Cucina
Oggi la pizza la facciamo alla turca: ecco il Lahmacun, lo street food parente del kebab
La pizza turca, o Lahmacun, è una deliziosa e fragrante alternativa alla pizza tradizionale, ricca di sapori e storia. Facile da preparare e perfetta per un pasto conviviale, è un piatto che conquisterà sicuramente il palato di chiunque lo assaggi. Prova a realizzarla a casa e lasciati trasportare dai profumi e dai sapori della cucina turca!
La pizza turca, conosciuta come Lahmacun (pronunciato lah-ma-joon), è una delle delizie più amate della cucina turca. Questo piatto tradizionale è una sottile base di pasta condita con un ricco mix di carne macinata, spezie e verdure. Scopriamo insieme la storia, gli ingredienti e la ricetta di questo gustoso piatto.
Storia della pizza turca
Il Lahmacun ha origini antiche che risalgono a secoli fa nella regione del Medio Oriente. Il nome deriva dall’arabo “lahm” che significa carne e “ma’jun” che significa impastato. Questo piatto si è diffuso in tutta la Turchia e nei paesi limitrofi, diventando una parte essenziale della cucina turca. Viene spesso servito come street food e apprezzato per la sua versatilità e sapore unico.
Ingredienti della pizza turca
Per preparare una pizza turca tradizionale, avrai bisogno dei seguenti ingredienti:
Per l’impasto:
- 500 g di farina
- 300 ml di acqua tiepida
- 10 g di lievito di birra
- 1 cucchiaino di zucchero
- 1 cucchiaino di sale
- 2 cucchiai di olio d’oliva
Per il condimento:
- 250 g di carne macinata (preferibilmente agnello o manzo)
- 1 cipolla tritata finemente
- 2 pomodori maturi, pelati e tritati
- 1 peperone verde tritato
- 1 mazzetto di prezzemolo tritato
- 2 spicchi d’aglio tritati
- 2 cucchiai di concentrato di pomodoro
- 1 cucchiaino di peperoncino in polvere (opzionale)
- 1 cucchiaino di paprika dolce
- Sale e pepe a piacere
- Succo di mezzo limone
Ricetta della pizza turca
- Preparazione dell’impasto:
- Sciogli il lievito di birra e lo zucchero nell’acqua tiepida e lascia riposare per 10 minuti.
- In una grande ciotola, mescola la farina e il sale. Aggiungi il lievito sciolto e l’olio d’oliva.
- Impasta fino a ottenere un impasto liscio ed elastico. Copri la ciotola con un canovaccio e lascia lievitare in un luogo caldo per circa un’ora o fino a quando l’impasto raddoppia di volume.
- Preparazione del condimento:
- In una ciotola, mescola la carne macinata con cipolla, pomodori, peperone, prezzemolo, aglio, concentrato di pomodoro, peperoncino, paprika, sale, pepe e succo di limone. Amalgama bene tutti gli ingredienti.
- Assemblaggio e cottura:
- Preriscalda il forno a 220°C.
- Dividi l’impasto lievitato in piccole palline (circa 6-8) e stendile su una superficie infarinata fino a ottenere delle sfoglie sottili.
- Spalma uniformemente il condimento di carne su ogni sfoglia.
- Disponi le sfoglie su una teglia rivestita di carta forno e cuoci nel forno preriscaldato per 10-15 minuti o fino a quando i bordi sono dorati e croccanti.
- Servizio:
- La pizza turca è tradizionalmente servita con una spruzzata di succo di limone fresco e accompagnata da foglie di prezzemolo e fette di pomodoro. Può essere arrotolata e gustata come un wrap.
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Cucina
Crema di nocciole fatta in casa: la ricetta genuina per una dolce coccola
Sempre più italiani scelgono alternative casalinghe alle creme spalmabili industriali, spesso troppo ricche di zuccheri e grassi saturi. Preparare in casa una crema di nocciole è semplice, veloce e permette di controllare qualità e ingredienti.
C’è chi la ama sul pane tostato a colazione, chi la usa per farcire dolci o pancake, e chi non resiste a gustarla al cucchiaio: la crema di nocciole è una delle golosità più amate in Italia e nel mondo. Nonostante il mercato proponga decine di versioni industriali, molte famiglie hanno riscoperto il piacere di realizzarla in casa, complice l’attenzione crescente per alimentazione sana e ingredienti naturali.
Il vantaggio principale di una ricetta fai da te è la possibilità di ridurre zuccheri raffinati e grassi idrogenati, prediligendo invece materie prime genuine. Preparare una crema spalmabile casalinga non richiede strumenti professionali: basta un frullatore potente e pochi ingredienti selezionati.
Gli ingredienti della ricetta base
Per ottenere circa 400 grammi di crema di nocciole bastano:
- 200 g di nocciole tostate (meglio se italiane, come le rinomate Tonde Gentili delle Langhe o le Giffoni IGP);
- 100 g di cioccolato fondente (o al latte, a seconda del gusto);
- 40 g di zucchero di canna integrale o dolcificante naturale (come miele o sciroppo d’agave);
- 30 ml di olio vegetale delicato, ad esempio di girasole o nocciola;
- un pizzico di sale per esaltare i sapori;
- facoltativo: un cucchiaino di estratto di vaniglia.
Il procedimento
- Tostare le nocciole: se non sono già pronte, metterle in forno a 170°C per circa 10 minuti, finché la pellicina non si stacca facilmente. Sfregarle con un panno per eliminarla.
- Frullare a lungo: inserire le nocciole nel mixer e tritarle fino a ottenere una pasta cremosa, simile a un burro di frutta secca. Serviranno diversi minuti, intervallando per non surriscaldare le lame.
- Unire cioccolato e zucchero: sciogliere il cioccolato a bagnomaria e aggiungerlo al composto insieme allo zucchero (o al miele), l’olio e un pizzico di sale. Continuare a frullare fino a ottenere una crema liscia.
- Conservazione: trasferire la crema in un vasetto di vetro sterilizzato. Si mantiene in frigorifero per circa due settimane.
I benefici delle nocciole
Oltre al gusto, la crema fatta in casa vanta anche valori nutrizionali più equilibrati. Le nocciole sono ricche di vitamina E, acidi grassi insaturi, magnesio e fibre, utili a proteggere cuore e sistema nervoso. Rispetto alle versioni industriali, una crema artigianale riduce l’apporto di grassi saturi e zuccheri raffinati, evitando additivi e oli tropicali spesso presenti nelle etichette commerciali.
Le varianti più amate
La ricetta può essere personalizzata in base alle preferenze. Chi desidera una versione “light” può ridurre la quantità di cioccolato e zucchero, optando per cacao amaro in polvere. Per una nota gourmet, si può aggiungere cannella, scorza d’arancia o un pizzico di peperoncino. Esistono anche versioni 100% vegane, con cioccolato senza derivati animali e dolcificanti vegetali.
Una scelta sostenibile
Preparare la crema in casa significa anche sostenere le filiere locali: acquistare nocciole italiane, come quelle piemontesi o campane, contribuisce a valorizzare prodotti di eccellenza, riducendo l’impatto ambientale legato alle importazioni.
In un’epoca in cui si cerca sempre più autenticità in cucina, la crema di nocciole fatta in casa diventa non solo un’alternativa più salutare, ma anche un gesto di cura: una coccola che profuma di tradizione e che unisce gusto e consapevolezza.
Cucina
Il calore delle feste in un bicchiere: viaggio nel mondo del vin brulé
Cannella, chiodi di garofano e agrumi: pochi ingredienti bastano per creare la magia del vin brulé, la bevanda che unisce tradizione, convivialità e aromi irresistibili.
Un rituale d’inverno che sa di casa e mercatini
Quando le giornate si accorciano e l’aria si fa pungente, basta un bicchiere di vin brulé per ritrovare calore e buonumore. Simbolo per eccellenza dei mercatini di Natale e delle serate in montagna, questo vino rosso speziato è molto più di una bevanda: è un piccolo rito che profuma di agrumi e cannella, capace di evocare ricordi e tradizioni secolari.
Il nome “vin brulé” deriva dal francese vin brûlé, cioè “vino bruciato”, un riferimento alla bollitura del vino con spezie e zucchero. In realtà, le sue origini affondano molto più indietro nel tempo: già gli antichi Romani aromatizzavano il vino con miele e spezie per conservarlo e renderlo più gradevole. Nel Medioevo la ricetta si diffuse in tutta Europa, assumendo varianti locali: dal Glühwein tedesco e austriaco al Mulled Wine inglese, fino al vin chaud francese.
La ricetta tradizionale del vin brulé
Realizzare un buon vin brulé in casa è semplice, ma richiede attenzione nella scelta degli ingredienti e nella cottura, per non perdere gli aromi del vino e delle spezie.
Ingredienti per 4 persone:
- 1 litro di vino rosso corposo (ideale un Merlot, un Nebbiolo o un Barbera)
- 100 g di zucchero di canna
- 1 arancia non trattata
- 1 limone non trattato
- 2 stecche di cannella
- 5 chiodi di garofano
- 1 baccello di vaniglia (facoltativo)
- una grattugiata di noce moscata
- 1 stella di anice (per decorare e profumare)
Come prepararlo passo dopo passo
- Preparare gli aromi: lavate accuratamente gli agrumi e tagliate la buccia a spirale, evitando la parte bianca che darebbe amarezza.
- Scaldare il vino: in una casseruola capiente versate il vino rosso, aggiungete zucchero, spezie e scorze di agrumi.
- Cottura lenta: accendete il fuoco e lasciate scaldare a fiamma bassa, senza far bollire troppo, per circa 10-15 minuti. Il segreto è non superare gli 80°C, per evitare che l’alcol evapori del tutto e che il vino diventi acido.
- Filtrare e servire: togliete le spezie con un colino, versate il vin brulé bollente in tazze o bicchieri resistenti al calore e servite subito, decorando con una fetta d’arancia o una stecca di cannella.
Le varianti regionali e moderne
Ogni regione alpina custodisce una sua versione del vin brulé. In Trentino-Alto Adige si usa spesso aggiungere una punta di grappa o di miele di montagna, mentre in Piemonte qualcuno profuma il vino con bacche di ginepro o pepe nero. Nelle versioni francesi e inglesi, invece, si trovano ingredienti come zenzero fresco, cardamomo o alloro, che aggiungono complessità aromatica.
Per chi non consuma alcol, esiste anche la variante analcolica: basta sostituire il vino con del succo d’uva o di mela, seguendo la stessa ricetta e lasciando che le spezie sprigionino tutto il loro profumo.
Un bicchiere di tradizione che unisce
Il vin brulé è una bevanda conviviale, da condividere all’aperto tra luci natalizie, oppure a casa davanti al camino. Oltre al piacere sensoriale, ha anche un effetto benefico: le spezie riscaldano l’organismo e favoriscono la digestione, mentre il vino, consumato con moderazione, rilassa e distende.
Nel suo profumo si ritrovano i sapori dell’inverno, la lentezza delle feste e il piacere di stare insieme. Prepararlo è un gesto semplice, ma dal potere evocativo: un brindisi alla tradizione, alla convivialità e al calore che non passa mai di moda.
Cucina
La verzata, la zuppa di verze che profuma d’inverno: storia e ricetta del grande classico contadino
Pochi ingredienti e lunga cottura per un piatto nutriente e sostenibile. Dalle campagne della Bassa alle cucine moderne, ecco come preparare la ricetta autentica secondo la tradizione lombarda.
È uno dei piatti più rappresentativi della cucina povera del Nord Italia e, nonostante la semplicità, continua a essere protagonista delle tavole invernali: la verzata – o minestra di verze – è una zuppa robusta che affonda le sue radici nella tradizione rurale lombarda. Diffusa soprattutto nelle province di Milano, Pavia, Lodi e Bergamo, nasce come pietanza di recupero, quando nelle case contadine si combinavano verdure dell’orto, legumi e pezzi di carne poco pregiati per ottenere un pasto nutriente e caldo.
La sua storia segue il ritmo delle stagioni. La verza, infatti, dà il meglio di sé proprio nei mesi freddi: le gelate invernali ammorbidiscono le foglie e ne addolciscono il sapore, rendendola ideale per zuppe a lunga cottura. E la verzata è esattamente questo: un piatto che richiede tempo e pazienza, qualità tipiche delle ricette nate attorno a un focolare domestico.
Nel corso degli anni sono nate molte varianti locali, ma la struttura della ricetta tradizionale è rimasta sostanzialmente invariata. La verzata classica prevede verza, fagioli – spesso borlotti –, patate e una base aromatica di cipolla, sedano e carota. In alcune zone si aggiunge pancetta o cotenna di maiale, mentre altrove si mantiene una versione totalmente vegetale. La presenza dei legumi assicura un buon apporto proteico, mentre la verza e le patate garantiscono fibra e consistenza, rendendo la zuppa un pasto equilibrato.
La ricetta tradizionale
Per preparare una verzata autentica servono:
– 1 verza grande, preferibilmente raccolta dopo la prima gelata;
– 200 g di fagioli borlotti, ammollati per una notte se secchi;
– 2 patate;
– 1 cipolla;
– 1 gambo di sedano e 1 carota;
– 1 osso di prosciutto o un pezzo di pancetta (facoltativi);
– olio extravergine d’oliva;
– sale e pepe.
Si inizia facendo rosolare il trito di verdure in una casseruola capiente. Se si vuole seguire la versione più ricca, si aggiunge la pancetta a dadini o una cotenna ben raschiata. Quando il soffritto è fragrante, si uniscono la verza tagliata a strisce e le patate a cubetti. Dopo pochi minuti si aggiungono i fagioli e si copre tutto con acqua o brodo leggero. La cottura deve essere lenta e prolungata: almeno un’ora e mezza, il tempo necessario affinché la verza si sfaldi e la zuppa diventi cremosa. Una spolverata di pepe e un filo d’olio a crudo completano il piatto.
Un simbolo di sostenibilità
Oggi la verzata viene riscoperta anche come ricetta sostenibile: utilizza ingredienti stagionali, facilmente disponibili e a basso impatto ambientale. Le sue varianti vegetariane rispecchiano inoltre le attuali tendenze verso una cucina più leggera e consapevole.
Nonostante la sua semplicità, la verzata rimane un piatto intramontabile, capace di evocare l’atmosfera delle cucine di una volta. Una zuppa che non segue mode ma stagioni, e che negli anni continua a raccontare la storia più autentica della tradizione lombarda.
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