Cucina
Un Capodanno da chef al Riva Restaurant di Falerna: risotto al Bordeaux e camembert di capra con polpo grigliato e sentori di rosmarino
Dal risotto al polpo e camembert di capra ai segreti per una serata perfetta: la visione culinaria di chef Francesca Mannis, che celebra la contaminazione creativa tra culture e tradizioni.
Chef Francesca Mannis si distingue per un approccio alla cucina che combina tradizione e innovazione. Con un background che spazia dalla giurisprudenza all’arte, dalla moda alla letteratura, ha creato uno stile culinario unico, in grado di raccontare storie e suscitare emozioni. Per il Capodanno al suo del Riva Restaurant & Lounge Bar di Falerna, Catanzaro, Francesca ci guida attraverso le tendenze del momento e ci svela una ricetta esclusiva per il cenone, pensata per sorprendere gli ospiti con un mix di sapori calabresi e francesi.

- Chi è Chef Francesca Mannis?
Chef Francesca è un’anima creativa che ha scelto di portare innovazione e libertà anche nel mondo della cucina. Con una laurea in giurisprudenza e un bagaglio di esperienze nel food & beverage, il suo percorso non segue schemi tradizionali: si arricchisce di una formazione continua con studi in organizzazione aziendale e passioni che spaziano dall’arte, alla letteratura e dall’architettura, alla moda. Questa visione multidisciplinare le permette di trasformare ogni ispirazione in esperienze gastronomiche che raccontano storie, emozioni e visioni.
Nel suo approccio, rifugge da etichette e convenzioni. Crede fermamente che la libertà mentale sia la chiave per creare qualcosa di veramente nuovo: “Se resti ancorato a ciò che già conosci o a ciò che ti è stato insegnato, perdi l’opportunità di superare i tuoi limiti e di offrire, a chi assaggia i tuoi piatti, un’esperienza che vada oltre il consueto.” Questa filosofia si riflette pienamente nella Cucina Contemporanea di Pesce, file rouge che lega la proposta culinaria del Riva Restaurant & Lounge Bar di Falerna, Catanzaro, dove la cucina di pesce diventa un terreno di sperimentazione e raffinatezza.

Per Chef Francesca, il suo lavoro non è solo una questione individuale, ma un progetto collettivo: la collaborazione con il team del ristorante è centrale. “Non cerco seguaci, ma compagni di viaggio,” spiega. “In cucina, l’armonia deve sempre prevalere, perché solo così si può creare un ambiente in cui tutti siano ispirati e motivati a dare il meglio.” Questo spirito di complicità e condivisione si riflette anche nell’atmosfera del ristorante, dove ogni dettaglio – dalla cucina, alla sala, fino all’esperienza degli ospiti – racconta una storia costruita insieme.
Francesca, infatti non si occupa solo del settore culinario nella location in cui lavora, ma in qualità di Direttore Generale, si prende anche cura dell’esperienza degli ospiti a 360°, rendendosi disponibile per i team di ogni dipartimento con l’obiettivo comune di far star bene chi sceglie di vivere il suo tempo al Riva Restaurant.
Con la sua passione inesauribile e un approccio fuori dagli schemi, Chef Francesca continua a reinventare la cucina contemporanea, non solo attraverso i piatti, ma anche creando un ambiente che celebra l’arte del ritrovarsi, condividere e sperimentare.
- Quali sono le tendenze del menù di Capodanno quest’anno?
“La tendenza generale del Capodanno e dell’anno in corso”, racconta Chef Francesca, “è quella di focalizzarsi su un approccio tradizionale, dando prevalentemente spazio ad ingredienti storicamente protagonisti del Cenone di fine anno, oppure indirizzarsi su una cucina estremamente innovativa, in cui protagonista è il mix di aromi dal mondo, ingredienti tropicali e comuni”.
“Nel nostro caso, il Capodanno vedrà protagonista un menù che combina tradizione e innovazione, così come nella nostra filosofia di cucina, per far vivere nuovi sentori e nuove esperienze a chi lo proverà ”, ha dichiarato Francesca Mannis. “Il nostro menù Dolce&Stellare dedicato al cenone di Capodanno, nasce quindi dall’unione di ingredienti della tradizione e non, in equilibrio, per creare nuovi sapori: gli ingredienti della tradizione francese vengono abbinati ai prodotti calabresi”.
“Credo infatti, che il segreto stia nel mantenere i legami con la tradizione, ma reinterpretarli in chiave contemporanea per aggiungere originalità e innovazione, senza stravolgere il passato”.
Sarà quindi una nuova scoperta il menù ideato da Chef Francesca, che nelle domande successive ci racconterà ogni dettaglio, non solo culinario, del suo fine d’anno, per permetterci di vivere insieme questa emozione.

- Può svelarci qualche chicca del menù di Capodanno? Ha avuto qualche ispirazione?
Il menù per il Capodanno 2025 di Chef Francesca è un viaggio gastronomico che unisce la ricca tradizione calabrese con i sapori sofisticati della Normandia, unito dall’innovazione di un nuovo ingrediente ideato completamente per l’occasione.
“In occasione del 37esimo Grand Chapitre International, dedicato al rito del Sabrage, l’apertura della bottiglia di Champagne mediate l’uso della sciabola, rito che è parte integrante dell’esperienza al Riva Restaurant, mi trovavo in Normandia con Roberto Gallo, il fondatore della location”. Ha aggiunto “Quando mi capita di viaggiare, cerco di scoprire a fondo la cultura del posto, attraverso la gastronomia, che per me è la vera esperienza da condividere. In tal senso la Normandia mi ha colpito profondamente a tal punto da rendere questa ispirazione parte del menù di Capodanno.”
Francesca ci ha, infatti, raccontato che le piace farsi ispirare dalle culture e dalle tradizioni dei posti che ha modo di visitare, per creare nuovi piatti e nuove esperienze, così come nel menù di Capodanno.

Ispirazione sì, ma non contaminazione, la cultura della sua cucina non viene mai stravolta o influenzata, ma arricchita da differenti, nuovi stimoli.
“La Normandia ci ha colpiti talmente tanto da spingerci a creare un nuovo prodotto: durante la visita in un’azienda a conduzione familiare, dedita alla produzione del Camembert, siamo rimasti travolti dal modo in cui ogni membro della famiglia, dal più giovane al più adulto, contribuiva a portare avanti un prodotto tradizionale ma conosciuto a livello mondiale. Un formaggio straordinario che con il suo forte gusto si combina perfettamente anche con ingredienti di diversa natura”, ha raccontato Chef Francesca. “Così, al rientro, con il supporto del nostro team e di un artigiano locale, aperto a nuove sperimentazioni, abbiamo immaginato un formaggio che unisse il carattere del Camembert alla nostra identità calabrese, rispettando i prodotti locali e il territorio, facendo nascere un prodotto unico che coniuga influenze francesi e radici mediterranee, un formaggio simile al Camembert ma con il latte di capra” .
Il risultato è un un’espressione di dialogo tra due culture, un omaggio alla creatività e alla condivisione, che sarà protagonista di uno dei piatti del menù ideato esclusivamente per Capodanno e disponibile solo in quell’occasione.
Il Menù di Capodanno, percorso di dieci portate, diventa così un’interpretazione creativa che celebra il meglio di due tradizioni culinarie, senza mai rinunciare al gusto autentico e alla sorpresa.

- Ci può svelare uno dei piatti protagonisti del menù Dolce e Stellare?
“Dopo il mio racconto, non posso che svelarvi un piatto, il cui ingrediente, sarà il nostro nuovo formaggio: risotto al Bordeaux e “camembert di capra” con polipo grigliato e sentori di rosmarino”.
“Un risotto che unisce la profondità e la complessità del Bordeaux con la cremosità delicata del Camembert di capra, creando un contrasto ricco e armonioso. Il polipo grigliato, con il suo sapore affumicato e leggermente croccante, si sposa perfettamente con il rosmarino, dando al piatto un tocco aromatico che completa l’esperienza. Un primo che trasporta in un viaggio di sapori caldi e avvolgenti”.
Questo è ciò che ci ha detto Chef Francesca di uno dei primi protagonisti del suo menù di Capodanno, ascoltare il suo racconto, posso assicurarvi, ci ha fatto venire l’acquolina in bocca.

- Oltre al percorso gastronomico, cosa riserverà il Capodanno di Chef Francesca ai suoi ospiti?
“Il viaggio in Normandia, oltre ad avermi stupita per la cultura culinaria, ha ispirato il tema che sarà protagonista del Capodanno Riva, dedicato agli Academy Awards, la nota notte degli Oscar”, ha detto Francesca, “in particolare, visitare Deuville e la sua famosa spiaggia frequentata da molti attori di Hollywood. La sua Promenade des Planches composta da cabine balneari tra le quali è presente il nome degli attori americani, una versione unica e locale della Walk of Fame di Hollywood.”
Deuville celebra, infatti, annualmente il suo famoso festival al cinema statunitense, segno di riconoscenza verso gli americani che li aiutarono durante la Seconda Guerra Mondiale e verso gli attori hollywoodiani che ogni anno popolano la sua spiaggia.
“Ciò che mi ha veramente sorpresa è stato il modo in cui la popolazione locale ha saputo preservare la propria identità culturale, pur mantenendo un legame di gratitudine verso gli americani, che li aiutarono durante la Seconda Guerra Mondiale”.
Questo è quindi lo spirito che trasmetterà Chef Francesca e il suo team durante la Riva Academy Awards, la notte degli Oscar del ristorante di cui fa parte: un’idea di gratitudine che non sacrifica la loro cultura, ma la celebra, rispettandola e aprendosi al tempo stesso a nuove ispirazioni, con grande riconoscenza verso chi ogni giorno sceglie di trascorrere il suo tempo nella location.

- Capodanno è un’occasione speciale. Come riesci ad organizzare tutto e far sì che sia tutto perfetto?
Capodanno è sicuramente un momento importante, e organizzarlo al meglio richiede una pianificazione dettagliata e una certa attenzione ai particolari, secondo Francesca.
Importante è tenere come centro delle proprie scelte l’ospite e personalizzare il tutto affinché possa vivere un’esperienza di spensieratezza, staccando dalla routine quotidiana.
“La chiave per una serata perfetta è partire dalle necessità degli ospiti e costruire un’idea centrale, un tema che ispiri l’intero evento, dal menù, all’atmosfera, dall’intrattenimento, all’allestimento, al coinvolgimento dei presenti”.






“La vera forza, poi, è nel lavoro di squadra. Io e il mio team abbiamo di una visione comune, un intreccio di competenze e passione: da chi si occupa della sala, della cucina e del dietro le quinte.”
“Questo è uno spirito che attiviamo anche durante gli eventi o le celebrazioni: capiamo la necessità di ogni ospite e ci attiviamo per costruire un’esperienza personalizzata e senza pensieri. Tutto il team prende parte a ciò: da chi lavora in sala e in cucina, all’amministrazione, al marketing, all’intrattenimento”.
La magia delle feste, e del Capodanno in particolare, nasce proprio da questa alchimia e si basa sul valore dell’unione: riunirsi, ritrovarsi, e celebrare insieme attorno a un tavolo che non è solo cibo, ma anche emozione, condivisione e calore umano. Al Riva, Chef Francesca e il team si impegnano affinché ogni dettaglio sia studiato per far sentire l’ospite accolto e coccolato, con una cura che va oltre il semplice servizio.
“È grazie a questa sinergia che riusciamo a far sì che ogni evento sia speciale” conclude Chef Francesca.

Risotto al polpo e camembert
Tempo di realizzazione: 70 minuti
Tempo di cottura:
- 10/15 minuti per il riso
- 50 minuti per il polpo
Difficoltà: media
Ingredienti per 4 persone
- 300 g di riso Carnaroli
- 1 cipolla piccola
- 1 scalogno
- 2 carote
- 1 costa di sedano
- 2 bicchieri di vino Bordeaux
- 1 polpo (circa 500 g)
- 800 ml di acqua di cottura del polpo
- 150 g di formaggio camembert (meglio se di capra), tagliato a cubetti
- 50 g di burro
- 1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
- Sale e pepe q.b.
- Prezzemolo fresco tritato, per guarnire
Procedimento
- Preparazione del polpo
In una pentola capiente, porta a bollore 1,5 litri di acqua con una cipolla, le carote e il sedano. Immergi il polpo e cuocilo finché, punzecchiandolo con una forchetta, non risulterà morbido. Conserva l’acqua di cottura, filtrala e tienila in caldo. - Preparazione della base del risotto
In una casseruola, scalda l’olio extravergine d’oliva e fai imbiondire lo scalogno tritato finemente. Aggiungi il riso e tostalo per 2 minuti mescolando costantemente. - Sfumatura e cottura
Versa il vino Bordeaux e lascia evaporare completamente l’alcol. Aggiungi un mestolo di brodo caldo alla volta, mescolando continuamente e aspettando che il liquido venga assorbito prima di aggiungere il successivo. Procedi per circa 15 minuti, fino a quando il riso sarà cotto al dente. - Mantecatura
Unisci al risotto il polpo tagliato a pezzi, il camembert e il burro freddo. Mescola delicatamente per amalgamare tutti gli ingredienti. Aggiusta di sale e pepe secondo il tuo gusto. - Guarnizione
Taglia la restante parte del polpo e arrostiscilo in padella per ottenere una consistenza croccante. Una volta impiattato il risotto, utilizza il polpo arrostito come guarnizione insieme a una spolverata di prezzemolo fresco.
Consiglio
Servi il risotto ben caldo per esaltare al massimo i sapori e il contrasto tra la cremosità del formaggio e la croccantezza del polpo arrostito. Buon appetito!




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Cucina
Sfincette dell’Immacolata: la dolce tradizione siciliana che apre le feste
L’8 dicembre, in Sicilia, il profumo di cannella invade le case: piccole frittelle soffici e dorate celebrano l’inizio del periodo natalizio.
In Sicilia, l’attesa del Natale si apre con un profumo: quello caldo e avvolgente delle sfincette dell’Immacolata, frittelle soffici passate nello zucchero e nella cannella. L’8 dicembre, quando si celebra la festa dell’Immacolata Concezione, questo dolce arriva sulle tavole di molte famiglie siciliane come segno di buon auspicio e inizio delle festività.
La tradizione delle sfincette — chiamate in alcuni luoghi anche “zeppole dell’Immacolata” — affonda le sue radici nella cucina popolare dell’isola. Il termine “sfincia” deriverebbe dal latino spongia (spugna), a sottolineare la consistenza morbida e ariosa dell’impasto. Un dolce povero, nato da ingredienti semplici: farina, acqua, lievito e un tocco ingegnoso della tradizione agricola siciliana, la patata lesse aggiunta per rendere l’impasto ancora più soffice.
Un rito domestico che profuma di famiglia
Prepararle è molto più di una semplice ricetta: è un momento condiviso, spesso affidato alle nonne, custodi di segreti tramandati di generazione in generazione. La pasta viene fatta lievitare e poi “gettata” nell’olio bollente in cucchiaiate che diventano morbide palline dorate. Ancora calde, vengono rotolate nello zucchero profumato alla cannella: una festa per occhi, naso e palato.
Le sfincette sono amate dai grandi e dai più piccoli, perfette per concludere il pranzo dell’Immacolata o per una merenda che sa di casa. E una tira l’altra: resistere è praticamente impossibile.
La ricetta autentica delle Sfincette dell’Immacolata
Ingredienti per l’impasto
- 300 g di farina 00
- 300 ml di acqua a temperatura ambiente
- 140 g di patate lesse e schiacciate
- 8 g di lievito di birra fresco
- 1 pizzico di sale
Per la finitura
- Zucchero semolato
- Cannella in polvere
Procedimento
- Sciogliere il lievito
In una ciotola o bicchiere, stemperate il lievito nell’acqua e mescolate fino a farlo dissolvere. - Preparare la pastella
In una ciotola capiente unite farina e patate ridotte in purea. Versate a filo l’acqua con il lievito e aggiungete il sale. Con una forchetta o una frusta lavorate fino a ottenere un composto morbido, liscio e senza grumi. - Lievitazione
Coprite la ciotola con pellicola alimentare e lasciate riposare circa un’ora in forno spento con luce accesa, finché l’impasto raddoppia. - Frittura
Scaldate abbondante olio di semi in un pentolino. Prelevate cucchiaiate di pastella e tuffatele nell’olio bollente. Le sfincette si gonfieranno immediatamente: rigiratele finché risulteranno dorate uniformemente. - Zucchero e cannella
Scolatele su carta assorbente, poi, ancora calde, rotolatele nel mix di zucchero e cannella. Procedete così fino a terminare l’impasto.
La festa che prepara alla festa
Nelle città e nei piccoli borghi siciliani, l’Immacolata non è solo un giorno di festa religiosa: è la scintilla che accende l’atmosfera natalizia. Tra presepi che iniziano a prendere vita e luminarie che si accendono, il dolce ruolo delle sfincette è proprio quello di inaugurare ufficialmente le celebrazioni.
Un gesto semplice, un sapore antico e un simbolo di comunità: basta un morso a una sfincetta per sentire che il Natale è davvero iniziato.
Cucina
Il profumo del Natale: la tradizione dei biscotti di pan di zenzero
Una ricetta semplice e speziata, accompagnata dalla storia di un dolce che attraversa secoli e Paesi, oggi simbolo irrinunciabile del Natale.
Croccanti, speziati e capaci di trasformare una cucina in un angolo di festa: i biscotti di pan di zenzero, o gingerbread, sono ormai un classico delle celebrazioni natalizie in tutto il mondo. La loro popolarità, però, affonda le radici molto più indietro nel tempo. Le prime preparazioni di pani dolci aromatizzati allo zenzero risalgono al Medioevo europeo, quando la spezia — preziosa e costosa — veniva utilizzata soprattutto in occasioni speciali. Secondo documenti storici, furono i monasteri tedeschi del XIII secolo a iniziare a produrre dolci speziati simili ai gingerbread attuali, spesso decorati con stampi di legno che raffiguravano santi, animali o scene quotidiane.
Fu però Elisabetta I d’Inghilterra, alla fine del Cinquecento, a contribuire alla loro consacrazione popolare: la regina pare amasse far preparare biscotti allo zenzero modellati a forma di piccoli omini, regalati a dignitari e visitatori illustri. Una tradizione che, secoli dopo, sopravvive nei celebri “gingerbread men”, oggi decorati con glassa colorata e diventati un simbolo iconico delle festività anglosassoni.
Oggi i biscotti di pan di zenzero sono diffusi in tutta Europa e Nord America, variando per forma e consistenza: più croccanti nella tradizione tedesca e nei Paesi del Nord, più morbidi in alcune versioni americane. Il loro aroma — un mix di zenzero, cannella, chiodi di garofano e noce moscata — li ha resi un pilastro della pasticceria natalizia domestica.
Ricetta dei biscotti di pan di zenzero
Ingredienti (per circa 25–30 biscotti)
- 350 g di farina 00
- 150 g di burro morbido
- 150 g di zucchero di canna
- 150 g di miele o melassa
- 1 uovo
- 2 cucchiaini di zenzero in polvere
- 1 cucchiaino di cannella
- 1/2 cucchiaino di noce moscata
- 1/2 cucchiaino di chiodi di garofano macinati
- 1 cucchiaino di bicarbonato
- Un pizzico di sale
Per la glassa decorativa
- 150 g di zucchero a velo
- 1 albume
- Qualche goccia di succo di limone
Procedimento
- Preparare l’impasto
In una ciotola mescola farina, spezie, bicarbonato e sale. In un’altra lavorare burro e zucchero fino a ottenere una crema morbida. Aggiungere l’uovo e il miele (o la melassa) continuando a mescolare. - Unire gli ingredienti
Incorporare gradualmente il mix di farina e spezie al composto di burro. Impastare fino a ottenere una massa uniforme. Formare un panetto, avvolgerlo nella pellicola e lasciarlo riposare in frigorifero almeno un’ora: il freddo renderà l’impasto più semplice da stendere. - Dare forma ai biscotti
Stendere l’impasto su un piano infarinato a uno spessore di circa mezzo centimetro. Con gli stampini creare omini, stelle, casette o le classiche forme natalizie. - Cottura
Disporre i biscotti su una teglia rivestita di carta forno e cuocerli a 180°C per 10–12 minuti. Devono dorare leggermente ai bordi. - Decorazione
Montare l’albume con lo zucchero a velo e il limone fino a ottenere una glassa densa. Con una sac à poche decorare i biscotti una volta completamente freddi.
Profumati e resistenti, i gingerbread sono perfetti da regalare, appendere all’albero o semplicemente gustare accanto a una tazza di tè caldo. Una tradizione semplice ma carica di storia, capace di far entrare il Natale in casa con un solo morso.
Cucina
Polvorones, i biscotti spagnoli che si sciolgono in bocca
Ecco come preparare i polvorones a casa, tra leggende popolari, ingredienti semplici e un gusto che ricorda il Natale iberico.
Friabili, profumati, avvolti da una carta colorata che li rende irresistibili al primo sguardo. I polvorones sono tra i dolci più amati in Spagna, soprattutto nel periodo natalizio, anche se ormai si trovano tutto l’anno nelle pasticcerie. Il loro nome deriva da polvo, cioè “polvere”, in riferimento alla consistenza sabbiosa che si scioglie in un istante tra lingua e palato.
Un’origine antica, tra storia e cultura
La nascita dei polvorones viene associata all’Andalusia del XVI secolo, in particolare alle zone di Estepa e Antequera, dove la produzione di mandorle e strutto era floridissima. La leggenda racconta che furono creati come modo per utilizzare l’eccesso di grano e grasso animale delle campagne di Siviglia.
Con il tempo, questi biscotti sono diventati un simbolo dell’identità gastronomica spagnola, spesso collegati alle celebrazioni cattoliche e allo scambio di doni durante las Navidades. Le fabbriche storiche di Estepa, ancora oggi, producono milioni di pezzi ogni anno e rappresentano una vera economia locale.
In alcune varianti regionali, i polvorones vengono aromatizzati con cannella, limone o sesame, e in molte case ogni famiglia custodisce la sua ricetta, rigorosamente tramandata.
La ricetta tradizionale dei Polvorones
Ingredienti (per circa 20–24 biscotti)
- 250 g di farina 00
- 125 g di mandorle tostate e tritate finemente (oppure farina di mandorle)
- 110 g di zucchero a velo
- 110 g di strutto (tradizionale)
→ In alternativa, burro: la consistenza cambia leggermente - 1 cucchiaino di cannella in polvere (facoltativa ma consigliata)
- Scorza grattugiata di limone non trattato (opzionale)
- Zucchero a velo extra per la copertura
Procedimento
- Tostare la farina: stendila su una teglia e mettila in forno a 160°C per circa 10–12 minuti, mescolando ogni tanto. Deve seccarsi e prendere un leggero colore ambrato, senza bruciare. Lasciala raffreddare completamente.
- In una ciotola, unisci farina tostata, mandorle, zucchero a velo, cannella e scorza di limone.
- Aggiungi lo strutto a temperatura ambiente e lavora l’impasto fino a ottenere una pasta omogenea. La consistenza sarà morbida ma non elastica.
- Avvolgi l’impasto nella pellicola e fai riposare in frigorifero almeno 30 minuti.
- Stendi l’impasto a circa 1,5 cm di spessore e ricava forme rotonde o ovali con un coppapasta.
- Disponi i biscotti su una teglia e cuoci a 180°C per 10–12 minuti: devono restare chiari, senza scurire troppo.
- Fai raffreddare completamente (saranno molto friabili da caldi!), poi spolvera con zucchero a velo e, se vuoi rispettare la tradizione, avvolgili in carta velina colorata.
Una tradizione che continua
Ogni morso di polvorón racconta un pezzo di Spagna: le mandorle del Mediterraneo, la storia contadina dell’Andalusia, le feste natalizie con tavole imbandite e risate in famiglia. Non è un caso che, pur con ricette moderne e varianti più leggere, questi biscotti restino simbolo di identità e convivialità.
Oggi i polvorones sono amati anche fuori dalla Spagna e sono diventati un dolce perfetto per portare un po’ di atmosfera iberica nelle nostre case. Basta un boccone per capire perché questo piccolo tesoro resista da secoli.
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