Curiosità
Cattive abitudini: italiani davvero bocciati?
L’Italia è rinomata per la nostra ricca storia, l’arte mozzafiato e la deliziosa cucina, ma ci sono anche aspetti della cultura italiana che possono lasciare perplessi gli stranieri. Alcune tra le abitudini, le consuetudini e tradizioni possono sembrare strane e bizzarre agli occhi di chi viene da fuori, ma è la nostra identità nazionale.

Siamo sempre più interconnessi tramite web, viaggi e cultura, ma è essenziale essere consapevoli delle differenze culturali e delle sensibilità degli altri Paesi quando si interagisce con persone provenienti da diverse culture. Ci sono molte abitudini e comportamenti che possono essere considerati normali in un contesto culturale, ma potrebbero essere visti come offensivi o inappropriati in un altro.
Come in ogni cultura, anche noi possiamo avere alcune cattive abitudini o comportamenti che possono essere oggetto di critica o miglioramento.


Nelle conversazioni animate, tendiamo a ridere a bocca aperta, alzare la voce e a parlare in toni più alti rispetto ad altre culture. Questo può essere interpretato come aggressività o mancanza di rispetto da parte di persone dove la comunicazione è più controllata e tranquilla.
Da noi è comune fare commenti sull’aspetto fisico delle persone, sia in modo positivo sia in negativo. Tuttavia, in molte altre culture, fare osservazioni su questi argomenti può essere considerato scortese o inappropriato.
Nelle conversazioni, gli italiani tendono ad essere diretti e aperti, ma questa franchezza può essere interpretata come invadente o aggressiva da persone provenienti da culture dove la comunicazione è più indiretta o riservata.
Abbiamo una reputazione per essere un po’ meno puntuali rispetto ad altre culture. Anche se ciò potrebbe essere considerato accettabile o addirittura affascinante in alcune situazioni. Facciamo chiasso al ristorante perché amiamo il cibo e, quando si tratta di pasti, qualcuno tra noi è molto accomodante e rumoroso. Tuttavia, il ciarlare a tavola o il rumore delle posate contro il piatto potrebbe essere considerato fastidioso o maleducato in alcune culture dove i pasti sono un’occasione per la tranquillità e il rispetto del silenzio.


Ma negli altri Paesi che fanno?
Ecco qualche comportamento che sarebbe meglio conoscere prima di partire per un viaggio, perché a volte basta un gesto per creare un incidente diplomatico. Eccone solo alcuni.
Alzare le mani per fermare qualcuno può essere considerato offensivo in Pakistan. È meglio evitare questo gesto e optare per una comunicazione verbale o altri gesti meno ambigui.
Evitate di toccare la testa dei bambini o degli adulti in Thailandia, poiché è considerata sacra. Toccare la testa può essere considerato estremamente irrispettoso.
Il gesto “ok” con il pollice e l’indice a cerchio potrebbe essere interpretato come minaccioso nei paesi slavi. È meglio evitare e optare per uno più neutrale.
Quando ci si trova in paesi islamici, è consigliabile indossare abiti modesti che coprano braccia e gambe, anche se non è obbligatorio per le donne. Mostrare rispetto per le norme locali può aiutare a evitare situazioni imbarazzanti o offese involontarie.
Le corna possono essere considerate un gesto di buona fortuna in Brasile. Contraccambiate il gesto se vi viene fatto, ma assicuratevi di capire il contesto in cui viene utilizzato.
Ruttare durante o dopo un pasto può essere considerato un complimento alla qualità del cibo in Giappone. Tuttavia, è importante farlo in modo discreto e rispettoso del contesto; oppure soffiarsi il naso in pubblico, soprattutto a tavola, è maleducato. Evitate di farlo e, se necessario, recatevi in un luogo privato per farlo. Inoltre, è considerato irrispettoso infilare un fazzoletto di stoffa usato in tasca.
Conoscere e rispettare, dunque, le tradizioni e le sensibilità culturali dei paesi che si visitano è essenziale per evitare malintesi o offese involontarie. Prendersi del tempo per informarsi sulle norme di comportamento locali può contribuire a garantire esperienze di viaggio più piacevoli e rispettose.
Possiamo comunque essere orgogliosi delle nostre tradizioni italiane, è importante essere consapevoli delle differenze culturali e rispettare le sensibilità degli altri quando ci si trova in contesti internazionali. La comprensione reciproca e il rispetto delle differenze sono fondamentali per una convivenza armoniosa e rispettosa delle diverse culture del mondo.
In conclusione, essere consapevoli delle differenze culturali sono fondamentali per un’esperienza di viaggio positiva e per promuovere la comprensione e il rispetto reciproco. Con un’apertura mentale e una buona dose di rispetto, è possibile evitare malintesi e creare connessioni significative con persone provenienti da tutto il mondo.
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Curiosità
Il vestito del Papa defunto tra simboli e tradizione funeraria vaticana
Il rito funebre di un Papa è un momento di grande solennità e preghiera. La sua vestizione e la scelta degli oggetti che lo accompagnano nella sepoltura non sono casuali, ma rispecchiano la missione spirituale che ha svolto durante la sua vita.

Quando un Papa muore, la Chiesa cattolica segue un protocollo preciso e ricco di simbolismo per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio. La vestizione del pontefice defunto riflette il suo ruolo spirituale e la tradizione secolare che lega il papato agli eventi più sacri della fede cristiana. Papa Francesco, 266° successore di San Pietro, riposa nella cappellina di Santa Marta prima del trasferimento nella Basilica di San Pietro. A differenza di altri pontefici, non è stato imbalsamato, ma solo sottoposto a trattamenti per rallentarne la decomposizione. Il suo corpo è stato vestito con i paramenti sacri tradizionali, che hanno un significato profondo nella liturgia cattolica. Vediamo quali.
Ma quali sono gli abiti sacerdotali del Papa?
Tra gli abiti sacerdotali indossati dal Papa quello più appariscente è la casula rossa. Il colore rosso è simbolo dell’amore divino e del sangue versato da Cristo. I sacerdoti indossano questo paramento durante celebrazioni solenni. Come per esempio la Domenica delle Palme, il Venerdì Santo, la Festa della Santa Croce e la Pentecoste. Il rosso richiama anche il martirio, elemento centrale nella fede cristiana.
Il pallio è una stola bianca con croci nere, simbolo di autorità e legame con la tradizione apostolica. Questa particolare stola, indossata sulle spalle, viene usata dai sacerdoti nelle benedizioni e nell’esposizione dell’ostensorio con il Santissimo Sacramento. Il pallio papale è confezionato con la lana di due agnelli allevati dai monaci trappisti delle Tre Fontane. Ed è tessuto dalle monache di clausura di Santa Cecilia in Trastevere.
La mitria bianca è il copricapo episcopale, segno di dignità vescovile. In passato, durante le celebrazioni solenni, i papi indossavano la tiara, un copricapo composto da tre corone sovrapposte, simboleggianti il triplice potere del pontefice. “Padre dei principi e dei re, Rettore del mondo, Vicario di Cristo in Terra“. Tuttavia, Paolo VI abolì l’uso della tiara, preferendo un simbolismo più semplice e meno legato agli aspetti monarchici della Chiesa.
L’anello d’argento. Francesco ha scelto di essere sepolto con il suo semplice anello d’argento, lo stesso che indossava quando era arcivescovo di Buenos Aires. Questo lo distingue dai suoi predecessori, i quali portavano l’Anello Piscatorio, che veniva spezzato alla loro morte per rappresentare la fine del loro potere temporale.
Un altro elemento che distingue Bergoglio durante il suo funerale è il rosario tra le mani. Un elemento fondamentale, il rosario, è segno di preghiera e meditazione. La presenza del rosario testimonia la devozione mariana di Papa Francesco e il suo legame con la tradizione della recita del Santo Rosario.
Una bara semplice che contiene il rogito
Diversamente dai papi precedenti, Francesco ha scelto una bara semplice, realizzata in legno e zinco. Bergoglio ha rinunciato al tradizionale catafalco o alla complessa sequenza delle tre bare sovrapposte (legno, zinco e legno). Questa decisione riflette il suo approccio umile e il suo desiderio di evitare fasti eccessivi. All’interno della bara, verranno deposti alcuni elementi simbolici ad iniziare dal rogito. Si tratta di un documento sigillato che contiene un breve riassunto del suo pontificato e delle sue opere. La medaglia e le monete vaticane, coniate durante il suo regno, che rappresentano il periodo storico del suo pontificato.
Curiosità
Dai cani al Kama Sutra: Charlie Forde, la veterinaria che ha scelto il porno per sopravvivere
Quando la passione per gli animali ti porta… ad amare in modo molto più esplicito. La storia di Charlie Forde: da 130 ore settimanali in clinica, a un set decisamente meno stressante.

Dal camice bianco… al “nudo integrale”. C’è chi cambia lavoro per noia, chi per passione e chi, come Charlie Forde, perché rischiava letteralmente di farsi fuori per la stanchezza. Veterinaria australiana, 36 anni, Charlie ha lasciato il bisturi per abbracciare una carriera ben diversa (ma comunque manuale): quella di pornostar a Los Angeles.



Basta agli orari massacranti
Dopo anni passati tra cuccioli e flebo, Charlie ha detto basta alle 130 ore settimanali di turni massacranti e ha scelto una nuova “specie” di set. “Essere veterinari è estenuante. Il tasso di suicidi nella categoria è sei volte superiore alla media nazionale”, ha dichiarato al Daily Mail. Insomma: meglio l’hard che il burnout.
Come si passa dagli animali ai film per adulti?
No, non è una barzelletta. Tutto è iniziato mentre studiava veterinaria: il portafogli era vuoto, i debiti universitari pieni e il tempo libero inesistente. “Ho cercato un modo per pagarmi gli studi, e qualcuno mi ha suggerito il porno. Ci ho provato… e da lì non mi sono più fermata”. Dopo un incidente stradale causato dalla stanchezza, è arrivata la svolta: mollare tutto, trasferirsi a Los Angeles e ricominciare. Con meno bisturi e molta più libertà (artistica, si intende).
Ma il porno è davvero meno stressante?
Secondo lei sì. E a guardare i numeri del settore, non è neppure una scelta così folle: orari flessibili, autonomia, possibilità di lavorare come content creator, e – non da poco – stipendi molto più alti rispetto a quelli da veterinaria. E senza il rischio di essere graffiata da un gatto isterico mentre si lavora su tre pazienti contemporaneamente. Charlie oggi è una pornostar indipendente, produce i propri contenuti e racconta la sua storia senza tabù. “Non mi vergogno. Ho preso in mano la mia vita, e la mia salute mentale è migliorata”. D’altronde, quando la realtà supera la fantasia, l’importante è stare bene. E se questo significa passare da una clinica a un set… ben venga.
La vita è una jungla, e Charlie ha semplicemente cambiato habitat
Dai volatili agli uccelli – in ogni senso – la Forde ha scelto la strada meno battuta (ma molto cliccata). E mentre qualcuno ancora storce il naso, lei vive la sua nuova vita al massimo, con ironia, libertà e, finalmente, qualche ora di sonno in più.
Curiosità
Basta, mi licenzio e cambio vita. Erica gira il mondo tutto l’anno
La storia di Erica dimostra che, nonostante le sfide, seguire i propri sogni e cercare una vita più appagante può portare a grandi soddisfazioni. La vita in crociera, seppur difficile, le ha permesso di scoprire il mondo e se stessa, offrendo una prospettiva unica su cosa significhi veramente vivere appieno.

Erica, una giovane laureata in giornalismo, ha scelto di cambiare radicalmente la sua vita lasciando un lavoro d’ufficio a New York per diventare intrattenitrice su una nave da crociera. Nonostante le difficoltà iniziali, oggi Erica è felice della sua scelta, avendo visitato 79 Paesi in dieci anni.
La decisione di cambiare vita
Erica ha lavorato in un prestigioso ufficio a New York, ma la routine stressante, il lungo tragitto e le ore passate in un cubicolo l’hanno portata a soffrire fisicamente e mentalmente. Cercando disperatamente una soluzione, ha scoperto il lavoro sulle navi da crociera, che le avrebbe permesso di viaggiare e conoscere nuove persone. Dopo aver superato un colloquio, ha iniziato la sua carriera come entertainment host.
Le difficoltà dell’inizio? Superate con la solidarietà dei colleghi
La vita a bordo non è stata facile all’inizio. Erica ha dovuto completare un rigoroso corso sulla sicurezza e imparare rapidamente le sue mansioni. Le cabine per i dipendenti sono spesso molto piccole e spartane, a volte condivise con altri membri dell’equipaggio, e le ispezioni settimanali sono una costante. Ma non mancano battute, scherzi e giochi tra colleghi per rendere la vita a bordo meno stressante. Nonostante questi ostacoli, Erica ha trovato un nuovo equilibrio.
La vita a bordo? Mai la stessa
La vita in crociera è intensa e non per tutti. I turni di lavoro possono variare dalle 8 alle 12 ore al giorno per sette mesi consecutivi. Tuttavia, Erica e molti dei suoi colleghi amano questa vita per le esperienze uniche che offre. Viaggiare continuamente permette di scoprire nuovi luoghi e culture, creando un forte senso di comunità tra l’equipaggio.
Esperienze Indimenticabili da Petra alla Nuova Zelanda
Grazie al suo lavoro, Erica ha avuto la fortuna di esplorare posti incredibili come Petra, l’Alaska e le grotte della Nuova Zelanda. Anche se a volte può sentirsi sola, considera la sua esperienza a bordo come la più emozionante e gratificante della sua vita. Insomma nonostante le sfide, seguire i propri sogni e cercare una vita più appagante può portare a grandi soddisfazioni. La vita in crociera, seppur difficile, le ha permesso di scoprire il mondo e se stessa, offrendo una prospettiva unica su cosa significhi veramente vivere appieno l propria esistenza.
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