Gossip
Il mito oscuro del Groucho Club: tra cocaina, eccessi e celebrità cacciate alla porta
Nato come rifugio anticonvenzionale, il Groucho Club divenne sinonimo di dissolutezza. Da Madonna respinta all’Oscar rifiutato ad Al Pacino, fino alle notti di George Michael, i fratelli Gallagher e Damien Hirst: un paradiso bohémien che oggi chiude i battenti dopo la sospensione della licenza.

Se a Londra c’era un posto dove tutto poteva accadere, quello era il Groucho Club. Fondato nel 1985 da editori e agenti letterari come Carmen Callil ed Ed Victor, nacque come alternativa ai rigidi club per gentiluomini dell’epoca. Prezzi accessibili, porte aperte alle donne e un’atmosfera creativa fecero del locale di Dean Street, nel cuore di Soho, il ritrovo perfetto per scrittori, musicisti e artisti in cerca di libertà.










Ma già negli anni Novanta la sua reputazione prese una piega diversa: l’edonismo del Britpop e dei Young British Artists trasformò il Groucho in un laboratorio di eccessi. Tra i tavoli del bar non era raro imbattersi in Blur e Oasis — spesso più pronti a litigare che a brindare — o in artisti come Tracey Emin e Damien Hirst, che facevano della provocazione uno stile di vita.
Le leggende si sprechino. C’era la stanza soprannominata “Dipartimento degli acquisti peruviano”, dove la cocaina sarebbe stata a disposizione contro ogni regolamento ufficiale. Toby Young, giornalista e autore, ha raccontato: «Negli anni Novanta girava così tanta cocaina che se qualcuno avesse imbucato dell’antrace nella cassetta della posta, sarebbe finito nel naso di qualcuno in trenta secondi».
Gli episodi di ordinaria follia sono entrati nella mitologia londinese. Jeffrey Bernard, editorialista dello Spectator, ricordò di essersi svegliato con la testa appoggiata su un rombo alla griglia, convinto di essere diventato cieco, salvo scoprire che aveva la salsa tartara sugli occhiali. Il pubblicitario Mark Borkowski intratteneva gli ospiti dandosi fuoco ai peli del petto, finché Damien Hirst non esagerò e lo mandò in ospedale. Il bassista dei Blur, Alex James, confessò di aver dormito per una settimana sotto il tavolo da biliardo.
Le rockstar non erano le sole a finire nei guai. Liam Gallagher venne buttato fuori dopo aver rotto una finestra, mentre Lily Allen, figlia dell’attore Keith Allen, fu sospesa per un mese dopo essere stata sorpresa a sniffare in bagno. Alan Davies, protagonista della serie Jonathan Creek, finì in prima pagina nel 2007 per aver morso l’orecchio di un senzatetto fuori dal locale, ubriaco perso.
Eppure, il Groucho era così celebre da permettersi gesti impensabili: rifiutare un Oscar ad Al Pacino o cacciare Madonna alla porta. Nelle sue sale hanno brindato George Michael, Robbie Williams, Rita Ora, Cara Delevingne, Freddie Mercury e persino membri della famiglia reale britannica. Si dice che Bono abbia intonato Happy Christmas a Bill Clinton, e che notti intere si siano consumate tra sesso nei bagni e celebri caduti sotto i tavoli.
Negli ultimi anni il club aveva provato a ripulire la sua immagine, ma il mito rimane indissolubilmente legato a quel mix di creatività e autodistruzione che lo ha reso leggendario. Oggi, dopo la sospensione della licenza per problemi legali, il Groucho chiude i battenti. Eppure resta il simbolo di un’epoca in cui Londra sapeva essere scandalosa e geniale allo stesso tempo.
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Vipwatching
Amanda Bynes, il ritorno discreto di una ex star adolescente
L’attrice è stata vista a West Hollywood con un look casual: lontana dai riflettori, ma presente. Dagli anni d’oro di Nickelodeon ai lunghi anni di battaglie personali, Amanda Bynes oggi appare più serena, seppur riservata

Amanda Bynes è tornata a far parlare di sé, ma in modo decisamente più sobrio rispetto al passato. L’ex star di Nickelodeon, oggi 38enne, è stata fotografata a West Hollywood. Mentre usciva dal negozio di occhiali Hapa Kristin, con una sigaretta elettronica in mano e abbigliamento comodo e volto sereno. T-shirt con stampa, pantaloni della tuta, clutch con catena Chanel, e scarpe Vans: un look semplice per una giornata qualsiasi, ma che ha inevitabilmente riacceso l’attenzione sul suo lungo percorso, fatto di successi precoci e battaglie personali.

La carriera di Amanda Bynes era iniziata sotto i migliori auspici. Dopo il debutto con il The Amanda Show, programma cult per una generazione cresciuta tra sketch e battute esilaranti, arrivarono ruoli da protagonista in film iconici per adolescenti come “What a Girl Wants” e “She’s the Man”. Ironica, brillante, amatissima dal pubblico giovane, Amanda sembrava destinata a una carriera duratura sotto i riflettori.
Ma la pressione del successo precoce, unita alle difficoltà di transizione verso ruoli più maturi, ha segnato profondamente la sua vita. Dopo il 2010, Amanda ha cominciato ad allontanarsi dalle scene, fino a scomparire quasi del tutto dal panorama cinematografico. Quello fu l’inizio di un periodo complicato: arresti, episodi pubblici preoccupanti e una lunga serie di problemi legati alla salute mentale.
Nel 2013, a seguito di comportamenti erratici e preoccupanti, venne affidata alla tutela legale dei genitori, una misura pensata per garantirle supporto e stabilità. Le diagnosi di disturbi psicotici e disturbi d’ansia gravi portarono a diversi ricoveri in cliniche psichiatriche e strutture di riabilitazione. Dopo anni di silenzio e cure, Amanda ha fatto piccoli ma significativi passi verso una vita più stabile e riservata.
Oggi, pur lontana dalle scene e dai social media – dai quali si è spesso dissociata – Amanda Bynes appare impegnata nella ricostruzione della propria quotidianità. Aveva espresso l’intenzione di studiare moda e design, progetti che l’hanno aiutata a restare focalizzata su sé stessa e sulla propria crescita personale.
L’avvistamento a West Hollywood non ha il sapore del ritorno in grande stile, ma piuttosto quello di una presenza tranquilla e finalmente libera da aspettative pubbliche. Per molti suoi fan, Amanda resta un volto amato, simbolo di un talento autentico che ha pagato caro il prezzo della fama precoce. Ora, però, c’è spazio – e speranza – per una nuova normalità.
Gossip
Michelle Hunziker rompe il silenzio: «Con Tronchetti Provera siamo innamorati e felici»
L’amore con il manager della finanza sostenibile esce allo scoperto: «L’amore è il motore della vita». Vacanze sulle Dolomiti, privacy protetta e il ritorno in tv in Germania con un nuovo show.

Stavolta a parlare è lei, e lo fa senza più mezze misure. Michelle Hunziker ha scelto un’intervista al sito tedesco Bunte.de per confermare ufficialmente la relazione con Nino Tronchetti Provera. «Sono davvero felice. L’amore fa parte della vita, è la cosa più bella di tutte», ha detto. Poi, in italiano, ha aggiunto: «È il motore della vita».
Dopo mesi di indiscrezioni, foto rubate e silenzi social, la conduttrice svizzera ha deciso di mettere fine al balletto di supposizioni. Nessuna posa costruita, nessun annuncio patinato: solo parole semplici e dirette che raccontano un momento di serenità.
Hunziker e Tronchetti Provera formano una coppia discreta, ma inevitabilmente sotto i riflettori. I paparazzi li hanno seguiti fino a San Cassiano di Fanes, nelle Dolomiti, dove si sono concessi giornate tra sentieri in quota e pranzi nei rifugi. Immagini che mostrano un’intesa fatta di gesti spontanei e sorrisi complici.
La conduttrice, però, non rinuncia a difendere il proprio spazio privato. «Sono un po’ protettiva nei confronti della mia vita privata ultimamente. Anche se si possono vedere le foto, cerco di mantenere il tutto un po’ privato, in modo da poterlo proteggere», ha spiegato. Una linea precisa: condividere ciò che serve, ma senza cedere al voyeurismo.
Chi è l’uomo che ha conquistato Michelle? Nino Tronchetti Provera, 55 anni, imprenditore affermato, specializzato in tecnologie e investimenti sostenibili. Curriculum solido, profilo riservato, tre figlie nate dal matrimonio con la fotografa Francesca Malgara: Virginia, Camilla e Allegra. Una vita lontana dalle cronache mondane, costruita tra progetti di impresa e un approccio “low profile”, che ora incrocia quella di una delle donne più popolari dello spettacolo italiano.
C’è anche un dettaglio che ha fatto sorridere il gossip: Tronchetti Provera è cugino di secondo grado di Giovanni Tronchetti Provera, attuale compagno di Chiara Ferragni. Un intreccio familiare che lega due delle protagoniste più osservate del jet set. Ma se per la fashion influencer ogni passo è una diretta social, Michelle preferisce un registro più sobrio: meno clamore, più sostanza.
Non c’è solo la vita privata. Hunziker si prepara infatti a un autunno intenso: dal ritorno in Germania con uno show dedicato al Guinness dei Primati, al rinnovo dei progetti in Italia. Una carriera che non si è mai fermata, capace di passare con disinvoltura dai varietà ai programmi cult, fino ai palcoscenici internazionali.
Il nuovo amore, raccontano gli amici, l’ha resa più serena. Chi la frequenta nota una luce diversa nello sguardo, quella di chi ha trovato un equilibrio tra affetti e lavoro. E anche se qualcuno ha provato a insinuare dubbi o a mettere in discussione la relazione, Michelle non si scompone: la sua risposta è vivere, con leggerezza e autenticità.
«L’amore è il motore della vita», ha ribadito. Una frase semplice, quasi banale, ma che detta da lei suona come una dichiarazione programmatica: niente clamori, solo la voglia di godersi un sentimento maturo, senza paura di mostrarlo.
Con Tronchetti Provera al suo fianco, Michelle Hunziker sembra aver trovato la formula per un nuovo capitolo: discrezione, sorrisi e la certezza che, a volte, la felicità vale più di qualunque prima pagina.
Reali
Fuga tra le aiuole di re Carlo: undici giardinieri su dodici si sono licenziati
Dimenticate l’immagine bucolica del re ambientalista: secondo il “Sunday Times”, a Highgrove i giardinieri fuggono a gambe levate. Lavoravano nove ore al giorno per 96 sterline, spesso anche nei weekend. Ambiente tossico, sottorganico e un sovrano che urlava: “Non fatemi più vedere quell’uomo”. Il tutto per un fiore sbagliato.

Altro che sovrano illuminato, ambientalista e saggio custode della natura. A giudicare da quanto riportato dal Sunday Times, Re Carlo ama le piante più degli esseri umani. E non lo dice qualche tabloid scandalistico, ma una lunga inchiesta del prestigioso settimanale inglese, che ha acceso i riflettori sul clima all’interno della sua tenuta privata di Highgrove.
Secondo quanto ricostruito, undici dei dodici giardinieri impiegati nella proprietà si sono licenziati negli ultimi tre anni. La metà di loro guadagnava il salario minimo del Regno Unito: appena 96 sterline al giorno per 9 ore di lavoro, weekend inclusi. Ma il problema non erano solo i soldi.
A quanto pare, i lavoratori parlano di un ambiente definito “tossico”, con continue pressioni e carenze di personale. E il re? Altro che compost e armonia: avrebbe lasciato bigliettini ovunque, con indicazioni su fiori da spostare, siepi da accorciare e vialetti da spazzare. Appunti che, più che suggerimenti, sembravano comandi rigidi, talvolta sgarbati.
Uno degli episodi più rivelatori? Carlo avrebbe sbottato contro un giardiniere solo perché non aveva risposto correttamente a una domanda su un fiore, ordinando seccamente: “Non fatemi più vedere quell’uomo”.
Dal 2021, la gestione dei giardini è stata affidata alla King’s Foundation, che ne ha aperto l’accesso al pubblico da aprile a ottobre, attirando ogni anno 40.000 visitatori. Tra aiuole e cespugli, si spera anche in un saluto del sovrano o una foto davanti alla casetta sull’albero che fu di William e Harry.
Ma dietro il prato all’inglese e le siepi scolpite, le voci dei lavoratori raccontano un’altra realtà. La fondazione nega tutto e assicura di aver aumentato gli stipendi del 15-19%. Peccato che nel frattempo i giardinieri siano spariti uno dopo l’altro, come fiori potati troppo in fretta.
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