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Distaccati e indipendenti, perché i gatti amano miagolare agli umani

Nel corso del tempo, i gatti si sono evoluti per usare segnali vocali che risuonano con i nostri istinti di accudimento. Questa comunicazione bidirezionale evidenzia la relazione unica che abbiamo sviluppato con i nostri amici felini, che si sono adattati per sollecitare cure e attenzioni da parte nostra. E molti proprietari di gatti non lo vorrebbero in nessun altro modo.

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    I gatti hanno fatto molta strada, trasformandosi da solitari cacciatori notturni a fedeli compagni domestici. Il miagolio è una delle dimostrazioni più evidenti di questo addomesticamento. Escludendo le mamme con i cuccioli e i richiami sessuali, i gatti si miagolano a vicenda molto raramente. Tuttavia, con noi umani, utilizzano il loro repertorio vocale per attirare la nostra attenzione e sollecitare le nostre cure. Questo comportamento dimostra la profonda relazione che abbiamo sviluppato con i nostri amici felini, spesso erroneamente considerati distaccati e indipendenti.

    Ci considerano i loro badanti

    Secondo Grace Carroll della Queen’s University Belfast, questa storia risale a migliaia di anni fa. In origine, i gatti erano creature solitarie, preferendo vivere e cacciare da soli. Le loro interazioni sociali erano limitate alle interazioni madre-gattino. Tuttavia, quando hanno iniziato a vivere accanto agli umani, le loro vocalizzazioni hanno assunto nuovi significati. Miagolando, i gatti ci vedono come i loro badanti, simili alle loro madri feline.

    Si sono addomesticati da soli

    I gatti incontrarono per la prima volta gli umani circa 10.000 anni fa, quando gli uomini iniziarono a stabilire insediamenti permanenti. Questi insediamenti attrassero i roditori, che a loro volta attirarono i gatti. I gatti meno timorosi prosperarono, beneficiando di una scorta di cibo costante, sviluppando nel tempo legami più stretti con gli umani. A differenza dei cani, che sono stati allevati per caratteristiche specifiche, i gatti si sono addomesticati da soli. Quelli che potevano tollerare e comunicare con gli umani avevano un vantaggio di sopravvivenza.

    La docilità nasce dall’allevamento selettivo

    Gli esperimenti russi sulle volpi d’allevamento, iniziati negli anni ’50 da Dmitry Belyaev, mostrano come l’allevamento selettivo per la docilità può portare a cambiamenti comportamentali e fisici negli animali. Le volpi argentate allevate per essere meno timorose e aggressive sono diventate più docili, sviluppando tratti fisici simili ai cani domestici e vocalizzazioni più amichevoli.

    Modificano le fusa per richiamare la nostra attenzione

    Analogamente, anche i gatti hanno adattato le loro vocalizzazioni. Uno studio del 2009 condotto da Karen McComb ha rivelato che i gatti modificano le loro fusa per richiamare l’attenzione umana, aggiungendo una componente acuta simile a un pianto che attinge alla nostra sensibilità ai suoni di sofferenza, rendendolo difficile da ignorare.

    Anche noi umani abbiamo adattato il nostro modo di comunicare con i gatti

    Utilizziamo il “baby talk”, un tono di voce più alto e un linguaggio semplificato, simile a quello usato con i bambini, che aiuta a coinvolgere e creare un legame con i nostri animali domestici. Una recente ricerca suggerisce che i gatti rispondono positivamente a questa forma di comunicazione.

    Nel corso del tempo, i gatti si sono evoluti per usare segnali vocali che risuonano con i nostri istinti di accudimento. Questa comunicazione bidirezionale evidenzia la relazione unica che abbiamo sviluppato con i nostri amici felini, che si sono adattati per sollecitare cure e attenzioni da parte nostra. E molti proprietari di gatti non lo vorrebbero in nessun altro modo.

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      Chi porta più felicità in casa: cani o gatti? La scienza dice che…

      Gli studiosi del Manhattanville College di New York hanno stabilito che chi ha un animale domestico è più soddisfatto di chi non ne ha. Cane o gatto? E’ una scelta personale…

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        Avere un animale domestico può avere un impatto positivo sulla nostra salute mentale e fisica. La scelta tra avere un cane o un gatto rimane sempre una questione personale. Eppure la scienza ha studiato anche questo: ci da più felicità avere un canino o un felino? E di che tipo di felicità stiamo parlando?

        Se la scienza indaga sull’affettività degli animali…

        Una recente ricerca condotta dal Manhattanville College di New York ha indagato il legame tra il possesso di animali domestici e il benessere delle persone. I risultati sono sorprendenti: i proprietari di cani hanno riportato livelli di felicità significativamente più alti rispetto ai proprietari di gatti e a coloro che non possiedono animali. Secondo i ricercatori del Manhattanville College quindi chi ha un cane è più felice, meno soggetto a nevrosi e capace di maggior concentrazione rispetto a chi ha in casa un gatto.

        Perché i cani ci rendono più felici?

        Sono diversi i fattori che contribuiscono a spiegare perché i cani sembrano avere un impatto più positivo sul nostro benessere. Per prima cosa l’attività fisica. I cani hanno bisogno di fare movimento, spingendo i loro padroni a fare lunghe passeggiate e attività all’aria aperta. Questo aumento dell’attività fisica aiuta a migliorare l’umore e la salute dei proprietari.
        Con i cani scattano diverse opportunità di interazioni sociali. E questo è vero. Possedere un cane favorisce gli incontri non solo tra animali ma anche tra umani. In ogni città ormai sono disponibili sgambatoii ben attrezzati e recintati dove lasciare liberi i propri canini di relazionarsi in santa pace mente i padroni interagiscono e a volte riescono a concedersi persino qualche flirt. Sgambatoii a parte portare a spazzo un cane offre maggiori interazioni con altri padroni a spasso con i loro quattro zampe. Durante le passeggiate infatti i proprietari possono rafforzare i propri legami sociali e, sempre più spesso, contrastare anche la solitudine.

        Amore incondizionato e responsabilità

        Un altri elemento di distinguo che i cani offrono ai propri proprietari è un amore incondizionato e un sostegno emotivo che possono essere molto benefici, soprattutto nei momenti difficili.
        Non che verso i gatti questo amore non venga sentito e provato, ma diciamolo in molti casi è diverso. Prendersi cura di un cane implica assumersi delle responsabilità, il che, anche secondo la scienza, può aumentare l’autostima e il senso di scopo. Comunque si scelga chi ha un animale domestico, spiega lo studio, e più soddisfatto della sua vita rispetto a chi non ha animali. I proprietari di cani hanno ottenuto punteggi più alti dei proprietari di gatti su tutti i parametri di benessere misurati.

        Si vabbè ma i gatti?

        Nonostante i gatti non abbiano ottenuto gli stessi risultati dei cani nello studio, ciò non significa che non siano ottimi compagni. I gatti offrono un tipo di compagnia diverso, più indipendente e rilassante. Alcuni studi suggeriscono che i gatti possono aiutare a ridurre lo stress e l’ansia. Comunque la scelta tra un cane e un gatto dipende dalle preferenze personali e dallo stile di vita di ciascuno. Entrambi gli animali possono portare gioia e arricchire la nostra vita. Prima di scegliere è importante considerare fattori come il tempo a disposizione, lo spazio abitativo e il livello di attività fisica desiderato prima di prendere una decisione.

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          Ma dove siamo? In una puntata di Breaking… Cat? Arrestato il primo micio corriere della droga

          In Costa Rica, un gatto si è trasformato (suo malgrado?) in corriere della droga, cercando di introdurre quasi 300 grammi di stupefacenti all’interno di un carcere. Sorpreso dalle telecamere e fermato dagli agenti, il “NarcoGatto” è diventato subito virale. Si tratta dell’operazione più assurda dell’anno, con un pizzico d’ironia felina!

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            Il 6 maggio scorso, un felino è stato sorpreso mentre tentava di introdursi nel carcere di Pococí, in Costa Rica, con un carico illegale da fare invidia a Pablo Escobar. I video della sorveglianza lo mostrano mentre si aggira con fare sospetto, pacchetti di droga ben incollati addosso. Gatto in missione o vittima di un piano geniale? Intanto, il primo a notarlo è stato un agente penitenziario, che ha capito subito: qui non si trattava di una semplice passeggiata felina.

            Il contenuto del “pacco gattoso”

            La perquisizione ha rivelato un vero e proprio bazar mobile: 235 grammi di marijuana, 68 grammi tra crack e cocaina, e perfino cartine per confezionare il tutto. Roba da fare impallidire anche il più incallito dei trafficanti. Il tutto era attaccato con del nastro adesivo al pelo dell’animale, con una precisione che nemmeno in un tutorial su TikTok.

            Intervento delle autorità: il gatto finisce “ai domiciliari veterinari”

            Una volta “sgattaiolato” l’allarme, il nostro protagonista è stato fermato e trattenuto per ore, fino all’arrivo del servizio nazionale di sanità animale, che ha verificato le sue condizioni. Nessuna incriminazione formale per il micio, che ora dovrà affrontare un periodo di cure e, forse, di terapia per trauma da spaccio non consensuale.

            Una strategia da manuale… criminale

            I narcos locali devono aver pensato: “Chi sospetterebbe mai di un gatto?”. E in effetti, l’idea non è male, se non fosse che, evidentemente, i felini non sono così affidabili nei colpi ad alta tensione. Soprattutto se si mettono a miagolare in giro con addosso un carico di marijuana. Resta il mistero: chi ha orchestrato tutto questo?

            Quando la realtà supera i meme

            Nel mondo dei corrieri improvvisati, il NarcoGatto entra di diritto nell’Olimpo degli errori criminali più surreali. Il suo tentativo di introdurre stupefacenti in prigione non ha fatto centro, ma ha sicuramente conquistato le prime pagine dei giornali e i cuori del web. Se pensavate che i gatti fossero solo animali indipendenti e un po’ snob, sappiate che qualcuno ha provato a farne veri agenti del narcotraffico. Il prossimo passo? Un cameo in… Breaking Cat!

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              Occhio alla medusa “uovo fritto”: come riconoscerla e cosa si rischia

              La medusa Cotylorhiza tuberculata, comunemente chiamata medusa “uovo fritto” per il suo aspetto particolare, sta diventando una presenza familiare nei mari italiani.

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                In Italia si stanno avvistando sempre più frequentemente le Cassiopee, note anche come meduse “uovo fritto” per via della loro forma unica e inconfondibile. La Cotylorhiza tuberculata, appartenente alla famiglia delle Cepheidae, è diffusa nel Mediterraneo e ora popola anche le nostre coste, inclusa l’Adriatico. Ma attenzione: non stiamo parlando di una nuova prelibatezza culinaria, anche se il nome può trarre in inganno.

                Caratterizzata da un corpo centrale bianco o giallo, simile a un ombrello con una protuberanza gialla centrale che ricorda, appunto, un uovo fritto, è difficile confonderla con altre specie. Le sue appendici violacee o bluastre non causano gravi reazioni urticanti, sebbene possano provocare lievi pruriti nei soggetti più sensibili. Insomma, una bellezza esotica che non ti lascia con il prurito tipico delle altre meduse.

                Nonostante l’aspetto imponente, con esemplari che possono raggiungere i 40 cm di diametro, la medusa “uovo fritto” vive in acque basse, tra 0 e 7 metri. È resistente a temperature elevate (fino a 30°C) e all’acidificazione marina, un adattamento vantaggioso in tempi di cambiamenti climatici. Parliamo di una specie che si adatta facilmente alle acque più calde e agli effetti del riscaldamento globale, una vera e propria sopravvissuta!

                La sua diffusione non è solo innocua per i bagnanti, ma anche benefica per l’ecosistema marino. Mentre i bagnanti possono godersi una nuotata senza preoccupazioni, la Cotylorhiza tuberculata aiuta a mantenere l’equilibrio nutrendosi di plancton e offrendo rifugio a piccoli pesci e invertebrati. È come una medusa Airbnb per i piccoli abitanti del mare!

                La presenza di queste meduse è un indicatore positivo della salute marina e della biodiversità. Insomma, se incontri una “uovo fritto” mentre fai snorkeling, non preoccuparti troppo: potrebbe essere un segno che il mare è in buona salute. E chi lo sa, magari riesci anche a scattare una foto perfetta da postare su Instagram, perché diciamocelo, una medusa che sembra un uovo fritto è decisamente fotogenica!

                Quindi, la prossima volta che ti trovi a nuotare nei nostri mari e vedi una di queste meduse, ricorda che non è solo un spettacolo curioso della natura, ma anche un piccolo custode del nostro ambiente marino. E magari racconta agli amici di aver visto un “uovo fritto” galleggiare nel mare!

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