Società
Il sexting non consensuale impatta sui disturbi del sonno
Il fenomeno del sexting non consensuale è un problema crescente che può avere impatti profondi sulla salute mentale e fisica delle persone, in particolare delle donne.

Ricevere “nudi” indesiderati può avere effetti negativi sul sonno, specialmente per le donne. Uno studio del Canadian Study of Adolescent Health Behaviors dell’Università di Toronto ha dimostrato che la ricezione di messaggi sessuali non consensuali – sexting – può causare disturbi del sonno con conseguenze davvero difficili da superare.
Quel nudo non richiesto che turba Morfeo
Lo studio ha esaminato un campione di 906 adolescenti, analizzando l’impatto della ricezione di immagini o video sessuali non richiesti sulla durata del sonno. I risultati hanno rivelato che le ragazze e le giovani donne che avevano ricevuto contenuti sessuali non consensuali dormivano molto meno rispetto a quelle che non li avevano ricevuti. In media, queste ragazze dormivano meno di 5 ore a notte, rispetto alle 8 ore di quelle che non avevano ricevuto tali messaggi.
Differenze di genere
Per gli uomini, invece, lo studio non ha riscontrato differenze significative nei disturbi del sonno tra chi aveva ricevuto nudi non consensuali e chi no. Secondo i ricercatori questo suggerisce che l’impatto psicologico e fisiologico del sexting non consensuale potrebbe essere particolarmente dannoso per le donne. Forse a causa di risposte traumatiche legate alla violenza sessuale di genere.
Quali conseguenze emotive e psicologiche
Il fenomeno del sexting non consensuale non solo interrompe il sonno, ma può anche avere gravi conseguenze emotive. Ricevere contenuti sessuali non richiesti può causare stress, ansia e sentimenti di violazione, che possono contribuire a problemi di insonnia e altri disturbi.
Cosa si intende esattamente per sexting
Il fenomeno dell’invio e ricezione di immagini o video di nudo, è diventato una pratica comune tra i giovani. Tuttavia, quando questa pratica avviene senza consenso, può diventare una forma di vera e propria molestia sessuale digitale. Un report di Save The Children ha evidenziato che il 54% dei giovani che inviano foto intime sono consapevoli dei rischi. Ma il 34% crede erroneamente che ricevere foto intime non richieste sia un segno di interesse. Come si può intervenire per tutelare i ragazzi e aiutarli a superare questi mini traumi psicologici? Ci si può affidare agli operatori sanitari e della salute mentale, consapevoli degli effetti negativi del sexting non consensuale, che possono fornire il supporto necessario alle vittime. L’educazione e la consapevolezza sui rischi del sexting sono fondamentali, ma non bastano. Non sono sufficienti per prevenire completamente questa pratica.
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Società
Dress code a scuola: no hot pants, jeans strappati e unghie lunghe. I presidi diventano stylist
Camicie hawaiane sì, shorts e top no. Docenti e bidelli inclusi nei divieti. Vietati anche piercing, tacchi a spillo e cappellini in aula

Altro che libri e quaderni: il primo giorno di scuola in Italia comincia con il regolamento sugli abiti. Tre parole ricorrono in tutte le circolari: “sobrio, decoroso, consono”. A Taormina hanno persino stampato un depliant con disegni e figurini: via libera a t-shirt, polo, felpe, camicie di flanella e persino il tuxedo; croce rossa su shorts, minigonne, reggiseni sportivi e jeans strappati.
Il messaggio è chiaro: la scuola non è una passerella e nemmeno una spiaggia. Ad Ugento il divieto vale pure per professori, segretarie e bidelli: tutti devono dare l’esempio, «perché il rispetto dell’istituzione passa anche dall’abbigliamento». A Pisa, al liceo Matteotti, stop totale: vietati pantaloncini e top “di qualsiasi misura e lunghezza”. A Firenze, invece, la preside del Giovanni da San Giovanni concede la deroga estiva: pantaloni corti sì, ma solo fino al ginocchio.
In palestra la lista dei no si allunga: niente collane, orologi e spille, meglio togliere persino gli occhiali da vista. A Pomigliano d’Arco bandite zeppe e tacchi vertiginosi «per motivi di sicurezza in caso di evacuazione». A Partinico è vietato mostrare piercing sull’ombelico o sfoggiare unghie a stiletto; a Varese, addirittura, la lunghezza massima è fissata a mezzo centimetro.
Poi c’è il capitolo cappelli: banditi cappucci e berretti in classe, per lasciare il volto scoperto ed evitare l’uso di cuffiette nascoste. Eccezioni ammesse solo per motivi religiosi o di salute.
Chi controlla? «Tutto il personale scolastico», spiegano a Civitavecchia. Le sanzioni vanno dalla nota sul registro fino all’allontanamento, come accade a Siracusa, dove la preside chiarisce: «Non è questione di centimetri di pelle scoperta, ma di rispetto del contesto».
La regola insomma resta la stessa, da Nord a Sud: niente look da spiaggia, niente passerelle. L’unica eccezione? Chi ha il braccio ingessato può indossare la canotta. Gli altri, tutti in fila con t-shirt e jeans integri.
Società
La grande fuga da Milano: con 300mila euro una casa piccola in città, spaziosa nell’hinterland
A Milano il costo medio al metro quadrato per una casa nuova è di 7.690 euro, nell’hinterland scende a 3.150. Dal 2019 al 2023, compravendite in calo nel capoluogo (-5,3%) e in aumento nei 37 comuni limitrofi (+11,6%).

Comprare casa a Milano è ormai un sogno irrealizzabile per la maggior parte delle famiglie. Con un budget di 300mila euro, nella città meneghina si possono acquistare al massimo 40 metri quadrati di abitazione nuova, che scendono a 26 metri in centro. Per chi cerca spazi più vivibili, la soluzione è spostarsi nell’hinterland, dove con la stessa cifra si acquistano mediamente 97 metri quadrati.
Questo trend di fuga verso i 37 comuni di prima fascia è stato analizzato da Abitare Co., società specializzata in nuove residenze. Lo studio evidenzia come, dal 2019 al 2023, si sia registrato un aumento del 9,7% di trasferimenti dalla città verso i comuni limitrofi, accompagnato da un boom delle compravendite in queste aree (+11,6%).
Prezzi alle stelle in città, occasioni nell’hinterland
A Milano, il costo medio per le abitazioni usate è salito a 4.700 euro al metro quadrato (+42,4% rispetto al 2019) e per quelle nuove a 7.690 euro al metro quadrato (+48,1%). Nell’hinterland, invece, i prezzi sono del 52% più bassi per l’usato (2.250 euro/mq) e del 59% per il nuovo (3.150 euro/mq).
Con 300mila euro, ecco quanto si può comprare:
- A Rho o Peschiera Borromeo, si trovano appartamenti di 105 metri quadrati.
- Ad Abbiategrasso, si arriva a 133 metri quadrati, il massimo nell’hinterland.
- A Assago, dove i prezzi sono più alti, la metratura scende a 73 metri quadrati.
Compravendite in calo in città, in aumento fuori
Dal 2019 al 2023, le compravendite a Milano sono calate del 5,3%, mentre nei comuni limitrofi sono cresciute dell’11,6%. Opera, con un incremento del +70,8%, guida la classifica, seguita da Cusano Milanino (+63,3%) e Vimodrone (+61,7%). In calo solo sette comuni, con Pero che registra il peggior risultato (-26,8%).
Perché le famiglie scelgono l’hinterland
Giuseppe Crupi, CEO di Abitare Co., spiega le ragioni di questa migrazione: “La riduzione del potere d’acquisto e la scarsità di offerta a Milano rendono difficile sostenere i costi crescenti in città. Nell’hinterland, invece, si trovano abitazioni più grandi, nuove e ad alta efficienza energetica, spesso ben collegate grazie a metropolitane e passanti ferroviari.”
Inoltre, la domanda di case a Milano, pur vivace, non è soddisfatta da un’offerta adeguata. I giovani, in particolare, cercano abitazioni sostenibili e con un budget accessibile, trovando spesso nell’hinterland un’opzione migliore.
La grande fuga verso l’hinterland, dunque, non è solo una questione economica, ma una scelta pragmatica per chi cerca spazi più vivibili, qualità costruttiva ed efficienza energetica, elementi sempre più assenti nella frenetica Milano.
Società
Italiani, popolo di collezionisti. Da Barbie Dreamhouse alle scarpe “brutte”
Dagli orologi alle sneakers, dalle figurine alle borse, dalle monete alle bambole, dai fumetti ai gioielli: gli italiani sono un popolo di collezionisti.

Gli italiani sono noti per la loro passione per il collezionismo. Intervistati sei persone su dieci si definiscono collezionisti, un dato che si traduce in circa 33 milioni di italiani che inseguono la propria passione raccogliendo oggetti di vario tipo. Dai classici orologi alle sneakers, dalle figurine alle borse, monete, bambole, fumetti e gioielli, il collezionismo non solo rappresenta un hobby. Sono anche un modo per conservare ricordi, investire e persino guadagnare. Ogni anno, in media, gli italiani spendono 1.381 euro per alimentare questa passione, superando la spesa media per le vacanze estive, che si aggira intorno ai 1.130 euro.
Oggetti iconici e un fenomeno in crescita
Il rapporto sui 100 oggetti iconici del 21° secolo, ha evidenziato quanto sia ampio il mondo dei collezionisti. Tra gli oggetti che hanno attirato maggior attenzione figurano la casa giocattolo Malibu di Barbie, il whisky giapponese Yoichi Nikka, la Tesla Roadster elettrica prodotta in soli 2.450 esemplari e la carta Charizard della prima edizione dei Pokémon. Non mancano curiosità come il tappeto che riproduce uno scontrino di Ikea o la maglietta DHL firmata dal brand elitario Vetements. Questi oggetti, in alcuni casi, sono diventati veri e propri simboli di un’epoca.
Lombardi e giovani tra i più spendaccioni
Il collezionismo in Italia vede particolarmente attivi i lombardi, seguiti da campani, siciliani, laziali e veneti, con una spesa che nei prossimi 3-5 anni potrebbe crescere del 37%, raggiungendo i 1.892 euro a persona. In particolare, la Generazione X potrebbe arrivare a spendere fino a 2.092 euro all’anno per alimentare le proprie collezioni.
I più collezionati: libri, orologi, gioielli…
Tra gli oggetti più amati dai collezionisti italiani ci sono i libri (49%), seguiti da orologi (33%), gioielli (32%), fotografie (32%) e le tradizionali banconote e monete (32%). L’Italia, in particolare, si distingue come il primo paese per acquisto di borse e il secondo per la loro vendita. Questo riflette quanto il mercato del collezionismo nel Paese sia vivace e dinamico.
L’impatto del web e dei social media
Il 96% dei collezionisti italiani si aggiorna regolarmente tramite il web e frequenta fiere per essere al passo con le ultime novità. Il 22% segue influencer o esperti sui social media per arricchire la propria conoscenza, mentre un altro 22% preferisce condurre ricerche approfondite per diventare un vero esperto del proprio settore di collezionismo.
Collezionisti: passione o investimento?
Per molti italiani, il collezionismo non è solo un hobby, ma anche un modo per preservare e tramandare oggetti di valore. Il 36% lo fa per mantenere un’eredità per le future generazioni, mentre il 68% controlla regolarmente il valore della propria collezione. Il 32% degli intervistati ha dichiarato di voler rivendere parte della collezione per aumentare il proprio reddito, percentuale che sale al 42% tra la Generazione Z, segno di una crescente consapevolezza del valore economico dietro questa passione.
Il boom di alcuni oggetti iconici: Barbie e Sneakers
Cecilia Vicini Ronchetti, esperta di bambole, ha evidenziato come il fenomeno Barbie, soprattutto dopo il successo del film, abbia visto un aumento del 20% dei prezzi di vendita. Anche il mondo delle sneakers è in continua evoluzione. Mirco Castagnoli, esperto di questo settore, ha raccontato come il boom del 2016 abbia portato a una vera e propria corsa all’acquisto di alcune scarpe particolari. Ma oggi l’attenzione si è spostata verso prodotti di design e qualità superiore. Iconiche, ma non sempre indossabili, le Salomon Cross Low e i Big Red Boot di Mschf sono esempi perfetti di come alcuni oggetti diventino simboli culturali più che pratici.
Collezionisti di tutte le età, ma per i Boomers è un affare privato
Il modo in cui le diverse generazioni approcciano il collezionismo varia significativamente. La Generazione Z lo vede come un’opportunità per interagire e socializzare, mentre i Millennials sono quelli che spendono di più, con una media di 1.450 euro l’anno. I Boomers, invece, lo vivono più come un affare privato e sono meno inclini a vendere gli oggetti collezionati: solo il 15% di loro sarebbe disposto a farlo.
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