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Cronaca

Un progetto Erasmus un po’… “frou frou” con fondo tinta, unghie finte e calze a rete

Indigesto per la destra il progetto Erasmus di indrottinamento queer e genderfluid, denominato Dragtvism jr. Nel quale si insegnano, attraverso un finanziamento della Comunità Europea, competente – reali o presunte – per un futuro dei minori nel roboante mondo delle drag queen.

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    Avete mai sentito parlare del programma Erasmus+ (acronimo di EuRopean community Action Scheme for the Mobility of University Students, ndr) “Dragtivism jr”? Espressamente rivolto ai minori tra i 14 e i 17 anni, tratta materie quantomeno… trasversali, Infatti viene insegnato loro a truccarsi, travestirsi ed esibirsi in spettacoli drag sessualmente espliciti e provocanti.

    Una forzatura sul tanto dibattuto concetto di genere?

    Dieci giorni di training per minorenni che ha scatenato veementi polemiche. Dal 2021 il progetto finanziato con fondi europei che vanno dai 25 ai 35mila euro annui. Per alcuni lasi tratterebbe dell’ennesima “dimostrazione della genuflessione dell’Europa nei confronti della comunità arcobaleno”. I detrattori di questa iniziativa sono preoccupati perché i minori verrebbero in pratica forzati a“indagare il concetto di genere”. Spinti in un certo senso a diventare trans-attivisti Lgbt.

    Da grande farò la drag queen

    Com’era prevedibile Fdl e Lega hanno deciso di presentare un’interrogazione alla Commissione europea. L’associazione Pro Vita & Famiglia ha lanciato una petizione per chiedere al governo europeo di ritirare immediatamente il finanziamento pubblico a questo e a tutti i progetti comunitari finalizzati all’indottrinamento queer e genderfluid dei minori. L’aspetto che viene maggiormente contestato è quello secondo quale, col progetto queer finanziato da Erasmus, i minori acquisirebbero delle competenze tali da “trovare un impiego futuro”, almeno così viene promesso. In altre parole, un’ipotesi di carriera da… drag queen!

    Un tema controverso

    L’esponente targato Fdl al parlamenti europeo Marco Squarta si dichiara allibito: “Ero incredulo dopo aver letto. Non possiamo accettare che iniziative del genere, travestite da progetti educativi, siano sostenute con fondi pubblici. È un evidente tentativo di indottrinamento ideologico che espone i più giovani a visioni molto divisive”. Il politico di destra ha accusato la Commissione europea di finanziare iniziative non prioritarie. Funzionali solo ad accontentare i pruriti di qualcuno anzichè destinare risorse a chi ha davvero necessità. Prosegue Squarta: “Abbiamo chiesto alla Commissione di garantire la tutela del benessere psicologico dei minori coinvolti e di verificare il consenso informato e reale dei genitori per progetti che affrontano temi così controversi, perché la famiglia continua ad essere il primo canale educativo per ogni ragazzo”.

    La comunità arcobaleno ribatte

    Da un’idea del drag performer Mariano Gallo (meglio conosciuto come Priscilla) e Gianmarco Capogna, Possibile (partito fondato da Pippo Civati nel 2015, dopo la sua uscita dal PD) ha lanciato il “Dragtivism Tour Italia”. Un’iniziativa per “raccontare a tutto il nostro Paese, da nord a sud passando per le isole, l’importanza dell’attivismo drag, della cultura LGBTQIA+ e della lotta per i diritti e le libertà”. Il reale obiettivo però sembrerebbe un altro, ossia fare un torto al partito del premier Giorgia Meloni. La polemica naturalmente infuria, con una precisa stoccata di Gallo: “Forse Fratelli d’Italia vuole destinare i fondi europei di DragTivism alle associazioni antiabortiste, che sono già profumatamente finanziate? Non mi meraviglierei. E siccome vogliamo contribuire a questa ossessione di Fratelli d’Italia per la comunità LGBTQIA+ e per la fantomatica ideologia gender, io e Possibile stiamo organizzando il DragTivism in tutta Italia, per raccontare l’attivismo drag e i diritti LGBTQIA+”.

    Finalino tragicomico in musica

    Niente di nuovo, destra e sinistra divise su tutto. Chissà se fosse ancora vivo Giorgio Gaber, cosa commenterebbe… Forse citerebbe il finale del suo pezzo Destra sinistra: “destra dinistra… ma basta!”.

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      Politica

      Nuovo amore per Maria Elena Boschi: dopo Berruti arriva l’avvocato Roberto Vaccarella. Prima fuga romantica a New York

      Avvistati a Capalbio e pronti per un viaggio insieme negli Stati Uniti, Boschi e Vaccarella sembrano intenzionati a vivere questo nuovo legame lontano dal clamore. Per la deputata di Italia Viva si apre una nuova fase sentimentale: discreta, sorridente e con il passo leggero di chi ricomincia.

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        Archiviata una storia lunga e mediatica, se ne apre un’altra, più silenziosa ma non per questo meno intensa. Maria Elena Boschi sembra aver ritrovato il sorriso accanto a Roberto Vaccarella, avvocato penalista e fratello di Elena, da anni compagna del presidente del CONI Giovanni Malagò.

        Dopo cinque anni con l’attore Giulio Berruti — relazione intensa, raccontata e spesso sotto i riflettori — l’ex ministra di Italia Viva sceglie oggi un passo diverso. Meno esposizione, più vita reale. La notizia è circolata nelle ultime ore dopo le indiscrezioni sui primi avvistamenti a Capalbio, poi confermati da più fonti. Passeggiate, cene riservate, niente ostentazione.

        A questo si aggiunge un dettaglio che racconta bene l’evoluzione del rapporto: i due sarebbero pronti a partire per New York per la loro prima vacanza a due. Un viaggio simbolico, di quelli che segnano il passaggio da conoscenza promettente a coppia ufficiale. E chi conosce Boschi racconta di una serenità nuova, più matura, più protetta.

        La parabola è chiara: dalle copertine alla discrezione, dall’amore cinematografico a una relazione che sembra preferire il passo lento e gli occhi bassi sulle cose piccole. Il resto, al momento, resta fuori dall’inquadratura. Nessun annuncio, nessuna foto insieme, nessuna conferma social.

        Per lei è un ritorno a una normalità voluta, dopo anni in cui la vita privata è stata materia di dibattito pubblico. Oggi la narrazione cambia: c’è spazio per un sorriso nelle vie del centro, per un viaggio programmato con calma, per un tempo personale che non chiede applausi.

        Se son rose fioriranno, dice il proverbio. Qui, per ora, c’è un bocciolo custodito, e la scelta precisa di lasciarlo crescere senza fretta. In un mondo che corre, Maria Elena Boschi — almeno sul fronte del cuore — sembra aver deciso di fermarsi dove il ritmo è più umano. E di ripartire, stavolta, solo quando sarà il momento.

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          Cronaca Nera

          Omicidio Meredith, parla Mignini: «Una nuova pista, un nome mai emerso». E riapre il caso di Amanda Knox e Raffaele Sollecito

          Giuliano Mignini rivela di aver trasmesso alla Procura un nome inedito. L’ex magistrato non assolve Knox e Sollecito: «Erano gli unici presenti. Circostanze fortunate per loro». Mentre la nuova pista prende forma, tornano dubbi, ferite e domande su uno dei casi più mediatici della cronaca italiana.

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            Diciotto anni dopo, il caso Meredith Kercher torna a farsi sentire come un eco che non si spegne mai. A riaccendere la miccia è Giuliano Mignini, il magistrato che coordinò le indagini sull’omicidio della studentessa inglese uccisa a Perugia nel 2007. Una dichiarazione, una suggestione, e il fascicolo rientra nell’immaginario di un Paese che quel delitto non l’ha mai davvero archiviato.

            Mignini parla di una nuova informazione arrivata di recente: «Una fonte che ritengo affidabile mi ha fatto il nome di un individuo, mai preso in considerazione prima d’ora. Una persona che potrebbe essere implicata nell’omicidio e che scappò all’estero pochi giorni dopo il delitto». Una frase che pesa, perché arriva da chi quella storia l’ha vissuta dall’interno. E perché, per la prima volta, si cita un potenziale nuovo protagonista.

            La Procura di Perugia, per ora, non conferma l’apertura di un nuovo fascicolo. Ma Mignini specifica: «Ci sono elementi che potrebbero far pensare che questa persona abbia un qualche coinvolgimento nella vicenda. Ho segnalato la cosa alla Procura di Perugia». Poi un retroscena: «Se avessi conosciuto certi particolari all’epoca, avrei sicuramente approfondito. Purtroppo, per anni, chi sapeva non ha parlato per paura».

            Nel frattempo, la storia resta segnata dalla condanna di Rudy Guede — oggi libero — e dall’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito dopo un percorso giudiziario infinito. Una conclusione che Mignini non ha mai considerato soddisfacente. «Le circostanze sono state fortunate per loro», osserva. E aggiunge: «Sicuramente Knox e Sollecito pensano di aver “stravinto” ma la realtà è ben diversa. Bastava che l’avvocato Biscotti non chiedesse il rito abbreviato per Guede e la condanna sarebbe stata certa anche per loro».

            Non un’accusa esplicita, ma un’ombra che torna. «Sono stati assolti con formula dubitativa», ricorda l’ex pm. «Gli unici presenti sul luogo del delitto erano con certezza conclamata Amanda Knox e quasi certamente Raffaele Sollecito. Il dubbio è su quello che hanno fatto. Hanno partecipato o sono stati solo spettatori?». Una domanda che sembra avere perso i confini del processo per diventare terreno di memoria, convinzioni personali, ferite istituzionali.

            Diciotto anni dopo, Meredith Kercher resta al centro di una storia giudiziaria che continua a interrogare più che a rassicurare. E nell’Italia che osserva questi ritorni, c’è una sensazione sospesa: come se il tempo avesse provato a chiudere una porta che qualcuno, ancora oggi, non riesce a sigillare.

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              Cronaca

              Filippo “Champagne” Romeo sogna Milano da sindaco ma apre un locale… nel cuore di Monza

              Si parla del suo futuro da candidato sindaco e di una lista dal nome folcloristico, “Il Popolo della Gaina”, mentre gli amici lo rilanciano come volto outsider. Intanto Filippo “Champagne” Romeo, noto per le sue serate mondane e per i trascorsi alla Gintoneria di Davide Lacerenza finita nell’inchiesta su escort e droga, apre un nuovo locale: non a Milano, ma a Monza.

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                Filippo “Champagne” Romeo, personaggio noto della movida meneghina e fratello del capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo, torna a far parlare di sé. Questa volta non per una festa, né per una delle sue celebri notti a base di champagne, ma per un progetto che sembra oscillare tra politica e intrattenimento. Romeo, infatti, coltiva l’ambizione di correre come candidato sindaco di Milano, sostenuto da una lista civica dal nome che è già tutto un programma: “Il Popolo della Gaina”, gallina in dialetto, un richiamo volutamente pop e identitario pensato per strizzare l’occhio alla città e ai suoi umori.

                Il personaggio, del resto, non ha mai nascosto il suo gusto per la provocazione e per il racconto colorato della politica. Romeo arriva da anni trascorsi tra nightlife, locali esclusivi e frequentazioni altisonanti, inclusa quella con Davide Lacerenza, proprietario della Gintoneria finita al centro dell’inchiesta che ha coinvolto escort e droga. Un passato che alimenta curiosità e mormorii, ma che non sembra frenare le sue ambizioni.

                E mentre nei corridoi milanesi si discute della sua possibile discesa in campo, Romeo fa ciò che gli riesce meglio: riparte dal mondo dei locali. Solo che questa volta non sceglie Milano, bensì Monza. Qui sta per aprire un nuovo spazio dedicato alla nightlife, un locale che dovrebbe diventare il cuore del suo nuovo progetto imprenditoriale, perfetto per riunire amici, curiosi e sostenitori in un ambiente più raccolto ma strategico.

                La scelta di Monza non è casuale: più discreta, più gestibile, meno sovrapposta alle tensioni politiche che inevitabilmente accompagnerebbero un’apertura nel capoluogo lombardo. Un terreno neutro da cui rilanciarsi e sperimentare, mentre l’idea di una candidatura continua a rimbalzare sui social e nelle chat della Milano bene.

                Amici e simpatizzanti lo incoraggiano, qualcuno lo dipinge addirittura come una figura “anti-sistema” capace di rompere gli schemi della politica locale. Altri, più scettici, vedono in questa aspirazione una trovata pubblicitaria utile soprattutto a dare visibilità al nuovo locale.

                Quel che è certo è che Filippo “Champagne” Romeo resta un personaggio che non passa inosservato. Tra serate mondane, ambizioni civiche e aperture strategiche fuori città, il suo nome continua a circolare. Milano, per ora, può attendere. Monza, invece, è pronta ad accoglierlo.

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