Cucina
Cupcakes alle mele: il dolce perfetto per una colazione soffice e genuina
Con un impasto soffice arricchito dalla dolcezza delle mele, questi cupcakes sono ideali per iniziare la giornata con gusto. Scopri la ricetta base, le varianti più sfiziose e tutti i benefici nutrizionali di questo dolce semplice ma irresistibile.
I cupcakes alle mele sono la scelta perfetta per chi cerca un dolce leggero ma goloso da gustare a colazione. L’unione tra la morbidezza dell’impasto e il sapore naturalmente dolce delle mele rende questi dolcetti perfetti per iniziare la giornata con energia, senza appesantirsi. Facili da preparare e incredibilmente versatili, possono essere personalizzati con spezie, frutta secca o farine alternative per adattarsi a ogni gusto ed esigenza alimentare.
Le mele, protagoniste di questa ricetta, non solo conferiscono umidità all’impasto, ma regalano anche un tocco di freschezza che li rende irresistibili. Grazie alla presenza di fibre e vitamine, questi cupcakes risultano più bilanciati rispetto ad altri dolci da colazione, senza rinunciare alla bontà. Perfetti per accompagnare un caffè, un tè o una tazza di latte, sono anche ottimi da portare con sé per una merenda veloce e nutriente.
Ricetta dei cupcakes alle mele
Ingredienti per 12 cupcakes:
- 2 mele medie (preferibilmente dolci e succose come le Fuji o le Golden)
- 200 g di farina 00 (o farina integrale per una versione più rustica)
- 100 g di zucchero di canna
- 80 ml di olio di semi di girasole
- 2 uova
- 120 ml di latte (anche vegetale, come mandorla o avena)
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
- 1 bustina di lievito per dolci
- Un pizzico di sale
Preparazione:
- Sbucciare le mele e tagliarle a dadini piccoli. Se si preferisce, si possono anche grattugiare per un impasto più omogeneo.
- In una ciotola, sbattere le uova con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso.
- Aggiungere l’olio e il latte, continuando a mescolare, quindi unire l’estratto di vaniglia.
- Setacciare la farina con il lievito, la cannella e il pizzico di sale, quindi incorporarla poco alla volta all’impasto.
- Aggiungere i pezzetti di mela e mescolare delicatamente.
- Versare l’impasto nei pirottini riempiendoli per circa ¾ della loro capacità.
- Infornare a 180°C per circa 20-25 minuti, fino a quando i cupcakes saranno dorati e uno stecchino inserito al centro ne uscirà asciutto.
- Lasciar raffreddare e, se si desidera, decorare con una spolverata di zucchero a velo o una leggera glassa al miele.
Varianti golose
Per chi ama sperimentare, questi cupcakes possono essere personalizzati in diversi modi:
- Con frutta secca: aggiungere noci, mandorle o nocciole tritate all’impasto per una nota croccante.
- Con miele o sciroppo d’acero: sostituire parte dello zucchero con un dolcificante naturale per un sapore più delicato.
- Con farina integrale o d’avena: per una versione più rustica e ricca di fibre, si può usare una farina alternativa, magari mescolandola con la classica farina 00.
- Senza lattosio: il latte può essere facilmente sostituito con una bevanda vegetale e il burro con l’olio di semi.
- Senza glutine: per chi è intollerante, si può optare per un mix di farine senza glutine, come farina di riso e mandorle.
- Con cioccolato: per una versione più golosa, si possono aggiungere gocce di cioccolato fondente all’impasto.
Proprietà nutrizionali dei cupcakes alle mele
Oltre a essere deliziosi, questi cupcakes hanno anche un profilo nutrizionale interessante per una colazione equilibrata. Le mele, grazie al loro contenuto di fibre, aiutano a regolare la digestione e mantengono il senso di sazietà più a lungo. Contengono inoltre antiossidanti e vitamine, in particolare la vitamina C, che supporta il sistema immunitario.
L’uso dello zucchero di canna o di alternative più naturali come il miele rende questi dolcetti meno raffinati rispetto a quelli tradizionali, mentre la cannella aggiunge non solo un sapore avvolgente ma anche proprietà benefiche per il metabolismo.
Se preparati con farina integrale e senza burro, questi cupcakes risultano più leggeri e adatti anche a chi segue un’alimentazione attenta all’apporto di grassi saturi. Una porzione (un cupcake) fornisce circa 180-200 kcal, rendendolo una scelta perfetta per iniziare la giornata con energia senza esagerare con le calorie.
Un dolce semplice e irresistibile
I cupcakes alle mele sono un’idea perfetta per la colazione, facili da preparare e versatili nelle varianti. Possono essere gustati al naturale o arricchiti con ingredienti extra per renderli più golosi, senza però perdere la loro leggerezza. Preparati in anticipo, si conservano per diversi giorni e sono ideali anche per una merenda sana e nutriente. Una coccola mattutina che unisce semplicità, genuinità e tutto il gusto della tradizione.
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Cucina
La nuova Stella Michelin 2026 di Milano brilla anche di luce calabrese
Procaccini Milano è un nuovo ristorante stellato della città lombarda per il 2026.
Un progetto giovane, visionario e vincente, guidato dallo Chef Emin Haziri – kosovaro – e da una proprietà interamente calabrese.
Sono giovani, caparbi, ambiziosi. E soprattutto vincenti. Parliamo di Procaccini Milano, il ristorante che porta la firma dello Chef Emin Haziri, appena trentenne, originario del Kosovo e arrivato in Italia nel pieno della guerra balcanica, a soli sette anni. A guidare la Holding proprietaria, insieme allo Chef, troviamo l’amministratore Paolo Marafioti, calabrese doc di San Luca e anch’esso giovanissimo, di pochi anni meno giovane di Haziri.

Lo stesso è supportato nella gestione da Sebastiano Romeo, anche lui calabrese di San Luca e anch’esso giovanissimo. Una squadra che, nonostante l’età, si è imposta con un mix micidiale: talento, tecnica, visione imprenditoriale e un’intesa umana rara. Li intercettiamo pochi minuti dopo la cerimonia al Teatro Regio di Parma, dove la Guida Michelin ha incoronato Procaccini Milano come nuovo stellato del 2026 per la città di Milano: un primato assoluto.
Un progetto-record
Il ristorante ha aperto appena un anno e cinque mesi fa, ma la scalata è stata fulminea. «In soli tre mesi dall’apertura – raccontano – abbiamo ottenuto due forchette del Gambero Rosso, il premio allo Chef come uno dei migliori dell’anno, il riconoscimento del Golosario come miglior ristorante della Lombardia e, dopo appena quattro mesi, l’ingresso in Guida Michelin. Da lì è iniziata una rincorsa che ci porta al risultato di oggi, frutto di passione e sacrifici concentratissimi».

Il concept
Un’idea chiara, controcorrente: alta cucina sì, ma senza rigidità; eleganza sì, ma senza formalismi; esperienza stellata sì, ma con libertà e autenticità. «Volevamo un luogo dove il cliente potesse vivere un servizio di livello Michelin, ma rimanendo a proprio agio. Un ambiente elegante ma non gessato. E soprattutto una cucina capace di proporre sia creatività d’autore sia grandi classici italiani reinterpretati dallo Chef Haziri».
Fiducia totale nello Chef Haziri
Quanto credevate nella Stella? «Avere avuto l’assenso dallo Chef Haziri – che è anche socio – ci ha dato da subito la consapevolezza di aver ingaggiato un numero dieci. La sua mano è evidente in ogni piatto. I feedback dei clienti ci hanno sempre fatto credere che fosse possibile, ma i parametri Michelin sono altissimi. Per questo lo Chef, in primis, ha fatto sacrifici enormi per curare ogni dettaglio. Oggi orgoglio e soddisfazione si mescolano in modo bellissimo».
Perché proprio Haziri
«Cercavamo chi fosse capace non solo di creare un ristorante capace di ambire alla Stella, ma anche di costruire un luogo frequentabile con continuità, anche in abito casual, mi passi il termine. Per fare questo serve arte e qualità. Ho provato i suoi piatti, ho conosciuto la sua storia: Cracco, Enrico Bartolini, il Noma di Copenaghen, Gérald Passedat a Marsiglia, il ruolo di secondo Chef per Antonino Cannavacciuolo a Torino… Non è solo un curriculum, è la somma di esperienze altissime unite a un talento naturale straordinario. Oggi è un punto di partenza di una carriera che – ne sono certo – sarà davvero stellare».
Chi è Haziri sul piano umano
«Emin è un ragazzo straordinario. Ha valori radicati: famiglia, lealtà, lavoro. È onesto, capace, intelligente. Per noi è prima un amico e poi uno Chef. Avevo intuito che le assonanze culturali tra Kosovo e Calabria avrebbero creato un ponte umano speciale. Così è stato».
Chef Haziri, cosa prova?
«Una gioia immensa. Abbiamo lavorato duro, nei dettagli, ogni giorno. Avere un riconoscimento come la Stella Michelin è straordinario. Sono felice per me, per la squadra di cucina e sala, per la mia famiglia e naturalmente per Paolo e Sebastiano, che mi hanno accompagnato con presenza continua in questo percorso».
Quanta Calabria c’è in questo successo?
«La proprietà calabrese mi ha fatto scoprire un lato umano che raramente si trova in un’azienda. Con Paolo e Sebastiano siamo professionisti, certo, ma c’è un’amicizia vera che rende tutto più bello. Abbiamo costruito insieme non solo un progetto d’impresa, ma un rapporto raro e prezioso. Le somiglianze culturali tra Kosovo e Calabria hanno pesato tanto, in positivo».
Milano, la città più dura: qui nasce un record
Procaccini Milano, lo Chef Haziri e la Holding hanno costruito una scalata sorprendente in meno di un anno e mezzo, diventando il riferimento per vip e appassionati che cercano una cucina emozionale ma anche un’eleganza vera.
Raggiungere una Stella è difficilissimo.
Raggiungerla a Milano, una delle piazze più competitive d’Europa, lo è ancora di più. Eppure, da oggi, nel firmamento Michelin della città della moda e del lusso brilla una nuova luce. Una stella che parla anche calabrese, e che porta orgoglio alla nostra Calabria.
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Cucina
Frittelle di verza: la ricetta rustica che profuma di cucina di casa
Dalla scelta degli ingredienti ai passaggi fondamentali per una pastella leggera: ecco come preparare uno dei piatti più amati delle cucine regionali del Nord Italia.
Le frittelle di verza sono un classico della cucina popolare, una preparazione semplice ma ricca di sapore che valorizza uno degli ortaggi più diffusi nei mesi freddi. Originarie delle aree alpine e padane, dove la verza è da sempre protagonista della dieta invernale, queste frittelle nascono come piatto di recupero, pensato per utilizzare al meglio ciò che l’orto offriva. Oggi sono tornate di moda grazie alla loro versatilità: ottime come antipasto, come stuzzichino da aperitivo o come contorno sostanzioso.
La verza, ricca di fibre, vitamine C e K, è ideale per ricette che prevedono brevi cotture, perché mantiene parte delle sue caratteristiche nutrizionali. Prima di finire in pastella, le foglie vengono sbollentate o saltate in padella, una tecnica che aiuta ad ammorbidirle e a esaltarne il sapore senza appesantire la preparazione. A rendere le frittelle particolarmente croccanti è invece la pastella, che varia leggermente da zona a zona: c’è chi usa acqua frizzante molto fredda, chi aggiunge un goccio di latte, e chi preferisce una versione più rustica con farina integrale.
Nelle cucine di montagna le frittelle vengono spesso servite durante sagre e feste di paese, fritte al momento in grandi padelle di ghisa. Il loro profumo intenso è legato al contrasto tra la dolcezza della verza e la croccantezza della frittura. A casa, per ottenere un risultato simile, è importante scaldare l’olio fino alla temperatura giusta — intorno ai 170-175 °C — e friggere poche frittelle per volta, così da evitare che si inzuppino.
Pur essendo un piatto tradizionale, la ricetta lascia spazio alla creatività: molti aggiungono cubetti di pancetta, cipolle stufate, erbe aromatiche o un tocco di formaggio grattugiato. Altri preferiscono una versione più leggera, cotta al forno con un filo d’olio. In ogni caso, la base resta sempre la stessa: una verza fresca e una pastella semplice e ben amalgamata.
Di seguito una ricetta classica e collaudata per ottenere frittelle di verza gustose e leggere.
Ricetta: Frittelle di Verza
Ingredienti (per 4 persone)
- 1 verza piccola (circa 700–800 g)
- 150 g di farina 00
- 1 uovo
- 120 ml di acqua frizzante freddissima
- 40 g di formaggio grattugiato (facoltativo)
- Sale e pepe q.b.
- Noce moscata (facoltativa)
- Olio di semi per friggere
Preparazione
- Pulire la verza: rimuovi le foglie esterne più dure, tagliala a listarelle e lavala bene.
- Sbollentarla: immergi la verza in acqua bollente salata per 5–6 minuti, quindi scolala e strizzala leggermente. In alternativa puoi saltarla in padella con un filo d’olio per 7–8 minuti.
- Preparare la pastella: in una ciotola mescola farina, uovo, acqua frizzante, sale e pepe. La consistenza deve essere cremosa, non troppo liquida. Aggiungi la verza e, se lo desideri, il formaggio grattugiato o un pizzico di noce moscata.
- Friggere: scalda l’olio a 170–175 °C. Con un cucchiaio preleva piccole porzioni di impasto e immergile nell’olio. Cuoci le frittelle finché diventano dorate e croccanti, circa 2–3 minuti per lato.
- Scolare e servire: metti le frittelle su carta assorbente e servile calde, magari accompagnate da una salsa allo yogurt o da un semplice contorno di verdure.
Le frittelle di verza rappresentano un esempio di come la cucina tradizionale sappia trasformare ingredienti umili in piatti ricchi di carattere. Perfette per scaldare le serate invernali, continuano a raccontare una storia fatta di semplicità e gusto autentico. Buon appetito!
Cucina
Octopus Vulgaris, prelibatezza o creatura troppo intelligente per il piatto?
Un mollusco dalle mille risorse: fa bene alla salute, è leggero e saziante. Ma nuove ricerche sulle sue capacità cognitive e i problemi di pesca sregolata sollevano interrogativi sul futuro del consumo di questa specie.
L’Octopus vulgaris, noto ai più come polpo, è un mollusco cefalopode ampiamente diffuso nei mari di tutto il mondo, incluso il Mediterraneo. Dotato di otto braccia e una doppia fila di ventose, è un animale solitario che predilige i fondali rocciosi dove trovare rifugio. Apprezzato in cucina per le sue carni tenere e gustose, se cotte a regola d’arte, questo alimento raffinato e popolare vanta un profilo nutrizionale che lo rende adatto a diete ipocaloriche e bilanciate. Tuttavia, negli ultimi anni, l’attenzione si è spostata su una questione etica: l’elevata intelligenza del polpo mette in discussione la correttezza del suo consumo.
Un profilo nutrizionale da primo della classe
Composto per l’82% da acqua, il polpo è un’ottima fonte di proteine ad alto valore biologico e, grazie al basso contenuto di lipidi, risulta digeribile e favorisce il senso di sazietà. Una porzione media si attesta intorno alle 85 kcal, con un moderato apporto di colesterolo. I grassi presenti sono principalmente mono e polinsaturi, in particolare gli omega-3, noti per la loro azione protettiva su cuore e cervello.
Il polpo è inoltre ricco di minerali essenziali, tra cui potassio (per l’attività muscolare), fosforo e calcio (per ossa e denti), ferro (per prevenire l’anemia), e zinco e selenio (a supporto del sistema immunitario). Contiene anche vitamine A, B1 e B2, mentre è assente la vitamina C. Questi nutrienti contribuiscono a proteggere il sistema cardiovascolare, migliorare la circolazione sanguigna, e hanno effetti positivi sulla memoria e la concentrazione.
L’enigma dell’intelligenza e la sostenibilità
L’aspetto più dibattuto riguarda le straordinarie capacità cognitive del polpo. Numerosi studi concordano sul fatto che questo invertebrato possieda un’intelligenza superiore alla media, paragonabile a quella di alcuni vertebrati. Sono in grado di risolvere problemi complessi, mostrano memoria e sembrano persino capaci di sognare. Comportamenti come il lancio intenzionale di oggetti per difendersi dai maschi indesiderati dimostrano una consapevolezza e intenzionalità sorprendenti.
Questa intelligenza ha alimentato un acceso dibattito etico sul suo consumo, con proteste che hanno raggiunto persino l’iconica Disney World. La discussione si intreccia con i problemi di sostenibilità: gli stock di polpo nel Mediterraneo sono in drastica riduzione a causa dell’inquinamento e della pesca sregolata. Paesi come la Tunisia hanno imposto divieti di cattura per tutelare la specie.
Progetti innovativi, come la “Casa dei Polpi” a Talamone, cercano di favorire il ripopolamento offrendo rifugi artificiali per la riproduzione. Parallelamente, incombe la minaccia dell’acquacoltura intensiva, che potrebbe avere effetti disastrosi sull’ecosistema. L’Italia, in particolare, si posiziona come il principale consumatore europeo di polpo, superando le 60 mila tonnellate annue, rendendo la questione della sostenibilità e dell’etica del consumo particolarmente pressante.
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