Cronaca
Il nuovo nemico di Putin si chiama… Sir Elton John!
La Russia ha trovato un nuovo nemico pubblico. Ma, attenzione, non si tratta di una potenza straniera ostile, di una crisi economica o di un complotto internazionale, bensì della Elton John AIDS Foundation, colpevole di promuovere la sensibilizzazione e la prevenzione contro una malattia che nel paese colpisce oltre un milione di persone. Un vero pericolo per l’ordine costituito, evidentemente…

Quando il governo russo dichiara un’organizzazione “indesiderata”, non sta solo esprimendo una vaga antipatia, ma sta di fatto bandendo ogni sua attività nel paese. In pratica, chiunque collabori con essa rischia di incorrere in gravi conseguenze legali. Il tutto per proteggere i “valori tradizionali” e impedire la diffusione di idee sovversive, come la tutela della salute pubblica.
Lotta all’AIDS o promozione di “modelli occidentali”?
Secondo la procura russa, la Elton John AIDS Foundation non sarebbe impegnata solo nella prevenzione dell’AIDS, ma anche nella diffusione di relazioni sessuali e modelli familiari “occidentali”, oltre che nell’idea eretica che alcune persone possano non identificarsi nel genere assegnato alla nascita. Una minaccia devastante per un paese che, evidentemente, preferisce affrontare l’HIV con il silenzio e lo stigma piuttosto che con cure e informazione.
La realtà dell’HIV in Russia: numeri da pandemia
Se in Occidente l’AIDS è ormai una malattia gestibile grazie a prevenzione e farmaci, in Russia il quadro è ben diverso. Con oltre un milione di persone che risultano sieropositive, il paese affronta oggi una crisi sanitaria che potrebbe essere contenuta con le giuste misure, ma che viene invece ignorata per motivi ideologici. Nelle aree rurali, poi, l’accesso alle cure è limitato, e il governo non sembra particolarmente motivato a contrastare la disinformazione.
La vera “screditata”: a gli occhi del mondo sarebbe la Russia
Secondo il Cremlino, la fondazione di Elton John avrebbe anche osato “screditare” la Russia. Curiosamente, non lo avrebbe fatto denunciando la guerra in Ucraina o l’assenza di diritti per le minoranze, ma semplicemente tentando di diffondere informazioni sulla prevenzione dell’AIDS. Una strategia evidentemente sovversiva, in un paese che preferisce combattere le infezioni con la censura piuttosto che con la scienza.
L’ironia della censura
Mentre l’Occidente ride (ma in maniera amara) di queste scelte, la Russia continua a isolarsi, combattendo battaglie culturali che la distanziano sempre più dal resto del mondo. Se il paese teme che il baronetto, l’ autore di Rocketman e la sua fondazione rappresentino una minaccia per la moralità, forse dovrebbe preoccuparsi meno delle canzoni pop e più della salute della sua popolazione…
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Storie vere
Chiede la metà dei soldi spesi per il caffè consumato al primo appuntamento! Che tristezza…
Dopo il primo appuntamento capiscono che la relazione non può funzionare. Lei ringrazia con comprensione. Lui le chiede la restituzione dei soldi che ha speso per la consumazione.

Cara Emily, dolcissima 29enne di Sydney, se tu sapessi quanti soldi noi maschietti abbiamo ‘investito’ per fare la corte alle nostre ragazze non ti scandalizzeresti così tanto… In fondo, pur essendo un gesto da biasimare, più per educazione e ‘cavalleria’ che per tirchieria – almeno vogliamo sperare – il ragazzo che hai incontrato è stato pragmatico. Magari sono mesi o anni che esce con ragazze come te e ogni volta gli tocca pagare di tasca propria. E un caffè oggi e un hot dog domani i soldi se ne vanno. Certo non è stato un gesto cortese da parte sua. E d’altra parte anche per te è stato utile per capire con chi avresti avuto a che fare se dopo il primo appuntamento si fosse accesa la scintilla dell’amore. Che amore vuoi vivere con un uomo che ogni volta che ti invita fuori a cena si porta il pallottoliere…?
Il primo appuntamento? Non si scorda mai…
Di sicuro Emily ha vissuto un dopo primo appuntamento in modo sgradevole. Anche perché lei era stata molto corretta. Ha comunicato in maniere gentile all’uomo di non essere interessata a proseguire la conoscenza. Ma si è trovata di fronte a una richiesta inaspettata e decisamente inusuale: la restituzione dei soldi che l’uomo aveva speso per il caffè.
… nel breve attimo di una transazione commerciale
La vicenda, condivisa su TikTok, ha attirato l’attenzione degli utenti, indignati per il comportamento dell’uomo. Dopo aver passato del tempo insieme e aver constatato l’assenza di una connessione, Emily ha ritenuto corretto informare l’uomo della sua decisione, preferendo una comunicazione diretta al posto del ghosting. Educata e cortese. Ma l’uomo, invece di accettare la situazione in silenzio l’ha messa sul pratico. Ha risposto con la richiesta della restituzione dei soldi, giustificandosi con l’esiguo importo speso per il caffè. Sei dollari in totale, tre dollari a testa! Eh andiamo…
No non ti pago! Il rischio dei corteggiatori è sempre molto alto…
La reazione di Emily è stata ferma e decisa. Ha rifiutato categoricamente di pagare, sottolineando come sia inaudito chiedere i soldi a qualcuno dopo un primo appuntamento. L’uomo, a sua volta, ha cercato di giustificare il suo comportamento, ma la sua insistenza ha solo peggiorato la situazione.
Italia
Ubriaco al volante? Il passeggero ora rischia di perdere parte del risarcimento
La sentenza 21896/2025, nata dal ricorso dei familiari di una vittima a cui era stato ridotto l’indennizzo del 30%, cambia lo scenario: chi accetta di viaggiare con un autista ubriaco si assume parte della colpa. Un principio che ridefinisce responsabilità e risarcimenti

Non sarà più possibile cavarsela con un “non ero io al volante”. Con la pronuncia 21896/2025 la Cassazione ha chiarito che anche il passeggero può vedersi ridurre il risarcimento se era consapevole che l’autista fosse ubriaco. Una decisione che introduce il concetto di corresponsabilità: chi accetta di correre un rischio evidente non potrà pretendere un indennizzo pieno.
Il caso riguarda i familiari di un uomo deceduto in un incidente. In appello l’indennizzo era stato ridotto del 30% perché la vittima sapeva delle condizioni del conducente. I parenti contestavano, sostenendo che il concorso di colpa si applica solo in caso di “cooperazione attiva”. Ma la Suprema Corte ha ribaltato l’argomento: il concorso di colpa comprende anche chi, pur senza agire, sceglie consapevolmente di esporsi al pericolo.
Il riferimento è all’articolo 1227 del Codice civile, letto alla luce dell’articolo 2 della Costituzione. Tradotto: la solidarietà sociale e la responsabilità personale valgono anche quando si sceglie di salire in macchina con chi ha bevuto troppo. Il passeggero mantiene il diritto al risarcimento, ma questo potrà essere ridotto in misura proporzionale alla sua colpa.
Non si tratta di una novità assoluta. Già nel 2019, nel 2020 e nel 2024 la Cassazione aveva ampliato la nozione di “cooperazione colposa”, includendo chi viaggia senza cinture o accetta di farsi trasportare da un conducente privo di patente. La nuova sentenza ribadisce la linea: chi ignora le regole di prudenza non può scaricare tutto sulle spalle dell’autista.
Il nodo resta quello della prova: per ridurre il risarcimento occorre dimostrare che il passeggero fosse davvero consapevole dello stato del conducente. Non basteranno sospetti o congetture. Ma una volta accertata la consapevolezza, la corresponsabilità diventa automatica.
Sul piano sociale, la decisione introduce un messaggio netto: la prevenzione non riguarda solo chi guida, ma anche chi accetta di farsi trasportare. L’idea di “mettersi al sicuro” affidandosi a un amico alticcio non regge più. Per la Cassazione è una scelta che comporta conseguenze legali.
Un monito che pesa come un deterrente. Perché, da oggi, chi sale accanto a un autista ubriaco non è più soltanto una vittima inconsapevole. È qualcuno che ha scelto di correre un rischio. E la legge gli chiederà conto di quella scelta.
Mondo
Sudditi in apprensione per Re Carlo: il sovrano interrompe le cure e partono i preparativi per il funerale.
Carlo interrompe momentaneamente le cure contro il cancro, mentre nel Regno Unito cresce l’apprensione. I preparativi per il funerale sono già in corso, ma il sovrano si sente pronto a tornare ai suoi impegni ufficiali.

Nelle ultime settimane, la notizia della sospensione delle cure contro il cancro per Re Carlo ha sollevato non poche preoccupazioni nel Regno Unito. Il sovrano, che aveva annunciato la sua malattia tempo fa, ha momentaneamente interrotto il trattamento medico, scatenando voci su una possibile imminente fase terminale.
Nonostante i timori, fonti vicine alla Famiglia Reale rassicurano che questa pausa sia una decisione positiva. Re Carlo, infatti, si prepara a partire per un viaggio ufficiale di dieci giorni in Australia, con partenza fissata per il 18 ottobre. Questo segnale potrebbe indicare che le sue condizioni non siano così gravi come si temeva inizialmente.
Parallelamente, è stato confermato l’avvio dei preparativi per il funerale di Stato, una prassi tradizionale che viene attivata anche quando la salute del sovrano non è necessariamente critica. L’operazione Menai Bridge, il nome in codice per i piani legati al funerale di Re Carlo, prosegue senza sosta, come richiesto dal protocollo reale, e ha destato non poche reazioni nei media britannici.
Il Regno Unito resta comunque in apprensione, e la notizia che il Re si senta abbastanza in forma da sospendere le cure per adempiere ai suoi impegni ufficiali è stata accolta con sollievo. Tuttavia, resta il clima di incertezza: l’annuncio del proseguimento dell’operazione Menai Bridge ricorda ai sudditi che, nonostante l’ottimismo, il sovrano potrebbe essere più fragile di quanto non sembri.
Tra le figure istituzionali, il sindaco di Londra e altri leader politici hanno espresso i loro auguri al sovrano, auspicando una ripresa stabile e duratura delle sue funzioni, sottolineando quanto la sua presenza e guida siano ancora fondamentali per il Regno Unito.
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