Cucina
Gusto estivo: Torta di frolla con fragole e crema!
Siamo nel mondo incantato delle crostate! Fragole fresche e dolci, circondate da crema pasticcera e avvolte dall’abbraccio di una pasta frolla croccante. La perfezione del fatto in casa e il gusto autentico di casa nostra.
La versione della pasta frolla che conosciamo oggi ha preso forma durante il Rinascimento. Nel 1500, i pasticceri italiani iniziarono a perfezionare l’arte della pasticceria, aggiungendo zucchero, uova e burro all’impasto base. Questo periodo di innovazione culinaria portò alla nascita della pasta frolla come la conosciamo oggi: un impasto ricco e burroso, perfetto per crostate e biscotti.
Ogni regione ha sviluppato le proprie varianti, adattando la ricetta base alle tradizioni locali e agli ingredienti disponibili. In Italia, la pasta frolla è spesso arricchita con scorza di limone o vaniglia, mentre in altre tradizioni europee si possono trovare aggiunte di mandorle tritate o spezie.
Crostata di fragole e crema
Ingredienti per una torta da 22 cm di diametro
Per la base di frolla
250 g di farina 00
125 g di burro freddo a cubetti
100g di zucchero a velo
1 uovo intero
Un pizzico di sale
Per la crema pasticcera
500 ml di latte intero
4 tuorli d’uovo
100 g di zucchero
40 g di amido di mais
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Per farcire
Fragole fresche, lavate e tagliate a metà
Per le finiture
Gel lucidante per dolci (disponibile nei negozi di articoli per la pasticceria)
Procedimento
In una ciotola grande, metti la farina e aggiungi il burro freddo a cubetti. Con la punta delle dita, lavora il burro nella farina fino a ottenere un composto sabbioso, aggiungi lo zucchero a velo, l’uovo e un pizzico di sale. Lavora gli ingredienti fino a ottenere un impasto omogeneo.
Avvolgi il panetto nella pellicola trasparente e lascia riposare in frigorifero per almeno 30 minuti. In un pentolino porta il latte e la vaniglia a ebollizione insieme alla stecca di vaniglia (tagliata a
In una ciotola a parte sbatti i tuorli con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungi l’amido di mais e mescola bene, versaci sopra il latte bollente e mescola rapidamente per evitare la formazione di grumi.
Rimetti tutto sul fuoco medio-basso, continuamente a mescolare fino a quando la crema si addensa. Trasferisci la crema calda in una ciotola, copri con pellicola trasparente a contatto con la superficie e lasciala raffreddare completamente.
Stendi la pasta frolla su una superficie leggermente infarinata e adagiala in una teglia per crostate precedentemente imburrata e infarinata. Bucherella il fondo della pasta con una forchetta e versaci sopra la crema pasticcera preparata, livellandola con il dorso di un cucchiaio.
Inforna per circa 25-30 minuti a 170 gradi ventilato, o fino a quando la pasta frolla risulta dorata. Una volta cotta, lascia raffreddare completamente sulla teglia. Disponi sulla torta le fragole, una accanto all’altra in modo ordinato, spennellale con il gel lucidante per dolci per ottenere una splendida finitura brillante. Metti in frigo fino al momento di servire.
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Cucina
Il budino viola che profuma d’autunno: il budino di uva nera, due ingredienti e tanta poesia per un dessert leggero e irresistibile
Dalla tradizione contadina arriva un dessert scenografico e leggero. Il budino di uva nera Solarelli conquista per il suo colore intenso, la texture vellutata e il gusto pulito. Una ricetta essenziale che trasforma la frutta di stagione in una dolcezza viola brillante, perfetta dopo cena e impossibile da dimenticare.
Il dolce che nasce dalla terra
In un panorama di dessert elaborati, creme ricche e glassature lucide, il budino di uva nera è una carezza. È la prova che a volte bastano due ingredienti e un po’ di pazienza per ottenere qualcosa di unico. Il segreto è tutto nella frutta: uva nera senza semi Solarelli, raccolta al giusto grado di maturazione, succosa, profumata e naturalmente dolce. È un dolce della tradizione rurale, nato quando in cucina si lavorava con ciò che la natura offriva, senza sprechi e con lentezza. Il risultato è un budino che non chiede zucchero, panna o gelatine: solo il succo dell’uva e una piccola quantità di farina per addensare. Novembre lo accoglie alla perfezione: è viola profondo, ricorda il vino novello e profuma di vendemmia.
L’arte della semplicità: la cottura lenta dell’uva
La prima fase è quasi meditativa. I grappoli si lavano, si sgrana l’uva e si raccolgono gli acini in un tegame capiente. La fiamma è bassa, il tempo è lento: due ore circa perché gli acini rilascino lentamente tutto il loro succo. Durante la cottura si schiacciano con cura, così ogni goccia diventa parte del dolce. Il passaggio successivo è il più importante: filtrare il succo con un colino per eliminare bucce e residui, lasciando soltanto un liquido liscio e intenso, che ritorna in casseruola per la trasformazione finale. Il profumo che invade la cucina è già dessert: dolce, vinoso, leggermente floreale.
Dal fuoco allo stampo: nasce il budino
Quando il succo è pronto, si aggiunge gradualmente la farina, mescolando fino a ottenere una consistenza densa ma ancora scorrevole. La miscela torna sul fuoco, dove ribolle appena per due o tre minuti, mescolata senza sosta con una frusta. È una danza breve ma essenziale: il liquido prende corpo, si addensa, brilla. Poi arriva la parte più bella, quella domestica e affettiva: versarlo in uno stampo e lasciarlo raffreddare, prima a temperatura ambiente e poi in frigorifero per circa tre ore. Quando si sforma, il budino appare lucido, morbido, con una tonalità viola che sembra rubata a un cielo d’autunno al tramonto. Fresco, leggero, naturalmente dolce. Perfetto da solo, magnifico con una cucchiaiata di yogurt bianco o un filo di miele di castagno per chi vuole una nota più golosa.
È un dolce che parla piano. E proprio per questo conquista.
Cucina
Polpette di parmigiano: la coccola golosa italiana che conquista con semplicità e gusto
Facili da preparare, sostenibili e versatili: si realizzano con pochi ingredienti e si possono cuocere fritte, al forno o in friggitrice ad aria. Un modo goloso per valorizzare l’eccellenza del Parmigiano Reggiano e dire addio agli sprechi in cucina.
C’è un profumo che racconta l’Italia più di tanti altri: quello del Parmigiano Reggiano che si scioglie in padella, dorandosi fino a diventare croccante. Da questa semplice magia nasce una delle ricette più amate e condivise online negli ultimi mesi: le polpette di parmigiano, un antipasto vegetariano pronto in pochi passaggi, perfetto per un buffet, un aperitivo casalingo o una cena informale.
A metà strada tra crocchetta e soufflé, queste palline dorate sono una celebrazione del gusto autentico e della cucina anti-spreco. L’ingrediente principale? Gli albumi avanzati, spesso scartati dopo aver preparato dolci o creme. Con un po’ di fantasia e una manciata di formaggio grattugiato, diventano la base di un piatto saporito e sorprendente.
Una ricetta semplice e sostenibile
Prepararle è davvero facile: basta mescolare in una ciotola Parmigiano Reggiano DOP grattugiato (meglio se stagionato almeno 24 mesi) con gli albumi, una spolverata di paprica dolce e pepe nero macinato al momento. Dopo aver lasciato riposare il composto in frigorifero per circa mezz’ora, si modellano delle palline grandi come una noce.
A questo punto ci sono tre vie di cottura:
- Frittura classica, in olio di semi ben caldo, per ottenere una crosticina dorata e un cuore cremoso.
- Cottura al forno, a 180 °C per circa 25 minuti, con un filo d’olio extravergine di oliva.
- Friggitrice ad aria, per una versione leggera e senza grassi aggiunti: bastano 10-12 minuti a 190 °C.
In ogni caso, il risultato è irresistibile: una polpetta dorata, profumata e ricca di sapore, che conquista anche chi non è vegetariano.
Mille varianti per ogni gusto
Il bello di questa ricetta è la sua versatilità. Può essere personalizzata in base agli ingredienti disponibili o alle preferenze. Chi ama i sapori decisi può unire all’impasto una parte di Pecorino Romano, per un gusto più intenso. Per una versione più ricca, invece, si possono aggiungere dadini di prosciutto cotto, mortadella o erbe aromatiche tritate.
Chi segue una dieta gluten free può stare tranquillo: non serve farina né pangrattato. E per rendere l’impasto più morbido, si può aggiungere un cucchiaio di ricotta o di yogurt greco.
Un piccolo gioiello della cucina italiana
Le polpette di parmigiano rappresentano bene l’evoluzione della cucina italiana contemporanea: semplice, sostenibile, ma con un occhio alla creatività. In un momento storico in cui la lotta allo spreco alimentare è diventata centrale, ricette come questa insegnano che anche gli scarti – come gli albumi avanzati – possono trasformarsi in piatti eleganti e gustosi.
Secondo i dati di Too Good To Go (piattaforma impegnata nella riduzione dello spreco alimentare), ogni anno in Italia vengono buttati oltre 30 kg di cibo pro capite. Recuperare ingredienti e reinventarli in modo intelligente è un gesto che fa bene al pianeta e alla tavola.
Il tocco finale
Servite calde, le polpette di parmigiano sono deliziose anche accompagnate da una salsa di pomodoro fresco, una maionese alle erbe o una crema di yogurt e limone. Ideali per un aperitivo, ma perfette anche come secondo piatto con un contorno di verdure grigliate o insalata croccante.
In fondo, la loro forza sta proprio nella semplicità: pochi ingredienti, un pizzico di creatività e la qualità di un prodotto simbolo del Made in Italy.
Perché, come spesso accade in cucina, la bontà non ha bisogno di complicazioni: basta un po’ di Parmigiano, e tutto prende sapore.
Cucina
Pollo alla romana, la coccola d’autunno che profuma di stufa accesa e domeniche lente
Un piatto nato nelle campagne laziali e ormai simbolo delle tavole romane. Niente fronzoli, solo ingredienti semplici e genuini che cuociono piano, riempiendo la casa di profumi avvolgenti e di quella sensazione di famiglia che solo l’autunno sa riportare.
La tradizione che scalda anche il cielo grigio
Novembre chiede stoviglie pesanti, pentole capienti e piatti che sembrano abbracci. Il pollo alla romana è questo: memoria, intimità e l’odore di qualcosa che cuoce piano mentre fuori la città rallenta sotto la pioggia. Non è un piatto da trattoria turistica, ma da casa vera, di quelle dove il tempo si prende e non si rincorre. Ogni famiglia romana ha la sua versione, e ognuna giura che sia la migliore.
Ingredienti semplici, sapore enorme
La forza di questa ricetta è la sua essenzialità. Un pollo tagliato a pezzi, peperoni carnosi — sì, anche in autunno: basta sceglierli ben maturi o usare quelli conservati “alla romana” — pomodori pelati, vino bianco, aglio, olio, sale e pepe. Una foglia di alloro, erbe fresche e pazienza.
Ingredienti per 4 persone:
1 pollo in pezzi
3 peperoni rossi e gialli
400 g di pomodori pelati
1 spicchio d’aglio
1/2 bicchiere di vino bianco
olio extravergine d’oliva
alloro
sale
pepe
basilico o prezzemolo.
La cottura lenta è la vera ricetta
Si comincia rosolando il pollo in padella larga, lasciandolo dorare bene: è questo che regala quel sapore pieno e rotondo. Si sfuma con il vino bianco, si lascia evaporare e nel frattempo i peperoni vengono fatti appassire a parte con l’aglio. Poi tutto insieme, fuoco basso, pomodoro e alloro. E via, a sobbollire piano, mentre la cucina si riempie di un aroma che sa di sera che scende presto, pioggia che batte ai vetri e famiglia che si raccoglie.
Quando il sugo si stringe e la carne diventa tenera, basta un ultimo gesto: un ciuffo di basilico — o prezzemolo, più autunnale — e un pane rustico pronto a farsi complice.
Il pollo alla romana non si presenta, si serve. E ogni forchettata ricorda che un piatto, quando nasce dalla terra e dall’attesa, non ha stagione: ha solo cuore.
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