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Cronaca

Victorinox toglie la lama e gli appassionati si rivoltano

La decisione di Victorinox di progettare un modello di coltellino senza lama rappresenta un tentativo di adattarsi alle diverse sfide ma anche richieste del mercato. L’idea è quella di creare un coltellino adatto ai ciclisti e golfisti che hanno esigenze particolari.

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    Chi non ne ha almeno uno in casa alzi la mano. Tutte mani basse. Eh sì perché almeno un coltellino ce lo abbiamo tutti. Forse non sarà un Victorinox ma certamente avrà diverse funzioni. Il coltellino svizzero ha deciso di intraprendere una vera rivoluzione. In una intervista al quotidiano britannico The Guardian l’amministratore delegato dell’azienda svizzera Carl Elsener dalla sede di Ibach nel Canton Svitto, ha annunciato di innovare e allinearsi alle normi che regolano l’uso delle lame. Ma c’è ancora una motivazione che spinge Victorinox a intraprendere una nuova strada il forte calo delle vendite soprattutto del mercato russo a seguito del conflitto in Ucraina e delle restrizioni legate alla percezione delle armi. Un conflitto che comunque non stoppa le relazioni commerciali solo con questa azienda. Molte società europee hanno dovuto bloccare il commercio con la Russia dopo l’inizio del conflitto.

    Un coltellino senza lama non è un coltellino…

    La decisione di progettare un modello di coltellino senza lama rappresenta un tentativo di adattarsi alle diverse sfide ma anche richieste del mercato. L’idea è quella di creare un coltellino adatto ai ciclisti e golfisti che hanno esigenze particolari. Ricordiamoci che questo speciale coltellino in realtà oltre alla lama centrale propone diversi modelli con ciascuno con funzionalità multiuso. La scelta dell’azienda quindi va in funzione di una apertura dei mercati di vendita in settori con particolari esigenze.

    Favorire ciclisti e golfisti… basterà?

    Sì certo l’idea di un coltellino senza lama potrebbe essere accolta con favore da chi , come i ciclisti, mostra un impegno nei confronti della sostenibilità e della responsabilità sociale. Il nuovo modello potrebbe essere visto come un’alternativa sicura e utile per gli appassionati senza l’associazione con armi potenzialmente pericolose. E così Victorinox, il marchio elvetico che produce il celebre coltellino rosso con la croce bianca, da sempre uno dei simboli della Svizzera conosciuto come Swiss Army Knife elimina una delle funzioni per cui è apprezzato.

    L’amministratore delegato Elsener conferma che oltre ai problemi derivati dal conflitto Russo ucraino ci sono diverse altre questioni che spongono l’azienda a cambiare strategia di produzione. E la lista dei problemi è lunga. In alcuni mercati la lama è associata a un’immagine di arma. dice lo steso Ad. Sul volo della compagnia aerea United Airlines 93, uno di quelli dirottati dai terroristi di Al Qaida l’11 settembre del 2001, sarebbe stato impiegato, dai pirati dell’aria, un coltellino svizzero. La conseguenza fu che la loro vendita, nei duty free degli aeroporti, venne proibita. E il fatturato dell’azienda si ridusse in quel caso di oltre il 30% in poche settimane.

    Un cambio di strategia

    Da molti anni l’azienda ha introdotto altre produzioni di oggettistica con quel marchio come borse, zaini, valigie, profumi e orologi. Le nuove restrizioni in merito all’utilizzo delle lame e dei coltelli hanno infine indotto l’azienda scrollarsi di dosso definitivamente l’immagine del coltello con la lama. Basti pensare che nel Regno Unito, possono circolare con un coltello solo coloro che riescono a dimostrare di averne bisogno per lavoro.

    Il nuovo modello per i golfisti per esempio ha introdotto una funzione speciale che di una piccola lama, utile a sistemare il green. Per ora l’azienda nn svela quali nuove funzionalità saranno introdotte e quali saranno eliminate o ridotte.

      Storie vere

      Lida Moniava e l’hospice pediatrico di Mosca. Per un fine vita con amore e dignità

      Parla la fondatrice del primo hospice pediatrico di Mosca – La Casa del faro – che ha in cura mille bambini. “La guerra è distruzione e morte. Chiedo scusa ai fratelli ucraini”.

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        Lida Moniava, fondatrice del primo hospice pediatrico di Mosca, La Casa del Faro, intervenuta al Meeting di Rimini, ha chiesto scusa agli ucraini per la guerra iniziata dal suo Paese. “La guerra è distruzione e morte, mentre l’hospice si occupa di amore e vita“. Per Lida l’impegno nell’assistenza pediatrica è nato dall’esperienza da volontaria in un ospedale oncologico a soli 16 anni. Ha visto bambini morire senza cure adeguate e questo l’ha spinta a creare il primo hospice pediatrico russo nel 2012, con un reparto di degenza aperto nel 2016.

        Una realtà che assiste mille bambini grazie a benefattori e fondazioni

        Oggi l’hospice assiste mille bambini, sostenuto per l’85% da benefattori e fondazioni come Fondazione Vera, grazie al lavoro di un’équipe di 450 persone. La russa Lida sottolinea che l’hospice non è un luogo di morte, ma uno spazio dove ogni singolo giorno di vita dei piccoli pazienti è reso significativo e degno. Racconta di Kolja, un ragazzo disabile abbandonato dai genitori, e di Dima, che grazie all’amore ricevuto ha cambiato idea sul suo desiderio di morire.

        Un impegno continuo reso difficile dalla guerra

        La guerra ha complicato il lavoro dell’hospice, rendendo più difficili l’approvvigionamento di medicine e apparecchiature. Tuttavia, il loro impegno continua, sostenuto anche dall’associazione Russia Cristiana e dal lavoro del fotografo Efim Erichmann, che documenta momenti di gioia dei piccoli pazienti, mostrando come ogni vita, seppur breve, possa essere umana e piena di amore.

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          Cronaca

          Il mistero di Aramaki: scomparso in Trentino da un mese, ricerche senza sosta per il turista giapponese

          Il 63enne Aramaki Nahoiro, in vacanza in Italia, è scomparso l’8 agosto dopo aver lasciato gli impianti di Predazzo. Le forze dell’ordine, insieme al soccorso alpino e alle autorità locali, sono impegnate in una ricerca senza sosta nella speranza di trovare tracce del turista, ma finora non ci sono risultati concreti.

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            Del turista giapponese di 63 anni, Aramaki Nahoiro, scomparso in Trentino l’8 agosto scorso, non si ha ancora nessuna traccia. L’uomo, che era stato visto per l’ultima volta dopo essere partito dagli impianti di Predazzo, ha fatto perdere le sue tracce e da allora le ricerche non si sono mai fermate. Le forze dell’ordine locali, compreso il soccorso alpino della guardia di finanza di Passo Rolle, i carabinieri della compagnia di Cavalese, il soccorso alpino trentino e i colleghi altoatesini, sono impegnati nel setacciare tutto il territorio, anche oltre i confini della provincia di Trento.

            Le ricerche stanno utilizzando tutti gli strumenti tecnologici disponibili, tra cui termocamere, cani molecolari e droni, oltre a numerosi sopralluoghi effettuati con l’ausilio degli elicotteri. Le autorità stanno anche analizzando attentamente le riprese delle telecamere di videosorveglianza della zona, nella speranza di raccogliere indizi utili.

            Nonostante l’intensità delle ricerche, gli elementi raccolti finora sono pochi. L’8 agosto, Nahoiro non è rientrato nell’albergo dove alloggiava a Vigo di Fassa, destando subito preoccupazione. Secondo le prime informazioni disponibili, l’uomo aveva prenotato un taxi per la mattina successiva alla sua scomparsa, ma non si è mai presentato all’appuntamento.

            Le ricerche si sono concentrate nell’area che Nahoiro avrebbe frequentato per ultima. Dopo essere partito dagli impianti del Latemar, sembrerebbe che il turista sia sceso a Passo Feudo, con l’intenzione di raggiungere il rifugio Torre di Pisa, come riportato dal Corpo nazionale del soccorso alpino. Anche l’Ambasciata giapponese e il Commissariato del Governo sono stati immediatamente coinvolti nelle operazioni di ricerca, data la gravità della situazione.

            Nahoiro era arrivato in Italia il 30 luglio, atterrando in Veneto, come parte di un tour europeo organizzato da un’agenzia di viaggi giapponese. Il suo viaggio prevedeva tappe successive in Alto Adige, Austria e Germania. Tuttavia, il suo tour è stato tragicamente interrotto da questa misteriosa scomparsa in Trentino, che ora tiene con il fiato sospeso sia i soccorritori che la comunità locale, oltre ai suoi cari e connazionali.

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              Politica

              Maria Rosaria Boccia e l’arte dell’apparire: quando una cartellina può fare miracoli

              Maria Rosaria Boccia, conosciuta per la sua relazione con l’ex ministro Sangiuliano, ha cercato di accreditarsi come figura influente nel mondo della TV attraverso una collezione di foto e scatti, senza mai essere realmente coinvolta. Dai camerini di “Amici” alle pose con volti noti, la sua ossessione per l’apparenza sembra superare la realtà.

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                Maria Rosaria Boccia? Una prezzemolina da record. La sua collezione di foto con personaggi famosi potrebbe vincere qualche record. E la sua mania di accreditarsi come quello che non è nella realtà, con personaggi che non la conoscono e in ambienti dove capita quasi per caso, è degna dei migliori artisti nell’arte dell’illusione.

                Cosa ha a che fare Maria Rosaria Boccia, l’amante dell’ex ministro Sangiuliano, con il mondo Mediaset e, in particolare, con il celebre talent show “Amici” di Maria De Filippi? Apparentemente nulla. Eppure, la “pompeiana esperta” ha tentato di accreditarsi anche nel mondo della televisione attraverso le innumerevoli foto postate sui social media.

                Era il 2017 quando Boccia, grazie al suo lavoro di venditrice di abiti per cerimonie, che la portava a vestire ospiti televisivi, entrava negli studi di Rai e Mediaset. Lì, fotografava compulsivamente i nomi sui camerini dei vip, scattava selfie con ogni volto noto che le passava accanto, condivideva scalette di programmi e si metteva in posa con cartelline in mano, quasi fosse la presentatrice di una prima serata.

                Questo è successo anche per “Amici”. Nel 2017, Boccia ha postato diverse immagini che la ritraggono negli studi del talent-show condotto da Maria De Filippi, con tanto di cartellina ufficiale del programma e sopra la scritta “Costumi”. Un’immagine che lasciava immaginare una qualche collaborazione con il programma.

                In realtà, come commentano da Mediaset, Boccia era ad “Amici” semplicemente perché aveva vestito una delle musiciste dell’orchestra di Renato Zero, ospite in quell’occasione del talent. In sostanza, come smentiscono dal Biscione, l’imprenditrice di Pompei non ha mai avuto alcun rapporto di collaborazione con la trasmissione, a differenza di quanto si potrebbe immaginare vedendo quegli scatti.

                La sua abilità nel mostrarsi dove conta, facendosi immortalare con chiunque possa accrescere il suo status, ha creato un personaggio che vive di illusioni e apparenze, più che di realtà e sostanza. Ma, si sa, in un mondo in cui l’immagine conta più di tutto, Maria Rosaria Boccia ha giocato le sue carte con astuzia, anche se il castello di carta che ha costruito sembra destinato a crollare alla prima folata di vento.

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