Storie vere
Povera Stella… truffata dal finto Brad Pitt
Lei, Stella, stima moltissimo Brad Pitt come attore e attivista animalista e voleva chiedergli un aiuto per un progetto ambientalista. E’ incappata in un gruppo di truffatori che le ha sottratto 20mila euro.

Povera stella è una locuzione che si usa a volte in alcune parti della nostra Penisola per sottolineare l’ingenuità della persona a cui ci rivolgiamo con simpatia e comprensione. Ma Stella, in questo caso è una persona in carne e ossa e tanto sentimento…Una donna italiana appassionata di cinema e sostenitrice di progetti animalisti che si è ritrovata coinvolta in una truffa online. La sua stima per Brad Pitt, celebre attore di Hollywood, l’ha spinta a cercare di contattarlo tramite i social media, con la speranza di coinvolgerlo in iniziative benefiche legate all’associazione animalista con cui collabora. “Volevo chiedergli aiuto per i progetti di pace e protezione degli animali,” racconta. Tuttavia, la persona dall’altra parte dello schermo non era Brad Pitt, bensì un gruppo di truffatori che ha sfruttato la sua vulnerabilità per sottrarle denaro.
La truffa e il momento di debolezza e depressione grave
In poco tempo, Stella si è ritrovata coinvolta in una fitta corrispondenza in inglese con questi malintenzionati, che fingevano di essere l’attore. Questi le chiedevano ripetutamente soldi, promettendole un incontro e la partecipazione ai suoi progetti. “Mi rendevo conto che fosse folle,” ammette Stella, “ma ero in un momento molto difficile. Dopo una storia d’amore fallita e con problemi al lavoro, mi sentivo sola e depressa.”
Uno dei peggiori crimini? Approfittare della fragilità emotiva delle persone
Il sogno di ricevere aiuto da una figura che ammirava così tanto l’ha spinta a ignorare i segnali di pericolo, fino a quando la somma persa ha raggiunto oltre 20.000 euro. Nonostante i sospetti crescenti, Stella ha continuato a interagire con i truffatori, sperando di recuperare almeno parte del denaro. “Avevo fatto un bellissimo sogno in cui parlavo con lui, e questo mi ha convinta a cercarlo di nuovo,” spiega. Ma il sogno si è trasformato presto in un incubo. I continui messaggi d’amore, le promesse irrealizzabili e la richiesta costante di denaro erano solo parte del meccanismo ingannevole orchestrato dai truffatori.
La denuncia e il rimpianto
Stella, una volta resa conto di essere stata vittima di una truffa, ha deciso di rivolgersi alla Polizia Postale. Anche se ha sporto denuncia, è consapevole che il recupero del denaro è improbabile. “Continuavo a scrivere con questi truffatori sperando che la polizia li rintracciasse, ma non penso che ci riusciranno,” racconta con amarezza. La truffa ha lasciato Stella non solo economicamente danneggiata, ma anche emotivamente scossa.
Truffe online: una piaga diffusa
Il caso di Stella non è un episodio isolato. Le truffe che coinvolgono falsi personaggi famosi sono purtroppo molto diffuse, con vittime in tutto il mondo che cadono nella rete di criminali che si spacciano per celebrità.
Il caso del finto Keanu Reeves
Simile alla storia di Stella è quella di una donna francese che, pochi mesi fa, è stata truffata da un uomo che si spacciava per l’attore Keanu Reeves. Anche in questo caso, la vittima aveva ricevuto messaggi affettuosi e promesse romantiche da parte del finto attore, che si è rivelato essere un truffatore. La donna, convinta di aver instaurato una relazione a distanza con il protagonista del celebre film Matrix, ha inviato ingenti somme di denaro per “progetti segreti” che, secondo il finto Reeves, erano legati a cause benefiche. Il danno economico, in questo caso, ha superato i 50.000 euro.
Il finto principe Harry
Un altro episodio simile ha coinvolto una donna inglese, truffata da qualcuno che fingeva di essere il principe Harry. I truffatori le hanno chiesto denaro per coprire spese legali e “progetti segreti di beneficenza” legati alla casa reale. La donna, affascinata dal potere e dalla notorietà del suo interlocutore, ha versato migliaia di sterline prima di rendersi conto della truffa.
Truffe amorose con finti militari
Oltre alle celebrità, un’altra figura che viene spesso sfruttata dai truffatori online è quella del finto soldato o ufficiale dell’esercito. Questi truffatori di prassi creano profili falsi sui social media, spacciandosi per militari in servizio, spesso con storie strappalacrime di guerre e missioni pericolose. Il loro modus operandi segue protocolli ben decifrabili e prevedibili eppure ci si casca quasi sempre. Il cliché è lo stesso. Si crea una relazione romantica con la vittima, per poi chiedere soldi con la scusa di un’emergenza, come il rientro anticipato dal fronte o il pagamento di costose spese mediche.
Salvate il soldato… in Medio Oriente
Un esempio recente è quello di una donna canadese, che ha perso più di 100.000 dollari canadesi dopo essere stata ingannata da un truffatore che si spacciava per un soldato americano in missione in Medio Oriente. Dopo mesi di scambi affettuosi e promesse di un futuro insieme, l’uomo le ha chiesto aiuto per pagare il suo viaggio di ritorno a casa. Solo dopo aver inviato la somma, la donna ha scoperto che non esisteva alcun militare e che il profilo era falso.
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Storie vere
Cacciata da un ristorante perché tifosa della Lazio: la piccola Emma diventa simbolo di civiltà tradita
È successo davvero: una famiglia in vacanza si è vista negare l’ingresso in un ristorante della riviera abruzzese perché la figlia indossava i colori biancocelesti. Reazioni indignate da Lazio e Pescara, mentre Lotito la invita a Formello.

Immaginate la scena: una bambina di undici anni, in vacanza con mamma e papà, si presenta felice davanti a un ristorante sul lungomare di Pescara. Indossa con orgoglio una maglietta della Lazio e un cappellino abbinato. Ma a quanto pare, non è gradita. “Qui non potete entrare”. Non perché abbiano il cane, non perché siano in ritardo, non perché la cucina sia chiusa. Ma per quella maglia. Quella maglietta della Lazio.
È successo davvero. E in un lampo è diventato un caso nazionale, anzi una piccola, triste fotografia dell’Italia che riesce sempre a superarsi nella gara dell’intolleranza calcistica. La notizia, pubblicata da Il Centro, ha provocato una tempesta di reazioni. A cominciare dalla stessa Lazio, che via social ha scritto: “Cara Emma, ti aspettiamo a Formello. Qui sei la benvenuta”.

Ma a sorprendere è anche la reazione del Pescara Calcio, club storicamente rivale della Lazio. Anche loro hanno preso le distanze, con un messaggio chiaro: “Negare l’ingresso a una bambina per la sua fede calcistica è un gesto che non ha alcuna giustificazione”. Parole semplici, ma che oggi suonano come ossigeno in un Paese dove si scambia il tifo per una guerra di religione.
La piccola Emma, diventata suo malgrado simbolo della civiltà calcistica che fu, ha raccolto una valanga di solidarietà. Sì, perché indignarsi è giusto. Ma è ancora più giusto chiedersi come sia possibile che nel 2025 qualcuno pensi di fare selezione all’ingresso in base alla squadra del cuore. In un ristorante, poi. Dove si dovrebbe andare per stare bene, non per essere giudicati.
Ora Emma visiterà il centro sportivo biancoceleste. Vedrà i suoi beniamini, riceverà abbracci e maglie firmate. Ma nessun gesto, per quanto bello, potrà cancellare quel momento in cui si è sentita esclusa. E tutto per una maglietta. O meglio, per l’idea sbagliata che certi adulti hanno dello sport.
Storie vere
“Sei sporca, brutta e grassa”: 12enne bullizzata in classe, la scuola condannata a risarcire 60mila euro
Una 12enne di Pescara è stata vittima di bullismo per mesi, senza che la scuola intervenisse tempestivamente. Gli insulti e le vessazioni subiti l’hanno costretta a cambiare scuola e hanno causato gravi danni psicologici. Dopo otto anni di battaglie legali, la Corte d’appello dell’Aquila ha condannato l’istituto a risarcire la ragazza e la sua famiglia con 60mila euro, criticando duramente l’indolenza della scuola nel proteggere la studentessa.

La storia di una 12enne bullizzata nella sua scuola media di Pescara fa ancora parlare. Offese, insulti e vessazioni quotidiane l’hanno costretta a vivere un incubo durato mesi, senza che la scuola intervenisse tempestivamente. La bambina, oggi 23enne, ha finalmente ottenuto giustizia: la Corte d’appello dell’Aquila ha condannato l’istituto a risarcire lei e la sua famiglia con 60mila euro per non aver preso provvedimenti adeguati contro il bullo.
Un incubo lungo otto anni
“Tu sei una ragazza sporca, come tua madre, fai cose sporche, sei una p… Sei brutta, grassa, guardati”. Queste le parole che risuonavano nella mente della 12enne ogni giorno. Le offese e le umiliazioni arrivavano dal suo coetaneo, compagno di classe, che la perseguitava continuamente. La scuola, invece di intervenire immediatamente, ha lasciato che la situazione degenerasse.
La lenta risposta della scuola
La scuola ha sospeso il bullo solo per una settimana, una misura ritenuta insufficiente dai giudici. Le testimonianze dei compagni di classe hanno evidenziato l’indifferenza del corpo docente e la mancanza di interventi adeguati. “I professori sapevano che la mia amica era bullizzata e non hanno mai rimproverato quel ragazzo,” ha dichiarato una compagna di classe. Questa indifferenza ha portato la bambina a perdere 20 chili, a cambiare scuola e a perdere l’anno scolastico.
La sentenza e le critiche alla scuola
La Corte d’appello dell’Aquila ha confermato la condanna della scuola, sottolineando l’obbligo di vigilanza e protezione degli studenti. “Il compito della scuola era quello di tutelare la minore, adempiendo all’obbligo di controllo e vigilanza prima che si verificasse la situazione di pericolo e non intervenire in un momento successivo,” hanno scritto i giudici nella sentenza.
Un lungo cammino verso la giustizia
Otto anni di udienze e sofferenze ripercorse in tribunale hanno finalmente portato giustizia alla ragazza e alla sua famiglia. Il risarcimento di 60mila euro è solo un parziale sollievo per il dolore subito, ma rappresenta un importante riconoscimento della responsabilità della scuola. La giovane, ora 23enne, ha ripreso in mano la sua vita grazie a cure e sostegno psicologico, ma le ferite lasciate dal bullismo e dall’indifferenza della scuola rimarranno per sempre.
Una lezione amara
Questa vicenda evidenzia la necessità di un intervento immediato e deciso contro il bullismo nelle scuole. Le istituzioni educative hanno il dovere di proteggere i loro studenti e di creare un ambiente sicuro e supportivo. Speriamo che questa sentenza serva da monito affinché nessun altro bambino debba soffrire come la giovane di Pescara.
Storie vere
Jessica Cox: la pilota senza braccia che ha deciso di conquistate i cieli
Questa storia è un promemoria potente per tutti noi su come le avversità possano trasformarsi in trampolini di lancio per nuove imprese.

Ci sono persone che nascono per infrangere limiti e riscrivere le regole. Jessica Cox, nata senza braccia, è una di queste. La sua storia è quella di una donna che ha scelto di volare più in alto di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare. Oggi è la prima donna al mondo a pilotare un aereo usando soltanto i piedi, un’impresa straordinaria che continua ad affascinare e ispirare persone in tutto il mondo.
Un’infanzia di determinazione e resilienza
Cresciuta in Arizona, Jessica Cox ha rifiutato fin da bambina di essere definita dalla sua disabilità. Grazie al supporto della sua famiglia, ha appreso una lezione fondamentale: “Non è ciò che hai o che ti manca che conta, ma ciò che fai con quello che hai.” Con una forza di carattere fuori dal comune, Jessica ha imparato a fare tutto con i piedi: mangiare, scrivere, lavarsi i denti, guidare un’auto e persino pettinarsi. La sua determinazione l’ha portata a rompere ogni stereotipo, affrontando con un sorriso e un’immensa sicurezza i pregiudizi che spesso accompagnano le disabilità. Jessica rappresenta una lezione di vita. Un esempio di come l’intraprendenza possa trasformare le sfide in opportunità.
Per Jessica Cox un sogno è diventato realtà
Il desiderio di volare non è stato casuale. A 22 anni, durante un’esperienza di volo su un piccolo aereo, Jessica ha scoperto la passione per l’aviazione. Quello che per molti è un hobby inaccessibile, per lei è diventato una missione. Pilotare un aereo senza braccia è stato un grattacapo tecnico e normativo, ma Jessica non si è fermata. Dopo tre anni di intenso addestramento, nel 2008 ha ottenuto la licenza di pilota sportivo. Jessica vola su un Ercoupe, un aereo dotato di comandi accoppiati che possono essere gestiti interamente con i piedi. La sua abilità nel manovrare comandi, pedali e radio con una precisione incredibile è una vera coreografia di destrezza e adattamento.
Più di una pilota, Jessica è una voce che promuove l’inclusione
Jessica non ha solo conquistato i cieli, ma anche i cuori. È diventata una speaker motivazionale, condividendo il suo messaggio di inclusione e accettazione in tutto il mondo. Con energia e carisma, dimostra che non esiste un unico “normale” e che accettare se stessi è il primo passo per superare qualsiasi limite. Jessica celebra la diversità e l’autodeterminazione, mostrando al mondo che ogni ostacolo può essere superato con creatività e forza di volontà. Ogni sua azione è un esempio di resilienza: invece di lamentarsi delle difficoltà, reinventa continuamente il suo approccio alla vita con una creatività instancabile.
Una vita senza limiti
Oltre a essere una pilota, Jessica è cintura nera di taekwondo, tuffatrice, suona il pianoforte e guida un’auto. È sposata, vive con entusiasmo e continua a esplorare nuovi territori. La sua energia sembra alimentata da un mix unico di determinazione, libertà e gioia di vivere. Ogni volo che intraprende è un manifesto che grida: “I limiti sono fatti per essere superati.” Jessica vola non solo per se stessa, ma per tutti coloro che si sono sentiti dire “Non è possibile.”
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