Gossip
Margot Sikabonyi: «Il successo di Un medico in famiglia? Non mi ha dato la felicità. Ho dovuto cercarla con un viaggio spirituale»
Dalla giovinezza sotto i riflettori alla ricerca di sé, tra dolori personali e spiritualità: il percorso di crescita di Margot Sikabonyi, protagonista della serie cult della Rai.
La vita sotto i riflettori può sembrare un sogno, ma per Margot Sikabonyi, famosa per il ruolo di Maria in Un medico in famiglia, è stata una sfida fin da giovane. A soli 15 anni, Margot è diventata una star della televisione, ma dietro il sorriso della “brava ragazza” si nascondeva una donna che lottava con la sindrome dell’impostore e con una profonda insoddisfazione interiore. Il suo viaggio da celebrità a una nuova dimensione spirituale è stato segnato da difficoltà personali, fughe e un lungo percorso di crescita.
Il peso del successo, la “sindrome dell’impostore” e la solitudine
A soli 15 anni, Margot Sikabonyi si è trovata al centro dell’attenzione grazie al suo ruolo di Maria in Un medico in famiglia. Nonostante la popolarità e le offerte di lavoro che arrivavano, il successo non le ha portato la felicità. «Non mi sentivo all’altezza», ha rivelato, raccontando la sua lotta con la “sindrome dell’impostore”. La sua adolescenza è stata segnata dalla perdita del padre e dalla difficoltà di vivere una vita normale. Nonostante gli insegnanti che venivano in camerino, Margot non riusciva a sperimentare una vera crescita emotiva e sociale come tanti suoi coetanei.
Le relazioni complesse e il divorzio
Oltre alle difficoltà professionali, anche la vita sentimentale di Margot non è stata facile. La sua relazione con Pietro Sermonti, co-protagonista di Un medico in famiglia, è stata intensa ma tormentata, con alti e bassi tra vita privata e lavoro. Ma il momento più difficile per Margot è stato il divorzio da Jacopo Lupi, padre dei suoi figli. Il divorzio ha segnato un capitolo doloroso della sua vita, ma anche un punto di svolta nel suo cammino verso la serenità.
Yoga, sciamanesimo e crescita spirituale
Dopo anni di difficoltà, Margot ha deciso di intraprendere un viaggio interiore per superare i traumi e trovare una nuova pace. Attraverso pratiche come lo yoga e la meditazione, ha iniziato a costruire una nuova versione di sé, lontano dai riflettori. Un incontro mistico con uno sciamano e l’esperienza di percepire una presenza angelica che la proteggeva hanno segnato un cambiamento profondo nella sua vita. «Dopo, non sono più stata la stessa», ha raccontato, sottolineando come queste esperienze spirituali l’abbiano aiutata a riscoprire la propria felicità.
“Lara vuole essere felice”
Nel 2023, Margot Sikabonyi ha pubblicato il suo primo romanzo, Lara vuole essere felice – Romanzo zen, in cui esplora il tema della ricerca della felicità attraverso l’introspezione e la spiritualità. Il libro è stato una forma di catarsi per Margot, che ha condiviso con i lettori le sue esperienze di crescita e guarigione. «Vorrei che chi lo legge possa sentire che, qualsiasi difficoltà stia affrontando, non è solo», ha detto l’autrice, offrendo un messaggio di speranza a chi sta attraversando momenti difficili.
Un nuovo equilibrio lontano dai riflettori
Oggi, Margot Sikabonyi ha trovato un nuovo equilibrio. Lontano dal mondo dello spettacolo, si dedica alla famiglia e alla scrittura, vivendo una vita più autentica e serena. «Ora, da madre divorziata, provo solo gratitudine», ha affermato, sottolineando come il suo cammino spirituale e personale l’abbia portata a una maggiore consapevolezza di sé e della vita. La sua storia è un invito a riflettere su ciò che davvero conta: la felicità interiore, la serenità e la pace.
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Gossip
Sophie Grégoire parla della love story Trudeau–Katy Perry: «Mi permetto di essere delusa, arrabbiata e triste»
Sophie Grégoire commenta per la prima volta il nuovo amore di Justin Trudeau con Katy Perry, ammettendo di aver vissuto momenti complessi e di essersi concessa emozioni forti. «Mi permetto di essere delusa, arrabbiata o triste», spiega, ricordando quanto la salute mentale passi anche dalla capacità di non negare a sé stessi il dolore.
La notizia della relazione tra Justin Trudeau e Katy Perry era inevitabile che producesse qualche scossa anche lontano dai riflettori. E infatti Sophie Grégoire, ex moglie del premier canadese, ha deciso di parlare. Senza scivolare nel gossip spicciolo, ma affrontando la vicenda dal punto di vista più intimo e umano: quello delle emozioni che non si possono controllare.
La delusione senza filtri
«Mi permetto di sentirmi delusa da qualcuno, di essere arrabbiata o triste», ha dichiarato Sophie, usando parole dirette e senza giri di frasi. Un messaggio che suona come un’autodifesa emotiva ma anche come un invito a non fingere indifferenza quando la vita cambia direzione. Perché, come ricorda lei stessa, «so per esperienza personale quanto sia importante, come sostenitrice della salute mentale, permettersi di provare queste emozioni».
Una storia che fa rumore
La relazione tra Trudeau e Katy Perry, confermata nei fatti più che nelle parole, ha ovviamente attirato una quantità enorme di attenzioni. E inevitabilmente ha riacceso l’interesse verso il divorzio tra il premier e Sophie, annunciato nel 2023 dopo diciotto anni di matrimonio. Da allora, entrambi hanno mantenuto un profilo relativamente riservato. Ma questa volta Sophie ha scelto di non tacere.
Il coraggio di nominare il dolore
Le sue parole non cercano colpevoli, non aprono guerre e non avvelenano il clima familiare. Sono piuttosto la fotografia di una donna che rivendica il diritto di sentirsi ferita, senza vergogna. Una sincerità rara, soprattutto quando si parla di figure pubbliche che spesso si nascondono dietro comunicati anodini e frasi studiate a tavolino.
L’equilibrio da ritrovare
Il futuro sentimentale di Justin Trudeau continuerà a far discutere, soprattutto se accanto a lui c’è una delle popstar più riconoscibili del pianeta. Ma la frase che resta impressa è quella di Sophie: un promemoria che la salute mentale passa anche dalla possibilità di dire a voce alta ciò che fa male. E di accettare che delusione, rabbia e tristezza non sono debolezze, ma tappe necessarie per ricominciare.
Gossip
Gilles Rocca rompe i tabù a Ciao Maschio: «Se mi piacesse un uomo, direi sì. È naturale seguire le proprie pulsioni»
Ospite di Ciao Maschio, Gilles Rocca sorprende con un discorso limpido sulla possibilità di provare attrazione per un uomo: «Accetterei le sue avance, non avrei problemi». Un ragionamento che sposta il dibattito oltre le etichette e rivendica la libertà di seguire ciò che si sente davvero.
Gilles Rocca non è nuovo alle uscite dirette, ma stavolta a Ciao Maschio ha fatto molto più che rispondere a una domanda: ha scardinato un paio di tabù che in tv resistono ancora un po’ troppo. Da Nunzia De Girolamo, infatti, l’attore ha affrontato senza esitazioni il tema dell’attrazione e della possibilità – teorica, pratica, emotiva – di dire sì anche a un uomo.
«Se mi piacesse un uomo, sì: direi assolutamente sì»
La frase è arrivata chiara, quasi disarmante nella sua semplicità. «Se io dovessi avere un’attrazione verso un uomo, non ci sarebbero problemi», ha detto Rocca. «Se mi concederei a un uomo? Beh, se mi piacesse sì, assolutamente, accetterei le sue avance. Non avrei problemi». Nessun imbarazzo, nessuna schermaglia retorica. Solo l’idea, molto lineare, che il desiderio non abbia padroni e non conosca confini prestabiliti.
«Non è apertura: è naturalezza»
Rocca ha voluto chiarire subito il punto: non sta facendo professioni di modernità forzata o di fluidità di tendenza. «Mi piacciono le donne», ha ribadito. «Però sono assolutamente aperto. Anzi, in realtà non trovo neanche che sia una questione di apertura, ma una cosa naturale. Rispettare quello che è la tua pulsione, quello che ti piace, ciò che senti». Un ragionamento che mette all’angolo le categorie e rimette al centro ciò che spesso ci si dimentica di nominare: il corpo, le emozioni, la sincerità verso sé stessi.
Un discorso che spiazza… in meglio
Non tanto per il contenuto, quanto per il tono. Rocca non ha cercato l’effetto shock. Ha detto una cosa semplice, ma rivoluzionaria proprio perché priva di dramma: se un giorno accadesse, non ci sarebbe nulla da giustificare. Un approccio che ha fatto scattare reazioni immediate sui social, tra chi applaude alla franchezza e chi sottolinea come il suo discorso possa parlare a una generazione che fatica ancora a sentirsi legittimata nel vivere ciò che prova.
Un maschile che cambia
Il punto, forse, è proprio questo: vedere un uomo percepito come “maschile tradizionale” – fisico, presenza scenica, carisma – dire una cosa così, con quel tono, sposta un equilibrio. Mostra un’altra idea di virilità, meno rigida e più abitata. E, nel suo piccolo, contribuisce a far respirare un dibattito che ha ancora parecchia strada da fare.
Reali
Kate Middleton torna in pubblico e incanta: il tailleur grigio e la missione per l’infanzia conquistano Londra
Kate Middleton ha partecipato a un incontro del Business Taskforce for Early Childhood, incontrando leader d’azienda per promuovere politiche concrete a sostegno dei genitori e dei bambini sotto i cinque anni. Un ritorno in scena impeccabile, tra stile sobrio e attenzione ai temi sociali.
Kate Middleton è tornata a occupare la scena pubblica con la naturalezza di sempre. Niente effetti speciali, nessuna forzatura: solo un tailleur grigio chiaro perfettamente tagliato e una camicia con ruches che riportano al suo stile classico e rassicurante. La principessa di Galles ha partecipato a un nuovo incontro del Business Taskforce for Early Childhood, il gruppo di lavoro creato all’interno della sua Royal Foundation per promuovere politiche innovative rivolte ai primissimi anni di vita.
Un look impeccabile, lontano dagli eccessi
Kate ha scelto ancora una volta la via dell’eleganza minimale: linee pulite, colori neutri e un insieme che racconta più del necessario. L’effetto — ça va sans dire — è quello che da anni la consacra icona globale di stile senza mai oltrepassare il limite dell’ostentazione. Anche questa volta, il messaggio è chiaro: sobrietà sì, ma mai anonima.
La missione che le sta più a cuore
L’incontro al Future Workforce Summit aveva un obiettivo preciso: confrontarsi con diversi leader d’azienda per sviluppare iniziative che sostengano i genitori e chi si occupa dei bambini sotto i cinque anni. Un tema che Kate ha trasformato nella battaglia centrale del suo ruolo istituzionale. Secondo la principessa, l’investimento nei primi anni di vita è la chiave per una società più solida, equilibrata e produttiva.
Il dialogo con le imprese
Kate ha ascoltato, preso appunti, fatto domande. Il suo approccio, come sempre, oscillava tra pragmatismo e sensibilità. La Royal Foundation sta lavorando per creare un fronte comune tra istituzioni, aziende e terzo settore, con l’obiettivo di rendere più accessibili i servizi che supportano le famiglie e facilitare politiche aziendali che tengano conto delle reali necessità dei genitori lavoratori.
Un ritorno che non passa inosservato
Ogni sua apparizione pubblica è inevitabilmente oggetto di analisi e — spesso — di speculazioni. Ma stavolta il focus è rimasto dove Kate voleva: sulla causa. La principessa ha mostrato un equilibrio perfetto tra impegno e immagine, tra ruolo istituzionale e presenza umana. E soprattutto ha ribadito, ancora una volta, che il suo lavoro sull’infanzia non è una semplice campagna, ma una missione di lungo periodo.
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