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Il volto + bello d’Italia? E’ del napoletano Francesco De Simone

Il 31enne Francesco De Simone 1.90 di muscoli, operaio nell’azienda di famiglia, con l’hobby dei balli di coppia, è “Il Volto +bello d’Italia”.

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    C’è grande soddisfazione nel 31enne di Massa Lubrense (NA), Francesco De Simone. E’ stato lui a conquistare il titolo di “Il Volto + bello d’Italia” durante la finalissima di Mister Italia 2024, che si è svolta a Pescara. Operaio nell’azienda di famiglia e appassionato di balli di coppia, De Simone, con i suoi 1,90 metri di muscoli, si è distinto tra i 39 finalisti che si sono sfidati sul palco.

    Ma il titolo di Mister Italia 2024 è andato a un bresciano…

    Anche se il titolo principale di Mister Italia 2024 è andato al 24enne bresciano Matteo Dall’Osto, il volto di De Simone ha ottenuto un prestigioso riconoscimento arrivando a giocarsela fino in fondo per il titolo. Ma non solo. Si è aggiudicato una delle fasce più ambite della serata. Insieme a lui, altri sette concorrenti sono stati premiati con singole fasce assegnate dalla giuria.

    Mister Italia: un trampolino di lancio di numerosi volti dello spettacolo

    La finalissima, condotta da Beppe Convertini, con Stefania Orlando nel ruolo di presidentessa della giuria tecnica è stata organizzata dal patron Claudio Marastoni. Il concorso di Mister Italia, nel corso degli anni, è stato un trampolino di lancio per numerosi volti noti dello spettacolo. Tra questi sono emersi Raffaello Balzo, Paolo Crivellin, Luciano Punzo, Luca Vetrone e Luca Onestini.

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      Personaggi

      Carmen Russo, la figlia Maria si allena in spiaggia: “Altro che balletto, qui si tira in porta!”

      La showgirl osserva con orgoglio la figlia Maria Turchi palleggiare e tirare in spiaggia sotto il sole romagnolo. Il papà Enzo Paolo Turchi, assente per lavoro, si unirà presto alla famiglia. Tra calcio e relax, l’estate di Carmen ha il sapore delle cose semplici e felici.

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        Vacanza sportiva per Carmen Russo e sua figlia Maria. Le due si trovano a Milano Marittima per qualche giorno di mare, ma a sorprendere i bagnanti non sono solo i bikini di Carmen, bensì i tiri precisi e decisi di Maria Turchi, dodici anni e una passione per il calcio che cresce ogni estate. Niente danza classica o passi di tip-tap, come ci si aspetterebbe da figlia di ballerini. Maria, invece, ha scelto la via del pallone, e in spiaggia lo dimostra con palleggi e scatti da vera attaccante.

        Carmen la guarda con occhi pieni d’orgoglio, seduta sul lettino, mentre riprende i momenti migliori con lo smartphone. A chi si avvicina per fare una foto o chiedere se davvero Maria giochi a calcio, risponde sorridendo: “Sì, e ci dà dentro. Ha grinta da vendere. Io la sostengo, sempre. Anche se la sabbia non è proprio il suo campo ideale!”

        Assente il papà Enzo Paolo Turchi, impegnato con il lavoro, che però dovrebbe raggiungere madre e figlia nei prossimi giorni. Intanto Carmen si gode questo tempo tutto femminile, tra risate, granite e piccole partite improvvisate sul bagnasciuga.

        Una vacanza all’insegna della semplicità, fatta di cose vere: il sole, una mamma, una figlia e un pallone. E forse anche qualche sogno in cantiere, perché con un talento così, chissà che un giorno Maria non possa passare dal campo da spiaggia… a uno stadio vero.

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          Personaggi

          Achille Costacurta: “Ho provato a togliermi la vita, ma oggi sono rinato. Le droghe sono il demonio”

          Dopo anni segnati da droghe, risse e sofferenze, Achille Costacurta torna a parlare. In un’intervista racconta la detenzione, il tentato suicidio e la nuova vita lontano da Milano, oggi ritrovata tra le strade di Mondello. “Aiutare gli altri mi fa sentire le farfalle nello stomaco”.

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            Un anno fa era al centro della cronaca per aver pubblicato foto con marijuana e banconote sui social, accompagnate da insulti alla madre. Oggi Achille Costacurta, figlio di Martina Colombari e dell’ex calciatore Billy Costacurta, racconta una storia diversa. Una rinascita dopo un passato segnato da dipendenze, detenzione e dolore. E lo fa con sincerità, ripercorrendo il momento più buio: “Ho provato a togliermi la vita con sette boccette di metadone. L’equivalente di 40 grammi di eroina. Nessuno sa spiegarsi come io sia ancora vivo”.

            Aveva solo 17 anni quando, rinchiuso in un centro penale minorile a Parma, ha toccato il fondo. Era lì da un anno e sette mesi, dopo essere stato trovato con due coltelli nell’armadietto a scuola. “Non volevo fare del male a nessuno. Ero solo un ragazzino pieno di paranoie”. La vita dentro era durissima, racconta: “Se saltavi la colazione ti toglievano una sigaretta. Una volta un agente mi ha spezzato la sigaretta in faccia. Gli ho sputato, e mi hanno preso a schiaffi in una stanza. Ero solo un ragazzino”.

            Poi c’erano le droghe. “Per otto mesi ho fatto uso di mescalina, un allucinogeno messicano. Quando sei sotto ti senti Dio. Pensavo di aiutare il mondo. Regalavo le collane d’oro ai barboni, portavo i ragazzi che fumavano crack a casa a farsi una doccia. Ma in realtà mi stavo distruggendo. Le droghe sono il demonio. E il demonio ti prende e ti porta via”.

            Oggi, però, qualcosa è cambiato. Achille ha lasciato Milano, città che definisce “troppo carica di ansia”, e si è trasferito a Mondello, in Sicilia. “Qui la gente non giudica. Ti tende la mano, ti accoglie”. Un cambiamento radicale che lo ha aiutato a ricostruire il rapporto con i genitori e, soprattutto, con sé stesso. “Mi sento rinato. Non tocco più droghe e sto bene”.

            Il sogno ora è quello di aiutare gli altri. Lo dice con una frase che non lascia dubbi: “Vorrei aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down. Aiutare gli altri mi fa sentire le farfalle nello stomaco”.
            Una storia difficile, ma anche una lezione di forza. E forse, stavolta, Achille ha davvero trovato la sua strada.

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              Fernanda Lessa, la caduta e la rinascita: «L’alcol era il mio rifugio, oggi sono grata per ogni boccone»

              Da mille euro al giorno spesi in droghe a una nuova vita grazie al SerT e all’amore di Luca Zocchi. «Non esiste cura, ma si può smettere».

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                Fernanda Lessa, volto iconico della moda a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, ha raccontato il lato oscuro della sua carriera in un’intervista al Corriere della Sera. Sulle passerelle più prestigiose del mondo, da Milano a New York, appariva come un simbolo di perfezione. Ma dietro le quinte si consumava una battaglia personale fatta di alcol, droghe e solitudine. «Nel weekend mi sfondavo di alcol e droghe. Mi aiutavano a non sentire la solitudine, ad alleggerire il fardello dei miei problemi. Tra il 2000 e il 2008 sono arrivata a spendere anche mille euro al giorno per farmi. Mentre l’alcol non bastava mai. Una combo devastante», ha confessato.

                Fernanda ha descritto un ambiente della moda vizioso e pericoloso. «Negli anni Novanta pippavano in molte, anche di più. Era un modo per non mangiare e dimagrire. Poi si andava in palestra a sudare», ha spiegato. Nonostante i tentativi della sua agenzia di tenerla lontana dalle cattive compagnie, la modella si è lasciata trascinare dagli eventi, perdendo punti di riferimento e ritrovandosi completamente sola.

                La svolta è arrivata solo quando ha deciso di chiedere aiuto. «Mi sono affidata al SerT e al supporto psicologico. Pian piano ho iniziato a risalire. Il cibo, per me, è diventato un dono del cielo. Ho curato la mia alimentazione e scoperto l’importanza delle materie prime».

                Nella sua lotta contro l’alcolismo, Fernanda non ha nascosto le difficoltà e le ricadute: «Ho cominciato a bere a 14 anni. Arrivavo a consumare fino a tre bottiglie di alcol al giorno. È stato mostruoso perché non esiste cura: devi soltanto smettere». La sua salvezza è stata il marito Luca Zocchi: «Mi è sempre stato accanto, anche nei momenti peggiori. Gli devo tutto».

                Lessa ha poi ricordato come tutto sia iniziato con il bullismo subito a scuola: «Bere mi faceva sentire più bella, mi confondeva. Oggi riesco a guardare indietro e a sorridere, ma le ferite restano». Oggi Fernanda è consapevole e grata per la sua rinascita, un esempio per chi affronta lo stesso cammino verso la guarigione.

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