Storie vere
Università Sapienza scossa: docente licenziata per gravi molestie verbali contro studentesse
La lotta al sessismo è una battaglia culturale che coinvolge tutti. Ognuno di noi ha la responsabilità di contribuire a creare un mondo più equo e giusto.
Un’ondata di sdegno ha travolto la comunità universitaria della Sapienza di Roma dopo la rimozione di Maria Caterina Pincherle, docente di Portoghese, dal suo ruolo di responsabile degli studenti Erasmus. La docente è stata accusata di aver rivolto ripetutamente insulti sessisti e offensivi nei confronti delle studentesse, macchiando la reputazione di un prestigioso ateneo.
La docente denunciata del collettivo Lgbtq+ Prisma
A denunciare i comportamenti inaccettabili della professoressa è stato il collettivo Lgbtq+ Prisma, che ha raccolto numerose testimonianze di studentesse vittime di molestie verbali. Gli episodi, che si sono protratti per mesi, includono commenti offensivi sul corpo delle studentesse, definendole “cicciottelle” e “piranhas“, e allusioni sessuali inappropriate. Il primo episodio risale allo scorso maggio, durante una presentazione studentesca su termini sessisti. Ironia della sorte, la professoressa, invece di condannare l’uso di tali termini, li ha riproposti in modo volgare, rivolgendosi alle studentesse con epiteti degradanti.
Mancano ancora le scuse…
La denuncia ha portato all’apertura di un’istruttoria interna e, dopo aver raccolto le prove, l’ateneo ha deciso di rimuovere la docente dal suo incarico. Tuttavia, la decisione non ha soddisfatto pienamente gli studenti, che chiedono anche delle scuse formali da parte dell’università e un’indagine più approfondita sui meccanismi che hanno permesso che tali episodi si ripetessero nel tempo.
E’ necessaria una maggiore tutela per le studentesse
Questo caso evidenzia come il fenomeno delle molestie sessuali e verbali sia ancora presente negli ambienti universitari, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione.
Importante è sempre denunciare. Il coraggio delle studentesse che hanno deciso di parlare pubblicamente. infatti, è stato fondamentale per portare alla luce questa situazione e ottenere giustizia. E’ importante anche responsabilizzare le istituzioni. Le università hanno il dovere di creare ambienti sicuri e rispettosi per tutti i loro membri. È necessario che adottino politiche più efficaci per prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione e violenza.
Tolleranza zero per il sessismo
È fondamentale che le istituzioni accademiche adottino una politica di tolleranza zero nei confronti di ogni forma di molestia e discriminazione. Inoltre è necessario investire in programmi di formazione per docenti e studenti, al fine di sensibilizzare sull’importanza del rispetto reciproco e dell’uguaglianza di genere. Ma non dimentichiamoci delle vittime.
Le persone che hanno subito molestie hanno bisogno di essere ascoltate, supportate e tutelate. È fondamentale che le università mettano a disposizione servizi di counseling e assistenza psicologica.
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Storie vere
Come volare in prima classe (quasi gratis) in tre mosse. Lo svela l’assistente di volo
Chi non ha mai sognato di viaggiare in prima classe, coccolato e servito come un re? Un’assistente di volo ha svelato alcuni trucchi per ottenere un upgrade gratuito, facendo impazzire il web.
L’estate è finita. E questo è inconfutabile. Oltre alla pioggia, l’arrivo delle correnti fredde atlantiche ci ha avvisato anche l’inesorabile equinozio d’autunno. Ma c’è chi ancora sogna un po’ di relax e e sta programmando qualche giorno di vacanza? Già ma i soldi…? Se il budget è un problema, niente paura. Esistono alcuni trucchetti alla portata di tutti per cui anche la prima classe potrebbe diventare accessibile… gratuitamente! A svelare questi segreti è l’assistente di volo Cierra Mistt che ha condiviso su TikTok un breve filmato con tre consigli su come ottenere un upgrade senza spendere un centesimo in più. Vediamo come fare!
Piccoli gesti per grandi upgrade. Il potere dell’assistente di volo
Il primo consiglio di Cierra è tanto semplice quanto efficace: mettere in pratica tanta gentilezza. Ovvero? “A volte, se ci offrite un caffè o dei cioccolatini, potremmo essere molto più disponibili a concedervi favori“, afferma quasi spudoratamente. I gesti di cortesia verso il personale di bordo, specialmente durante voli stressanti, potrebbero aprirti le porte della prima classe. Un piccolo pensiero può fare una grande differenza!
Equilibrio del peso, un passepartout per il lusso
Il secondo trucco riguarda l’equilibrio del peso a bordo dell’aereo. Quando il volo non è completamente pieno, il personale potrebbe decidere di spostare i passeggeri da un punto all’altro della fusoliera per bilanciare l’aereo. Se vi trovate in coda non è escluso che vi venga offerto un posto nella parte anteriore… e magari direttamente in prima classe! Basta un po’ di fortuna e di buone vibrazioni con gli assistenti di volo.
Venga dottore… quella posizione che fa la differenza
Il terzo segreto – che non è quello di Fatima – riguarda il vostro lavoro. Il vostro ruolo nella società. Se svolgete un ruolo utile in caso di emergenza – come medico, infermiere, pompiere o poliziotto – fatelo sapere in fase di decollo all’assistente di volo. In caso di necessità, potrebbero spostarvi in una posizione più comoda, magari con più spazio per le gambe. E chissà, forse anche in prima classe!
Tra scettici e sognatori: le reazioni degli utenti
Il video di Cierra ha scatenato reazioni contrastanti. Alcuni utenti si sono mostrati assai scettici. Tutto qui? “Se devo comprare caffè per tutti, tanto vale pagarmi direttamente un biglietto in prima classe“, ha scherzato qualcuno. Altri si sono preoccupati per la “questione del peso”, temendo di essere spostati per bilanciare l’aereo. Tuttavia, molti sono rimasti affascinati dall’idea che la gentilezza possa davvero diventare il viatico per viaggiare in prima classe.
Storie vere
La felicità? Fare pascolare le mucche. Dall’ufficio all’alpeggio l’ingegnere cambia vita
Stufo della vita in ufficio, otto ore al giorno alla scrivania davanti al pc, un giovane ingegnere di Bologna lascia tutto e va a vivere in alpeggio.
Si chiama Federico Moretti il giovane ingegnere che ha deciso di abbandonare la carriera promettente e il posto fisso per vivere immerso nella natura. Tra montagne e animali. “Altro che ufficio, la vera felicità è tra i prati di montagna“. A pascolare le mucche in alpeggio.
Dal sogno del posto fisso all’alpeggio
Federico è figlio di una famiglia che ha sempre creduto nel posto sicuro. Ha seguito il classico percorso di un giovane serio e a modo. Prima il diploma, poi la laurea in ingegneria con un master sulla meccanica delle moto. Quindi inizia a lavorare ma anche ad annoiarsi del tran tran quotidiano. Cambia lavoro e lo ricambia ancora. Così dopo varie esperienze lavorative, arriva inesorabile la crisi: “Ero stufo della vita da ufficio“. E quindi? Quindi prende e parte. Ma per andare dove?
Tra l’officina e la montagna
All’inizio è stato difficile fare l’ultimo miglio. Staccarsi definitivamente. Anche se durante il tempo libero, Federico scappava dalla città per arrampicare sulle Dolomiti o pedalare in montagna dove trovava quella pace così tanto agognata. E soprattutto silenzio, tempi lenti…Ed ecco che un giorno gli si apre l’interruttore e la luce illumina il suo futuro percorso di vita. Decide che vuole vivere all’aria aperta, lassù in montagna. Così quando un giorno gli si prospetta di firmare un nuovo contratto di lavoro, ci pensa una giornata e alla fine prende la decisione giusta: rifiuta il contratto e decide di andare a lavorare in un alpeggio.
Il colpo di fulmine dell’alpeggio
Si rivolge agli amici finché uno di questi gli suggerisce un lavoro come factotum in un agriturismo a Gressoney, Valle d’Aosta. “Altro che ufficio, qui faccio di tutto!” racconta Federico: dalla cucina al pascolo delle mucche, passando per la produzione di formaggi e la gestione degli ospiti.
Stanco morto ma felice
La sua nuova vita è faticosa, ma appagante. Dice: “Arrivo a sera distrutto, ma felice“. A questo punto Federico non rimpiange il vecchio lavoro. Ora è felice tra gli animali, i clienti soddisfatti e le giornate piene. Ha trovato la vera libertà e la serenità che cercava.
Storie vere
Rocco: soldi in Francia, indennità in Italia e un bando che non convince
Ha lavorato tra le vigne francesi per dieci giorni e, tornato in Italia, ha chiesto e ottenuto una indennità di disoccupazione: 580 euro al mese per un semestre.
Rocco ha 23 anni, viene da Conversano, e l’anno scorso ha deciso di fare un’esperienza particolare che molti suoi coetanei fanno almeno una volta nella vita. E’ stato a vendemmiare in Francia, nella Borgogna, per dieci giorni. Niente di strano, se non fosse che al suo ritorno in Italia ha potuto richiedere la disoccupazione da rimpatrio. Si tratta di una misura che permette, a chi ha lavorato anche per brevi periodi all’estero, di ricevere un’indennità di disoccupazione. Risultato? Lo Stato sborsa circa 580 euro al mese per sei mesi. Si tratta di una cifra compresa tra i 2500 e i 3500 euro in totale. Un gran bel gruzzoletto per uno studente fuori sede.
Una discreta differenza salariale per gli stagionali impiegati in agricoltura
Se Rocco avesse lavorato in Italia svolgendo la stessa mansione avrebbe incassato circa 35 euro al giorno per 7 ore di lavoro senza pause. Invece lavorando in Francia ha guadagnato più del doppio, con due pause al giorno. Il salario minimo francese, infatti, garantisce almeno 11 euro l’ora, ma nel suo caso il compenso è stato addirittura di 12,50 euro lordi.
Rocco e i suoi vignerons
Rocco e altri giovani italiani, specialmente studenti fuorisede del Nord, preferiscono trascorrere qualche giorno nei vigneti francesi per poi rientrare con un’indennità che, almeno per un po’, dà respiro alle loro tasche. E se non bastasse la vendemmia si può essere impiegati nella raccolta della frutta, nella gestione del bestiame in molte fattorie e maneggi. Ogni volta si può fare avanti e indietro – almeno due volte l’anno – visto che l’indennità è garantita per sei mesi. Ma non è tutto rose e fiori, come sottolinea lo stesso Rocco. In Francia, anche se si guadagna bene, non tutte le aziende offrono le stesse condizioni favorevoli, ovvero vitto e alloggio pagato e qualche benefit finale come – nel caso della vendemmia – bottiglie di vino o di champagne. Eppure, il sistema funziona.
Servizio Civile nei campi dai 18 ai 28 anni. Il bando scade a fine novembre
La proposta avanzata al G7 di Siracusa dal ministro Francesco Lollobrigida di un servizio civile agricolo italiano, intende portare mille giovani tra i 18 e i 28 anni a lavorare nei campi. Al posto del periodo di leva militare tradizionale. Un’esperienza che permetterebbe di servire lo Stato con attività agricole, in cambio di un rimborso di 507 euro al mese per 25 ore di lavoro settimanali. Ma i numeri non sembrano allettare giovani come Rocco, fatti due conti non ci sta proprio. In Francia prendeva più del doppio. Comunque il bando per aderire al bando del servizio civile agricolo che si è aperto il 3 ottobre scadrà il 28 novembre. Riuscirà a convincere i giovani italiani a restare in Italia?
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