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Harry pronto a riabbracciare re Carlo: la riconciliazione passa dall’anniversario della regina Elisabetta, ma senza Meghan

Secondo il “Mirror”, Harry sarebbe determinato a rivedere re Carlo III durante la sua visita nel Regno Unito. Una fonte vicina al duca parla di “linea di comunicazione riaperta” con il Palazzo. La duchessa Meghan Markle resterà in California con i figli, ma il terzo anniversario della morte di Elisabetta II potrebbe segnare un passo decisivo nella difficile riconciliazione.

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    Un ritorno che sa di occasione storica. Il principe Harry, secondo quanto riportato dal tabloid britannico Mirror, si prepara a rientrare a Londra per riabbracciare re Carlo III dopo quasi 20 mesi di distanza. La data scelta non è casuale: l’8 settembre ricorrerà il terzo anniversario della morte della regina Elisabetta II, figura amata e centrale nella vita del duca di Sussex.

    Harry sarà presente alla cerimonia dei WellChild Awards, l’ente di beneficenza per i bambini gravemente malati di cui è patron da tempo, e proprio in quell’occasione si cercherà di favorire un incontro con il padre. «Per la prima volta da molto tempo c’è la genuina sensazione che la riconciliazione sia a portata di mano», ha spiegato una fonte americana citata dal giornale, sottolineando come il team del principe e quello del Palazzo abbiano riaperto una linea di comunicazione.

    Il viaggio sarà in solitaria: Meghan Markle resterà in California con i figli Archie e Lilibet. Una scelta che conferma quanto la duchessa continui a rappresentare un tema delicato nei rapporti con la famiglia reale. La sua assenza potrebbe però facilitare un incontro distensivo, tutto concentrato sul legame padre-figlio.

    L’ultimo faccia a faccia tra Harry e re Carlo risale al febbraio 2024, quando il principe volò a Londra per far visita al sovrano subito dopo la diagnosi di cancro. Da allora ci sono stati contatti sporadici, ma nessuna vera occasione di riavvicinamento. Il duca è stato poi in patria in primavera, per assistere all’udienza della Corte d’Appello che ha respinto il suo ricorso sulla scorta personale, e in maggio aveva lanciato dagli schermi della BBC un appello alla riconciliazione.

    Ora il ricordo della regina Elisabetta sembra offrire l’opportunità giusta. Balmoral resterà il simbolo dell’ultima estate della sovrana, ma Londra potrebbe diventare lo scenario di un nuovo capitolo: quello in cui Harry e re Carlo provano a ricucire uno strappo che dura dal 2020, anno della rottura con i Windsor e del trasferimento negli Stati Uniti.

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      Reali

      Camilla, la regina che si difese a scarpate: a 16 anni respinse un’aggressione sessuale su un treno colpendo l’uomo

      Il volume Power and the Palace racconta un episodio mai reso pubblico: Camilla, seguendo l’insegnamento della madre, usò il tacco delle scarpe per fermare l’assalitore e lo denunciò appena giunta in stazione. Una vicenda che spiega il suo impegno attuale a favore delle donne vittime di abusi e violenza.

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        Non ancora regina, non ancora duchessa: solo una ragazza di 16 o 17 anni che viaggia in treno verso Paddington, Londra. È in quel momento che Camilla Parker Bowles, oggi consorte di re Carlo III, affronta una delle esperienze più traumatiche della sua adolescenza: un’aggressione sessuale respinta con un’arma improvvisata, una scarpa.

        Il racconto emerge adesso dalle pagine di Power and the Palace, il libro del giornalista Valentine Low, già corrispondente del Times a Buckingham Palace e autore di biografie autorevoli sulla famiglia reale. L’episodio – titolato dalla stampa britannica come “le molestie sessuali respinte a scarpate” – si sarebbe verificato a metà anni Sessanta, quando un uomo avrebbe cercato di molestarla durante il viaggio. Camilla non esitò a togliersi una scarpa e a colpire l’aggressore ripetutamente con il tacco, l’oggetto più appuntito che aveva a disposizione.

        Appena arrivata in stazione, si recò dalla polizia per denunciare il fatto: la polizia individuò e arrestò l’uomo. Una reazione istintiva, ma non casuale. La madre le aveva infatti insegnato a difendersi in caso di molestie: togliersi una scarpa e usarla come arma.

        Per anni Camilla non ha mai parlato pubblicamente dell’episodio. Ne fece cenno soltanto, molti anni più tardi, a Boris Johnson, all’epoca sindaco di Londra. Oggi, dopo la rivelazione del libro, la casa reale non ha commentato ma non ha neppure smentito.

        La vicenda acquista un senso particolare alla luce dell’attuale impegno della regina a favore delle donne vittime di violenza domestica e abusi sessuali. Da tempo Camilla dedica gran parte del suo ruolo pubblico a queste tematiche, partecipando a campagne di sensibilizzazione e incontrando sopravvissute. Nel 2020, in un discorso molto applaudito, dichiarò: «Ho parlato con molte donne che hanno subito violenze e aggressioni sessuali e che, fortunatamente, ne sono uscite come vincitrici e non vittime. Sono alcune delle persone più coraggiose che io abbia mai incontrato».

        Secondo fonti di palazzo citate dalla BBC, la regina non aveva mai reso noto quell’episodio per non spostare l’attenzione su di sé invece che sulle vittime. Ma ora che la vicenda è stata rivelata, potrebbe avere un effetto positivo: incoraggiare giovani donne a non tacere e a difendersi, come lei fece allora, in un treno diretto a Londra.

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          Vent’otto anni fa moriva Lady Diana nel tunnel dell’Alma a Parigi

          A ventotto anni dalla sua tragica scomparsa, la figura di Diana Spencer resta un faro di umanità e impegno. Maestra nel trasformare il suo ruolo in servizio, la sua eredità rivive oggi nella scoperta di una capsula del tempo che custodiva sogni del passato… e messaggi di speranza per il domani.

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          Diana

            Nel cuore della memoria collettiva, Diana “Princess of Wales” continua a brillare. La sua morte, avvenuta il 31 agosto 1997 nel tunnel dell’Alma a Parigi, segnò il mondo intero. Oggi, dopo ventotto anni, il suo lascito umano torna a farsi simbolo in un momento inaspettato. La riapertura, presso il Great Ormond Street Hospital (GOSH) di Londra, di una capsula del tempo sigillata da Diana nel 1991, scuotendo le emozioni di un’intera generazione.

            La capsula, contenuta in una cassa di legno rivestita di piombo, era stata interrata durante la posa della prima pietra dell’edificio Variety Club e doveva restare chiusa per secoli. Invece, per far spazio al nuovo Children’s Cancer Centre in costruzione, è stata portata alla luce. Con oggetti simbolici selezionati da due bambini vincitori di un concorso di Blue Peter su ciò che rappresenta gli anni ’90. Un CD di Rhythm of Love di Kylie Minogue, una TV tascabile Casio, una calcolatrice solare, monete britanniche, semi d’albero, un ologramma di un fiocco di neve, carta riciclata, un passaporto europeo, una copia del Times e una foto di Diana stessa.

            Il momento dell’apertura è stato definito «emotivamente potente» da Jason Dawson, responsabile del progetto Children’s Cancer Centre. Che ha ritrovato le tracce delle speranze di una generazione del passato: «Connettersi con ricordi che abbiamo piantato con speranza» ha detto.

            Un’icona senza tempo

            Diversamente da quanto dipinge solo il dolore della sua fine, il mito di Diana affonda le radici nella sua vita e nel suo coraggio. Rompendo con i protocolli reali, tenne la mano di pazienti con HIV, camminò tra mine antuomo in Angola, umanizzò la monarchia e aprì percorsi di empatia prima impensabili.

            Oggi, quei piccoli oggetti riemersi — un televisore portatile, una calcolatrice solare, semi d’albero e la musica pop di Kylie Minogue. Sono un ponte tra passato e futuro, tra tecnologia, sostenibilità e l’umanità che voleva salvare. E ci ricordano che il potere di Diana era fatto di scelte consapevoli, che parlavano alla vita, non al palazzo.

            Riscoprire la sua voce

            Quando ripensiamo a Diana, non vediamo solo la cronaca di una morte prematura. Vediamo una storia di servizio, di rinnovamento, di una donna che ha trasformato la notorietà in strumento di cambiamento. Anche oggi, attraverso gesti e simboli — come la capsula riemersa — Diana parla ancora e ci insegna che la memoria è speranza attiva.

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              Reali

              Dodici amanti in dodici mesi: il principe Andrea e Sarah Ferguson, il matrimonio più cornutamente reale di sempre

              Nel libro Entitled: The Rise and Fall of the House of York, Andrea viene descritto come un marito fedifrago seriale, con una dozzina di amanti nei primi dodici mesi di matrimonio. Sarah Ferguson, inizialmente disperata, si prese la sua rivincita con l’ormai leggendaria foto del piede in bocca all’amante.

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                Altro che favola reale. Il matrimonio tra il principe Andrea e Sarah Ferguson è stato un manuale vivente di corna e ripicche. Dodici mesi, dodici amanti: questa la media del duca di York secondo la biografia Entitled: The Rise and Fall of the House of York dello storico Andrew Lownie, che ha serializzato il tutto sul Daily Mail.

                Il “duca di Pork”, già travolto anni dopo dallo scandalo Epstein, si sarebbe giustificato con la moglie sostenendo di dover stare spesso lontano da casa per “servizio nella Royal Navy”. In realtà, racconta Lownie, il tempo lo impiegava diversamente: «Dice sempre di volermi e poi mi pianta per andare a letto con altre», confidava una Sarah in lacrime.

                Eppure la rossa più chiacchierata di Buckingham non rimase a piangere per sempre. Memorabile la foto del 1992 in cui, sdraiata su una sdraio, lasciava che il “consigliere finanziario” John Bryan le baciasse il piede: uno degli scatti più imbarazzanti mai finiti in un album reale.

                All’inizio, però, la trama era ben diversa. A presentarli, nel 1985, fu Lady Diana. Un anno dopo erano già marito e moglie, accolti con simpatia dalla regina Elisabetta, che però non tardò a chiedersi: «Come ti è venuto in mente?». Sarah, di modi popolari e parlantina incontenibile, faceva sorridere Carlo, al punto da dirle davanti a Diana: «Perché non sei simpatica come lei?».

                La favola durò poco. Andrea, quando non era in mare (o così sosteneva), tornava a casa giusto per guardare il golf e sparire di nuovo. Sarah, annoiata e frustrata, cominciò a consolarsi con vacanze, spese folli e qualche “amicizia” pericolosa.

                La nascita delle figlie Beatrice ed Eugenia non fermò la deriva. Nel 1992 arrivò la separazione, seguita dal divorzio nel 1996. Ma, incredibilmente, i due convivono ancora oggi al Royal Lodge. Forse per affetto, forse per abitudine. O forse perché, nel grande circo Windsor, sanno di essere rimasti gli unici a divertirsi davvero.

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