Gossip
Rifare Sanremo? La D’Avena c’è!

Fra un po’ – per la precisione il prossimo 6 luglio – saranno 60 le primavere di Cristina D’avena, che la cantante e personaggio tv festeggerà insieme ai 40 dell’a serie iconica’iconica serie Kiss Me Licia. Sei decadi per un’eterna bambina, in grado di sintonizzarsi con il popolo di quelli che sono cresciuti con le sigle dei cartoni animati rese celebri dalle sue incisioni… ed anche coi bambini veri.
La Numero Uno delle sigle animate
Regina incontrastata del genere cartoon, a leggere i sondaggi sui social che celebrano le più amate, spiccano Occhi di gatto, Nadia – Il mistero della pietra azzurra, Pollon, Sailor Moon, Kiss Me Licia (ovviamente…), Vola Mio Mini Pony… e I Puffi. Oltre al web, anche i concerti che puntualmente vengono origanizzati con queste scalette vanno sold out, in grado di riportare le lancette del tempo indietro di quarant’anni. Per lei, più che per qualsiasi altra persona… gli anni ’80 continuano a rappresentare una vera e propria manna da cielo! L’abbiamo telefonicamente raggiunta al telefono, iniziando la nostra breve chiacchierata proprio su questo argomento…
Ciao Cristina! Perchè secondo te si parla sempre di anni ’80? Sono stati davvero così belli?
Hanno rappresentato un decennio incredibile per svariati motivi. Non solo per quanto riguarda la musica ma anche per la televisione e il cinema. In quegli anni sono usciti dischi, film, serie che hanno segnato in maniera indelebile la cultura pop. La prova è che, quando a una festa ci si vuole divertire davvero, si mettono le canzoni di quel periodo… al massimo qualcosa degli anni ’90. Un motivo ci sarà, no?
Come giudichi quello che è stato realizzato successivamente?
Una cosa è certa: non è stato in grado di rimanere così impresso come è avvenuto per gli anni ’80!
Qual è la sigla più cantata dal pubblico durante i tuoi concerti?
Senza dubbio Occhi di gatto. E poi Kiss Me Licia e Sailor Moon. Ultimamente è tornata di moda anche la sigla di Holly e Benji.
E la tua personale sigla del cuore?
Kiss Me Licia… perchè Licia l’ho interpretata personalmente in carne ed ossa. E me la porto ancora dentro.
Pasquale Finicelli, che nella serie tv interpretava Mirko, di recente in un’intervista ha raccontato di aver abbandonato la serie per altri progetti e di aver perso tutto. Siete in contatto?
Ne so davvero poco, credo faccia l’autista attualmente… anche se di quell’esperienza conservo ricordi molto belli. Ogni tanto in tanto ci scambiamo dei messaggi. L’anno prossimo partiranno i festeggiamenti del quarantennale della serie: sarebbe bello organizzare un reunion del cast…
Ma con Rocco Siffredi, col quale ti abbiamo vista di recente sui social, ci sono progetti in comune?
Mah… più che altro ci siamo divertiti a provocare un po’. Abbiamo parlato a lungo, anche perchè sappiamo entrambi cosa si può fare e cosa no. Si è trattato di un gioco, almeno per ora…
E con il Festival di Sanremo… come la mettiamo?
Giarda… Carlo Conti è un mio carissimo amico. Non nascondo che mi piacerebbe tornare, dopo l’ospitata del 2017, quando mi chiamò a cantare Il valzer del moscerino, Occhi di gatto e Noi Puffi siam così… Magari ci viene in mente qualcosa nel frattempo, chissà… Mi piacerebbe festeggiare in quell’occasione i quarant’anni di Kiss Me Licia. È un’idea, vediamo…
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Personaggi
Michael J. Fox, 35 anni accanto al Parkinson: “Non c’è una linea temporale, ma continuo a guardare avanti”
L’attore canadese, indimenticabile Marty McFly di Ritorno al futuro, pubblica il memoir Future Boy, un viaggio tra cinema, ricordi e la lunga convivenza con la malattia.

Con il sorriso che lo ha reso una delle icone più amate del cinema anni Ottanta, Michael J. Fox torna a raccontarsi in un libro intenso e sincero. A 64 anni, l’attore canadese, volto indimenticabile di Marty McFly nella trilogia di Ritorno al futuro, convive da trentacinque anni con il morbo di Parkinson, una diagnosi arrivata nel 1991, quando aveva appena 29 anni e una carriera in piena ascesa.
Il suo nuovo memoir, “Future Boy: Back to the Future and My Journey Through the Space-Time Continuum”, scritto insieme alla giornalista Nelle Fortenberry e uscito il 14 ottobre 2025, è un viaggio tra ricordi, set cinematografici e riflessioni sulla fragilità e la forza della vita.
Il ritorno al 1985: tra Casa Keaton e “Ritorno al futuro”
Nel libro, Fox ripercorre il 1985, anno che ha cambiato la sua esistenza. All’epoca alternava le riprese della sitcom “Casa Keaton” (Family Ties) con quelle del film diretto da Robert Zemeckis, un doppio impegno che lo costringeva a lavorare anche venti ore al giorno.
«Dormivo pochissimo, ma non mi importava. Sentivo che stava succedendo qualcosa di grande», racconta nelle pagine del memoir.
Il volume include interviste a membri storici dei due cast, da Lea Thompson a Christopher Lloyd, fino a Zemeckis stesso, offrendo uno sguardo intimo e inedito dietro le quinte di un’epoca irripetibile del cinema americano.
“Il Parkinson non segue regole”
Durante un’intervista al The Times in occasione dell’uscita del libro, Fox ha parlato apertamente della malattia con la consueta lucidità:
«Non c’è una linea temporale, non ci sono stadi definiti da attraversare, come per altre patologie. Il Parkinson è molto più misterioso ed enigmatico.»
Un percorso lungo e difficile, ma che l’attore affronta con la sua proverbiale ironia e un realismo disarmante. «Ci sono poche persone che convivono con il Parkinson da 35 anni. Mi piacerebbe semplicemente non svegliarmi un giorno. Non voglio che sia drammatico — ha detto — solo smettere di inciampare nei mobili e sbattere la testa.»
Parole dure, ma autentiche, che mostrano la serenità di chi ha imparato a convivere con la fragilità senza perdere dignità né senso dell’umorismo.
“Recitare mi ha aiutato a resistere”
Nel corso della sua carriera, Fox ha continuato a lavorare anche dopo la diagnosi, fondando nel 2000 la Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research, oggi una delle principali organizzazioni mondiali nella ricerca sul morbo.
«Un medico mi disse che recitare mi avrebbe aiutato a gestire i sintomi. È stato vero, fino a un certo punto», ha ammesso. «Poi ho iniziato a rompere le cose: mi sono fratturato il gomito, la mano, ho avuto un’infezione e ho quasi perso un dito. Ma non ho mai pensato di fermarmi.»
Nonostante le difficoltà motorie, l’attore continua a comparire sullo schermo: attualmente è impegnato nella terza stagione della serie “Shrinking” su Apple TV+, accanto a Harrison Ford, il cui personaggio — in un curioso intreccio con la realtà — soffre anch’egli di Parkinson.
Un’icona di coraggio
Oggi Michael J. Fox vive tra New York e gli Stati Uniti occidentali, circondato dall’affetto della moglie Tracy Pollan, sposata nel 1988, e dei loro quattro figli.
La sua testimonianza, raccolta in libri e documentari come Still: A Michael J. Fox Movie (2023), resta una delle più importanti sulla malattia.
«Non ho mai voluto essere un simbolo», dice. «Ma se la mia storia può aiutare qualcuno a non sentirsi solo, allora ne è valsa la pena.»
Con Future Boy, l’attore chiude il cerchio tra il passato e il presente, tra il ragazzo che correva con uno skateboard nel 1985 e l’uomo che oggi affronta il tempo con consapevolezza.
«Non posso cambiare ciò che mi è successo — scrive — ma posso scegliere come raccontarlo. E continuerò a farlo, finché avrò voce.»
Gossip
Tony Effe con l’anello di Giulia De Lellis: “È quello dedicato alla figlia Priscilla”. E lei lancia il rossetto col nome della bimba
L’anello è finito momentaneamente a Tony Effe per un motivo curioso: le dita dell’influencer si erano gonfiate dopo il parto. Ora Giulia l’ha già ripreso, ma nel frattempo ha trasformato l’emozione della maternità in un’operazione di marketing sentimentale, dedicando alla piccola un rossetto “da baciare e custodire come un ricordo”.

Un piccolo mistero d’amore ha incuriosito i fan di Giulia De Lellis e Tony Effe. Il rapper è apparso in una recente foto con al dito un anello d’oro inciso con il nome Priscilla, lo stesso gioiello che l’influencer aveva mostrato poche settimane fa come simbolo della nascita della loro bambina. In molti hanno pensato a un doppio gioiello o a un gesto romantico, ma la spiegazione è molto più semplice e tenera.
Secondo chi è vicino alla coppia, Giulia, dopo il parto, aveva dovuto sfilarsi l’anello perché le dita si erano momentaneamente gonfiate. Per non lasciarlo fermo in un cassetto, lo avrebbe affidato proprio a Tony, che lo ha indossato in attesa che la compagna potesse rimetterlo. “È un modo per tenerla sempre con me”, avrebbe confidato il rapper a un amico. Ora, con le mani tornate “come prima”, l’anello è tornato al suo posto.
Nel frattempo, Giulia De Lellis ha trovato un modo tutto suo per celebrare la maternità e, perché no, anche per trasformarla in ispirazione professionale. La neomamma ha presentato un nuovo rossetto della sua linea beauty, il Priscilla 06, dedicato alla figlia appena nata. “Un colore che racchiude tutto l’amore, la forza e la dolcezza di questo momento”, ha scritto sui social.
Il lancio è diventato virale nel giro di poche ore: il rossetto, di un rosa caldo con sfumature nude, è già sold out sul sito del brand. Ancora una volta, l’influencer dimostra di saper unire emozione e business, portando la sua vita privata dentro il mondo beauty.
Tony Effe, dal canto suo, sembra godersi il nuovo ruolo di papà. Tra stories affettuose e dichiarazioni velate, il rapper si mostra innamorato e protettivo, mentre Giulia brilla nel suo doppio ruolo di madre e imprenditrice. E quell’anello, passato da un dito all’altro, è diventato il simbolo perfetto di una famiglia che cresce — tra amore, ironia e un pizzico di glamour.
Speciale Grande Fratello
“Io, Ivana, nata in un corpo che non sentivo mio”: la storia di coraggio della concorrente siciliana del GF
La concorrente siciliana ha confidato a Giulia e Grazia il lungo percorso di transizione e la forza con cui ha affrontato i pregiudizi della famiglia e della società. “Il giudice mi ha bocciato due volte la richiesta per cambiare sesso, ma non ho mai smesso di credere in me. Sono una donna grazie a mia madre, che è andata contro tutti pur di starmi accanto”.

C’è una storia di coraggio, dolore e rinascita dietro il sorriso di Ivana Castorina, la concorrente siciliana che ha emozionato tutti raccontando il proprio percorso di transizione. In un momento di confidenza con Giulia e Grazia, Ivana ha rivelato il peso di un’infanzia segnata da un profondo senso di disagio. “Fin da piccola sentivo di non appartenere al mio corpo. Mettevo i teli in testa per simulare i capelli lunghi e giocavo con le Barbie. Sognavo di svegliarmi diversa, di vedermi per come mi sentivo dentro”.

La sua liberazione è arrivata a 18 anni, l’età che per molti segna l’inizio dell’indipendenza, ma che per lei significava ben altro: “I ragazzi aspettano i 18 anni per la patente o per diplomarsi. Io li aspettavo per essere libera”. Quel giorno, a tavola con sua madre, tutto è cambiato: “Lei mi ha guardata e mi ha detto: ‘Mi sa che dobbiamo parlare’. Io sono scoppiata. Le ho detto che avevo un disagio, che mi sentivo sola e non accettata. Poi sono corsa in camera a fare la valigia. Le ho gridato: ‘Questa è l’ultima volta che mi vedi’. E lei, ferma sulla porta, mi ha detto: ‘Magari è un momento, e se cambi idea?’. Allora ho risposto: ‘Io non cambierò mai idea, perché tuo figlio non è mai esistito’”.
Da quel momento, la madre ha scelto di esserle accanto. “Mi ha detto: ‘Dammi il tuo dolore, ci penso io a te’. È andata contro tutta la famiglia. Per me è la donna più forte del mondo”.
Il cammino verso la transizione non è stato facile. “Il giudice mi ha bocciato due volte la richiesta perché mi sono presentata in camicia e con la coda di cavallo. Mi ha detto: ‘Sei troppo maschietto, non credo tu sia davvero sicura’. Ma non ho mollato. Gli interventi sono stati lunghi e complicati, sono mancata un mese da casa, e mia madre era sempre lì”.
Oggi Ivana si sente finalmente in pace. “Non volevo essere iper femminile, volevo solo essere me stessa. Sono quella che sono grazie a mia madre — e a mia bisnonna, che mi disse che lo aveva sempre capito. È anche grazie a loro se oggi posso guardarmi allo specchio e dire: sì, sono felice”.
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