix: qui l’intrattenimento ha il profilo arancione e il parrucchino biondo.

                A spalleggiarlo, chi se non Newsmax, il canale più schierato d’America, che per anni ha spinto teorie cospirazioniste e notizie false su elezioni truccate e vaccini pericolosi. Insomma, se cercavi un rifugio sicuro per paranoici, ultrà e nostalgici del muro col Messico, sei nel posto giusto.

                Il Ceo della baracca, Devin Nunes, ha dichiarato che Truth+ offrirà “commenti incisivi contro il monolite woke”. Tradotto: una valanga di propaganda travestita da informazione, pensata per chi crede ancora che Biden dorma in un bunker sotto Disneyland e che Obama sia nato su Marte.

                Ma il problema è serio. Trump controlla tutto: piattaforma, contenuti, palinsesto, ospiti. Decide cosa si dice, come si dice e chi lo dice. La libertà di stampa? Roba da deboli. L’obiettività? Una parola da eliminare dal vocabolario.

                Intanto i giornalisti veri – tipo quelli di Associated Press o Huffington Post – vengono esclusi dalla Casa Bianca. Dentro, invece, i reporter di Newsmax, con il pass preferenziale per la propaganda. E domani, magari, anche qualche show in prima serata dove Trump intervista… Trump.

                Truth Social ha solo 6 milioni di iscritti e il nuovo streaming rischia di parlare a una stanza vuota. Ma non importa: a Trump basta che si parli di lui. Sempre. Ovunque. Anche nel salotto di casa tua, tra uno spot su bibbie marchiate Trump e una serie tv sulla “vera” America tradita da Hollywood.

                E se non ti basta, tranquillo: presto arriva anche Truth.Fi, la banca MAGA, per investire solo in aziende patriottiche, con un occhio al profitto e l’altro alla bandiera. Il capitalismo? Perfetto, finché serve la causa.

                Trump non è un politico. È un marchio. E ora si compra anche in streaming.

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