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Curiosità

Cani molecolari, gli eroi a quattrozampe nella lotta al crimine!

I cani molecolari rappresentano una delle risorse più preziose e innovative nel campo dell’investigazione forense e della sicurezza pubblica. Questi straordinari animali sono addestrati per rilevare tracce molecolari specifiche, come droghe, esplosivi, e tracce umane. Tra le razze più utilizzate il Bloodhound per il suo olfatto eccezionalmente sviluppato.

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    La razza Bloodhound, i cani detti anche di Sant’Uberto
    Originaria del Belgio, la razza è nota per il suo olfatto straordinariamente acuto e per la sua capacità di seguire tracce anche dopo molti giorni. Questa razza, con le sue lunghe orecchie e il caratteristico muso rugoso, è storicamente utilizzata per la caccia e per la ricerca di persone scomparse. La sua abilità nel seguire tracce olfattive lo rende ideale per il lavoro di cane molecolare.

    I Bloodhound hanno circa 300 milioni di recettori olfattivi, rispetto ai 5 milioni dell’uomo, e una parte del cervello dedicata all’elaborazione degli odori molto più sviluppata. Questa caratteristica li rende capaci di distinguere e identificare singoli odori all’interno di un’ampia gamma di altri odori, anche in condizioni ambientali difficili.

    I cani molecolari al lavoro con i militari dell’Arma

    Quali i compiti dei cani molecolari nelle istituzioni
    Rilevamento di sostanze illegali

    Uno dei compiti più comuni per i cani molecolari è il rilevamento di droghe. Questi cani sono addestrati a individuare piccole quantità di sostanze stupefacenti nascoste in veicoli, edifici, bagagli e addosso alle persone.
    Rilevamento di esplosivi
    La sicurezza negli aeroporti, nelle stazioni e durante gli eventi pubblici di massa dipende spesso dal lavoro dei cani molecolari, che possono individuare tracce di esplosivi nascosti.
    Ricerca e Soccorso
    Oltre al rilevamento di sostanze, i cani sono impiegati nella ricerca di persone scomparse. Il loro olfatto acuto permette di seguire tracce umane anche in terreni difficili e dopo lunghi periodi di tempo.
    Malattie umane
    Sono stati addestrati per rilevare alcune malattie, come il cancro e il diabete. Essi possono percepire i cambiamenti chimici nel corpo umano attraverso il respiro o il sudore, fornendo un metodo non invasivo per la diagnosi precoce.
    Indagini Forensi
    In campo forense, i cani molecolari sono utilizzati per trovare cadaveri o resti umani, anche sepolti o sommersi, aiutando a risolvere casi di persone scomparse e omicidi.

    Come si addestrano
    L’addestramento dei cani molecolari è un processo complesso e rigoroso. Gli animali vengono selezionati fin da cuccioli per le loro capacità olfattive e per la loro attitudine al lavoro. L’addestramento può durare diversi mesi e richiede sessioni giornaliere di esercizi specifici per abituarli a riconoscere e segnalare le diverse sostanze. La cura è altrettanto importante. Questi cani necessitano di una dieta equilibrata, esercizio fisico regolare e visite veterinarie frequenti per mantenere la loro salute e la loro capacità operativa. Inoltre, il legame tra il cane e il suo conduttore è fondamentale per il successo delle operazioni, richiedendo fiducia reciproca e affiatamento.

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      Curiosità

      Labubu, il pupazzo ribelle diventato un’icona globale

      Dalle vetrine di design ai profili Instagram delle star, ecco perché tutti vogliono Labubu: non solo un giocattolo, ma un manifesto di stile e identità.

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        C’è un piccolo pupazzo con orecchie a punta e sorriso malandrino che ha stregato celebrity e collezionisti in tutto il mondo. Si chiama Labubu, e quello che a prima vista potrebbe sembrare un giocattolo eccentrico è in realtà uno dei fenomeni di culto più esplosivi della cultura pop contemporanea. Creato dall’artista Kasing Lung, Labubu è il simbolo perfetto di un’estetica anti-mainstream che mescola suggestioni fiabesche e tratti inquieti. In poco tempo è diventato un accessorio dallo charme outsider irresistibile. È nato come designer toy, ma oggi è considerato un feticcio da collezione, un oggetto d’arte in miniatura. E in piò rare versioni che raggiungono cifre a tre zeri alle aste più ambite, e un pubblico di appassionati che cresce ovunque. Da Milano a Seoul passando per New York.

        Ogni esemplare ha una sua personalità

        Ciò che rende Labubu così desiderabile è l’unicità. Ogni esemplare ha una propria personalità, con abiti e tratti sempre diversi, e viene venduto in blind box, una confezione a sorpresa che trasforma ogni acquisto in una piccola caccia al tesoro. Ma il colpo di scena è arrivato quando celebrità del calibro di Rihanna, Hailey Bieber e Lizzo hanno iniziato a mostrarlo nelle loro stories o appenderlo come charm alle borse da migliaia di dollari, decretandone lo status fashion.

        Labubu non cerca di essere “carino”

        Il suo fascino sta nella sua espressione beffarda e nel suo essere diverso da tutto. E proprio per questo piace così tanto: rappresenta chi ha il coraggio di essere sé stesso senza farsi addomesticare. Oggi chi vuole un Labubu può sperare di trovarlo in edizioni limitatissime o tentare la sorte nelle aste dedicate, come quella su Catawiki in corso fino a domani 29 giugno, dove alcuni pezzi rari – pirateschi, horror o a tema dark – fanno gola a collezionisti esperti e neofiti. Entrare nel mondo di Labubu non significa solo possedere un oggetto esclusivo, ma abbracciare un’estetica che rifiuta gli standard e celebra la stranezza come forma di bellezza.

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          Come preparare la Barca di San Pietro per predire il futuro

          Nella notte tra il 28 e 29 giugno, si rinnova la tradizione della «Barca di San Pietro», il rito dell’albume messo nell’acqua per leggere il futuro.

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            Dopo l’acqua di San Giovanni con cui vi siete lavati il 24 mattina lasciando a macerare la notte precedente in una bacinella d’acqua erbe aromatiche, fiori, e bacche preparatevi per la solennità dei santi Pietro e Paolo. Infatti nella notte tra il 28 e il 29 giugno, tocca alla Barca di San Pietro.

            Che cos’è la Barca di San Pietro

            Secondo questa antica usanza del Nord Italia, dal Piemonte al Friuli-Venezia Giulia, nella notte tra il 28 e il 29 giugno si riempie un contenitore di vetro d’acqua e lo si posa all’esterno. Un davanzale, un balcone, un prato o in giardino. Sarebbe meglio ci fossero delle piante intorno, anche quelle in vaso. Nell’acqua si mette un albume d’uovo, usando molta delicatezza cioè facendo attenzione a non romperlo. Lo si lascia lì per tutta la notte senza spostare né muovere la bacinella. Il mattino troverete nell’acqua delle forme create dall’albume. Forme che dovrebbero ricordare visivamente le vele di una barca. Un effetto che, nel corso della giornata, si dissolverà molto lentamente. Fino a scomparire del tutto intorno a mezzogiorno.

            Il soffio di San Pietro

            Secondo la credenza contadine e popolare sarebbe il soffio di San Pietro, pescatore e traghettatore di anime, che farebbe assumere all’albume nella bacinella una speciale conformazione. In base a come appariranno le cosiddette “vele” (potrebbero apparire ritte, chiuse, inclinate o allungate), si possono trarre buoni o cattivi auspici. Questa previsione nell’antichità era legata al raccolto e all’andamento dell’annata agraria. Oggi si tende a considerare di più l’individuo e quindi il tutto è autoreferenziale, si tende a riportarlo al proprio destino.

            Quelle vele raccontano quale sarà il nostro futuro

            Se saranno aperte, le vele indicheranno giornate di sole e dunque buon tempo, anche in senso figurato. Se chiuse e sottili invece saranno in arrivo pioggia e temporali e bisogna ripararsi, proteggersi. Tutto ciò non si riferisce solo al meteo, ma anche all’andamento della nostra vita.

            C’è una spiegazione scientifica?

            L’escursione termica tra giorno e notte, che nel periodo estivo è più intensa, insieme all’umidità notturna abbinata alla rugiada del mattino, provocano l’addensamento dell’albume. Il calore che viene dal terreno o dal davanzale sale e fa gonfiare lo stesso dandogli così quella forma caratteristiche delle vele bianche di una nave. Insomma meglio che leggere un oroscopo…

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              Se vuoi diventare miliardario… fai un salto su Mercurio!

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                Una scoperta che ha del sensazionale: su Mercurio è stato rinvenutio uno strato di diamente spesso 18 chilometri, un vero e proprio tesoro. A sostenerlo una simulazione da parte di studiosi cinesi e belgi pubblicata sulla rivista Nature Communications.

                Il più piccolo pianeta del Sistema solare

                Mercurio, come risaputo, è il pianeta più piccolo e interno del Sistema solare. Questo tesoro che nasconde potrebbe essere davvero senza precedenti: uno strato interamente fatto di diamante, spesso fino a 18 chilometri, al confine tra nucleo e mantello.

                Magma successivamente raffreddatosi in grafite

                Le osservazioni ravvicinate effettuate nel 2011 dalla sonda Messenger della Nasa avevano infatti rivelato che la superficie di Mercurio appare insolitamente scura a causa della diffusa presenza di grafite. Questo dettaglio suggerisce che in passato il pianeta fosse ricoperto da un oceano di magma ricco di carbonio. Lo stesso che raffreddandosi avrebbe successivamente formato una crosta di grafite.

                Prove di laboratorio che rivelerebbero la presenza del diamante

                C’era da capire se la grafite fosse l’unico materiale formatori durante la fase di cristallizzazione. Per farlo i ricercatori hanno provato a ricreare in laboratorio le medesime condizioni di pressione e temperatura interne al pianeta, mettendo a confronto i risultati delle simulazioni con modelli termodinamici.

                Fortissimo magnetismo

                Il risultato ottenuto mostrerebbe una possibilità strabiliante: la cristallizzazione del nucleo potrebbe essere la responsabile della formazioni di uno strato di diamante spesso tra i 15 e i 18 chilometri, al confine tra nucleo e mantello. L’altissima conduttività termica del diamante potrebbe favorire il trasferimento di calore dal nucleo verso il mantello, creando una stratificazione della temperatura e una modifica della convezione nel nucleo esterno liquido di Mercurio. In questo modo si spiegherebbe la generazione del campo magnetico, insolitamente forte per un pianeta di dimensioni così ridotte.

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