Tech
L’oracolo ai giorni nostri si chiama… filtro Instagram! Anche Emma lo usa
La cantante ha simpaticamente condiviso alcuni momenti social con i fan e, grazie ad un filtro Instagram, ha “scoperto” come mai sia ancora single…
Giocando con i fan su Instagram, Emma Marrone ha utilizzato una funzione del noto social media per avere delle risposte casuali ad alcune domande. Nello specifico, il questito in questione era appunto il perché lei fosse ancora senza un boyfriend…
Una situazione apparentemente difficile
La gag della Marrone, poi naturalmente condivisa con diversi post da svariati utenti, si è conclusa con una risposta incredibile: “Perché il tuo fidanzato non è ancora nato”. L’artista sorridendo non ha mancato di commentare: “Allora sono nella me**a”, facendo riferimento al fatto che, appunto, se il filtro avesse ragione, il futuro fidanzato non esisterebbe ancora!
In radio ha elencato le coordinate dell’uomo che vorrebbe accanto
Di recente, durante un’intervista al popolare programma Password dell’emittente Rtl 102.5, aveva dato qualche coordinata su come sarebbe dovuto essere il suo uomo ideale: “Maschio risolto, non narcisista patologico, non egoriferito, non presuntuoso. Deve essere umile, che gli piacciano le cose tranquille e semplici della vita, e soprattutto che gli piaccio solo io”.
Quello che tutte le donne desiderano
Adesso sono in tanti a chiedersi se Emma riuscirà o meno nell’impresa, si fa per dire, di trovare la tanto desiderata anima gemella. Indubbiamente, bellezza e ironia non le mancano di certo. Come recita la saggezza popolare… nel momento in cui meno se lo aspetta, la ragazza riuscirà a realizzare anche questo traguardo nella sua vita, certamente movimentata.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
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Smartphone caduto in acqua? Le mosse giuste (e gli errori fatali) da conoscere subito
Dalle prime azioni da compiere ai falsi miti come il riso: una guida pratica per aumentare le possibilità di salvare il telefono dopo un contatto con l’acqua.
Un tuffo in piscina, un bicchiere rovesciato, un secondo di distrazione al lavandino: lo smartphone in acqua è uno degli incidenti più comuni dell’era moderna. Nonostante molti modelli recenti siano dotati di certificazione IP67 o IP68 — che indica una certa resistenza a immersione accidentale e schizzi — nessuno di questi dispositivi è realmente “impermeabile”. L’acqua può comunque penetrare all’interno, danneggiando componenti delicatissime come batteria, circuiti e microfoni. Per questo, la rapidità e la correttezza delle prime manovre sono essenziali.
La prima cosa da fare è spegnere immediatamente il telefono, se non lo ha già fatto da solo. Il contatto tra liquidi e corrente elettrica è ciò che provoca i danni maggiori: interrompere l’alimentazione riduce drasticamente il rischio di cortocircuiti. Subito dopo, occorre rimuovere cover, pellicola, eventuale scheda SIM e microSD: sono tutte parti che trattengono l’umidità e rallentano l’asciugatura.
Una volta spente le componenti attive, bisogna asciugare delicatamente l’esterno con un panno morbido, senza scuotere lo smartphone. Molti lo fanno d’istinto, ma è un errore: scuoterlo può spingere l’acqua ancora più in profondità, raggiungendo zone non ancora contaminate. Allo stesso modo, smartphone bagnato e phon acceso non vanno d’accordo. L’aria calda può deformare le parti interne, soprattutto degli schermi, e spingere la condensa verso l’interno.
Altro mito da sfatare: il riso. Nonostante sia un rimedio molto diffuso online, non esistono prove scientifiche che il riso acceleri davvero l’evaporazione dell’umidità interna. I tecnici confermano che il riso assorbe appena una minima parte dell’acqua superficiale e può addirittura lasciare polvere o residui nei connettori. Meglio optare per i sacchetti di gel di silice (come quelli che si trovano nelle scatole delle scarpe), realmente utili per assorbire l’umidità. Se disponibili, possono aiutare a velocizzare l’asciugatura passiva.
La regola più importante, però, è lasciar riposare il dispositivo per almeno 24-48 ore prima di tentare una riaccensione. Accendere lo smartphone troppo presto, anche se sembra asciutto, equivale spesso a “condannarlo” definitivamente. In caso di immersione in acqua salata, la situazione è più complessa: il sale causa corrosione rapida, quindi è consigliabile sciacquare il telefono solo esternamente con acqua dolce prima di asciugarlo, per rimuovere i cristalli salini. Poi va portato il prima possibile in un centro assistenza.
Una verifica tecnica resta comunque l’opzione più sicura. I centri specializzati dispongono di strumenti per rimuovere l’umidità residua e valutare eventuali danni invisibili — come ossidazioni sui circuiti — che nel tempo possono causare malfunzionamenti o spegnimenti improvvisi.
In sintesi, un incidente in acqua non significa automaticamente addio allo smartphone. Con le giuste precauzioni, molte persone riescono a salvarlo senza conseguenze. L’importante è agire in fretta, evitare i rimedi fai-da-te più rischiosi e, se necessario, affidarsi a un professionista. Perché, in questi casi, la calma è davvero la miglior alleata.
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I robot con muscoli umani: la frontiera della bioingegneria prende vita ad Harvard
Nel laboratorio del Wyss Institute, un team di ricercatori guidato da Sun Ryun Shin ha sviluppato microrobot capaci di muoversi grazie a tessuti muscolari umani coltivati in laboratorio. Un passo decisivo verso la “biohybrid robotics”, dove tecnologia e biologia si fondono.
La nascita dei robot bioibridi
Sembra fantascienza, ma è realtà. In un laboratorio dell’Università di Harvard, nel cuore del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering, piccoli automi di silicone si contraggono e si muovono come fossero vivi. A dar loro energia non sono batterie o circuiti, ma muscoli umani coltivati in provetta.
A coordinare la ricerca è Sun Ryun Shin, professore di bioingegneria, che insieme al suo team ha descritto l’esperimento sull’International Journal of Extreme Manufacturing. Gli scienziati hanno isolato cellule muscolari scheletriche umane e le hanno fatte crescere fino a formare sottili fasci di tessuto. Parallelamente, grazie alla stampa 3D, hanno costruito piccoli telai biocompatibili in idrogel, un materiale morbido e flessibile che imita la consistenza del muscolo naturale.
Sulla superficie di queste strutture sono stati incisi micro-solchi orientati: guide che aiutano le cellule ad allinearsi, proprio come accade nel corpo umano. Una volta ancorate, le cellule hanno iniziato a organizzarsi, creando veri e propri mini-muscoli funzionanti.
Per attivarli, i ricercatori hanno utilizzato impulsi elettrici e luminosi, stimolando le cellule a contrarsi in sincronia. Il risultato? Minuscole strutture capaci di piegarsi, spostarsi o trascinare oggetti. Un passo concreto verso la creazione di robot “vivi”, in parte biologici e in parte artificiali.
Le applicazioni in medicina
I risultati aprono prospettive straordinarie nel campo biomedico.
Secondo Shin, “queste strutture rappresentano una piattaforma ideale per studiare il comportamento del tessuto muscolare e sviluppare nuovi trattamenti per la rigenerazione dei muscoli danneggiati”.
Le applicazioni principali sono tre:
- Medicina rigenerativa – I mini-muscoli potranno essere impiegati per analizzare come il tessuto umano si ripara dopo lesioni, immobilizzazione o invecchiamento. Le scoperte potranno contribuire a terapie contro atrofie muscolari e distrofie.
- Test farmacologici – Sperimentare nuovi farmaci su tessuti umani coltivati in laboratorio permette di valutarne efficacia e tossicità riducendo la necessità di test sugli animali. In particolare, sarà possibile osservare in tempo reale la risposta dei muscoli ai medicinali che influenzano la contrazione o la trasmissione elettrica.
- Microchirurgia di precisione – Dispositivi bioibridi miniaturizzati potrebbero un giorno essere usati come pinze o strumenti autonomi, capaci di operare in aree del corpo oggi inaccessibili con la chirurgia tradizionale.
Le sfide ancora da affrontare
Nonostante i progressi, la biohybrid robotics deve superare ostacoli significativi. Il primo riguarda la sopravvivenza del tessuto muscolare: se la struttura di supporto è troppo spessa, le cellule interne non ricevono abbastanza nutrienti. Per questo si stanno sviluppando microcanali simili a capillari, che consentano un flusso costante di ossigeno e sostanze vitali.
Un’altra sfida è la trasmissione uniforme del segnale elettrico. Oggi, gli impulsi non si propagano in modo omogeneo lungo il tessuto. La soluzione potrebbe arrivare da idrogel conduttivi di nuova generazione, dotati di minuscoli elettrodi integrati.
C’è poi il problema della resistenza meccanica: materiali troppo rigidi ostacolano il movimento, ma quelli troppo morbidi si deteriorano in fretta. I ricercatori stanno quindi studiando matrici rinforzate, in grado di mantenere flessibilità e durata.
Infine, la tecnologia di stampa 3D dovrà diventare più rapida e precisa per creare strutture più grandi senza compromettere la vitalità cellulare.
Oltre Harvard: la corsa ai robot “vivi”
Il lavoro del team di Shin non è isolato. Al Massachusetts Institute of Technology (MIT), nel marzo 2025, un gruppo di bioingegneri ha sviluppato un tessuto artificiale in grado di contrarsi in diverse direzioni, imitando il movimento dell’iride umana.
E al Ren Lab della Carnegie Mellon University, i ricercatori hanno presentato gli AggreBots, microscopici automi composti da cellule polmonari umane che si muovono grazie a minuscole ciglia biologiche.
Questi progetti segnano l’inizio di una nuova era in cui la distinzione tra organismo e macchina si fa sempre più sottile. La prospettiva, ancora lontana ma sempre più concreta, è quella di robot che non solo si muovono, ma crescono, si riparano e reagiscono all’ambiente come esseri viventi.
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X precipita in Italia: il social di Elon Musk perde milioni di utenti, crolla il tempo di utilizzo e scivola fuori dal podio dei social più amati
Secondo l’analisi di Audicom-Audiweb, X perde il 12,8% degli utenti nel 2024 e un ulteriore 27,6% nel 2025: oltre 4,4 milioni di persone in meno. Crolla anche il tempo speso sulla piattaforma, mentre YouTube resta in vetta e Instagram mostra segnali di affaticamento.
In Italia c’è un social che sta vivendo la sua stagione più buia, e non è una sorpresa che porti la X di Elon Musk. La piattaforma, che avrebbe dovuto segnare la rinascita di Twitter, sta invece scivolando verso un declino evidente, certificato dai numeri più impietosi degli ultimi anni. A dirlo è l’analisi di Vincenzo Cosenza, uno degli osservatori più autorevoli del digitale italiano, che incrocia i dati Audicom-Audiweb e fotografa un mercato ormai saturo, dove i giganti resistono e chi non regge viene travolto.
Il quadro è drasticamente chiaro: tra il 2023 e il 2024 X ha perso il 12,8% degli utenti italiani. Una discesa già significativa, ma diventata un vero crollo negli ultimi mesi del 2025, quando la piattaforma ha registrato un -27,6%. Tradotto: oltre 4,4 milioni di utenti evaporati. E non finisce qui, perché anche il tempo trascorso dagli italiani sulla piattaforma è diminuito del 30%. Siamo davanti a un’emorragia strutturale, non a un semplice calo fisiologico.
Mentre X perde colpi, il resto del mercato non se la passa meglio, ma almeno non cede terreno con la stessa violenza. YouTube resta il social più utilizzato in Italia, con 37,1 milioni di utenti, in leggerissima crescita su base annua. Subito dietro Facebook, che pure perde un milione di utenti nei primi nove mesi del 2025, continua però a essere il luogo digitale dove gli italiani trascorrono più tempo: oltre tredici ore al mese, una fedeltà impossibile da ignorare.
Instagram, che negli ultimi anni aveva dominato le nuove generazioni, mostra per la prima volta i segni di una stanchezza reale: quasi 32,9 milioni di utenti, ma in calo di quasi due punti nel 2025. Tiene invece TikTok, stabile a 22,4 milioni di utenti e unica piattaforma a mostrare una crescita anno su anno, nonostante un lieve arretramento negli ultimi mesi.
Nel frattempo spuntano nuovi outsider che iniziano a rosicchiare spazio: Threads, il social lanciato da Meta per sfidare X frontalmente, e Reddit, che sta vivendo un’improvvisa popolarità italiana grazie alla sua struttura comunitaria. Nessuno dei due è ancora un colosso, ma entrambi crescono mentre X arretra.
Secondo Cosenza, il mercato italiano ha ormai raggiunto il limite della saturazione e i movimenti dei prossimi anni saranno determinati dall’intelligenza artificiale: dalla capacità delle piattaforme di introdurre funzioni davvero utili, non semplici gadget. Ma una certezza già esiste: la fuga da X non è un incidente di percorso. È una tendenza chiara, netta, difficilmente reversibile. E mette in discussione l’idea stessa che Musk possa ricostruire ciò che Twitter rappresentava per l’informazione, la politica e il dibattito pubblico del Paese.
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