Connect with us

Mistero

Ci risiamo, la veggente che aveva previsto il Covid dice che è in arrivo un nuovo virus

Ryo Tatsuki, soprannominata la “Baba Vanga del Giappone”, ha anticipato eventi drammatici in passato. Ora avverte il mondo di una futura pandemia ancora più devastante.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Nel vasto panorama dei veggenti, una figura sta attirando sempre più attenzione è Ryo Tatsuki. Artista veggente giapponese, famosa per aver previsto eventi come la morte di Lady Diana e la pandemia da Covid-19, si è lanciata in alcune previsioni catastrofiche per l’imminente estate. La prima riguarda un possibile mega-tsunami. Ryo avrebbe visto il mare “bollire” a sud del Giappone, il che è stato interpretato come il segnale di un’esplosione vulcanica sottomarina che potrebbe scatenare una distruzione di massa.

    Una veggente con gli occhi a mandorla

    Nel suo sogno, il centro dello tsunami si trovava in una regione a forma di diamante che collegava Giappone, Taiwan, Indonesia e Isole Marianne Settentrionali. Avrebbe visto anche figure simili a draghi muoversi verso quest’area e in particolare nella zona delle Hawaii. Ribattezzata la “Baba Vanga del Sol Levante”, in omaggio alla celebre mistica bulgara la veggente giapponese getta un’ombra inquietante sulla nostra salute. Secondo Tatsuki, nel 2030 un virus sconosciuto tornerà a colpire l’umanità, provocando una devastazione ancora più grande di quella vissuta con il Covid-19. Molto bene!

    Un nuovo virus all’orizzonte?

    La veggente sostiene che il virus apparirà dieci anni dopo la pandemia del 2020, proprio come aveva scritto nel suo libro del 1999, “The Future as I See It”. Secondo la sua visione, il virus raggiungerà il picco e poi scomparirà, per poi tornare in una forma ancora più letale nel 2030. Mentre le previsioni di Tatsuki continuano a suscitare curiosità e preoccupazione, gli esperti sottolineano che non esistono prove scientifiche per confermare le sue visioni. Tuttavia, la comunità scientifica è in allerta per un nuovo virus individuato nei pipistrelli in Cina, chiamato HKU5-CoV-2, che potrebbe essere a una sola mutazione dal diventare trasmissibile all’uomo.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Mistero

      Parte la caccia al galeone con un tesoro da 4 miliardi di dollari!

      Indipendentemente dall’esito della ricerca, il fascino e il mistero che circondano la Royal Merchant continueranno a catturare l’immaginazione di persone di tutto il mondo. Che il tesoro venga trovato o meno, la sua storia rimarrà parte integrante del folklore marittimo per sempre.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        Un’ancora gigantesca, ripescata per caso davanti alle coste della Cornovaglia, ha riportato alla luce una storia leggendaria: quella dell’El Dorado of the Seas, con un tesoro stivato stimato oltre i 4 miliardi di dollari. Ora, parte la caccia per recuperare questo naufragio storico, con la speranza di riportare alla luce una fortuna sommersa per secoli.

        Il naufragio epico

        Nel 1641, la Royal Merchant, ribattezzata El Dorado of the Seas, affondò al largo di Lands End, nell’Inghilterra orientale, mentre tornava dal Messico. A bordo trasportava un carico incredibile: 45 tonnellate d’oro, 400 lingotti d’argento messicano e 500.000 “pezzi da otto”.

        L’ancora ritrovata

        Nel 2019, il peschereccio Spirited Lady tirò su un’ancora enorme, scatenando l’interesse degli esperti che ipotizzano appartenesse alla Royal Merchant. Questo ha dato il via alla nuova ricerca del tesoro secolare.

        La ricerca del tesoro

        La Multibeam Services, una società specializzata nel recupero di carichi marittimi con sede in Cornovaglia, ha pianificato una spedizione per il recupero del relitto. Utilizzeranno tecnologie avanzate come sommergibili telecomandati con sonar e telecamere per coprire un’area di 200 miglia quadrate del Canale della Manica.

        Investimenti e Costi

        La ricerca del tesoro avrà un costo di venti milioni di sterline, ma l’eventuale ritrovamento potrebbe valere miliardi. Multibeam Services assicura di avere il team e la tecnologia necessari per trovare il relitto, con oltre 35 anni di esperienza nel settore.

        La concorrenza

        Tuttavia, Multibeam non è l’unico interessato al tesoro. Altre società e individui potrebbero essere coinvolti nella caccia, poiché 4 miliardi di dollari sono una tentazione irresistibile per molti.

        La tecnologia all’avanguardia

        Multibeam utilizzerà sommergibili senza pilota dotati di sonar e telecamere di ultima generazione per esplorare i fondali marini e individuare il relitto. Questa tecnologia ha dimostrato di essere efficace nel trovare relitti precedenti.

        Le sfide legali

        Ricerche precedenti, come quella condotta dalla Odyssey Marine Exploration nel 2007, si sono scontrate con complicazioni legali riguardanti la proprietà del relitto. Sarà importante affrontare le questioni legali in modo chiaro e trasparente.

        Il ritorno della leggenda

        Il ritrovamento dell’ancora ha riportato alla ribalta una delle storie più leggendarie dei mari. La caccia al tesoro della Royal Merchant promette di essere un’avventura epica e potrebbe cambiare la fortuna di chiunque riesca a trovarla.

        L’attesa

        Mentre la Multibeam Services si prepara per la spedizione, il mondo tiene il fiato sospeso nell’attesa di notizie sul recupero del tesoro. Questo potrebbe essere il naufragio più ricco della storia, con enormi implicazioni finanziarie e storiche.

          Continua a leggere

          Mistero

          Abbattuto l’albero di Robin Hood: condannati a 4 anni i due uomini ubriachi che lo segarono per “divertimento”

          Il Sycamore Gap Tree era uno degli alberi più celebri del Regno Unito. I due uomini che lo hanno tagliato hanno agito sotto i fumi dell’alcol, con motosega e vernice spray. La giudice: “Lo hanno fatto per compiacersi, non per caso”.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            Quattro anni e tre mesi di carcere per aver tagliato un albero. Ma non un albero qualunque. Era il Sycamore Gap Tree, il leggendario acero secolare affacciato sul Vallo di Adriano, diventato famoso in tutto il mondo grazie al film “Robin Hood, principe dei ladri” con Kevin Costner. Un simbolo della Gran Bretagna, patrimonio dell’Unesco, meta di pellegrinaggio per turisti, cinefili e amanti della natura. Fino a quella notte folle.

            Era l’alba del 28 settembre 2023 quando Daniel Michael Graham, operaio di 39 anni, e Adam Carruthers, meccanico 32enne, sotto l’effetto dell’alcol, raggiunsero il sito con una motosega e della vernice spray. Tagliarono l’acero nel punto esatto per farlo crollare più in fretta, approfittando dei venti della tempesta Agnes. Filmavano tutto, ridendo. Il gesto sconvolse il Paese. Lo shock fu immediato. All’inizio fu arrestato un sedicenne, poi rilasciato. Ma le indagini andarono avanti, fino all’arresto dei due veri responsabili, ora condannati.

            La giudice Sarah Lambert ha usato parole durissime: “Non è stata una semplice bravata da ubriachi. C’è stata pianificazione. E un certo compiacimento. Lo hanno fatto per sentirsi famosi”. Il danno è stato quantificato in 458mila sterline, ma la perdita è incalcolabile. “Era un santuario per molti”, ha detto Andrew Poad del National Trust. “Apparteneva alla nazione, ai cittadini. Un simile vandalismo è inimmaginabile”.

            Nel tentativo di salvare l’albero, gli esperti si sono mobilitati per mesi. Inutilmente. L’acero era troppo danneggiato. “È una scena terribilmente triste”, ha scritto l’autore LJ Ross, che gli aveva dedicato un romanzo. Sui social del pub vicino, il Crown Inn, si leggeva: “Molti nostri clienti venivano per l’albero. Come si può essere così idioti?”.

            Domanda legittima, alla quale la giustizia britannica ha risposto con severità. I due vandali ora sconteranno la loro pena in carcere. Ma l’albero di Robin Hood non tornerà più. E con lui, un pezzo del paesaggio e della memoria collettiva.

              Continua a leggere

              Mistero

              Dracula sepolto a Napoli? Decifrata l’iscrizione sulla tomba misteriosa che riaccende la leggenda

              Secondo una nuova ipotesi, Vlad l’Impalatore – ispiratore del Dracula letterario – non sarebbe morto in battaglia ma portato a Napoli dalla figlia e sepolto in una tomba nobiliare. La recente decifrazione di un’antica iscrizione potrebbe confermare tutto.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                Dracula potrebbe essere morto a Napoli. Non è il plot di un film, ma una teoria che da anni incuriosisce studiosi, turisti e appassionati di misteri storici. Al centro di tutto, una tomba nel complesso monumentale di Santa Maria la Nova, a due passi dal cuore antico della città. E ora, una svolta clamorosa: la decifrazione di un’iscrizione funebre finora rimasta oscura rilancia la possibilità che sia davvero la sepoltura di Vlad III di Valacchia, il famigerato Impalatore passato alla leggenda come Dracula.

                Ad anticiparlo è Giuseppe Reale, direttore del complesso, che dalla Romania fa sapere che un gruppo di studiosi ha interpretato la scritta come un elogio funebre dedicato proprio al principe valacco vissuto tra il 1431 e il 1477. Secondo la teoria, Vlad non sarebbe morto in battaglia, ma catturato dai turchi e poi liberato dalla figlia Maria Balsa, rifugiatasi a Napoli dopo essere stata adottata da una nobile famiglia locale.

                Alla sua morte, Vlad sarebbe stato tumulato nella cappella Turbolo, nella tomba del suocero della figlia. La tomba, decorata con simboli egizi, draghi e iconografie non riconducibili alla tradizione locale, era già al centro di speculazioni fin dal 2014. Ora, però, la decifrazione dell’epigrafe – datata attorno al Cinquecento – dà nuova linfa alla leggenda.

                Napoli, del resto, è abituata a ospitare l’impossibile: santi che fanno miracoli, sangue che si scioglie, teschi che parlano. E ora anche un Dracula… in trasferta definitiva. Non resta che attendere conferme, ma intanto il fascino resta intatto. Perché forse l’Impalatore non è mai tornato in Transilvania. Ha solo cambiato castello.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù