Cronaca Nera
Il killer del trapano, l’ombra del serial killer e quell’atroce omicidio mai risolto
Nonostante le indagini riaperte e vari sospetti, il brutale omicidio di Luigia Borrelli del 1995 non ha ancora trovato giustizia. Un caso intricato che continua a sfidare gli investigatori.
Il 5 settembre 1995, nel cuore dei carruggi di Genova, viene ritrovato il corpo di Luigia Borrelli, nota nel quartiere come “Antonella”. Era una prostituta di 52 anni, brutalmente uccisa nel suo appartamento. Il corpo viene scoperto da Adriana, un’amica, preoccupata per la sua assenza. Luigia è trovata in una scena raccapricciante: dissanguata, con numerose ferite ed ecchimosi, denti spezzati e un trapano conficcato in gola. L’atrocità dell’atto suggerisce un odio profondo verso la vittima, trattata come un oggetto dal suo assassino.
Le indagini iniziali
Le prime indagini puntano su vari sospetti, tra cui il figlio di Luigia, Roberto, e un elettricista sardo di nome Ottavio Salis. Il trapano trovato sulla scena del crimine apparteneva a Salis, il quale aveva avuto dei dissapori con Luigia. Tuttavia, un test del DNA scagiona Salis, che, incapace di provare la sua innocenza, si suicida poco dopo essere stato interrogato. Il caso si complica ulteriormente quando anche Roberto, affetto da disturbi psichiatrici, si toglie la vita nel 2014, lasciando dietro di sé un vuoto di risposte e molte domande irrisolte.
Riapertura delle indagini
Nel 2023, grazie a una trasmissione televisiva, le indagini vengono riaperte. Nuove testimonianze emergono, come quella della figlia di un’infermiera collega di Luigia, che ricorda un primario dell’ospedale San Martino con graffi e lividi il giorno dopo l’omicidio. Nonostante queste nuove informazioni, il DNA non corrisponde a nessuno dei nuovi sospetti.
Un caso intricato
Il caso di Luigia Borrelli rimane irrisolto, con numerosi potenziali indiziati scagionati e nessun colpevole certo. La brutalità del delitto, associata a numerosi suicidi legati all’indagine, aggiunge un ulteriore strato di mistero e tragedia a questa storia. Gli investigatori continuano a cercare risposte, ma il killer rimane libero.
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Cronaca Nera
Michele Misseri torna a parlare del caso Scazzi: “Toccai Sarah e poi la uccisi, non l’avevo mai vista vestita così”
Lo zio di Sarah, figura controversa del caso, rievoca dettagli di quel giorno e confessa di essere stato attratto dalla giovane. Parla anche della produzione televisiva sul caso, definendola “un magna magna per fare soldi”.
Sono passati oltre 14 anni dal 26 agosto 2010, quando Sarah Scazzi, quindicenne di Avetrana, fu uccisa. Il caso sconvolse l’Italia e portò alla condanna all’ergastolo della zia Cosima Serrano e della cugina Sabrina Misseri. Una figura centrale, sin dall’inizio, è stata Michele Misseri, zio della vittima e marito di Cosima. In passato si era autoaccusato del delitto, ma le sue dichiarazioni sono state spesso contraddittorie. In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, Misseri è tornato a raccontare la sua versione dei fatti.
Il racconto del 26 agosto 2010
Michele Misseri descrive quel giorno come uno dei più bui della sua vita. Parlando di Sarah, racconta di essere stato attratto dal suo abbigliamento, affermando: “Non l’avevo mai vista vestita così”. Secondo lui, il comportamento della nipote lo avrebbe spinto a un impulso incontrollabile. L’avvocato Franco Coppi, che ha seguito il caso, sostiene che Misseri avrebbe cercato di approcciare Sarah qualche giorno prima con una “pacca sul sedere”, un fatto confermato durante gli interrogatori del 5 novembre. “Il suo movente sembra più credibile rispetto a quello di Cosima e Sabrina”, afferma l’avvocato.
“Sono stato io, loro sono innocenti”
Dopo aver scontato una condanna per occultamento di cadavere, Misseri insiste ancora oggi sulla sua colpevolezza, dichiarando di aver agito da solo: “Se fossero colpevoli, non mi prenderei la colpa. Non è facile stare in carcere da innocenti”. Il suo racconto rimane dettagliato, descrivendo come ha sollevato Sarah, il calcio che la giovane gli ha dato, e il momento in cui ha perso il controllo, strangolandola con una corda. “Non ricordo come l’ho uccisa”, aggiunge Misseri.
Le accuse contro Cosima e Sabrina
Nelle sue dichiarazioni, Misseri afferma di aver accusato Sabrina sotto l’effetto di farmaci: “Non ero io, a tratti ero lucido, a tratti no”. A suo dire, il movente sessuale iniziale è stato censurato per vergogna e per pressioni ricevute. “Mi avevano detto di non dirlo e così ho fatto”, confessa. Il suo racconto, tuttavia, continua a essere ambiguo, alimentando dubbi e contraddizioni.
La serie tv su Disney+: “Un magna magna”
Riguardo alla serie Avetrana: Qui non è Hollywood, in arrivo su Disney+, Misseri ha parole dure: “È tutto un magna magna per fare soldi”. La produzione, che intende raccontare il caso che ha sconvolto l’Italia, viene criticata dallo stesso Misseri come una forma di speculazione mediatica su una tragedia familiare.
Cronaca Nera
Maddie McCann, assolto il pedofilo Christian Brueckner: il sospettato del rapimento uscirà presto dal carcere fino al 2025″
Christian Brueckner, accusato per anni di aver rapito la piccola Maddie McCann, scomparsa nel 2007 all’età di tre anni durante una vacanza in Portogallo, è stato dichiarato non colpevole per cinque reati sessuali da un tribunale tedesco. Nonostante la sua assoluzione, potrebbe essere presto libero poiché sta scontando una pena separata che terminerà nel 2025.
Christian Brueckner, il 47enne sospettato per anni di essere coinvolto nella scomparsa di Maddie McCann, è stato assolto dal tribunale di Braunschweig da cinque accuse di gravi reati sessuali, tra cui tre stupri e due casi di abuso su minori. Le accuse si riferivano a crimini che si sarebbero verificati in Portogallo tra il 2000 e il 2017, ma il tribunale ha dichiarato Brueckner non colpevole.
Sebbene l’uomo non sia formalmente accusato della scomparsa di Maddie McCann, le autorità portoghesi continuano a indicarlo come sospettato principale. Tuttavia, questo verdetto rappresenta un colpo per la pubblica accusa che, in un procedimento separato, aveva chiesto 15 anni di carcere per Brueckner per reati sessuali.
Le accuse cadute
Le accuse da cui Brueckner è stato assolto riguardavano episodi di violenza sessuale che si sarebbero verificati durante il lungo periodo in cui ha vissuto in Portogallo, in particolare nell’area dell’Algarve, tra il 2000 e il 2017. Durante questo periodo, si ritiene che Brueckner abbia condotto attività illecite e violente, molte delle quali in coincidenza con la scomparsa di Maddie McCann, avvenuta nel 2007. Tuttavia, nonostante le prove raccolte dalla polizia tedesca e dalle autorità portoghesi, il tribunale di Braunschweig ha ritenuto che gli elementi presentati non fossero sufficienti per giungere a una condanna.
Il rischio di recidiva
Nonostante l’assoluzione, Brueckner resterà in carcere fino a settembre 2025 per scontare una condanna separata, legata a un altro episodio di stupro. Il procuratore capo, Ute Lindemann, ha sottolineato l’alto grado di pericolosità del soggetto, richiedendo una misura di detenzione preventiva una volta scontata la pena. Secondo Lindemann, c’è un «alto grado di certezza» che Brueckner possa recidivare, motivo per cui si richiedono misure aggiuntive per proteggere la società.
Cronaca Nera
“Strage di Erba: Olindo Romano e Rosa Bazzi restano colpevoli. Rigettata la richiesta di nuovo processo”
I giudici della Corte d’Appello di Brescia dichiarano inammissibile la revisione della sentenza all’ergastolo. La difesa non porta elementi nuovi, e le prove ammesse in precedenza confermano la colpevolezza della coppia per l’omicidio di quattro persone e il ferimento di Mario Frigerio, unico superstite.
La Corte d’Appello di Brescia ha rigettato la richiesta di revisione presentata per conto di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per la strage di Erba dell’11 dicembre 2006. I giudici hanno dichiarato l’istanza inammissibile “per mancanza di novità e per l’inidoneità a ribaltare il giudizio di penale responsabilità delle prove presentate”. Il sostituto procuratore di Milano, Cuno Tarfusser, aveva avanzato la richiesta, ma è stato ritenuto privo di legittimazione, come specificato nel documento della Corte.
Nel verdetto, la Corte spiega che il fascicolo è stato trasmesso alla Corte d’appello di Brescia dal Procuratore Generale di Milano, il quale ha sottolineato la carenza di legittimazione del proponente. Quest’ultimo non era delegato alla materia delle revisioni, una competenza riservata all’avvocato generale.
L’assenza di nuove prove e il rifiuto di vecchie tesi
La sentenza, che ha richiesto diverse udienze per essere definita, respinge categoricamente l’idea che ci sia un complotto contro i coniugi Romano. I giudici escludono l’ipotesi di falsificazione delle prove, affermando che le confessioni raccolte in passato da Olindo Romano e Rosa Bazzi non presentano alcuna irregolarità. “Nessuna illegittimità è stata riscontrata nell’operato dei Pubblici Ministeri,” si legge nelle motivazioni, e le registrazioni delle confessioni sono state eseguite seguendo i protocolli.
La Corte evidenzia anche che le nuove testimonianze presentate, come quelle di Abdi Kais e altri detenuti intervistati durante il processo di revisione, non sono considerate prove ammissibili. La natura delle interviste, secondo la Corte, non può essere considerata alla pari di una testimonianza in aula. Le dichiarazioni raccolte al di fuori del processo non garantiscono la veridicità o la spontaneità delle affermazioni, a differenza di un testimone sotto giuramento.
Mario Frigerio: un testimone attendibile
La Corte ribadisce la credibilità del super testimone Mario Frigerio, unico sopravvissuto all’attacco e testimone chiave nel processo. I giudici ricordano che l’ipotesi del “falso ricordo” è già stata esaminata e respinta sia in appello che in Cassazione. Durante il primo grado, Frigerio aveva fornito una descrizione dettagliata e coerente degli eventi, combaciando con le altre prove istruttorie raccolte. I giudici hanno rigettato anche la teoria della difesa riguardante un’intossicazione da monossido di carbonio che avrebbe alterato le dichiarazioni di Frigerio.
Le analisi mediche effettuate su Frigerio dopo il salvataggio non hanno mai incluso test specifici per la carbossiemoglobina, e il tempo di esposizione ai fumi dell’incendio è stato troppo breve per causare effetti significativi. Secondo la Corte, la confusione e il disorientamento del testimone sono imputabili alla gravità del trauma subito e alle circostanze drammatiche dell’aggressione.
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