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Lifestyle

Anche il cibo diventa queer! Novità in cucina o moda da seguire ad ogni costo?

Il concetto di “cibo queer” sta guadagnando attenzione come movimento culturale che sfida le norme e celebra la diversità alimentare. Il termine, nato dall’intersezione tra identità sessuale, cultura e cibo, rivendica l’orgoglio LGBTQ+ rompendo con le tradizionali strutture alimentari e promuovendo creatività e inclusività.

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cibo queer

    Il concetto di “cibo queer” sta guadagnando attenzione e interesse, ma cosa significa esattamente? Questa espressione non si riferisce solo al cibo in sé, ma anche a un movimento culturale che sfida le norme e celebra la diversità. Qualcuno lo può chiamare un cibo strano o un cibo non binario.

    Origine del termine

    Il termine “cibo queer” è emerso in risposta a una crescente consapevolezza delle intersezioni tra identità sessuale, cultura e alimentazione. Originariamente, “queer” era un termine dispregiativo, ma è stato rivendicato dalle comunità LGBTQ+ come simbolo di orgoglio e inclusività. Applicato al cibo, il termine suggerisce un approccio che rompe con le tradizionali strutture e norme alimentari, promuovendo invece diversità e creatività.

    Un approccio inclusivo alla cucina

    Il cibo queer non si limita a una cucina specifica, ma abbraccia piuttosto un approccio inclusivo e aperto alla diversità culinaria. Questo movimento riconosce che il cibo può essere un potente strumento per l’espressione di identità e culture diverse. Che si tratti di fusioni culinarie inedite, di ricette tradizionali reinterpretate o di nuove pratiche alimentari, il cibo queer celebra la creatività e l’inclusività.

    Sovversione delle norme alimentari

    Una componente chiave del cibo queer è la sovversione delle norme alimentari tradizionali. Questo può manifestarsi in vari modi, come la decostruzione dei ruoli di genere in cucina, l’adozione di pratiche sostenibili e vegane, o la creazione di spazi culinari sicuri e accoglienti per tutti. L’idea è quella di rompere con le aspettative convenzionali e di abbracciare una mentalità più libera e sperimentale.

    Spazi sicuri e comunità

    Il queer-food non riguarda solo ciò che si mangia, ma anche dove e con chi si mangia. I ristoranti e gli eventi culinari queer-friendly sono progettati per essere spazi sicuri e inclusivi, dove tutte le persone, indipendentemente dalla loro identità di genere o orientamento sessuale, possono sentirsi accolte e rispettate. Questi spazi promuovono la comunità e il sostegno reciproco, creando un ambiente di condivisione e di celebrazione delle diversità.

    Esempi di cibo queer

    Esistono vari esempi di come il cibo queer si manifesta nella pratica. Alcuni ristoranti si dedicano a servire piatti che celebrano la diversità culturale e sessuale. Altri organizzano eventi culinari che combinano cibo e performance artistiche LGBTQ+. Inoltre, molte persone usano il cibo come mezzo per esplorare e affermare la propria identità queer, condividendo le loro storie attraverso ricette e piatti unici.

    Impatto culturale

    Il movimento del queer-food ha un impatto significativo sulla cultura culinaria contemporanea. Non solo sfida le tradizionali norme alimentari, ma promuove anche un dialogo più ampio sulle intersezioni tra cibo, identità e società. Attraverso la celebrazione della diversità e dell’inclusività, il cibo queer contribuisce a creare una cultura culinaria più ricca e variegata.

    L’ispirazione tratta dalla vita

    Lukas Volger, un autore di libri di cucina, sviluppatore di ricette, creatore di contenuti culinari e stilista del cibo e Steve Viksjo fondarono Jarry, magazine di queer food a Brooklyn. Spiegarono che incasellare il termine è meno importante di tutto il resto: “Il cibo è una creazione culturale, e come la danza o l’arte, l’esperienza che la persona porta con sé dà forma a quel pezzo”.

    Il cibo queer rappresenta un movimento dinamico e inclusivo che va oltre il semplice atto di mangiare. È un modo per celebrare la diversità, sfidare le norme tradizionali e creare comunità. Che si tratti di piatti innovativi, spazi sicuri o eventi culinari creativi, il queer-food offre un’opportunità unica di esplorare e affermare le proprie identità attraverso l’arte culinaria.

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      Lifestyle

      Perché le ragazze vanno sempre in bagno insieme: sicurezza, amicizia e rituali sociali

      Dietro la corsa collettiva verso i servizi non c’è solo complicità, ma una mappa di significati profondi: autoprotezione, legame sociale e sostegno pratico in un momento di vulnerabilità.

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      Perché le ragazze vanno sempre in bagno insieme

        Sembra un mistero tipico della quotidianità: basta che una ragazza alzi la mano e dica «Vado in bagno», ed eccola che involontariamente lancia il segnale per un’immediata migrazione femminile verso i servizi. Non è solo una scena da commedia, ma una dinamica radicata e significativa, con radici psicologiche e sociali ben più concrete di quanto si pensi.

        Sicurezza come prima preoccupazione
        Uno dei motivi principali dietro questo comportamento è la ricerca di protezione. Nei bar, nei club o altrove, andare da sola in un bagno pubblico può suscitare ansie reali, perché gli spazi isolati sono spesso percepiti come vulnerabili. Come riporta il Times of India, molte donne preferiscono recarsi nei bagni in compagnia per sentirsi più al sicuro e ridurre il rischio di attenzioni indesiderate. Questo senso di “sicurezza in numero” è radicato anche in risposte evolutive: secondo la teoria del tend-and-befriend, le donne reagiscono allo stress cercando alleati e creando legami, piuttosto che adottare strategie di combattimento o fuga.

        Uno spazio di intimità condivisa
        Il bagno diventa anche un rifugio sociale: un luogo privato dove interrompere la serata rumorosa per un momento di pausa. Secondo analisi giornalistiche, questo rito consente scambi sinceri, confidenze e sostegno emotivo in un contesto protetto. Qui le ragazze possono sistemare il trucco, aggiustare i vestiti, scambiarsi opinioni — un rituale che rafforza l’amicizia e crea un’intimità condivisa.

        Utilità pratica
        Non sempre si tratta solo di chiacchiere: il bagno, per molte donne, è anche un posto dove risolvere questioni pratiche. Cambiare assorbenti, condividere tamponi, aiutarsi con la zip o dare una “seconda opinione” sul trucco sono tutte ragioni comuni per cui le amiche si accompagnano. Inoltre, la fila nei bagni femminili è spesso molto più lunga che in quelli maschili, un fatto dovuto anche alla diversa complessità dei rituali igienici femminili.

        Un rituale di appartenenza
        Questo comportamento rispecchia anche norme culturali e dinamiche di gruppo. Secondo la teoria dell’identità sociale, tendiamo a rafforzare la nostra appartenenza al “gruppo di donne” proprio nei momenti condivisi. La toilette diventa così non solo un luogo fisico, ma anche un simbolo di solidarietà femminile, un modo per rafforzare il senso di comunità.

        Voci dal vissuto reale
        L’idea che andare al bagno insieme significhi solo chiacchiere frivole viene spesso smentita anche dalle donne stesse. In alcuni focus group, le partecipanti hanno descritto il bagno come «un club segreto», un angolo dove condividere sicurezza, preoccupazioni per la pulizia, esperienze personali. Sul web, molte utenti confermano:

        «È soprattutto per sicurezza, quando siamo in un locale pericoloso»
        «Parliamo, ci aiutiamo – tamponi, trucco, abiti»

        Conclusione
        Andare al bagno in compagnia non è una posa superficiale, ma una strategia sociale complessa: serve a proteggersi, a confidarsi, a sostenersi. È un piccolo rituale che parla di fiducia — e di femminilità — ben più forte di quanto si veda dall’esterno. La prossima volta che vedrete un gruppo di ragazze alzarsi insieme, potrebbe non essere solo un momento di vanità, ma un gesto istintivo di protezione e solidarietà.

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          Animali

          Piante e animali domestici: quando la bellezza può diventare pericolo

          Oleandro, stella di Natale, ficus e persino aloe vera: specie diffuse nelle case italiane possono causare sintomi gravi se ingerite dagli animali. Ecco come scegliere piante sicure e convivere con il verde in tranquillità.

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          Piante

            Una casa piena di piante regala colore, freschezza e armonia. Tuttavia, per chi vive con cani o gatti, il verde domestico può nascondere insidie inaspettate. Molte specie ornamentali, pur bellissime alla vista, contengono sostanze tossiche in grado di provocare disturbi anche gravi se ingerite o, in alcuni casi, semplicemente toccate.

            Secondo i dati dell’ASPCA Animal Poison Control Center, ogni anno migliaia di segnalazioni riguardano avvelenamenti accidentali causati da piante comuni. In Italia, anche l’ENPA e il Centro Antiveleni di Milano ricordano che i sintomi possono variare da semplici irritazioni a crisi respiratorie potenzialmente fatali.

            Fiori belli ma pericolosi

            Tra i principali “veleni verdi” presenti nei giardini italiani spiccano oleandro, rododendro e ciclamino. L’oleandro (Nerium oleander), in particolare, contiene glicosidi cardiaci, sostanze che possono alterare il battito cardiaco e risultare letali anche in piccole quantità. Anche il rododendro e l’azalea rilasciano tossine capaci di causare salivazione eccessiva, vomito e debolezza muscolare.

            Attenzione anche alle piante con bacche, spesso decorative: tasso, vischio e agrifoglio possono sembrare innocui ma contengono alcaloidi e saponine pericolose per il sistema nervoso e gastrointestinale degli animali.

            Pericoli dentro casa

            Non serve un giardino per incorrere in rischi. Anche molte piante da appartamento diffuse nei salotti e negli uffici possono essere dannose. Il ficus benjamina, ad esempio, se masticato, può provocare irritazioni orali e gastriche. La monstera deliciosa, molto di moda per il suo aspetto tropicale, contiene ossalati di calcio che causano bruciore alla bocca e gonfiore alla lingua di cani e gatti.

            Persino alcune piante grasse, considerate generalmente innocue, meritano attenzione: l’aloe vera, benefica per l’uomo, può causare vomito, tremori e diarrea negli animali.

            Durante il periodo natalizio, poi, il rischio aumenta: stella di Natale, vischio e agrifoglio sono tra le principali cause di intossicazione stagionale. Tutte contengono sostanze irritanti che, se ingerite, possono portare a vomito, ipersalivazione e, nei casi più gravi, convulsioni.

            Segnali da non ignorare

            Quando un animale entra in contatto con una pianta tossica, i sintomi possono comparire in pochi minuti o dopo alcune ore. Tra i più comuni: vomito, diarrea, salivazione eccessiva, difficoltà respiratorie, tremori o apatia. In presenza di questi segnali, è fondamentale contattare subito il veterinario o un centro antiveleni veterinario, portando, se possibile, un campione della pianta ingerita per facilitarne l’identificazione.

            Come scegliere piante sicure

            Fortunatamente, esistono moltissime alternative sicure per chi ama il verde ma non vuole mettere a rischio la salute dei propri animali. Tra le specie consigliate ci sono felci, palme areca, piante ragno (chlorophytum), calatee e violette africane, tutte non tossiche secondo le linee guida ASPCA.

            Un’altra buona abitudine è posizionare le piante pericolose fuori dalla portata degli animali, magari su mensole alte o in spazi inaccessibili. In giardino, invece, si possono delimitare aree “animal friendly” con varietà innocue e resistenti.

            Un equilibrio possibile

            Con un po’ di attenzione e informazione, è possibile godersi la bellezza delle piante senza correre rischi. Prima di acquistare una nuova specie, è sempre utile verificare la sua compatibilità con gli animali domestici: bastano pochi minuti di ricerca per evitare situazioni potenzialmente gravi.

            Proteggere i nostri compagni a quattro zampe non significa rinunciare al verde, ma scegliere con consapevolezza. Le piante rendono la casa più accogliente, ma la loro bellezza non deve mai mettere in pericolo la salute di chi ci vive accanto — persone o animali che siano.

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              Lifestyle

              Un Natale senza ansia: come organizzare i regali per persone care, colleghi e… anche per te

              Manca un mese a Natale e, dopo anni di corse dell’ultimo minuto, molti hanno capito che improvvisare non basta. Ritardi nelle consegne, scaffali vuoti, idee confuse e stress evitabile: programmare con anticipo è il vero segreto per un dicembre sereno.

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              Natale senza ansia

                Natale arriva sempre allo stesso modo: lo aspettiamo per settimane e poi ci ritroviamo all’improvviso a pochi giorni dalla vigilia, spesso senza un’idea precisa su cosa regalare e travolti da un senso di urgenza che si sarebbe potuto evitare. Guardando ai Natali passati, è facile riconoscere lo schema: spedizioni in ritardo, prodotti esauriti, code infinite nei negozi e la sensazione di dover scegliere qualsiasi cosa pur di “mettere un pacchetto sotto l’albero”.

                Il problema non è il Natale in sé, ma l’assenza di un piano. Organizzarsi un mese prima è il modo migliore per trasformare un periodo potenzialmente stressante in un momento davvero piacevole. Con qualche accortezza è possibile evitare le trappole tipiche delle feste e dedicarsi a regali più ragionati e personalizzati.

                Il primo passo consiste nel fare una lista suddividendo le persone a cui desideriamo fare un dono in categorie. Una struttura semplice permette di non dimenticare nessuno e di distribuire il budget in modo equilibrato. Le categorie principali, che riflettono la maggior parte dei legami personali, sono: amici, partner, parenti, colleghi, figli e infine una categoria spesso dimenticata ma essenziale: se stessi.

                Regali per amici e amiche: tra personalizzazione e utilità

                Gli amici sono spesso la prima categoria a cui pensiamo, ma anche quella più difficile quando si esauriscono le idee. Per evitare regali generici, è utile puntare su qualcosa che rispecchi una passione condivisa: un libro scelto con cura, un accessorio per lo sport, un prodotto gastronomico di qualità o un biglietto per un concerto possono trasformarsi in gesti ricchi di significato.

                La personalizzazione è una strada vincente: piccole illustrazioni, tazze con messaggi pensati, calendari fotografici o attività da fare insieme permettono di rafforzare il legame e di evitare doni impersonali.

                Regali per il partner: esperienze e attenzione ai dettagli

                Quando si tratta di compagni, mariti o mogli, la sfida è più sottile: conoscere bene una persona non significa necessariamente avere sempre la risposta perfetta. Piuttosto che ricorrere ai soliti oggetti, vale la pena ragionare su ciò che può migliorare la quotidianità o creare nuovi ricordi.

                Esperienze come una cena speciale, un weekend breve, un corso da fare insieme o un abbonamento a un servizio che semplifica la vita possono rivelarsi molto più preziose di un oggetto materiale. Allo stesso tempo, un capo d’abbigliamento di qualità o un accessorio scelto tenendo conto dei gusti personali può mostrare attenzione e cura.

                Regali per parenti: praticità e affetto

                Genitori, zii, nonni, fratelli e cugini formano un gruppo eterogeneo, spesso difficile da uniformare. Per i parenti più stretti, soluzioni utili e durature sono generalmente apprezzate: articoli per la casa, piccoli elettrodomestici, coperte, prodotti di cura personale o pacchi gastronomici sono regali che uniscono praticità e calore familiare.

                Per i parenti più giovani, invece, si può puntare su tecnologia, articoli per il tempo libero, giochi educativi o voucher per attività ricreative. L’importante è adattare l’idea al tipo di rapporto e all’età.

                Regali per colleghi: equilibrio e neutralità

                Cercare un dono per i colleghi richiede attenzione: serve qualcosa di adeguato, non troppo personale e non troppo anonimo. Puntare su regali “neutri” ma eleganti è la scelta più efficace: agende, penne di qualità, tazze per l’ufficio, set da scrivania, piante facili da curare o piccoli gadget tecnologici sono opzioni sicure e sempre gradite.

                Nel caso di un regalo collettivo, invece, è possibile pensare a un’esperienza condivisa, come una cena di gruppo o un contributo comune per un dono più importante.

                Regali per i figli: tra desideri e crescita

                I bambini e i ragazzi vivono il Natale con un entusiasmo unico. Anche qui, però, programmare evita acquisti impulsivi. Alternare un regalo desiderato a uno educativo è l’approccio migliore: giochi creativi, libri, strumenti musicali, kit scientifici e puzzle stimolano la curiosità.

                Per i più grandi, si può optare per accessori tecnologici, abbigliamento, videogiochi selezionati con criterio o esperienze formative. Inserire un elemento “a sorpresa” funziona sempre: un pacchetto inaspettato aggiunge magia e rende il momento indimenticabile.

                E il regalo per te? Un gesto che spesso dimentichiamo

                Sembra un dettaglio, ma non lo è: includere se stessi nella lista è un atto di autocura. Un libro che rimandavi, un trattamento benessere, una pausa dalla routine o un piccolo oggetto che desideravi da tempo sono modi per riconoscere i propri bisogni e chiudere l’anno con consapevolezza.

                Preparare un Natale più semplice

                Organizzare i regali in anticipo non significa pianificare un Natale freddo o troppo programmato. Al contrario, permette di vivere il periodo festivo con più leggerezza, evitando l’affanno e dando spazio a ciò che conta davvero: condividere il tempo con le persone che amiamo.

                Con un piano chiaro, un budget definito e qualche idea già in mente, il mese che precede Natale diventa un momento da vivere con calma, senza l’ansia delle scelte dell’ultimo minuto. E soprattutto, diventa un’occasione per fare regali che parlano davvero di noi e dei nostri affetti.

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