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Cronaca

Conclave, l’illusione del Papa: dal comignolo fumo bianco dopo il nero e per qualche secondo San Pietro ha trattenuto il respiro

Pochi secondi sono bastati per accendere le speranze: dalla Cappella Sistina, dopo la fumata nera delle 11:55, si è sprigionata una colonna di fumo chiaro che ha fatto illudere la piazza. Ma l’assenza delle campane ha chiarito l’equivoco. Si è trattato, probabilmente, di un errore tecnico nei fumogeni.

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    Per qualche istante, piazza San Pietro ha trattenuto il fiato. Alle 11:55 di questa mattina, quando dal comignolo della Cappella Sistina è apparsa la seconda fumata del Conclave, la colonna inizialmente scura ha lasciato presto spazio a un fumo biancastro. Un cambio di tonalità che, come in un battito d’ali, ha acceso la speranza tra i fedeli e i curiosi assiepati davanti al colonnato. Un Papa? Subito? Possibile? I telefonini hanno cominciato a filmare, gli sguardi si sono alzati, le mani si sono giunte. Ma le campane della Basilica non hanno suonato. E quella, da sempre, è la vera conferma.

    Nessuna elezione, dunque. La fumata è stata dichiarata nera, inequivocabilmente. Il piccolo “inganno” visivo – che molti hanno paragonato alle ambiguità di certe fumate del passato – sarebbe stato causato da un’imperfetta combustione dei fumogeni utilizzati per generare il fumo. Nulla di insolito, spiegano i più esperti: già in altre occasioni si era verificata una simile confusione, causata da una miscela non perfettamente calibrata.

    Il meccanismo che regola le fumate è tanto simbolico quanto tecnico. Per ogni scrutinio, i fogli delle votazioni vengono bruciati con speciali composti chimici che generano fumo nero in caso di mancata elezione e bianco in caso di esito positivo. In questo caso, probabilmente, un residuo o un ritardo nella combustione ha creato il breve ma potente equivoco.

    Così, dopo il primo fumo nero di ieri sera e quello – ambiguo – di questa mattina, il mondo attende. Il comignolo è tornato silenzioso. E la piazza, ingannata ma non scoraggiata, resta con lo sguardo fisso in alto.

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      Italia

      La sicurezza delle donne migliora con lo Smartwatch anti-stalker collegato ai Carabinieri

      L’introduzione dello smartwatch anti-stalker rappresenta un passo avanti significativo nella protezione delle donne vittime di violenza. Questo dispositivo non solo offre una risposta rapida ed efficace in caso di emergenza, ma contribuisce anche a rassicurare le vittime, dando loro un maggiore senso di sicurezza.

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        Il modello di smartwatch collegato direttamente alla centrale operativa del Comando Provinciale Carabinieri di Roma è uno strumento che rivoluziona la lotta contro lo stalking e la violenza sulle donne. Questo dispositivo, infatti, può essere attivato manualmente dalla vittima in caso di pericolo o automaticamente in caso di aggressione. Il modello, fa parte di un protocollo firmato dal Procuratore capo Francesco Lo Voi – lo stesso che ha iscritto il premier Meloni nel registo degli indagati – e dal Generale Marco Pecci, punta a fornire soluzioni concrete per contrastare il drammatico fenomeno della violenza di genere.

        Come funziona e quali sono gli obiettivi dello Smartwatch

        Lo Smartwatch è stato assegnato inizialmente solo alle vittime coinvolte nei casi più delicati. I Carabinieri, in collaborazione con i Pm di piazzale Clodio, valutano i casi di violenza di genere e, previo consenso delle vittime, e assegnano il dispositivo. Lo smartwatch è connesso alla rete telefonica tramite il cellulare dell’utente e, in caso di attivazione, invia un segnale alla centrale operativa. La vittima riceve una vibrazione, segnalando che i militari dell’Arma sono stati attivati e stanno intervenendo.

        Procedimenti penali in aumento

        Il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini ha evidenziato l’urgenza del progetto a fronte degli allarmanti dati degli ultimi mesi. A Roma, i procedimenti penali da codice rosso nel 2023 sono stati 3.737, con una media di oltre 10 al giorno. Nel 2024 i procedimenti sono saliti a 4.000 casi l’anno. “Abbiamo formulato in 884 casi la richiesta di misura cautelare. In 332 casi si è trattato di carcere e in 57 di arresti domiciliari,” ha dichiarato Cascini.

        Uno strumento telematico di difesa personale

        Il Procuratore capo Francesco Lo Voi ha sottolineato inoltre l’importanza dello smartwatch. In questo modo lo Stato mette in condizione la vittima di violenza di genere di potersi difendere e comunicare immediatamente con gli inquirenti. Secondo il procuratore l’orologio ha un potenziale in crescita. Tramite un’applicazione sul telefono o per un colpo ricevuto, lo Smartwatch invia il segnale alla Centrale. Con il geolocalizzatore, la pattuglia più vicina raggiungerà la vittima che sarà avvisata tramite una vibrazione.

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          Cronaca

          Giustizia in fuorigioco: il processo sulla morte di Maradona annullato per uno scandalo da soap argentina

          Altro che calcio spettacolo: il processo sulla morte di Diego Armando Maradona è stato clamorosamente annullato a causa di uno scandalo giudiziario che ha travolto una delle giudici del tribunale. Il caso, che avrebbe dovuto fare luce sulle responsabilità mediche legate alla scomparsa del Pibe de Oro, si trasforma in un grottesco giallo tra favoritismi e polemiche. E intanto, la giustizia… resta in panchina.

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            La giustizia argentina perde un altro pezzo importante nel puzzle della verità sulla morte di Diego Armando Maradona, scomparso il 25 novembre 2020. Il processo che avrebbe dovuto giudicare le presunte negligenze mediche sulle sue cure è stato annullato, e non per vizi procedurali, mancanza di prove o cavilli legali. No, stavolta c’entra un clamoroso scandalo giudiziario che ha travolto una delle figure chiave del tribunale.

            La giudice sotto accusa: favoritismi e comportamenti poco imparziali

            Il colpo di scena degno di un dramma da serie tv: una giudice coinvolta nel processo è finita al centro di una bufera mediatica per presunti comportamenti inadeguati, favoritismi e rapporti poco trasparenti con alcune parti coinvolte nel procedimento. Le accuse sono gravi, tanto da minare la credibilità dell’intero processo e costringere la giustizia argentina a un’amara marcia indietro.

            Un mito che non trova pace nemmeno in tribunale

            La leggenda del calcio argentino e mondiale sembra destinata a restare senza giustizia, almeno per ora. Il processo avrebbe dovuto accertare eventuali responsabilità penali di medici, infermieri e dirigenti sanitari, accusati di negligenze nella gestione della salute del campione nei suoi ultimi giorni. Ma tra perizie contrastanti, strategie difensive e adesso anche scandali giudiziari, la verità continua a sfuggire come un dribbling impossibile del Diez.

            E adesso? Nuovo processo, nuove incognite

            Con l’annullamento del procedimento, si apre uno scenario confuso: verrà nominato un nuovo collegio giudicante? I tempi si allungheranno ulteriormente? Le difese torneranno a giocare a favore di prescrizioni e cavilli? I legali delle parti civili parlano di “vergogna” e “oltraggio alla memoria di Maradona”, mentre i familiari attendono ancora una risposta vera, non solo in prima pagina.

            Tra mito, mistero e magistratura: un’altra partita che l’Argentina perde

            Siamo davanti a un caso che racconta molto più del solo calcio: parla di istituzioni fragili, giustizia inciampata e simboli nazionali lasciati all’abbandono. Maradona è stato – e resta – un’icona globale, ma la gestione della sua morte e del processo relativo sembra più simile a un pasticcio burocratico che a un tributo giudiziario degno della sua leggenda. In campo, Diego non si arrendeva mai. In tribunale, invece, è costretto a cedere ancora una volta, vittima di un sistema che sembra preferire il replay eterno al fischio finale della verità. In attesa di un nuovo processo la giustizia resta sospesa… come un pallone che nessuno osa più calciare.

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              Storie vere

              Le ricette per una vita sana del farmacista Andrea, campione di bodybuilding

              La storia di Andrea Pimazzoni farmacista e campione di bodybuilding è un esempio ispiratore per chiunque voglia conciliare lavoro e passioni. Dimostra che con l’organizzazione e la motivazione giuste, tutto è possibile.

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                Il suo motto è sacrificio, passione, perseveranza. Certo il fisico lo aiuta. Non è uno che passa inosservato il farmacista Andrea. Soprattutto per quel suo fisico scolpito da anni e anni di palestra. Un campione di bodybuilding. Ecco perché la sua è una farmacia ben frequentata…

                Tempo, dedizione e sacrificio

                Andrea ha sempre coltivato le sue passioni, anche con un lavoro impegnativo. E’ una scelta essenziale per riuscire ad avere una vita equilibrata e soddisfacente. Andrea Pimazzoni, 56 anni, farmacista a Rovereto e campione di bodybuilding, è riuscito a conciliare la sua professione con la passione per il bodybuilding. Un’attività che richiede tempo, dedizione e sacrificio. Andrea gareggia a livello internazionale, con impegni che lo portano in tutta Europa. Un carnet impegnato fino al prossimo gennaio. Conciliando il lavoro di farmacista Andrea p spesso impegnato all’estero tra Inghilterra con UKBF, Campionato Mondiale e altri eventi internazionali.

                Per Andrea lavoro e passione sono due mondi conciliabili

                La vita di Andrea si divide tra il lavoro in farmacia e la preparazione fisica per le competizioni di bodybuilding. È uno sport che richiede dedizione e impegno costanti, ma Andrea non è solo in questo percorso. Sua moglie è il suo principale sostegno. Lo aiuta nella preparazione dei pasti e nel rispetto di una dieta rigorosa. La dieta è una sana dipendenza, spiega, Andrea “perché è necessaria per raccogliere i frutti di mesi di lavoro“. Accanto a lui, c’è anche il preparatore atletico, descritto non solo come un allenatore, ma anche come un grande amico. Infine, c’è il supporto del titolare della farmacia, Gioanni Savio, che gli permette di prendere permessi per allenarsi e partecipare alle gare.

                E con gli integratori come la mettiamo..?

                Andrea spiega che nel mondo del bodybuilding, gli integratori possono essere utili, ma lui ne fa un uso moderato, preferendo quelli già premiscelati e affidandosi solo a prodotti di alta qualità. Secondo Andrea la cosa più importante è acquistare sempre in farmacia, “dove le aziende sono affidabili, o su siti internet conosciuti“. La sua esperienza trentennale come informatore farmaceutico lo ha aiutato a sviluppare una profonda conoscenza del settore e, anche se ha ricevuto l’offerta di trasferirsi a Roma per lavorare in farmacia, ha scelto di rimanere vicino alla famiglia e dedicarsi alla sua carriera attuale.

                In palestra? Niente più personal trainer solo allenamenti “fai-da-te”

                Secondo il farmacista bodybuilder negli ultimi anni il mondo delle palestre è cambiato. In passato, i titolari delle palestre erano più coinvolti nel seguire personalmente gli iscritti, aiutandoli a eseguire correttamente gli esercizi. Oggi, la figura del personal trainer è diventata quasi esclusivamente a pagamento, e molti giovani, per risparmiare, si affidano a tutorial scaricati da internet. Una tendenza da fermare. Second Andrea infatti una guida esperta è sempre fondamentale per evitare infortuni e massimizzare i risultati.

                Una lezione per tutti: sacrificio, passione e perseveranza

                Oltre a dimostrare che è possibile gestire con successo due vite parallele professionale e sportiva, Andrea ci dimostra ancora una volta come il sacrificio è sempre ripagato dai risultati. Non è solo una questione di forza fisica, ma anche di disciplina e mentalità. “Il bodybuilding mi ha insegnato che con impegno e determinazione si può raggiungere qualsiasi obiettivo“, dice.

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