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Cronaca

L’antico dualismo tra Cina e USA si combatte su TikTok

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    Con una decisione nella notte, il Senato americano ha approvato una legge che porterebbe al divieto di usare il social cinese TikTok sull’intero suolo a stelle & strisce. Una misura che concede sei mesi all’azienda cinese ByteDance per vendere la piattaforma che, se questo non avvenisse, sarà bandita. Un divieto che potrebbe generare azioni legali senza precedenti in materia di social

    La “palla” ora passa a Biden

    La misura varata dal Senato USA è contemplata nel pacchetto di aiuti esteri da 95 miliardi di dollari, che annovera anche l’assistenza militare a Ucraina, Israele e Taiwan. Ora tutto finirà direttamente sulla scrivania del Presidente Biden.

    Cosa potrebbe succedere ora

    L’applicazione che conta 170 milioni di utenti solo in territorio americano, è da tempo sotto la lente di molti funzionari occidentali perchè – oltre a risultare fortemente diseducativa per alcuni contenuti proposti – consentirebbe a Pechino di raccogliere dati sensibili spiando gli utenti.

    La reazione di Musk

    Il divieto che si profila potrebbe innescare azioni legali di grande impatto. Infatti, il disegno di legge approvato attribuisce al presidente l’autorità di segnalare altre applicazioni considerate come lesive della sicurezza nazionale se controllate da un Paese ritenuto ostile. Una reazione c’è già stata. Quella del magnate Elon Musk, proprietario di X, che ha dipinto il divieto come “contrario alla libertà di parola e di espressione”.

      In primo piano

      La villa più infestata dai fantasmi del mondo? Si trova a un’ora da Milano

      Se sei un appassionato di storie di fantasmi e mistero, Villa De Vecchi è un luogo che non puoi perdere. Situata solo a un’ora di distanza da Milano, questa dimora storica ti trasporterà in un mondo di leggende e misteri, offrendoti un’esperienza indimenticabile e un viaggio nel soprannaturale. Preparati ad affrontare i tuoi timori e a scoprire la verità dietro le leggende di Villa De Vecchi – se hai il coraggio di mettere piede in questa dimora infestata.

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        La rivista americana specializzata in misteri Buzzfeed l’ha messa al primo posto tra le ville infestate più famose del mondo. Sei pronto a scoprire la storia di Villa De Vecchi, una delle dimore più misteriose e affascinanti d’Italia? Situata a un’ora di distanza da Milano, questa villa storica è diventata famosa per le sue leggende di fantasmi e presenze paranormali che hanno affascinato e spaventato generazioni di visitatori.

        La storia di Villa De Vecchi

        Costruita nel XIX secolo dal conte Felix De Vecchi, Villa De Vecchi sorge nelle affascinanti valli della Lombardia, circondata da boschi lussureggianti e panorami mozzafiato. La dimora, con la sua architettura gotica e il suo fascino decadente, ha subito numerosi eventi tragici nel corso dei decenni, contribuendo alla sua reputazione di luogo infestato.

        Le leggende e i misteri di Villa De Vecchi

        La storia di Villa De Vecchi è avvolta da una nebbia di mistero e leggende. Si dice che il conte Felix De Vecchi abbia costruito la villa come regalo per sua moglie, ma la felicità della famiglia fu presto oscurata da eventi tragici. La leggenda narra di una domestica che fu ingiustamente accusata di furto e che, nel disperato tentativo di dimostrare la propria innocenza, si gettò dalla torre della villa.

        Da allora, si dice che lo spirito della domestica vaghi per i corridoi della villa, tormentato dall’ingiustizia subita e cercando vendetta. Molti visitatori hanno riferito di avvertire presenze inquietanti, sentendo passi nell’oscurità e percependo un’atmosfera pesante di tensione e disagio.

        La fama sinistra di Villa De Vecchi su Buzzfeed

        La fama di Villa De Vecchi si è estesa ben oltre i confini italiani. La rivista americana Buzzfeed l’ha inserita al primo posto della lista delle abitazioni infestate più misteriose e inquietanti del mondo, attirando l’attenzione di curiosi e appassionati di paranormale da ogni angolo del pianeta.

        La Leggenda dei fantasmi e le voci di paese

        La leggenda e le voci di paese, tramandate nei secoli, raccontano che Felice De Vecchi abbandonò la villa improvvisamente quando trovò il corpo senza vita della moglie, brutalmente assassinata. Della figlia invece non si ebbero mai più tracce e scomparve nel nulla lo stesso giorno in cui la madre venne trovata morta. Da qui la leggenda che in alcune notti si sentano urla e lamenti di donna e qualche volta anche un pianoforte che suona. Questi fenomeni paranormali avverrebbero soprattutto durante le notti del solstizio d’estate (tra pochi giorni, il 21 giugno) o quello d’inverno.

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          Cronaca

          Ma se ci fosse un attacco nucleare tu che fai?

          In caso di attacco nucleare che si fa, come ci si organizza, come ci si informa, dove scappi e come scappi?

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            Affrontare il pensiero di un’esplosione nucleare è davvero spaventoso, ma è importante essere preparati per affrontare una situazione così catastrofica. Che si fa, come ci si organizza, come ci si informa, dove scappi e come scappi? Con l’aiuto e la complicità del Johns Hopkins Center for Health Security, proviamo a descrivere una specie di vademecum utile su cosa fare per massimizzare le possibilità di sopravvivenza e proteggere la propria salute in caso di un attacco nucleare.

            Per prima cosa cercare riparo. Ma dove?

            Cercare riparo tempestivamente e seguire le indicazioni degli esperti nei primi minuti e nelle prime ore dopo l’esplosione è fondamentale. L’informazione su come proteggere gli occhi, sdraiarsi a faccia in giù per proteggersi da detriti volanti e radiazioni, cercare un rifugio adeguato e prendere precauzioni come togliere gli indumenti contaminati e consumare cibo sigillato è preziosa per la sopravvivenza. Queste sono indicazioni di massima. Ma nello specifico…?

            Non perdere la testa

            E’ importante non trascurare il benessere mentale in situazioni così stressanti. Mantenere i legami con i propri cari e cercare supporto può aiutare ad affrontare lo stress e il trauma associati a un evento così terribile.

            Nei primi minuti devi metterti al sicuro

            Per prevenire la cecità temporanea causata dalla luce, bisogna schermare subito gli occhi. Una bomba da 1 megatone può causare cecità temporanea a individui fino a 20 km in una giornata limpida e fino a 85 km in una notte limpida.

            Mettersi a faccia in giù

            E’ consigliabile sdraiarsi a terra con la faccia rivolta verso il basso e di mettere le mani sotto il corpo per proteggersi da oggetti volanti e dal calore intenso. Così come in caso di incendio bisogna munirsi di una sciarpa inzuppata d’acqua per coprire il naso e la bocca può proteggere ulteriormente dai danni. E’ bene tenere la bocca aperta per assicurarsi che i timpani non scoppino per la pressione.

            E se siamo in auto?

            Se siamo a bordo di un veicolo al momento dell’esplosione, dobbiamo fermare il veicolo in sicurezza e accovacciarci al suo interno. È importante però non restare lì troppo a lungo.

            15 maledetti minuti prima che i detriti radioattivi (fallout) cadano al suolo

            Si dice che i sopravvissuti a un attacco nucleare abbiano circa 15 minuti prima che il fallout si depositi sul terreno. Il contatto con queste particelle porta a malattie da radiazioni, danneggia le cellule del corpo e naturalmente portano alla morte.

            Quanto possiamo esporci alle radiazioni

            Il rischio di esposizione alle radiazioni diminuisce del 55% un’ora dopo l’esplosione e dopo 24 ore si riduce dell’80%. Quindi scappa e cercati un rifugio.

            Sì ma quale rifugio?

            Il suggerimento è quello di cercare riparo nella direzione opposta agli edifici caduti e nella direzione lontana dal vento. Sembra lapalissiano ma se non ci sono rifugi nelle vostre vicinanze, dovete allontanarti dall’esplosione entro 10-15 minuti. Quindi trovare un riparo per proteggerti dalla nuvola di radiazioni. Il rifugio dovrebbe trovarsi in edifici di mattoni o cemento, come scuole o uffici. Idealmente si dovrebbe scegliere un edificio con un seminterrato per l’abitazione temporanea.

            E dopo l’esplosione che si fa? Una doccia

            Dopo un’esplosione nucleare le prime 24 ore sono cruciali per ridurre l’esposizione alle radiazioni e sono quindi fondamentali per la salute. Bisogna togliersi gli indumenti contaminati indossati nel momento dell’esplosione e farsi una doccia utilizzando acqua tiepida e applicando il sapone delicatamente, poiché strofinare troppo potrebbe danneggiare la pelle, che funge da barriera protettiva naturale. Astenersi dal toccarsi occhi, naso e bocca e pulire con cura la pelle esposta, ma evitare di usare salviette disinfettanti sulla pelle.

            Che cosa mi posso mangiare?

            Mangiare solo cibo sigillato proveniente da contenitori ermetici. Cibi in scatola, insomma. E’ consigliabile pulire contenitori, pentole, piani di lavoro e utensili prima del consumo. È importante evitare di consumare frutta o verdura, naturalmente, perché esposti alle radiazioni.

            Rimanere connessi e soprattutto predisporre un kit di emergenza

            Naturalmente le comunicazioni saranno interrotte. Niente cellulare, niente internet, niente radio e tv. E’ importante comunque rimanere sintonizzati per ricevere informazioni ufficiali su quando uscire da dove ci troviamo, dove andare. Le radio a batteria potrebbero comunque conti are a funzionare. Se sappiamo che l’attacco è imminente è bene predisporre di un kit che ci aiutaerà nei rimi giorni dopo l’attacco. Un kit di forniture di emergenza, che può includere articoli come acqua, cibo non deperibile, medicinali, una radio a batteria, una torcia elettrica e indumenti di ricambio.

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              Cronaca Nera

              Luana, Rosa, Nadia: chi sconta il carcere a vita in Italia

              Un viaggio drammatico tra le storie di dolore e violenza delle 38 donne condannate al “fine pena mai”. Da Rosa Bazzi, coinvolta nella strage di Erba, alle sorelle Zani, fino a Maria Licciardi, boss della camorra, le vite spezzate di chi ha commesso crimini atroci.

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                Nel silenzio opprimente delle aule giudiziarie, il destino di Alessia Pifferi prende una svolta drammatica. Condannata all’ergastolo dai giudici di Milano per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di soli diciotto mesi, Alessia sarà presto trasferita nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. Questa struttura carceraria, priva di sbarre e celle, ospita nel reparto femminile “Arcobaleno” altre donne che hanno ucciso i propri figli, offrendo loro un percorso di recupero e cura.

                Le statistiche del Ministero della Giustizia

                Secondo i dati aggiornati al 30 aprile del Ministero della Giustizia, sono 2.649 le donne presenti nelle carceri italiane, su un totale di 61.297 persone recluse. Di queste, 20 hanno almeno un figlio di meno di dodici mesi al seguito, gran parte ospitati negli istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam) di Torino, Milano, Venezia, Cagliari e Lauro in Campania. Con Alessia Pifferi, sono 38 le ergastolane, mentre 72 devono scontare una condanna superiore ai 20 anni, spesso per reati legati al terrorismo o alle mafie. Dodici di loro sono sottoposte al regime di isolamento del 41bis, vivendo in uno stato di assoluta segregazione.

                Storie di disperazione e malavita

                Dietro ogni ergastolo si cela una storia di violenze e dolore. La 36enne Luana Cammalleri è in carcere per aver ucciso il marito insieme all’amante. Melita Aina, 74enne di Fagnano Olona, è stata condannata per aver orchestrato l’omicidio del consorte con l’aiuto di complici tunisini fuggiti all’estero. Rosa Bazzi, insieme al marito Olindo Romano, sconta l’ergastolo per la strage di Erba, un caso che ancora divide l’opinione pubblica tra “innocentisti” e “colpevolisti”. Anche Veronica Panarello, che strangolò il figlio di 8 anni a Santa Croce Camerina nel 2014, è una delle madri condannate per infanticidio, pur avendo evitato l’ergastolo con una condanna a 30 anni. Le sorelle Silvia e Paola Zani, rispettivamente di 30 e 22 anni, sono condannate per l’omicidio della madre Laura Ziliani, ex vigilessa di Temù, strangolata e gettata in un fiume.

                Il regime duro del 41bis

                Non ci sono solo madri assassine. Dodici donne, ritenute pericolosissime, sono sottoposte al regime di isolamento del 41bis. Tra loro, Nella Serpa, una boss della ‘ndrangheta, e Maria Licciardi, nota come “Lady Camorra”, che ha orchestrato traffici di droga e racket delle estorsioni a Napoli. Nadia Desdemona Lioce, figura di spicco delle Nuove Brigate Rosse, è tra le detenute più sorvegliate per i suoi crimini contro lo Stato, così come le brigatiste Laura Proietti e Diana Blefari, condannate per gli stessi delitti.

                Queste storie, intrise di disperazione e crimini efferati, ci ricordano la complessità delle vite dietro le sbarre, vite segnate da scelte irrevocabili e da un sistema che cerca, tra mille difficoltà, di trovare una strada per la redenzione e la giustizia.

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