Curiosità
Le luci natalizie le dobbiamo alla fantasia di un giovane ragazzo turco, nel lontano 1917
Tutte le città, di questi tempi, s’illuminano con gli addobbi di Natale. Uno spettacolo luminoso che, puntualmente, si rinnova e che affascina tutti, grandi e piccini. Molti meno, però, sono quelli che conoscono le origini di questa tradizione che possiede una storia fatta di inclusione e riscatto.
La diffusione dell’usanza di decorare ambienti e alberi con le luci in occasione della principale festività cristiana, partita dall’America, la si deve a un migrante adolescente. Si chiamava Albert Sadacca e, quando prese la decisione che avrebbe cambiato l’aspetto di tutte le città del mondo durante il Natale, aveva 15 anni soltanto.
Un’idea suggerita da un drammatico incendio
La sua storia, però, comincia in Turchia, a Çanakkale, sulla sponda asiatica dello stretto dei Dardanelli, dove nacque nel 1901 nell’ambito della locale comunità sefardita. Immigrato in America con la famiglia, Albert aveva altri cinque fratelli. Nel 1917, mentre in Europa si combatteva la “grande guerra” mondiale, un tragico incendio scoppiato a New York provocato dalle candele posizionate su un albero di Natale fece riflettere il giovane Albert: perchè non adattare le economiche lampadine vendute in un negozio dai suoi genitori agli abeti natalizi, realizzando delle vere e proprie corde di luci?
Il successo, visti i costi, non fu immediato
Le luci elettriche, sebbene già esistenti, avevano un prezzo troppo elevato per la maggior parte delle persone e quindi si utilizzavano le candele, con evidenti rischi alla sicurezza. La nuova idea di Albert non ebbe un immediato successo: il primo anno furono vendute solo circa 100 corde di luci elettriche. Ma dopo che il ragazzo dipinse i bulbi di rosso, verde e di altri colori, l’attività cominciò davvero a decollare. Nel 1926 Sadacca fondò un gruppo commerciale composto da diverse piccole imprese che, in seguito, si trasformarono nella più grande azienda di illuminazioni natalizie al mondo fino alla metà degli anni Sessanta.
Lutero il probabile, illustre padre dell’idea
L’usanza di decorare abeti utilizzando la luce, invece, è decisamente più antica. Legata ad un’idea che alcuni sostengono partorita dalla fantasia di Martin Lutero, il padre della Riforma protestante del XVI secolo (1483-1546). Applicando delle candele a un abete, dopo aver passeggiato una notta nella foresta e rimanendo incantato dalle stelle che brillavano tra gli alberi: da lì la decisione di portarne uno a casa propria ed abbellendolo con alcune candele poste fra i rami.
Costi proibitivi
Una tradizione che durò a lungo. Anche oltre l’avvento dell’energia elettrica, fino agli anni Venti del XX secolo, anche perchè – come abbiamo già detto – le luminarie natalizie all’inizio rappresentavano un privilegio per pochi riccho. Nel 1900, potevano occorrere fino a 300 dollari (l’equivalente di circa 10.000 dollari di oggi) per pagare le luci, un generatore e i servizi di un addetto ai cavi per illuminare un albero di Natale all’interno della propria casa. Fino alla brillante idea di Sadacca, la maggior parte delle famiglie continuava a decorare i propri alberi di Natale con le candele,secondo l’intuizione di Lutero. Una scelta sicuramente elegante… ma decisamente poco sicura.
Edison l’incantatore luminoso
L’esordio delle luci elettriche natalizie in grande stile non potevano però che essere legate al genio di Thomas Alva Edison. l’inventore delle lampade a incandescenza, intenzionato a illimunare il centro di Manhattan. In occasione del Natale del 1880, Edison posò 8 miglia (pari a 12 chilometri) di filo sotterraneo per alimentare stringhe di luci attorno all’esterno del suo laboratorio nel New Jersey. I pendolari dei treni che viaggiavano tra New York e Filadelfia erano così stupiti da quella vista che un giornalista etichettò addirittura Edison come “l’incantatore”.
Il primo albero nel 1882
Bisognerà attendere altri due anni prile che queste luci vengano utilizzate per scopi decorativi. Sempre durante le festività natalizie, il socio di Edison, Edward Hibberd Johnson, appese 80 luci elettriche colorate attorno a un albero di Natale nel loro laboratorio.
L’accensione dell’albero nazionale, grazie al presidente Coolidge
A contribuire al costo elevato delle prime luminarie natalizie era il fatto che, ai tempi, fossero cablate a mano e realizzate con preziose e delicate lampadine di vetro. Fu solo durante la presidenza di Calvin Coolidge (1872-1933) che prese il via la tradizione dell’accensione ufficiale di un albero di Natale nazionale. Nel 1923 un abete alto 15 metri e proveniente dal Vermont, stato natale di Coolidge, fu adornato con 2500 lampadine elettriche rosse, bianche e verdi.
Il record di uan famiglia newyorkese e quello giapponese di Osaka
Il primato mondiale per il maggior numero di luminarie posizionate in una sola proprietà appartiene a una famiglia di New York che, nel 2014, installò 601.736 luci intorno alla sua abitazione. Per quanto riguarda gli alberi di Natale, il record per il più decorato spetta agli Universal Studios di Osaka, in Giappone, con 612mila lampadine (novembre 2022).
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Curiosità
Pulizie di primavera nel 2025, ci costeranno 290 euro in più
Con l’aiuto di alcuni portali abbiamo valutato i consumi dei principali elettrodomestici impiegati per le pulizie domestiche,ottenendo una spesa annuale di oltre 290 euro.
Attualmente il prezzo dell’energia elettrica stabilito da ARERA per la tariffa monoraria è pari a 0,16643 €/kWh, la bioraria ha un costo di 0,17466 €/kWh in Fascia F1 e di 0,16226 €/kWh in Fasce F2 e F3. L’aggiornamento è trimestrale. Grazie ad alcun portali come Segugio.it e Facile.it è possibile prevedere i consumi medi degli elettrodomestici impiegati per le pulizie domestiche. I consumi annui stimati sono di 35smc per il gas, considerando che questo venga usato solo per la cucina nella fascia serale e nei festivi, e 1213kWh per la luce, calcolata considerando l’utilizzo degli elettrodomestici di base come forno, frigorifero e lavatrice anche in questo caso di sera o nel weekend. Ebbene per questa prossima primavera la cifra che dovremo aggiungere sarà di poco inferiore ai 300 euro.
Lavatrice
Considerando una tariffa energetica di 0,17 euro al kWh (aggiornata al primo trimestre 2025), una lavatrice da 9 kg in classe energetica E richiede circa 22 centesimi di euro per ogni lavaggio. Se si effettua una lavatrice ogni due giorni, la spesa annuale è di circa 40 euro, ma aumenta a oltre 80 euro se si lavano i capi quotidianamente come accade in molte famiglie con bambini piccoli o anziani non autosufficienti.
Per risparmiare, è consigliabile utilizzare la lavatrice a carico completo e evitare lavaggi ad alte temperature quando non necessario. Inoltre, per chi ha scelto una tariffa bioraria, è conveniente utilizzare la lavatrice durante le ore serali o nel weekend per risparmiare sulla bolletta.
Asciugatrice
Un modello da 9 kg in classe A++ consuma circa 1,6 kWh per ciclo di asciugatura, corrispondenti a circa 40 centesimi di euro in bolletta. Utilizzandola ogni due giorni, la spesa annuale si aggira intorno a 85 euro, ma può superare i 150 euro se utilizzata quotidianamente. Per ridurre i costi, è consigliabile centrifugare bene i capi prima di inserirli nell’asciugatrice per ridurre i tempi di asciugatura e utilizzare l’elettrodomestico a pieno carico, senza sovraccaricarlo.
Ferro da stiro
Il ferro è l’elettrodomestico con il più elevato consumo energetico, che varia tra 1,8 e 2,6 kWh. Con un consumo di 2,2 kWh, l’utilizzo del ferro da stiro costa circa 60 centesimi di euro all’ora. Dedicate due ore a settimana a questa attività (una media nelle famiglie italiane), si spendono circa 60 euro all’anno. Ma per famiglie numerose e con più ore di stiratura, la spesa può aumentare rapidamente. Per risparmiare, è consigliabile utilizzare il ferro da stiro quando si ha una quantità significativa di indumenti da stirare, evitando di lasciarlo acceso più del necessario e prestando attenzione alla manutenzione per evitare l’accumulo di calcare.
Aspirapolvere
L’aspirapolvere è un elettrodomestico essenziale per le pulizie domestiche quotidiane. Un modello standard può consumare 1 kWh, corrispondenti a circa 25 centesimi di euro per ogni ora di utilizzo. Utilizzandolo per un paio d’ore a settimana per tutto l’anno, la spesa si aggira intorno ai 26 euro. Per risparmiare, è consigliabile ridurre il tempo di utilizzo evitando di lasciarlo acceso senza motivo e evitare continui spegnimenti e riaccensioni. Inoltre, è importante utilizzare la funzione Turbo solo quando necessario e mantenere pulito il filtro per massimizzare l’efficienza energetica.
Scopa a vapore
La scopa a vapore è utilizzata per igienizzare il pavimento dopo l’aspirapolvere. Con un modello da 1.500 watt, ogni ora di utilizzo costa circa 40 centesimi di euro in bolletta. Utilizzandola per un paio d’ore a settimana per un intero anno, la spesa si attesta intorno ai 40 euro. Per mantenere bassi i costi, è importante effettuare regolare manutenzione alla scopa a vapore per prevenire l’accumulo di calcare e utilizzare l’acqua adeguata come indicato nel manuale di istruzioni.
Curiosità
Cosa conteneva la mummia del gatto egizio?
La mummia di gatto di Rennes offre uno sguardo affascinante sulla cultura e le pratiche religiose dell’antico Egitto. La creazione di una copia in resina dell’interno della mummia, ora esposta accanto all’originale nel museo, permette ai visitatori di apprezzare questa scoperta unica e di riflettere sui molteplici significati delle mummie animali nella storia egizia.
Un team di ricercatori francesi ha scannerizzato e digitalizzato una mummia di gatto conservata al Museo di Belle Arti di Rennes, scoprendo qualcosa di inaspettato al suo interno. Invece del corpo di un singolo gatto mummificato, la mummia conteneva resti ossei di diversi felini e un gomitolo di filo che fungeva da testa. Questa scoperta ha sorpreso molti, inclusi gli esperti del settore.
Che tecnica hanno utilizzato i ricercatori
La mummia, originariamente catalogata dal Museo del Louvre nel 1923 per educare il pubblico sulla civiltà faraonica, è stata sottoposta a scansione 3D grazie a una collaborazione tra l’Université de Rennes 1 e il Research Institute of Computer Science and Random Systems. Questo ha permesso ai ricercatori di “aprire” virtualmente la mummia e analizzare il suo contenuto senza danneggiarla fisicamente.
Un “pupazzo” di resti ossei
All’interno della mummia, i ricercatori hanno trovato ossa di tre diversi felini, anche se non è stato possibile determinare se si trattasse di gatti domestici, selvatici o altri tipi di felini. Ma c’è di più. Là dove si sarebbero aspettati di ritrovare il cranio del gatto, i ricercatori hanno trovato anche un gomitolo di filo. Che significato potrebbe avere?
Un messaggio per la Dea
Divina Centore, egittologa del Museo Egizio di Torino, ha spiegato che non è raro trovare mummie di animali incomplete o riempite con materiali diversi. Questo tipo di mummie poteva avere vari significati, come doni per le divinità o rappresentazioni simboliche. La mummia di gatto a Rennes potrebbe essere stata un “messaggero per una divinità“, forse la Dea Bastet, simbolo della vita, dell’amore e della grazia.
La speculazione delle mummie “contraffatte”
La dottoressa Centore ha citato altri esempi di mummie animali che contenevano solo parti del corpo o erano realizzate con materiali riciclati. Ad esempio, una mummia di coccodrillo conteneva un piccolo esemplare all’interno, mentre altre pseudomummie erano create per essere vendute in età moderna, con contenuti e strutture riciclati da mummie precedenti.
Cosa significa questa scoperta
Questa scoperta ci dovrebbe fare riflettere su come i gatti e altri animali fossero trattati e venerati nell’antico Egitto. La presenza di un gomitolo di filo nella mummia di gatto di Rennes potrebbe indicare soluzioni economiche adottate dai fedeli che non potevano permettersi una mummificazione completa o un tentativo di soddisfare una domanda elevata di mummie animali.
Curiosità
Fertilità maschile e aumento della lunghezza del pene: una strana evoluzione
In breve, mentre il pene si allunga, la fertilità diminuisce: un paradosso che richiede attenzione e studio approfondito. Ma, per ora, possiamo solo prendere atto di questa curiosa evoluzione e aspettare ulteriori sviluppi.
Negli ultimi decenni, la fertilità maschile ha subito un declino notevole: gli spermatozoi sono sempre più lenti e meno numerosi, mentre la lunghezza media del pene è in crescita. Aldilà delle facili battute, questa combinazione rappresenta un problema serio, influenzato da fattori come lo stress, lo stile di vita sedentario e l’esposizione a sostanze inquinanti.
Secondo uno studio pubblicato su The World Journal of Men’s Health e ripreso dalla Società Italiana di Andrologia, il professor Michael Eisenberg dell’Università di Stanford ha analizzato 75 studi su circa 56.000 uomini, raccogliendo dati degli ultimi 80 anni. Sorpresa: la lunghezza media del pene in erezione è aumentata del 24% negli ultimi 24 anni, passando da 12 a 15 cm. Un risultato inaspettato che ha lasciato perplessi anche gli esperti, i quali si aspettavano una decrescita.
Cause dell’allungamento del pene
Ma perché il pene si allunga? Eisenberg attribuisce questo fenomeno a cambiamenti nei nostri corpi dovuti all’esposizione a sostanze chimiche come pesticidi e prodotti per l’igiene, che alterano gli ormoni maschili. Questi cambiamenti sono correlati anche a obesità, stress e pubertà anticipata. Tuttavia, lo studio non esplora esplicitamente le ripercussioni di questo allungamento sulla salute riproduttiva, richiedendo ulteriori ricerche.
E ora che accade?
Sebbene questo studio rappresenti un primo passo importante, è solo l’inizio. Future ricerche esamineranno diverse popolazioni per determinare se questo cambiamento è universale o circoscritto a specifici gruppi. L’obiettivo è capire come l’aumento della lunghezza media del pene influenzi la salute maschile, con un’attenzione particolare agli stili di vita e all’esposizione agli agenti chimici.
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