Storie vere
L’uomo con le ali Maurizio di Palma ha sfiorato il cielo di Dubai. Nuovo record per il jumper italiano
Il BASE jumper è un uomo che sfida i limiti della gravità, ma che mantiene uno sguardo lucido sul mondo che lo circonda.

Lanciarsi nel vuoto da 500 metri di altezza, lasciando che la gravità faccia il suo lavoro per dieci interminabili secondi di caduta libera, non è un’esperienza per tutti. Ma per Maurizio di Palma, BASE jumper italiano, è la sua vita. Maurizio è stato uno dei soli due italiani, insieme alla collega Roberta Mancino, selezionati per partecipare all’evento Exit#139 a Dubai. Nella capitale degli Emirati Arabi 30 tra i migliori atleti di BASE jump del mondo (chi pratica il lancio con paracadute da una postazione elevata) si sono lanciati dal 139° piano del Burj Khalifa. Ovvero l’edificio più alto del pianeta. Per ogni BASE jumper, questo è il sogno massimo, una sfida che fonde tecnica, coraggio ed emozione pura. Un evento organizzato grazie alla collaborazione di Xdubai, Skydive Dubai, Emaar, Visit.Dubai e Burj Khalifa.
Da quando aveva 17 anni Maurizio si diverte così
La storia di Maurizio nel mondo del salto inizia con il paracadutismo, a soli 17 anni. A 23 anni, scopre il BASE jumping, disciplina allora ancora poco diffusa. “Mi ha affascinato subito”, racconta, “Da dieci anni, questo è il mio mestiere”. Nel corso della sua carriera, ha saltato in oltre 600 punti differenti in 36 Paesi, scegliendo solo strutture e scenari naturali con condizioni di sicurezza adeguate. Tra le esperienze più significative Maurizio è saltato giù dalla Torre Eiffel, il Colosseo, la Torre di Pisa, le cascate Angel Falls, le più alte del mondo e ora il Burj Khalifa. Ogni struttura ha le sue criticità: bisogna studiarne i punti deboli, valutare l’altezza minima per l’apertura del paracadute e capire la conformazione dell’aria. Ci prendiamo solo in prestito un po’ di quota”, spiega Maurizio.
Adrenalina a palla nella caduta libera
Nel BASE jumping esistono due categorie di salti: quelli vincolati e quelli liberi. Quelli vincolati, come quelli dalla Torre di Pisa o dal Duomo di Milano (47 metri di altezza), prevedono un’apertura immediata del paracadute, che si spalanca completamente in 25 metri di discesa, lasciando pochi attimi di volo prima dell’atterraggio. I salti liberi, come quello dal Burj Khalifa, offrono invece oltre dieci secondi di caduta libera, un tempo che per gli atleti è una combinazione di euforia, controllo e pura libertà. Ma la vera emozione non riguarda solo il volo. “A me piace il momento del salto, l’orgasmo finale,” dice Maurizio, “ma è la preparazione a rendere tutto affascinante”. Il BASE jumping è un mix di strategia, pianificazione e analisi tecnica. Talvolta, quando il salto non è ufficialmente autorizzato, diventa anche un’esperienza da vero James Bond, con lo studio dei percorsi per intrufolarsi nelle strutture, aggirando ostacoli e sorveglianza.
Tecnica, psicologia e controllo
Molti pensano che il BASE jumping sia una disciplina fisicamente estrema, ma in realtà, la componente chiave è mentale e tecnica. “Quando sei in aria, non ci sono grandi resistenze, è come essere in acqua: se sai nuotare, puoi galleggiare”, spiega Maurizio. Ma come ci si allena per diventare un BASE jumping? Maurizio risponde che al primo posto c’è la preparazione psicologica, bisogna imparare a controllare l’emozione, entrare nel flow prima del salto e mantenere la massima lucidità. Poi c’è la tecnica. Bisogna curare le acrobazie e gestire bene le linee di volo con la tuta alare. Bisogna anche sapersi adattare all’ambiente circostante. Ogni scenario presenta condizioni di vento, temperatura e pressione diverse, e ogni errore si paga caro. Alla domanda su cosa significhi volare sopra Dubai, Maurizio offre una riflessione profonda. “Quello che sembra il paradiso per me è l’incubo del resto del mondo”. Dal cielo, Dubai appare come una città futuristica, ricca di opportunità e bellezza. Ma “dietro la sua modernità, esistono anche disuguaglianze, lavoro sfruttato e una realtà molto diversa da quella che si vede nei video spettacolari“, dice.
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Storie vere
Otto anni per adottare il figlio di sua sorella vittima di femminicidio
Dopo il femminicidio di Tiziana Rizzi, suo fratello Damiano ha combattuto per anni per poter crescere suo nipote. Una storia di dolore, resistenza e amore che va oltre ogni sentenza.

Damiano Rizzi non avrebbe mai immaginato che il 9 luglio 2013 sarebbe diventata la data che avrebbe diviso in due la sua vita. Fino a quel giorno, il suo impegno era dedicato a salvare vite lontane, attraverso il lavoro con la Fondazione Soleterre. Ma quel giorno, mentre si trovava a Roma, una telefonata di sua madre ha cambiato tutto. Sua sorella Tiziana, 36 anni, era stata uccisa dal marito. Un femminicidio che ha strappato via non solo una vita, ma anche una madre, lasciando un bambino senza nessuno.
La morte della sorella un dolore devastante, ma Damiano non si è fermato
La sua missione è diventata proteggere e crescere il figlio di Tiziana, quel bambino che improvvisamente non aveva più punti di riferimento. Inizia così una battaglia lunga otto anni, un percorso tortuoso che lo ha portato a diventare suo padre adottivo, dopo aver affrontato ostacoli burocratici, tribunali e una realtà che sembrava non voler riconoscere il suo impegno.
Una mattina come tante
La mattina del 9 luglio Tiziana aveva attaccato un post-it sul frigorifero, un piccolo promemoria per preparare il latte per la colazione. Ma quella colazione non ci sarebbe mai stata. Damiano ha dovuto combattere per otto anni, chiedendo al tribunale di Pavia di riconoscere il suo diritto a crescere suo nipote. “Sono diventato tutore chiedendo per favore al presidente del tribunale, dopo che per anni nessuno muoveva mezzo dito”, racconta. Alla fine, ha ottenuto la sentenza di adozione, ma si è reso conto che essere genitore è molto più di un pezzo di carta. “Si è padri e madri quando si è capaci di far diventare grande qualcosa di piccolo”, dice Damiano. Un concetto che va oltre le leggi, oltre la burocrazia. Essere padre per lui è stato l’unico modo per ricostruire un senso dopo la tragedia, per trasformare il dolore in qualcosa di concreto, in amore, protezione, futuro.
Storie vere
La vera storia del “maravigghiusu” Frank Lentini, l’uomo con tre gambe
La straordinaria storia di Frank Lentini, nato in Sicilia con tre gambe e diventato una star dei freak show in America. Una biografia affascinante di resilienza e successo.

Nato in Sicilia con tre gambe e diventato ricco in America ecco la vera storia del “maravigghiusu“ Frank Lentini, “Una rockstar prima che esistessero le rockstar“. Frank Lentini, nato Francesco Lentini il 18 maggio 1889 a Rosolini, Sicilia, è una figura straordinaria che ha vissuto una vita incredibile. Nato con tre gambe, quattro piedi, sedici dita e due genitali, Lentini ha affrontato una realtà difficile nella Sicilia di fine Ottocento, dove la sua condizione avrebbe potuto condannarlo a una vita di vergogna e miseria.
Dalla Sicilia ai Freak Show Americani
Lentini emigrò negli Stati Uniti, dove diventò una star dei freak show, spettacoli che presentavano persone con caratteristiche fisiche fuori dal comune. Si esibì in famosi circhi come il Barnum, accanto a figure come l’uomo elefante, la donna barbuta e l’uomo più alto del mondo, John Aasen. Lentini, però, si distinse rapidamente, trasformando quella che molti consideravano una “mostruosità” in una carriera di successo.

Una biografia affascinante
La vita di Frank Lentini è stata ricostruita nel libro Storia incredibile dell’uomo con tre gambe da Alberto Giuffrè, giornalista di Sky TG24. Giuffrè racconta come Lentini sia diventato “una rockstar prima che esistessero le rockstar“, riuscendo a trasformare la sua condizione fisica in un’opportunità di riscatto. La biografia è stata scritta durante il lockdown, quando Giuffrè si è imbattuto in un articolo su Lentini e ha deciso di approfondire la sua storia.
La vita in America e l’eredità di Lentini
Lentini sbarcò negli Stati Uniti grazie a un impresario siciliano che convinse i suoi genitori, Natale e Giovanna, a portarlo a Boston per esibirsi nei circhi. Riuscì a capitalizzare sulla sua unicità con intelligenza e talento, diventando ricco e fondando una propria compagnia di spettacolo. Era noto per i suoi monologhi ironici, come: “Mia madre non ha dato alla luce due figli. Più di uno, ma non due“.
La famiglia e l’orgoglio di Frank
Lentini ebbe quattro figli con l’attrice Theresa Murray. Durante la Seconda Guerra Mondiale, due dei suoi figli combatterono contro le forze dell’Asse in Nord Africa. Uno di loro, Natale, scrisse dal fronte raccontando delle sue esperienze e delle ferite subite, mentre l’altro, James, fu destinato a combattere in Sicilia.
La fine di una vita straordinaria
Frank Lentini continuò a lavorare nei circhi fino alla sua morte a 77 anni nel Tennessee, mentre era in tour con il Cliff Wilson Show. La sua storia, ora immortalata nel libro di Giuffrè, è un esempio di resilienza e di ingegno. Dimostra molte cose soprattutto come si possa trasformare una difficoltà in un’opportunità di successo.
Storie vere
Vuoi mandare all’aria il tuo giorno di nozze? Chiama Ernesto, il “distruttore”…
Quando si dice “la fantasia al potere”. Il signor Ernesto Reinares si guadagna da vivere intervenendo ai matrimoni altrui ma non come wedding planner… bensì come “guastafeste prezzolato”!

Per sbarcare il lunario noi italiani siamo maestri di creatività. Ci inventiamo lavori creativi osservando quello che in quel momento occorre e non esiste, improvvisando un’attività che, a volte, può diventare anche redditizia.
La sua agenda è full fino a Natale
E’ il caso di quest’uomo, Ernesto, che ha ideato un servizio a domicilio per chi si sente indeciso sul compiere il cosiddetto “grande passo”. E’ lui stesso a descrivere brevemente la sua attuale attività: «500 euro, vengo al tuo matrimonio e lo faccio annullare: lavoro nato per gioco, ora ho l’agenda piena fino a dicembre». Non a caso viene chiamato il “distruttore di matrimoni”, nel listino prezzi anche l’eventualità di prendere calci e pugni dai parenti comprensibilmente infuriati.
Espressamente dedicato agli indecisi
«Se hai dei dubbi o non vuoi sposarti e non sai come rifiutare, non preoccuparti più, mi opporrò al tuo matrimonio. Devi solo dirmi l’ora, il luogo e la data». Questo l’annuncio pubblicato da Ernesto su una piattaforma online. Che – roba da non credere – in breve tempo è diventato un business che gli è valso l’appellativo di “distruttore di matrimoni” e che, soprattutto, gli permette di vivere.
Dubbi o insicurezze? Niente paura… ci pensa l’Ernesto!
Il giorno del matrimonio dovrebbe rappresentare il coronamento di un sogno per due innamorati, il giorno più memorabile della loro vita futura. Ma quando le cose non vanno come previsto possono verificarsi situazioni spiacevoli. Ernesto Reinares, compresa questa cosa, si è inventato un’attività che si offre di distruggere il matrimonio. Cosa già abbastanza sorprendente… ma lo è ancora di più vedere come i suoi servizi siano più richiesti di quanto si possa immaginare: «Ho dei matrimoni in programma fino a dicembre», confessa. Con l’avvicinarsi del fatidico momento, possono insorgere dubbi e insicurezze, che fino a quel momento venivano sopite. Anche se molti, per timore, vigliaccheria o chissà cos’altro non osano decidere di annullare tutto.
Un metodo efficace
Ed è qui che entra in scena il nostro Ernesto… con un colpo di scena da film hollywoodiano: «Apparirò alla cerimonia, dirò a tutti che sono il vero grande amore della futura sposa e andremo via insieme tenendoci per mano».
Quanto costa, extra esclusi
Alla base dell’idea una cosa nata per scherzo… ma a causa delle tantissime richieste ricevute da Ernesto la decisione di guadagnarsi da vivere con questa stramba attività. «Il servizio costa 500 euro», scrive nell’annuncio, ma il prezzo finale può lievitare nel caso che i presenti al matrimonio non la prendano bene: per ogni calcio o pugno ricevuto vanno aggiunti 50 euro.
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