Lifestyle
Cena con vista, un viaggio gastronomico a bordo di un tram storico di Milano
A Milano, a pochi metri dal Castello Sforzesco, l’Azienda trasporti milanesi (Atm) offre la possibilità di partecipare a un servizio ristoro molto particolare.
Si può scrivere “rimorchiare” sul web? Nel senso di avere un appuntamento galante e poi riuscire a diventare amici e altro? Spero di sì. Perché quello che sto raccontando l’ho vissuto direttamente. Era il 2007, vivevo a Milano e ho invitato a cena una giovane donna. L’appuntamento era a una fermata del tram. Scusa? Sì, sì proprio alla fermata del tram n.1 Dubbiosa, arrivò in anticipo. Atre persone erano in attesa come noi. Tutti eleganti e ben vestiti. E dopo pochi minuti ecco che, tutto luminoso e scintillante, anticipato da una serie di scampanellii si fermo proprio davanti a noi ATMosfera.
…una sosta fuori dal tempo mentre intorno tutto corre…
Allora era una sola vettura selezionata della linea storica 1. Oggi i tram disponibili per questa esperienza gastronomica itinerante nel cuore di Milano sono due debitamente restaurati e ammodernati. ATMosfera consente di pranzare o cenare a bordo di tram storici mentre si attraversano i luoghi più suggestivi della città. L’ideale, per festeggiare un compleanno, un incontro a due, o di lavoro, insomma fare colpo grazie alla sua originalità e soprattutto per l’atmosfera e il servizio di qualità che offre. La cena è garantita 7 giorni su 7 (alle 20.00 e alle 20.30) mentre il pranzo solo la domenica (alle 13.00 e alle 13.15), e i posti disponibili sono 24 per ogni tram.
Itinerario suggestivo: da Piazza Castello 2, vicino al Castello Sforzesco ai punti iconici della città
ATMosfera con una velocità da crociare percorre lentamente le vie del centro passando di fronte al Teatro alla Scala, a lato della Galleria Vittorio Emanuele e del Duomo, raggiunge il Bosco Verticale in zona Isola, si dirige verso i Navigli – alla Darsena – per chiudere in bellezza di fronte alla Basilica di Santa Maria delle Grazie. Ma l’itinerario cambia periodicamente per offrire viste sempre nuove di Milano per un totale di due ore e mezza di viaggio.
Costi, orari del servizio ATMosfera e menù
La cena è disponibile 7 giorni su 7, con partenza alle 20:00 (ATMosfera 1) oppure alle 20:30 (ATMosfera 2) e il costo è di 90 euro a persona. Ricordo che nel 2007 con la stessa cifra pagai il conto per due persone. Il percorso diurno, che comprende il pranzo, invece, è solo domenicale e parte alle 13:00 (ATMosfera 1) e 13:15 (ATMosfera 2) con un costo di 75 euro a persona. A bordo un servizio impeccabile, camerieri solerti faranno sì che l’esperienza sia indimenticabile anche dal punto di vista del servizio e dell’accoglienza. Sono previsti tre diversi tipi di menù: carne, pesce o vegetariano. Ogni menù include: un entrée con flûte di spumante, antipasto, primo, secondo con contorno, dessert, una bottiglia di vino, acqua e caffè. È disponibile anche un menù dedicato ai bambini. Le pietanze vengono preparate da chef esperti e sono aggiornate periodicamente per garantire la stagionalità dei prodotti e si spazia dalla cucina meneghina a quella internazionale a seconda della stagione.
Il tram che devi prenotare
Le prenotazioni si effettuano esclusivamente sul sito ATM, con pagamento anticipato. Al termine, si riceve un voucher via email da presentare al momento dell’imbarco. È possibile prenotare un tavolo per 2 fino a 8 persone, oppure l’intero tram per eventi privati o occasioni speciali. E’ possibile anche modificare la prenotazione (fino a 74 ore prima) e si possono ridurre il numero di partecipanti o cambiare menù e data. I rimborsi prevedono il 70% dell’importo per modifiche significative.
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Cucina
Francesca Mannis e l’arte di reinventare il gusto: la chef che trasforma tecnica, visione e libertà creativa in esperienze di cucina contemporanea
Laureata in giurisprudenza, mente creativa nel food & beverage, osservatrice curiosa del mondo dell’arte e della cultura, Francesca Mannis porta in cucina una visione nuova: rispetto delle radici, sperimentazione consapevole e una Cucina Contemporanea di Pesce che diventa linguaggio e stile.
Nel panorama gastronomico contemporaneo, la figura dello chef creativo non è più soltanto legata alla tecnica o alla memoria dei sapori. Ma a una vera e propria capacità interpretativa. Qui si inserisce la personalità di Francesca Mannis, che della cucina ha fatto uno spazio di visione, libertà e racconto. La sua storia parte da un percorso non convenzionale. Una laurea in giurisprudenza, l’esperienza nel mondo del food & beverage, una formazione continua che abbraccia organizzazione aziendale. E interessi che spaziano dall’arte alla letteratura, dall’architettura alla moda. È una mente curiosa. Abituata a guardare oltre i confini, capace di trasformare suggestioni e culture in piatti che non si limitano a essere degustati, ma vissuti.




La cucina di Francesca nasce da una profonda conoscenza della tradizione e, proprio per questo, si permette di osarla. Non per snaturarla, ma per rileggerla con rispetto e coraggio. Ogni ingrediente viene scelto con cura, ogni equilibrio è studiato, ogni piatto è pensato come un frammento di racconto. Le consistenze dialogano tra loro, le presentazioni diventano parte del messaggio, la tecnica si mette al servizio dell’emozione. Il risultato è una cucina che non rompe con le radici, ma le accompagna in un’evoluzione naturale, attuale, necessaria.
Francesca rifugge da etichette e definizioni rigide. Crede nella libertà mentale come primo strumento creativo. “Se resti ancorato a ciò che già conosci o a ciò che ti è stato insegnato, perdi l’opportunità di superare i tuoi limiti. E di offrire, a chi assaggia i tuoi piatti, un’esperienza che vada oltre il consueto”, afferma. Una filosofia che trova piena espressione nella cucina contemporanea di pesce, filo conduttore del Riva Restaurant & Lounge Bar di Falerna, in provincia di Catanzaro, dove il mare diventa materia viva da interpretare con rispetto, eleganza e personalità.
Ma la cucina, per Francesca, non è mai un gesto solitario. È un progetto condiviso, una costruzione collettiva. Centrale è il rapporto con il team, la capacità di far crescere idee, armonie, professionalità. “Non cerco seguaci, ma compagni di viaggio”, dice. Perché in cucina l’armonia non è un dettaglio. Ma è la condizione necessaria affinché ogni energia, ogni talento, ogni sensibilità possa contribuire a creare qualcosa che non sia solo buono, ma significativo. È in questo equilibrio tra disciplina e libertà, studio e intuizione, che nasce la sua cucina: una cucina che racconta, emoziona, guarda avanti.
Cucina
Natale a tavola: il grande viaggio nei sapori dell’Italia, da Nord a Sud
Cenone di magro, pranzo del 25, dolci della tradizione, pesci rituali e primi piatti d’altri tempi: un mosaico gastronomico che racconta la storia delle comunità e le identità locali.
La mappa del gusto delle feste
In Italia non esiste un solo “menu di Natale”. Il Paese, con le sue mille culture e storie regionali, celebra le feste attraverso una straordinaria varietà gastronomica. Al Centro e al Sud la cena più importante è quella della Vigilia, consumata rigorosamente “di magro”, mentre in gran parte del Nord l’appuntamento cruciale è il pranzo del 25 dicembre.
A cambiare non sono soltanto gli orari, ma anche gli ingredienti, le modalità di preparazione e persino il simbolismo dei piatti. In comune rimangono solo alcune certezze: la frutta secca, considerata beneaugurante, e i dolci iconici come panettone e pandoro.
Le tradizioni del Nord: sapori forti e cotture lunghe
Sulle tavole della Valle d’Aosta si celebra la carne, con la carbonade — manzo stufato nel vino rosso — a rappresentare uno dei piatti più identitari del periodo. Non mancano sfiziosità come i crostini al miele, accompagnati da salumi locali di capra e pecora.
In Piemonte le feste significano agnolotti e bollito misto, servito con le salse tradizionali come bagnet verd e bagnet ross. In Liguria, invece, prevale la leggerezza del mare: ravioli di pesce, verdure e il celebre cappon magro, un imponente piatto di pesce e ortaggi stratificati.
La Lombardia custodisce una tradizione inaspettata: l’anguilla, spesso cotta al cartoccio, protagonista della Vigilia in molte famiglie. In Veneto convivono polenta e baccalà mantecato, mentre il lesso con le salse rimane un must del 25 dicembre.
In Friuli Venezia Giulia il freddo invernale porta in tavola la brovada e muset, rape macerate nella vinaccia servite con cotechino. In Trentino-Alto Adige il Natale profuma di canederli, capriolo e strudel, ma anche del ricco zelten, un pane dolce a base di frutta secca e canditi.
Il Centro Italia: tra pasta ripiena, pesce e arrosti importanti
L’Emilia Romagna è da sempre regina della pasta fresca: tortellini, passatelli e lasagne sono i protagonisti assoluti del pranzo del 25. Tuttavia, esistono zone come Modena dove la Vigilia è da tradizione “di pesce”, con spaghetti a base di tonno, sgombro e acciughe.
Nel Lazio il 24 dicembre porta in tavola baccalà fritto, fritto misto di verdure e il simbolico capitone. A Roma non mancano piatti storici come la minestra di pesce, la pasta e broccoli in brodo di arzilla e gli spaghetti con le alici. A Natale si passa alla carne: abbacchio al forno, cappelletti in brodo e bollito misto sono riti tramandati di generazione in generazione.
In Toscana si aprono le danze con i crostini ai fegatini e si prosegue con arrosti di faraona, anatra o cappone ripieno. Nelle Marche dominano i maccheroncini di Campofilone, mentre in Umbria spiccano i cappelletti ripieni spesso anche di cappone e piccione.
In Abruzzo il pranzo si arricchisce di agnello arrosto, lasagne e zuppe. Imperdibili i caggionetti, dolcetti fritti ripieni di castagne o mandorle.
Il Sud: trionfo di mare, frattaglie rituali e dolci sorprendenti
La Campania accoglie il Natale con un patrimonio gastronomico ricchissimo. La Vigilia è dominata dal pesce: spaghetti alle vongole, insalata di rinforzo e naturalmente il capitone, scelto per un’antica tradizione simbolica che lo associa alla vittoria sul male. Il 25 dicembre si passa a zuppe, struffoli, roccocò e molta frutta secca.
In Basilicata le feste portano in tavola zuppe di verdure come scarole e cardi in brodo di tacchino, oltre al baccalà lesso e alle scarpedde, sfoglie fritte ricoperte di miele. In Calabria si celebrano salumi e primi semplici ma saporiti come spaghetti con mollica e alici, oltre al pesce stocco e al capretto accompagnato da broccoli tipici.
La Puglia porta sulle tavole pettole, frittelle che possono essere salate o dolci, oltre all’anguilla arrostita e al baccalà fritto. L’agnello al forno con i lampascioni rappresenta una delle ricette più identitarie.
Le isole: tra pasta ripiena, mare e dolci storici
In Sardegna i culurgiones e i malloreddus dominano la tavola natalizia, mentre in Sicilia i profumi sono quelli di arance, aringhe, pasta con le sarde e beccafico. Lo sfincione è un must delle feste, così come i dolci: buccellati, cassate e cannoli.
Animali
Quando Fido mangia la cacca: un comportamento che preoccupa, ma che ha una spiegazione
La coprofagia nei cani è più diffusa di quanto si pensi: tra cause comportamentali, abitudini innate e possibili carenze, ecco perché alcuni cani ingeriscono le proprie feci (o quelle di altri animali).
Non è un argomento piacevole, ma è una realtà con cui molti proprietari di cani devono fare i conti: il proprio amico a quattro zampe che si avvicina alle feci… e le mangia. Un comportamento che si chiama coprofagia e che, secondo diverse ricerche veterinarie, riguarda una percentuale non trascurabile di cani, soprattutto giovani. La scena suscita disgusto, imbarazzo, e spesso senso di colpa in chi se ne prende cura. Eppure, nella maggior parte dei casi, non è sintomo di una malattia grave, ma un retaggio istintivo o una conseguenza dell’ambiente in cui il cane vive.
Un comportamento che arriva da lontano
In natura, i cuccioli di lupo e di cane imparano dalla madre a mantenere pulita la tana: la lupa ingerisce le feci dei piccoli per evitare che predatori o parassiti possano individuarli. Questo istinto può riemergere nei cani domestici, soprattutto se vivono in spazi ristretti o se non viene rimossa prontamente la loro “produzione”.
Alcuni cani, inoltre, potrebbero farlo per esplorare: l’intestino trattiene odori e residui nutritivi che per loro sono fonte di curiosità, proprio come annusare il terreno o rosicchiare oggetti. Non è un gesto di ribellione, né una ricerca di punizioni o attenzioni negative: per loro è un modo di conoscere il mondo.
Cause comportamentali: noia, ansia e ricerca di attenzioni
Secondo i veterinari comportamentalisti, la noia è uno dei primi motivi: cani poco stimolati possono trasformare tutto in un “gioco”, anche ciò che noi consideriamo disgustoso. Altri lo fanno per stress o ansia da separazione, oppure perché associano le feci a qualcosa da eliminare in fretta — magari dopo essere stati sgridati per aver sporcato in casa.
C’è poi la ricerca di attenzioni: se ogni volta che il cane si avvicina alle feci il proprietario reagisce con un urlo o una rincorsa, il cane capisce che quel gesto apre un canale comunicativo… e lo ripete.
Possibili cause fisiologiche
In alcuni casi la coprofagia può essere collegata a problemi digestivi, carenze o parassiti intestinali. Se l’animale non assimila correttamente i nutrienti, le feci contengono ancora odori e tracce di cibo gradevoli per lui. Una dieta poco equilibrata, pasti troppo scarsi o disturbi di assorbimento possono incentivare questo comportamento.
Per questo motivo, quando il fenomeno diventa frequente, una visita dal veterinario è fondamentale: esami delle feci e verifiche nutrizionali possono escludere cause organiche e fornire indicazioni utili per la gestione del cane.
Come intervenire: strategie semplici e utili
- Rimuovere le feci tempestivamente: è il rimedio più efficace
- Aumentare le attività: gioco, passeggiate, addestramento di base
- Evitare le sgridate: meglio ignorare e premiare i comportamenti corretti
- Valutare l’alimentazione con un professionista
- Arricchire l’ambiente con giochi masticabili e stimoli olfattivi
Esistono anche integratori e additivi alimentari che rendono le feci meno appetibili al cane, ma il loro uso va sempre concordato con un veterinario.
Quando preoccuparsi?
Se il cane mangia anche feci di altri animali con regolarità, il rischio di contrarre parassiti o infezioni aumenta. Se compaiono sintomi come vomito, diarrea, dimagrimento o apatia, serve subito un controllo medico.
Conoscere per tranquillizzarsi
La coprofagia, per quanto sgradevole, nella maggior parte dei casi è un comportamento normale e risolvibile. Sapere perché accade aiuta a ridurre l’ansia del proprietario e a intervenire nel modo giusto, senza colpevolizzare l’animale o sé stessi.
La pazienza, la prevenzione e una buona routine quotidiana possono riportare serenità… e tenere lontani quei momenti che nessun amante dei cani vorrebbe mai vedere.
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