Cronaca
Ma dai? La Meloni cancella le foto con Zelensky? La “fake news” che ha scatenato il web
Una presunta notizia che circola sui social suggerisce che Giorgia Meloni abbia rimosso tutte le foto con Zelensky dal suo account X (ex Twitter), alimentando il panico tra i sostenitori dell’Ucraina. Scopriamo cosa c’è dietro questa polemica, smentita da fonti ufficiali, e come si è diffusa la “fake news”.

In un’epoca dove le notizie viaggiano veloci e spesso senza controllo, le fake news possono causare confusione e scompiglio. È il caso della presunta rimozione da parte di Giorgia Meloni delle foto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dai suoi social, in particolare dall’account X (ex Twitter). La notizia ha fatto rapidamente il giro del web, scatenando il dibattito tra gli utenti, molti dei quali sono favorevoli alla causa ucraina. Tuttavia, questa notizia si è rivelata infondata e facilmente smentibile.
Come si è diffusa la “fake news” su Meloni e Zelensky
La vicenda ha avuto origine da un post su X (ex Twitter) pubblicato il 5 marzo 2025 da Vladislav Maistrouk, un attivista pro-Ucraina. Inizialmente, Maistrouk ha scritto che Meloni avrebbe cancellato completamente i suoi post e le foto con Zelensky. Successivamente, ha modificato il contenuto, insinuando che dal 2024 non ci fossero più post riguardanti l’Ucraina e Zelensky sul profilo della premier italiana.
La narrazione è stata ripresa da altri utenti, tra cui la filorussa Marinella Mondaini, residente a Mosca, che ha condiviso il post sui social. Secondo Mondaini, Meloni avrebbe eliminato tutte le foto con Zelensky, insieme ad altri leader internazionali, in un tentativo di distaccarsi dalla posizione pro-Ucraina.
La smentita ufficiale e la realtà dei fatti
Tuttavia, una semplice verifica ha immediatamente smentito queste affermazioni. L’account ufficiale di Giorgia Meloni su X mostra ancora oggi numerosi post e foto con Zelensky, inclusi quelli relativi agli incontri tra i due leader. Ad esempio, un post datato 13 maggio 2023, con il presidente ucraino che stringe la mano alla premier italiana, è ancora visibile. Non solo, ma anche le risposte personali della Meloni ai post di Zelensky sono ancora pubblicamente accessibili.
Palazzo Chigi dichiara
La smentita è arrivata anche dalla voce ufficiale di Palazzo Chigi, che ha categoricamente negato la rimozione di qualsiasi contenuto relativo all’Ucraina o al presidente Zelensky dai profili social di Giorgia Meloni. Il Portavoce di Palazzo Chigi ha dichiarato: “È una fake news!”, ribadendo che le immagini e i video degli incontri tra Meloni e Zelensky sono ancora presenti anche sul canale YouTube ufficiale del governo.
L’influenza dei canali russi e la diffusione delle fake news
La diffusione della “fake news” non si è limitata solo ai pro-Ucraina, ma ha avuto anche ampie ripercussioni sui canali russi, noti per la loro attività di disinformazione. Infatti, i canali Telegram russi, come quello con oltre 1,5 milioni di iscritti, hanno parlato anche di altri leader internazionali, tra cui il presidente argentino Javier Milei, insinuando che Meloni e altri politici stessero rimuovendo le foto con Zelensky in un tentativo di allontanarsi dalla sua causa. Questo tipo di disinformazione fa parte di una strategia mirata a creare incertezze e divisioni tra i sostenitori dei vari governi coinvolti nel conflitto.
Il caso Milei e la polemica internazionale
Anche il presidente argentino Javier Milei è stato oggetto di speculazioni simili, con i canali Telegram che hanno ripreso la notizia della presunta rimozione delle foto con Zelensky. In particolare, il canale @belgorod_kursk_voina ha pubblicato un post il 5 marzo 2025, suggerendo che i leader di Italia e Argentina stessero eliminando le loro immagini con Zelensky a causa di cambiamenti nei loro orientamenti politici. Sebbene questa narrativa sia infondata, ha contribuito ad alimentare la confusione, generando una reazione a catena sui social.
La polemica del 2024: Giorgia Meloni e l’Ucraina
Un episodio simile era già accaduto nel 2024, quando alcuni media avevano sostenuto che Meloni stesse riducendo i suoi post a favore dell’Ucraina per non danneggiare il suo consenso elettorale. La stampa aveva evidenziato che il 24 febbraio, giorno in cui la premier avrebbe dovuto partecipare al G7 straordinario in Ucraina, non c’erano stati aggiornamenti sui social della Meloni, alimentando speculazioni sul fatto che avesse deciso di “ritirarsi” dalle dichiarazioni pubbliche a favore di Kiev. Anche in quella circostanza, Palazzo Chigi aveva chiarito che non si trattava di un errore, ma di una strategia comunicativa in cui si preferiva utilizzare piattaforme come X o YouTube per trattare temi geopolitici in maniera più mirata.
Come riconoscere una fake
La vicenda delle foto cancellate di Giorgia Meloni con Zelensky è un esempio lampante di come le fake news possano diffondersi rapidamente e influenzare l’opinione pubblica. La lezione da imparare è semplice: prima di credere a ciò che leggiamo sui social, è fondamentale verificare le fonti e fare attenzione alle narrazioni che circolano senza alcuna base di verità. In questo caso, la smentita ufficiale ha messo fine alla speculazione, ma è importante continuare a prestare attenzione e non cadere vittima delle manipolazioni online.
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Cronaca
Strage di Bologna, ergastolo definitivo per Paolo Bellini: «Fu il quinto uomo»
Dopo 44 anni e una battaglia giudiziaria senza tregua, anche Paolo Bellini viene riconosciuto colpevole. Oltre a lui, confermate le condanne per i depistaggi. Familiari e istituzioni parlano di verità storica.

Dopo più di quattro decenni, la giustizia italiana chiude un altro capitolo della strage del 2 agosto 1980. La Cassazione ha confermato l’ergastolo per Paolo Bellini, ex militante di Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore materiale in concorso della bomba che uccise 85 persone e ne ferì oltre 200 nella sala d’aspetto della stazione di Bologna.
Bellini è stato identificato come il “quinto uomo”, accanto a Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini, già condannati in via definitiva. Per la Corte d’Appello, il suo ruolo fu chiaro: trasportò o fornì supporto per la bomba, con piena consapevolezza del massacro imminente. A incastrarlo, un video girato da un turista tedesco, in cui appare pochi minuti dopo l’esplosione. A identificarlo, la sua ex moglie.
Confermate anche le condanne per chi ha provato a insabbiare la verità: sei anni per l’ex ufficiale dei carabinieri Piergiorgio Segatel per depistaggio e quattro anni per Domenico Catracchia, amministratore di immobili in via Gradoli, accusato di aver mentito ai magistrati.
«Un passo avanti nel diritto alla verità», ha dichiarato il sostituto procuratore generale Antonio Balsamo, sottolineando l’importanza di questa sentenza per l’intero Paese. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha ringraziato «i cittadini che non si sono mai arresi» e ha definito la verità giudiziaria «un atto dovuto e una ferita finalmente riconosciuta».
Dura anche la reazione di Elly Schlein: «La matrice fascista è scritta sul marmo di una sentenza passata in giudicato». Parole che fanno eco a quelle dell’associazione dei familiari delle vittime, secondo cui «ora sappiamo con certezza chi furono esecutori, mandanti e chi depistò».
Quarantacinque anni dopo, il dolore resta. Ma oggi la verità ha un nome, una data e una sentenza definitiva.
Italia
“Tu gusti is meglio che uan”? Oddio mi si è ristretto il Maxibon
Una lettera virale a Stefano Accorsi riaccende i ricordi di un’intera generazione e denuncia con ironia la shrinkflation che ha colpito anche il gelato più iconico degli anni ’90.

C’era una volta il Maxibon, quello vero, quello che ti faceva saltare la merenda e pure la cena. Una sleppa di gelato che ti si scioglieva tra le mani e ti faceva sentire parte di una generazione che aveva ancora sogni grandi. E gelati ancora più grandi. Oggi, invece, ti ritrovi con un “mini bon” che sembra uscito da una confezione di campioncini da supermercato. A lanciare il grido di dolore (e di fame) è stato Emiliano Miliucci, autore di una lettera aperta diventata virale, indirizzata a Stefano Accorsi, volto indimenticabile dello spot cult “Tu gusti is meglio che uan”.
Nel suo post, Miliucci racconta con ironia e un pizzico di malinconia l’esperienza di aver comprato un Maxibon nel 2025. Per scoprire che il gelato della sua adolescenza si è rimpicciolito fino a diventare quasi simbolico. “Quando ho aperto sto gelato m’è preso un coccolone”, scrive, “non era un Maxibon, era un mini bon. Tu gusti che non ne fanno manco uan”. E con quella frase, ha colpito dritto al cuore di tutti i nati negli anni ’80 e ’90, quelli cresciuti con Ambra, Max Pezzali. E non solo. Anche la Pausini de La solitudine e, ovviamente, con Accorsi che faceva il provolone con due ragazze in spiaggia.
Il post non è solo una lamentela sul gelato che si è ristretto, ma una riflessione amara e divertente sulla shrinkflation e su come, nel tempo, ci abbiano tolto un po’ tutto. Il welfare, la sanità pubblica, le certezze… e pure i gelati. Ma almeno, dice Miliucci, “il gelato avrebbero potuto lasciarcelo”. Accorsi, oggi impegnato sul set del nuovo film di Gabriele Muccino, ha raccontato in passato che quello spot fu il primo momento in cui venne riconosciuto per strada. “Mi hanno fermato urlando il nome del gelato”, ha detto a Verissimo, ricordando anche di averne mangiati così tanti durante le riprese da ritrovarsi con i denti in fiamme.
A 54 anni oggi Accorsi sfoggia un fisico invidiabile e una carriera solida, ma per molti resterà per sempre il ragazzo del Maxibon. E forse è proprio questo il punto: mentre tutto cambia, si restringe e si complica, abbiamo bisogno di simboli che ci riportino a un tempo in cui bastava un gelato per sentirsi felici. Anche se ora quel gelato è diventato più piccolo, il ricordo resta gigante.
Italia
Truffe ad anziani con copioni e regole scritte su cosa dire
Questa operazione dei Carabinieri svoltasi a Napoli rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro le truffe e le estorsioni, proteggendo le fasce più vulnerabili della popolazione. Le autorità continuano a lavorare per smantellare altre organizzazioni simili e prevenire ulteriori reati.
Le escogitano proprio tutte i truffatori che si accaniscono sugli anziani per estorcere loro gioielli, contanti, orologi e beni di ogni tipo. I Carabinieri di Napoli hanno disposto numerose misure cautelari contro delinquenti specializzati in questo genere di truffa. In questa operazione hanno sequestrato veri e propri copioni e testi già scritti che i telefonisti della banda dovevano recitare e ripetere in modo convincente. Dei veri e propri vademecum e regole da seguire per effettuare una truffa senza insospettire i malcapitati. Tutto partiva dalla telefonata per “agganciare” le vittime, durante la quale si dovevano dire in modo impeccabile e senza tentennamenti, poche parole decise, ben scandite e chiare. Poi l’appuntamento e quindi la visita a domicilio per ritirare denaro e gioielli e quant’altro.
A smantellare questa ennesima truffa il comando provinciale dei Carabinieri di Roma
Una vera e propria organizzazione criminale specializzata in truffe ed estorsioni ai danni di anziani è stata finalmente smantellata proprio in questi ultimi giorni nel capoluogo campano dai Carabinieri del comando provinciale di Roma. Le autorità hanno eseguito misure cautelari nei confronti di 17 individui. Sette sono stati incarcerati e 10 posti agli arresti domiciliari. Le vittime ignare e inconsapevoli ai quali i malviventi si rivolgevano seguendo un protocollo già rodato centinaia di volte.
Si fingevano impiegati delle Poste, avvocati e perfino Carabinieri
Fingendosi impiegati delle poste, assicuratori, avvocati o carabinieri, i truffatori chiamavano le vittime, informandole che un familiare doveva saldare un debito per ritirare un pacco o che aveva causato un incidente stradale. Per “risolvere” la situazione, veniva richiesto a coppie di anziani, ma soprattutto a single, senza nessuno in casa con cui potersi confrontare prima di agire, il pagamento immediato di denaro o gioielli. Successivamente, un complice si recava a casa delle vittime per riscuotere il bottino. Una sceneggiatura vista e rivista. Eppure ci sono ancora molte vittime di questo sistema estorsivo.
Un vero e proprio manuale di istruzione per truffare gli anziani
Le vittime venivano selezionate casualmente tramite ricerche online o sugli elenchi telefonici. Durante le perquisizioni i Carabinieri hanno trovato diversi manuali ciascuno con discorsi precompilati a secondo del tipo di truffa che stavano effettuando. Il manuale del postino, il manuale del Carabiniere, il manuale dell’avvocato o dell’assicurazione. All’interno le parole giuste e le istruzioni dettagliate, su cosa dire alle vittime per ingannarle. Sono stati sequestrati anche denaro contante, centinaia di schede telefoniche, decine di telefoni cellulari e una grande quantità di gioielli.
Una organizzazione ramificata e ben organizzata
Le indagini hanno rivelato che l’associazione per delinquere aveva base a Napoli, guidata dai membri di una specifica famiglia ma con ramificazioni in tutta la provincia. Sono state accertate oltre 80 truffe ed estorsioni nelle province di Roma, Napoli, Latina e Viterbo. I truffatori si spostavano a Roma e in altre città dell’Italia centrale utilizzando auto a noleggio.



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