Cucina
Il porro, il segreto degli chef per piatti saporiti
I porri appartengono alla stessa famiglia di aglio e cipolla, ma sono più delicati come sapore. Coltivati per la bontà e versatilità, sono ingredienti pregiati nelle cucine di tutto il mondo.
I porri hanno un lungo fusto bianco, che gradualmente si trasforma in foglie verde scuro verso l’estremità. La parte bianca è la più tenera e apprezzata in cucina, mentre la parte verde è spesso utilizzata per brodi o stufati. Hanno un gusto delicato e dolce, meno pungente rispetto alle cipolle, ma con una nota caratteristica che può ricordare una combinazione tra aglio e cipolla.
I porri sono ricchi di nutrienti e offrono numerosi benefici per la salute. Sono una buona fonte di vitamine A, C e K, oltre a fornire ferro, manganese e folato. Contengono fibre che aiutano la digestione e contribuiscono a una sensazione di sazietà. I composti come i flavonoidi presenti nei porri hanno proprietà antiossidanti, utili per combattere l’infiammazione e ridurre il rischio di malattie croniche. Hanno una lunga storia di utilizzo e sono stati apprezzati fin dai tempi degli antichi egizi, greci e romani. In Galles, tutt’oggi è un simbolo nazionale e viene indossato durante le celebrazioni di San Davide.
Usi in cucina
I porri possono essere utilizzati in una varietà di piatti come aggiunta a minestre e stufati. La famosa Vichyssoise, una zuppa francese, è a base di porri e patate. Sono perfetti in torte salate e quiche, dove il loro sapore si amalgama bene con formaggi e altri ortaggi. Possono essere grigliati o arrostiti per esaltarne la dolcezza naturale. Le parti più tenere possono essere tagliate sottilmente e aggiunte a insalate per un tocco di freschezza.
Come si puliscono e si preparano
I porri spesso contengono terra tra le foglie. È importante tagliare la parte superiore delle foglie e la radice, poi affettarli e lavarli accuratamente sotto acqua corrente. Per ottenere il massimo dai porri, è consigliabile tagliarli a rondelle sottili per le cotture rapide, oppure a pezzi più grossi per zuppe e stufati.
Ricette da provare con i porri
Vichyssoise, che è una crema fredda di porri e patate, perfetta per l’estate.
Torta di Porri salata con porri, formaggio e pancetta.
Risotto ai Porri, cremoso e delicato con porri e parmigiano.
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Cucina
Marshmallow fatti in casa: la ricetta, la storia e i segreti per un risultato perfetto
Dalla pianta di altea alle cucine moderne: come preparare i celebri dolcetti soffici con pochi ingredienti e qualche attenzione tecnica.
Soffici, elastici e irresistibilmente dolci: i marshmallow sono tra i dolci più riconoscibili al mondo. Simbolo di falò, bevande calde e dessert americani, nascondono però una storia antica e una preparazione che, se ben eseguita, può essere replicata anche a casa con risultati sorprendenti.
Un dolce dalle origini antiche
Il nome “marshmallow” deriva dalla malva palustre (Althaea officinalis), una pianta utilizzata già nell’antico Egitto per preparare rimedi dolci a base di miele e linfa, destinati soprattutto a lenire il mal di gola. Nel XIX secolo, in Francia, questa preparazione si è evoluta in una versione più simile a quella attuale, con albumi montati e zucchero. La produzione industriale moderna ha poi sostituito la radice di altea con gelatina, rendendo il processo più stabile e riproducibile su larga scala.
Gli ingredienti (per circa 40 marshmallow)
- 12 g di gelatina in fogli (o in polvere)
- 150 ml di acqua (divisa in due parti)
- 250 g di zucchero semolato
- 100 g di sciroppo di glucosio (o miele chiaro)
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
- Zucchero a velo e amido di mais q.b. per la finitura
(Nota: nella versione classica non sono previsti albumi; alcune varianti artigianali li utilizzano, ma non sono indispensabili.)
Il procedimento passo dopo passo
- Preparare la gelatina
Mettere la gelatina in ammollo in 75 ml di acqua fredda (o reidratarla secondo le istruzioni se in polvere). - Cuocere lo sciroppo
In un pentolino unire lo zucchero, il glucosio e i restanti 75 ml di acqua. Portare a ebollizione senza mescolare, fino a raggiungere circa 115-118 °C (fase di “palla morbida”), utilizzando un termometro da cucina. - Montare la massa
Sciogliere la gelatina ammollata nello sciroppo caldo, poi trasferire il composto in una ciotola capiente. Montare con le fruste elettriche a velocità medio-alta per 8–10 minuti, finché il composto diventa bianco, lucido e triplica di volume. Aggiungere la vaniglia negli ultimi secondi. - Colare e far rassodare
Versare il composto in una teglia rivestita di carta forno e spolverata con un mix di zucchero a velo e amido. Livellare e lasciare riposare a temperatura ambiente per almeno 4 ore (meglio tutta la notte). - Tagliare e rifinire
Sformare, tagliare a cubetti con un coltello leggermente unto e passare ogni marshmallow nel mix di zucchero e amido per evitare che si attacchino.
Consigli pratici e conservazione
- La precisione della temperatura è fondamentale per ottenere la consistenza corretta.
- I marshmallow fatti in casa si conservano fino a 2 settimane in un contenitore ermetico, lontano dall’umidità.
- È possibile aromatizzarli con cacao, caffè o coloranti alimentari, aggiungendoli durante la fase di montaggio.
Preparare i marshmallow in casa significa riscoprire un dolce iconico nella sua versione più autentica, senza conservanti e con ingredienti controllati. Un piccolo laboratorio di pasticceria domestica che trasforma pochi elementi di base in una nuvola di zucchero dal fascino intramontabile.
Cucina
Tronchetto di Natale: la ricetta del dolce simbolo delle feste
Dalla storia del “bûche de Noël” alla preparazione passo dopo passo: ingredienti, consigli e procedimento per portare in tavola un dessert scenografico e irresistibile.
Il tronchetto di Natale, conosciuto anche come bûche de Noël, è uno dei dolci più iconici delle festività. Nato in Francia alla fine dell’Ottocento, prende ispirazione da un’antica usanza contadina: bruciare un grande ceppo di legno nel camino come augurio di prosperità per il nuovo anno. Con il tempo, quel simbolo si è trasformato in un dessert che richiama la forma del tronco, decorato per ricordare la corteccia e i nodi del legno.
Oggi il tronchetto è preparato in moltissime varianti, ma la versione più diffusa resta quella a base di pan di Spagna arrotolato e farcito con crema al cioccolato, perfetta per concludere il pranzo di Natale con un tocco scenografico.
Ingredienti (per 8-10 persone)
Per il pan di Spagna:
- 4 uova medie
- 120 g di zucchero
- 100 g di farina 00
- 20 g di cacao amaro in polvere
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Per la farcitura e la copertura:
- 250 ml di panna fresca da montare
- 200 g di cioccolato fondente
- 30 g di burro
Per decorare (facoltativo):
- zucchero a velo
- ribes, mirtilli o decorazioni natalizie in zucchero
Procedimento
Per prima cosa si prepara il pan di Spagna. Montate le uova con lo zucchero utilizzando le fruste elettriche fino a ottenere un composto chiaro, gonfio e spumoso. Aggiungete la vaniglia, poi incorporate delicatamente la farina setacciata insieme al cacao, mescolando dal basso verso l’alto per non smontare l’impasto.
Versate il composto su una teglia rettangolare rivestita di carta forno, livellandolo con una spatola. Cuocete in forno statico preriscaldato a 180 °C per circa 10-12 minuti. Una volta cotto, sfornate il pan di Spagna e rovesciatelo ancora caldo su un canovaccio leggermente umido. Arrotolatelo delicatamente su se stesso e lasciatelo raffreddare: questo passaggio eviterà che si rompa in seguito.
Nel frattempo preparate la crema al cioccolato. Sciogliete il cioccolato fondente a bagnomaria o nel microonde, poi unite il burro e mescolate fino a ottenere una crema liscia. Montate la panna ben fredda e incorporatene una parte al cioccolato per ottenere una farcitura morbida.
Srotolate il pan di Spagna, farcitelo con la crema e arrotolatelo nuovamente con attenzione. Rivestite l’esterno con la crema rimasta, creando delle striature con una forchetta per simulare la corteccia del legno.
Il tocco finale
Trasferite il tronchetto su un piatto da portata e lasciatelo riposare in frigorifero per almeno un’ora. Prima di servire, spolverizzate con zucchero a velo per un effetto “neve” e decorate a piacere.
Il risultato è un dolce elegante ma accessibile, capace di unire tradizione, gusto e atmosfera natalizia. Un classico che, ogni anno, riesce a mettere d’accordo tutti, grandi e piccoli, attorno alla tavola delle feste.
Cucina
Francesca Mannis e l’arte di reinventare il gusto: la chef che trasforma tecnica, visione e libertà creativa in esperienze di cucina contemporanea
Laureata in giurisprudenza, mente creativa nel food & beverage, osservatrice curiosa del mondo dell’arte e della cultura, Francesca Mannis porta in cucina una visione nuova: rispetto delle radici, sperimentazione consapevole e una Cucina Contemporanea di Pesce che diventa linguaggio e stile.
Nel panorama gastronomico contemporaneo, la figura dello chef creativo non è più soltanto legata alla tecnica o alla memoria dei sapori. Ma a una vera e propria capacità interpretativa. Qui si inserisce la personalità di Francesca Mannis, che della cucina ha fatto uno spazio di visione, libertà e racconto. La sua storia parte da un percorso non convenzionale. Una laurea in giurisprudenza, l’esperienza nel mondo del food & beverage, una formazione continua che abbraccia organizzazione aziendale. E interessi che spaziano dall’arte alla letteratura, dall’architettura alla moda. È una mente curiosa. Abituata a guardare oltre i confini, capace di trasformare suggestioni e culture in piatti che non si limitano a essere degustati, ma vissuti.




La cucina di Francesca nasce da una profonda conoscenza della tradizione e, proprio per questo, si permette di osarla. Non per snaturarla, ma per rileggerla con rispetto e coraggio. Ogni ingrediente viene scelto con cura, ogni equilibrio è studiato, ogni piatto è pensato come un frammento di racconto. Le consistenze dialogano tra loro, le presentazioni diventano parte del messaggio, la tecnica si mette al servizio dell’emozione. Il risultato è una cucina che non rompe con le radici, ma le accompagna in un’evoluzione naturale, attuale, necessaria.
Francesca rifugge da etichette e definizioni rigide. Crede nella libertà mentale come primo strumento creativo. “Se resti ancorato a ciò che già conosci o a ciò che ti è stato insegnato, perdi l’opportunità di superare i tuoi limiti. E di offrire, a chi assaggia i tuoi piatti, un’esperienza che vada oltre il consueto”, afferma. Una filosofia che trova piena espressione nella cucina contemporanea di pesce, filo conduttore del Riva Restaurant & Lounge Bar di Falerna, in provincia di Catanzaro, dove il mare diventa materia viva da interpretare con rispetto, eleganza e personalità.
Ma la cucina, per Francesca, non è mai un gesto solitario. È un progetto condiviso, una costruzione collettiva. Centrale è il rapporto con il team, la capacità di far crescere idee, armonie, professionalità. “Non cerco seguaci, ma compagni di viaggio”, dice. Perché in cucina l’armonia non è un dettaglio. Ma è la condizione necessaria affinché ogni energia, ogni talento, ogni sensibilità possa contribuire a creare qualcosa che non sia solo buono, ma significativo. È in questo equilibrio tra disciplina e libertà, studio e intuizione, che nasce la sua cucina: una cucina che racconta, emoziona, guarda avanti.
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