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Greenwashing: strategie di contrasto, casi italiani e internazionali, la guida definitiva

Verrà presentato oggi all’Università Bocconi di Milano il libro “Greenwahing strategie di contrasto casi italiani e internazionali”, scritto da Marco Letizi.

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    Verrà presentato oggi (Mercoledì 9 ottobre) alle 17 al Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale presso l’Università Bocconi di Milano il libro “Greenwashing: strategie di contrasto, casi italiani e internazionali“. Scritto da Marco Letizi e pubblicato da Egea, il libro affronta in modo approfondito il fenomeno del greenwashing, dalla sua nascita fino alle moderne strategie di contrasto. Analizza casi italiani e internazionali, fornendo una guida dettagliata su come riconoscere e combattere queste pratiche di marketing ingannevole legate all’ambiente. Abbiamo rivolto alcune domande all’autore per capire il fenomeno del greenwashing e l’importanza della responsabilità sociale delle imprese.

    D. Cosa si intende esattamente per greenwashing?

    R. Il greenwashing è, in estrema sintesi, la comunicazione di informazioni ambientali ingannevoli attraverso le quali le imprese vogliono presentare un prodotto o un servizio come ecosostenibile quando, in realtà, non lo è. In altri termini, incorrono in pratiche di greenwashing le imprese che dichiarano prestazioni ambientali, in termini di fornitura di beni e/o servizi, mai avvenute o solo parzialmente eseguite.

    D. Da dove nasce il fenomeno e come si è sviluppato nel corso del tempo?

    R. Sin dalla nascita del movimento ambientalista negli anni Sessanta, negli USA, il green marketing non è mai stato trascurato. A partire dagli anni Settanta, pubblicitari e commercianti tentarono di capitalizzare le preoccupazioni dei consumatori per l’ambiente, promuovendo gli aspetti ecologici di prodotti, servizi e ponendo in essere pratiche commerciali che fossero quanto più possibile rispettose dell’ambiente. Gli advertisers e i marketers furono lungimiranti e compresero che non sarebbe stato saggio ignorare la sensibilità dimostrata da una certa parte di consumatori rispetto alle tematiche ambientali. Preconizzando che le decisioni d’acquisto di questi ultimi sarebbero sempre più state influenzate dall’impatto ambientale dei prodotti e dei servizi commercializzati.

    Inevitabilmente, molte delle affermazioni di marketing ambientale dei players sul mercato si rivelarono false o fuorvianti. Alla fine degli anni Settanta, lo scetticismo ecologico innescato da tali pratiche commerciali scorrette ebbe una vasta eco sull’opinione pubblica americana. Dieci anni più tardi l’ambientalista Jay Westervelt coniò il neologismo greenwashing. E soprattutto spinse il legislatore statunitense a varare una legge ad hoc contro i greenwasher. E, inoltre, a disciplinare la pubblicità di prodotti e servizi in relazione alle tematiche ambientali.

    Dalle ideologie al pragmatismo

    La particolare attenzione dell’opinione pubblica americana rispetto al fenomeno del greenwashing fu in gran parte attribuita al cambiamento di strategia del movimento ambientalista. Movimento che abbandonò le posizioni più ideologiche, intraprendendo un percorso di scelte più professionali e pragmatiche e instaurando relazioni più costruttive con il mondo politico. Due fondamentali provvedimenti legislativi di questo periodo furono il Clean Air Act e il Clean Water Act, che costituiscono tuttora il legal framework statunitense in materia ambientale. Uno dei primissimi casi di marketing ambientale ingannevole riguardava le affermazioni pubblicitarie della Standard Oil su un additivo per la benzina chiamato Chevron F-310. Era pubblicizzato come un articolo ecologico in quanto avrebbe «prodotto una significativa riduzione delle emissioni di scarico e del conseguente inquinamento atmosferico».

    Pochi mesi dopo un gruppo di consumatori, che aveva collettivamente acquistato 300 milioni di galloni di benzina F-310, intentò una class action innanzi alla Federal Trade Commission. L’accusa fu rivolta contro le emittenti tv che avevano lanciato lo spot pubblicitario del prodotto commercializzato dalla Standard Oil, sostenendo la falsità delle affermazioni.

    D. Qual è la direttiva europea più recente sul contrasto al greenwashing?

    R. Si tratta della Direttiva 2024/825/UE, nota come Empowering Consumers for Green Transition Directive. In vigore dallo scorso 26 marzo dovrà essere recepita dagli Stati Membri entro il 27 marzo 2026 e applicata entro il successivo 27 settembre 2026. La direttiva si pone l’obiettivo, da un lato, di mettere i consumatori nelle condizioni di poter prendere decisioni di acquisto informate, responsabili e contribuire in tal modo a modelli di consumo più sostenibili. Dall’altro, indurre gli operatori economici (produttori e rivenditori) a una maggiore responsabilità di fornire informazioni chiare, pertinenti e affidabili. La direttiva, inoltre, contribuisce al corretto funzionamento del mercato interno, incentiva la concorrenza leale tra le imprese. E inoltre stimola la domanda e l’offerta di beni più sostenibili e conseguente riduzione dell’impatto negativo sull’ambiente.

    La direttiva introduce una vera e propria black list di pratiche commerciali sleali. Segnalo, inoltre, la proposta di direttiva sull’attestazione e sulla comunicazione delle asserzioni ambientali esplicite (Green Claims Directive) presentata dalla Commissione europea il 22 marzo 2023. Il 17 giugno 2024, il Consiglio dell’Unione europea ha adottato la sua posizione in merito alla direttiva. L’orientamento generale adottato dal Consiglio servirà quale base per i negoziati con il Parlamento europeo sulla forma definitiva della direttiva nell’ambito di questa X legislatura europea.

    D. Ci può citare qualche esempio di casi di greenwashing in Italia?

    R. Nel libro esamino numerosi casi di greenwashing in Italia, nell’Unione europea e in paesi extra-UE. Per quanto riguarda l’Italia, ho analizzato il caso di Ferrarelle Spa, San Benedetto e Acqua Sant’Anna sanzionate dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato per greenwashing, nonché il caso di greenwashing che ha coinvolto ENI SpA nei cui confronti l’Autorità ha irrogato una sanzione pecuniaria amministrativa pari a 5 milioni di euro per il suo Green Diesel.

    D. Quali sanzioni rischiano le aziende che praticano il greenwashing?

    R. Le imprese che pongono in essere pratiche di greenwashing possono incorrere in sanzioni pecuniarie anche piuttosto pesanti. Nel provvedimento che vieta la pratica commerciale scorretta, l’Antitrust può disporre l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 5 mila a 10 milioni di euro tenuto conto delle informazioni sul fatturato annuo del trasgressore. E inoltre della natura, gravità, entità, durata della violazione ed eventuali casi di recidiva. Delle azioni intraprese dal trasgressore per attenuare il danno subito dai consumatori o per porvi rimedio. Del vantaggio economico conseguito o delle perdite evitate dal trasgressore in conseguenza della violazione. E infine delle eventuali sanzioni inflitte al trasgressore per la medesima violazione in altri Stati membri in casi di infrazioni intra-UE.

    D. Come possono le imprese dimostrare la loro trasparenza ambientale?

    R. Anzitutto le imprese devono essere compliant con gli obblighi introdotti nel tempo dal legislatore europeo. Mi riferisco, ad esempio, alla Corporate Sustainability Reporting Directive in tema di obblighi di rendicontazione societaria di sostenibilità. E, inoltre, ai criteri tassonomici introdotti dal Regolamento Tassonomia per valutare se le attività economiche di un’impresa possano considerarsi effettivamente ecosostenibili. O ancora al Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) volto a migliorare la trasparenza informativa nel settore finanziario, riducendo sensibilmente le pratiche di greenwashing. E soprattutto permettendo agli investitori di assumere decisioni più responsabili e coerenti ai propri valori e obiettivi.

    Inoltre, per evitare i rischi di greenwashing è necessario calcolare l’impatto ambientale in ogni fase del ciclo di vita di un prodotto, servizio, organizzazione e processo attraverso il metodo di analisi denominato Life Cycle Assessment (LCA). Nella stessa direzione si è orientato anche il garante dei consumatori italiano che ha più volte ribadito come la metodologia LCA rappresenti l’unico robusto supporto capace di fornire dati e informazioni incontestabili per i green claims relativi ai prodotti.

    D. Perché questo libro è considerato una guida fondamentale per chi opera nel settore?

    R. Questo libro spiega come va raccontata la sostenibilità, quali sono le norme italiane e le numerose leggi internazionali che implicano che si debba evitare il greenwashing. E lo fa analizzando gli aspetti legislativi, economici, tecnologici. Infatti, assieme alla meticolosa, puntuale e aggiornatissima analisi della legislazione italiana, europea, statunitense, asiatica e mediorientale, il fenomeno viene riportato nella realtà delle imprese attraverso casi pratici e le testimonianze di chi applica la sostenibilità in società e la comunica evitando il greenwashing. Il libro, pertanto, è utile sia per chi lavora in azienda sia per il consumatore o cittadino.

    Ma vista l’importanza del fenomeno del greenwashing vi è di conseguenza un enorme potenziale interesse di sviluppo per numerose figure professionali. Sia a livello micro (aziende singole di ogni dimensione, tipologia e settore, e anche per lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali) che a livello macro (sistema economico-istituzionale, dagli organismi sovranazionali alle organizzazioni internazionali e le pubbliche amministrazioni). Il mercato richiede una vasta gamma di figure professionali, ognuna con competenze specifiche: più orientate su aspetti scientifico-tecnologici piuttosto che ad aspetti manageriali. È richiesta una base ampia e integrata di conoscenze e capacità che permetta di comprendere le varie problematiche da diversi punti di vista.

    Sono necessari nuovi esperti per guidare la trasformazione sostenibile delle organizzazioni, a loro è richiesto di innovare, grazie anche al potenziale delle innovazioni scientifiche e tecnologiche. Non si tratta di un compito semplice: temi di sostenibilità così rilevanti come i diritti umani, le diseguaglianze sociali e il cambio climatico richiedono lo sviluppo di nuove competenze in grado di coniugare la crescita aziendale con risultati economici, istanze sociali e ambientali evitando appunto il greenwashing, ma perseguendo una vera e sostanziale sostenibilità trasformativa, comunicata correttamente.

    Il libro è certamente una guida completa ed esaustiva sul come mettere in pratica davvero la sostenibilità e comunicarla correttamente grazie proprio alla conoscenza del greenwashing ovvero di cosa non fare. In pratica, un aiuto concreto per passare dal dire al fare più velocemente, per aiutare le imprese che devono integrare nei piani strategici la sostenibilità trasformativa. Chi non intraprende il cammino verso sostenibilità sul serio è avvisato!

    D. Qual è la sua esperienza nel settore?

    R. PhD in Business Management presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Avvocato, Dottore Commercialista e Revisore Legale, sono un ex Colonnello della Guardia di Finanza con circa 30 anni di esperienza “sul campo”. Nella lotta alla criminalità economica organizzata, ho condotto complesse indagini anche nel settore dei green crimes e, in particolare, nel settore del traffico di rifiuti. Il sistema di gestione e smaltimento dei rifiuti in quanto “capital intensive sector” è particolarmente favorito dalla criminalità organizzata anche di matrice mafiosa. In ragione di tali complesse indagini nel settore ambientale, per diversi anni ho collaborato con la Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.

    Dal 2015 lavoro come esperto della Commissione europea e del Consiglio d’Europa e dal 2021 come Global Consultant per conto delle Nazioni Unite e di diversi governi. Mi occupo da sempre di corporate compliance integrata, combinando – secondo un approccio multidisciplinare, interdisciplinare e integrato – gli aspetti tradizionali della corporate compliance (tax compliance, antiriciclaggio e anticorruzione) con gli obblighi normativi in tema di sostenibilità.

    Dal 2021, coordino un team di esperti nelle attività di consulenza in materia di corporate compliance integrata e, con riferimento all’audit ESG, supporto le imprese a migliorare le loro performance in tema di sostenibilità. Inoltre, assisto i Paesi in via di sviluppo ed emergenti a porre in essere le migliori iniziative possibili al fine di allineare le loro green agenda all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ho, inoltre, pubblicato numerosi libri e articoli in tema di antiriciclaggio, contrasto al finanziamento del terrorismo, lotta alla criminalità economica, green economy e sustainable finance. Collaboro con Il Sole 24 Ore.

    D. Quali altri contributi sono presenti nel suo libro?

    R. La prefazione del libro è stata scritta dal Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – Senatore Claudio Barbaro. L’introduzione dall’Europarlamentare e Professoressa Ordinaria di Economia dell’Ambiente al Politecnico di Torino – Mercedes Bresso – e le conclusioni da Francesco Perrini, Professore Ordinario di Economia Aziendale presso l’Università Bocconi, Associate Dean di SDA Bocconi e Direttore del Sustainability Lab. Colgo, inoltre, l’occasione per ringraziare il presidente Brunello Cucinelli per avermi dato la possibilità di parlare in modo approfondito del suo gruppo e delle iniziative che la Brunello Cucinelli S.p.a. ha posto in essere per mitigare i rischi di greenwashing.

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      Annunciati tutti i vincitori del XII Premio Internazionale di Letteratura Città di Como. Tra i premiati anche Gianrico Carofiglio e Alberto Riva.

      Ideato nel 2014 da Giorgio Albonico e promosso dall’Associazione Eleutheria, il Premio gode del patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Como, Università dell’Insubria e Camera di Commercio Como-Lecco. In palio un montepremi complessivo di 30.000 euro, destinato non solo agli autori vincitori ma anche a progetti culturali e benefici.

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        La XII edizione del Premio Internazionale di Letteratura Città di Como ha proclamato i suoi vincitori sabato 8 novembre 2025, nella suggestiva cornice della Sala Bianca del Teatro Sociale di Como. Alla cerimonia hanno partecipato anche Alessandra Locatelli, Ministro per le disabilità della Repubblica Italiana e Sergio Gaddi, Consigliere regionale della Lombardia, critico e storico d’arte e curatore di mostre. La giuria ha svelato i nomi degli autori e delle opere che si sono distinti nelle numerose sezioni del concorso, confermando il prestigio e la rilevanza della manifestazione nel panorama culturale italiano.

        Il Premio alla Carriera 2025 è stato conferito a Giovanni Caprara, illustre giornalista, editorialista scientifico del Corriere della Sera, saggista e storico della scienza e dello spazio. Questo prestigioso riconoscimento celebra una carriera dedicata alla divulgazione e all’approfondimento scientifico di altissimo livello.

        Alberto Riva ha ottenuto il primo premio per la sezione di Narrativa Edita. Per i generi, invece, Isabella Becherucci è stata premiata per la narrativa con impegno sociale rivolta alla disabilità e Paolo Chiappero si è distinto nella narrativa di viaggio. Nella Saggistica i riconoscimenti sono andati a Gianrico Carofiglio come vincitore della sezione, mentre per i generi a Luigi Grassia (saggistica divulgativa scientifica), Enrico Terrinoni (saggistica letteraria) e Carlo Gaudio (saggistica d’inchiesta). Mario Santagostini ha vinto per la Poesia, mentre Flavio Soriga e Isabella Salmoirago hanno ricevuto un premio ex aequo per la Letteratura per Ragazzi.

        Tra gli altri vincitori figurano Paolo Luca Bernardini per il Giornalismo, Odilla Agrati per l’Autobiografia e, nella sezione Multimediale, Paolo Ameli per la fotografia e Giulio Montini per il reportage. Roberto Luigi Pagani ha vinto per l’Opera a tema, mentre Cristina Bosco e Marta Cristofanini si sono aggiudicate ex aequo il premio per l’Opera Prima. Silvana Segapeli si è aggiudicata il premio per la Narrativa inedita con il romanzo Il fabbricatore di Ciclopi, che sarà pubblicato dalla casa editrice Mursia e l’editore, Fiorenza Mursia, si è congratulata personalmente con la vincitrice. Ulteriori premi sono stati assegnati a Roberto Brunelli (sezione dedicata al Lago) e Luciano Tornese per il Racconto Inedito, Caroline D’Andrea e Hannah Ritchie (ex aequo) per l’Opera dall’Estero e a Veronica Chiossi per la Poesia inedita.

        Anche per l’edizione 2025, il Premio ha assegnato diplomi, targhe e premi speciali della Giuria, con un montepremi complessivo di 30.000 euro distribuito tra i vincitori e i classificati. Con oltre 2.300 iscritti quest’anno, il concorso continua a crescere in partecipazione e autorevolezza.

        Il Premio Città di Como
        Ideato nel 2014 da Giorgio Albonico e promosso dall’Associazione Eleutheria, il Premio Letterario Internazionale Città di Como è uno dei più importanti concorsi letterari in Italia e all’estero. Patrocinato dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Como, dal Comune di Como, dal Comune di Erba, dal Comune di Tremezzina, dalla Camera di Commercio Como Lecco e dall’ Università degli Studi dell’Insubria si distingue per una giuria di assoluto prestigio che garantisce imparzialità e trasparenza nella valutazione delle opere.

        La rosa dei vincitori delle diverse sezioni del Premio è così composta

        AUTOBIOGRAFIA
        Agrati Odilla – Pianto antico – Inedito

        BAMBINI E RAGAZZI
        Soriga Flavio – Signor salsiccia. Una storia di ricci, nonni e cambiamento climatico – Bompiani 2024
        Salmoirago Isabella – La cercatrice d’acqua – Edizioni Paoline 2024

        GIORNALISMO
        Bernardini Paolo Luca – Non ti scordar di me. Storia e oblio del genocidio armeno – Corriere della sera

        MULTIMEDIALE
        Montini Giulio – Portatori di zolfo – Reportage
        Ameli Paolo – Como d’incanto – Foto

        NARRATIVA EDITA
        Riva Alberto – Ultima estate a Roccamare – Neri Pozza 2023
        Becherucci Isabella – Accabò – Il Canneto 2024
        Chiappero Paolo – Fuga da Berlino – Mondadori Electa (1 ed.) KDP (2 ed.)

        NARRATIVA INEDITA
        Segapeli Silvana Il fabbricatore di Ciclopi

        OPERA A TEMA

        Pagani Roberto Luigi – Un italiano in Islanda. Storia e storie della Terra del Ghiaccio – Sperling & Kupfer 2024

        OPERA DALL’ ESTERO

        D’Andrea Caroline – La Signora Viola. Commedia in due atti – Albatros 2024
        Ritchie Hannah – Non è la fine del mondo. Come possiamo costruire un pianeta sostenibile – Aboca Edizioni 2024

        OPERA PRIMA
        Bosco Cristina – Distinguere un sorriso da un velo – Il Cielo Stellato 2023
        Cristofanini Marta – Seleneide – Racconti edizioni

        POESIA EDITA
        Santagostini Mario – Nome di paese: Ascensione – Fallone Editore

        POESIA INEDITA
        Chiossi Veronica – Raccolta di poesie

        RACCONTO
        Tornese Luciano – Quella “Belva” di Via San Gregorio – Inedito
        Brunelli Roberto – Quel che il lago sa – Inedito

        SAGGISTICA
        Carofiglio Gianrico – Elogio dell’ignoranza e dell’errore – Einaudi 2024
        Grassia Luigi – Quell’osso di babbuino lanciato nell’universo. Una storia per aneddoti di come abbiamo scoperto il cosmo – Mimesis 2024
        Terrinoni Enrico – La letteratura come materia oscura – Treccani libri 2024
        Carlo Gaudio – L’urlo di Moro – Rubbettino 2022

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          “L’uomo che pesò l’eternità”: Giuseppe Bresciani e la vertigine del tempo circolare

          Nel suo nuovo libro L’uomo che pesò l’eternità, Giuseppe Bresciani intreccia storia, filosofia e mito per dare voce al leggendario conte di Saint Germain, l’uomo che ha sfidato il tempo. Una confessione poetica e visionaria che riflette sull’infinito, sull’amore e sull’eterno ritorno delle vite.

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            Ci sono libri che si leggono, e libri che si attraversano. L’uomo che pesò l’eternità, l’ultimo romanzo di Giuseppe Bresciani per AltreVoci Edizioni, appartiene a questa seconda categoria: non si consuma, si vive. È un testo che avvolge, che sfida il lettore con una narrazione sospesa tra la materia e il mito, e che alla fine lascia la sensazione di aver assistito a un rito più che a una semplice storia.

            Bresciani scrive con una prosa limpida e avvolgente, che ha qualcosa del respiro dei grandi romanzieri europei della prima metà del Novecento. Ogni pagina è calibrata, cesellata, eppure fluida come un pensiero antico che torna alla luce. Ma ciò che rende L’uomo che pesò l’eternità un romanzo davvero raro è la sua architettura circolare: un racconto che si richiude su se stesso come un anello, o meglio come l’ouroboros — il serpente che si morde la coda — simbolo della rinascita e del tempo che si rigenera.

            Il protagonista, il leggendario conte di Saint Germain, attraversa i secoli come un viandante tra i sogni. La sua voce, che si alza dalle prime pagine come un sussurro confessionale, diventa quella di un uomo che ha visto tutto e non può morire. Bresciani lo fa parlare non con la retorica dell’immortalità, ma con il peso della memoria: un’eco che sembra provenire da una biblioteca dimenticata del mondo. Roma innevata, un mattino di Natale del 1940: è qui che lo incontriamo, solo tra le statue del Pincio, intento a raccontare se stesso e la propria condanna a durare.

            Il tempo nel romanzo non è mai lineare. È un mare in tempesta dove il protagonista naviga da tre secoli, tra incontri, passioni, rivoluzioni e rivelazioni. Ogni vita che assume è un ciclo che si apre e si chiude, come una spirale che torna al punto d’origine. E in questo movimento incessante — dove la storia dell’uomo diventa metafora della storia umana — si avverte un profumo di filosofia: l’idea che l’eternità non sia un dono, ma un peso da misurare, appunto, come suggerisce il titolo.

            C’è in queste pagine un’eco di Borges, nei labirinti del tempo e della memoria, e un riflesso di Mann, nel modo in cui l’immortalità diventa una condanna intellettuale. Ma c’è anche la dolcezza visionaria di Coelho e la profondità umana di Hugo: un equilibrio raro, che solo una scrittura consapevole e colta come quella di Bresciani riesce a mantenere.

            Il conte di Saint Germain, nella sua ricerca di conoscenza e di amore, diventa un archetipo dell’uomo moderno: eterno eppure fragile, onnisciente eppure solo. “Ho navigato per tre secoli sulle acque impetuose della storia”, confessa. Ed è impossibile non sentirlo vicino, come se la sua voce fosse la nostra — il desiderio universale di trattenere il tempo, di misurarlo, di non lasciarlo svanire.

            Bresciani costruisce un racconto che vive di ritmo e di respiro, dove l’avventura incontra la metafisica. Non c’è compiacimento stilistico, ma una cura artigianale della parola, una lingua che vibra e si fa musica. Le descrizioni di Roma, i dialoghi con le statue, gli amori che bruciano come lampi nella notte del tempo: tutto concorre a creare un’esperienza sensoriale e intellettuale insieme.

            È un libro che si legge con lentezza, come si assapora un vino antico o una melodia lontana. E quando si chiude l’ultima pagina, ci si accorge che il viaggio non è finito: la storia torna a sé stessa, ricomincia, si ripete in eterno, proprio come l’ouroboros che rappresenta la vita che si divora e si rinnova.

            In un panorama editoriale spesso affollato di storie effimere, L’uomo che pesò l’eternità è un romanzo che osa parlare dell’infinito. E ci ricorda che ogni vita, per quanto breve, è un ciclo compiuto dentro un disegno più grande — quello dell’eterno ritorno delle cose.

            Giuseppe Bresciani firma così non solo un romanzo, ma un’esperienza di conoscenza. Un’opera che lascia il segno e che, come il suo protagonista, continuerà a vivere a lungo, sospesa tra il tempo e l’eternità.

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              Dracula non muore mai: classifica dei 5 libri sui vampiri usciti nel 2025, tra il successo del film di Luc Besson e il ritorno letterario del Signore delle Tenebre

              Al cinema trionfa Dracula – L’Amore Perduto del regista francese e in libreria esplode una nuova ondata dark: il vampiro torna protagonista assoluto del 2025.

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                Dracula è eterno. E il 2025 lo conferma C’è un nome che non conosce tramonto, e non è un caso che torni sempre quando le notti si fanno lunghe. Con il successo mondiale del nuovo film di Luc Besson, Il Dracula – L’Amore Perduto, il mito del conte della Transilvania vive una nuova rinascita culturale: i vampiri tornano al cinema, conquistano social e streaming, e in libreria spunta un’ondata di titoli freschi che dimostra che certe icone non invecchiano. Si rinnovano, mordono più forte e continuano a esercitare fascino. Ecco i cinque libri sui vampiri e su Dracula usciti nel 2025 che stanno segnando l’anno di chi ama leggere romanzi dalle suggestioni gotiche e tinte dark.

                Vlad – Il Figlio del Drago — Luca Arnaù (Ugo Mursia Editore)


                1) Vlad – Il Figlio del Drago — Luca Arnaù
                Ugo Mursia Editore
                Il più sorprendente tra i titoli del 2025. Non un vampiro fantasioso, ma l’uomo dietro la leggenda: il Principe della Valacchia, soldato, stratega, simbolo di paura e devozione. Vlad – Il Figlio del Drago ribalta la prospettiva: niente cliché gotici, ma un affresco storico denso e carnale, dove politica, fede, ferocia e destino si intrecciano. È il primo volume di una trilogia che promette di diventare una saga imperdibile per chi ha amato Game of Thrones: intrighi, sangue, potere, ossessioni, visioni e una ricostruzione storica millimetrica. Dracula torna uomo — e proprio per questo fa ancora più paura.

                I Diari della Famiglia Dracula. La storia mai raccontata — Jeanne Kalogridis (Newton Compton Editore)


                2) I Diari della Famiglia Dracula. La storia mai raccontata — Jeanne Kalogridis
                Newton Compton Editore
                Un viaggio nell’ombra del mito attraverso una narrazione epistolare e documentale. Questa versione immagina lettere, testimonianze e memorie private della casata dei Dracula, come se la famiglia avesse davvero custodito segreti e verità mai rese pubbliche. Un racconto che gioca con l’archivio e il mistero, tra suggestioni ottocentesche, folklore dell’Est e maledizioni tramandate. Per chi ama l’idea del vampiro come saga familiare intrisa di sangue e destini spezzati.

                Dracula non muore mai — Syusy Blady (Mondadori)


                3) Dracula non muore mai — Syusy Blady
                Mondadori
                Syusy Blady affronta il mito con curiosità antropologica e sguardo narrativo. Mescola storia, viaggio e leggenda, portando il lettore tra monasteri ortodossi, castelli sospesi nella nebbia e villaggi dove il folklore non è mai davvero morto. Un’opera che attraversa territori e immaginari, a metà fra saggio narrativo, reportage e favola nera.

                Il messia dei vampiri — Rolando Mari (Augh! Editore, collana Frecce)


                4) Il messia dei vampiri — Rolando Mari
                Augh! Editore, collana Frecce
                Un romanzo breve e intenso che ribalta la prospettiva tradizionale: qui i vampiri — insieme a licantropi e altre creature della notte — non sono solo mostri, ma esseri in rivolta contro un’umanità che li ha temuti e perseguitati per secoli. Una storia dark, visionaria, che fonde horror e allegoria, con un protagonista costretto a varcare la soglia dell’ignoto e scegliere se restare uomo o abbracciare il destino delle ombre.

                Il grande libro dei vampiri — Cindy Warner (Ekniga)


                5) Il grande libro dei vampiri — Cindy Warner
                Ekniga
                Una guida ricchissima e divulgativa che attraversa secoli di miti, folklore e letteratura del sangue. Dalle leggende dell’Europa orientale ai salotti vittoriani, dai riti contadini alle icone del cinema contemporaneo, Cindy Warner costruisce un atlante culturale dei vampiri, tra archivi, testimonianze popolari e riferimenti pop.
                Dracula, sempre lui
                È curioso — e affascinante — osservare come ogni epoca riscriva Dracula per raccontare sé stessa.
                Una volta era il terrore della notte, poi il simbolo della lussuria proibita, dell’immortalità, della ribellione contro il tempo. Oggi è tutto questo e altro ancora: trauma storico, potere, seduzione, nostalgia, critica sociale. Nel 2025, mentre il film di Besson riporta in sala un vampiro tormentato e romantico, la letteratura lo rilancia in mille forme: il principe guerriero, la contro-storia familiare, il mito antropologico, l’eroina vendicatrice, l’icona culturale eterna.
                Dopo più di un secolo, la domanda non è più perché Dracula è tornato, ma perché non se n’è mai andato. Il suo fascino è rimasto lì, in sospeso tra storia e leggenda, pronto a mordere ancora. E questa nuova stagione di libri lo dimostra: il conte non dorme mai davvero. Aspetta. Sceglie il momento. Torna. E ogni volta — puntualmente — conquista un’altra generazione.

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