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Dormire separati: una scelta d’amore per mantenere una coppia serena

Stessa stanza, letti diversi: un segreto per un amore più sereno e duraturo. Scopri i vantaggi inaspettati del “divorzio del sonno” e come può migliorare la tua vita di coppia.

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    Il concetto di “divorzio del sonno” potrebbe sembrare paradossale, ma sempre più coppie stanno scoprendo i benefici di dormire in letti separati. Questa scelta, spesso considerata un tabù, può in realtà rafforzare il legame di coppia, migliorando la qualità del sonno e, di conseguenza, la vita di entrambi i partner.

    Perché dormire separati può fare bene alla coppia?

    Per prima cosa biosgna tenere presente che ognuno di noi ha abitudini e necessità di sonno diverse. Dormire in letti separati permette di adattare l’ambiente alle proprie esigenze, evitando di essere disturbati dal partner. Un sonno disturbato a causa di russamenti, movimenti notturni o orari diversi può portare a irritabilità e tensioni nella coppia. Dormire separati aiuta a ridurre le fonti dello stress e a migliorare l’umore. Eh già e come la mettiamo con l’intimità…? Paradossalmente, dormire separati può aumentare l’intimità di coppia. La scelta di condividere il letto diventa così un gesto consapevole e desiderato, piuttosto che un’abitudine.
    Da non dimenticare poi che la decisione di dormire separati deve essere presa di comune accordo e discussa apertamente. Questo può migliorare la comunicazione all’interno della coppia. Ma se la coppia è in crisi? In alcuni casi, dormire separati può anche aiutare a risolvere problemi di coppia più profondi, come difficoltà nella comunicazione o incompatibilità caratteriali. Capito?

    A ciascuno il suo sonno

    Il divorzio del sonno è una scelta personale che va valutata caso per caso. Non esiste una regola universale, e ciò che funziona per una coppia potrebbe non funzionare per un’altra. L’importante è che la decisione sia presa in modo consapevole e che contribuisca a migliorare la qualità della vita di entrambi i partner.

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      Società

      Dialetti d’Italia: quanti sono e dove si parlano di più. Ecco la mappa regione per regione

      Un patrimonio linguistico vasto e diversificato rende l’Italia uno dei paesi più ricchi di varietà dialettali in Europa. Ecco la mappa delle principali lingue e dialetti sul nostro territorio.

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        L’Italia non è solo la culla della lingua italiana, ma anche un mosaico di dialetti e lingue locali che raccontano la storia, la cultura e le tradizioni delle diverse regioni. Nonostante l’italiano sia la lingua ufficiale, il nostro paese è un vero e proprio tesoro linguistico, con almeno 13 lingue tutelate per legge e un numero di dialetti che potrebbe superare il centinaio.

        Lingue e dialetti: un’Italia multilingue

        Accanto all’italiano, si parlano quotidianamente lingue come il napoletano, il veneto, il sardo, il friulano, il siciliano, il piemontese, il lombardo, l’emiliano-romagnolo e il ligure, tutte riconosciute come espressioni linguistiche fondamentali del patrimonio culturale nazionale. A queste si aggiungono le lingue delle minoranze linguistiche ufficialmente tutelate, come il tedesco nel Trentino-Alto Adige, il francese in Valle d’Aosta e lo sloveno in Friuli Venezia Giulia.

        Ma non è tutto: in molte regioni italiane, i dialetti si ramificano ulteriormente. In Sicilia, ad esempio, il dialetto siciliano presenta varianti significative a seconda delle province. Lo stesso fenomeno si riscontra in Veneto, Sardegna, e perfino in regioni centrali come Abruzzo, Marche e Umbria, dove le differenze tra un paese e l’altro possono essere sostanziali.

        Dove si parla di più il dialetto in Italia?

        Secondo recenti analisi statistiche, le regioni dove i dialetti sono ancora largamente utilizzati sono la Campania e il Veneto. In Campania, oltre il 30% della popolazione usa il dialetto come lingua principale nella vita quotidiana, una percentuale che si avvicina ai livelli del Veneto. Tuttavia, l’uso del dialetto cala drasticamente nei grandi centri urbani e tra le nuove generazioni, con gli anziani che rimangono i principali custodi di queste parlate tradizionali.

        Un patrimonio in continua evoluzione

        Oltre ai dialetti italiani, l’Italia è anche arricchita dalla presenza di lingue parlate da comunità straniere, come russo, arabo, cinese, ucraino, e persino lingue meno diffuse come swahili, urdu e coreano, portate da chi ha scelto il nostro paese come nuova casa.

        Questa diversità linguistica fa dell’Italia un luogo unico, dove passato e presente convivono. I dialetti, pur subendo un calo generazionale, continuano a rappresentare un valore inestimabile per chi li parla, ricordando che ogni regione ha la sua voce e la sua storia.

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          I bambini non giocano più. Genitori e allenatori hanno un ruolo chiave per evitare il fenomeno dell’abbandono

          L’80% dei bambini italiani pratica sport, ma la metà abbandona prima dei 14 anni. Troppa pressione e poco divertimento tra le cause principali.

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            I vostri figli si sono stufati di andare in piscina o giocare a basket? E’ colpa vostra! E anche dei loro allenatori…Il fenomeno del “drop out”, ovvero l’abbandono dello sport praticato, è sempre più diffuso tra bambini e adolescenti. Sebbene l’80% dei bambini italiani in età prepuberale pratichi almeno uno sport, verso i 13-14 anni si verifica una drastica riduzione di partecipanti. Questo periodo, cruciale per lo sviluppo fisico, psicologico e sociale, dovrebbe essere caratterizzato da un’intensa attività fisica, ma spesso si trasforma in un momento di abbandono. Cause e motivi di questi abbandoni sono diversi.

            Le principali cause dell’abbandono

            Siccome l’abbandono da parte dei ragazzi delle attività praticate oltre gli orari scolastici è un fenomeno sociale molto diffuso, per analizzarlo scendono in campo un po’ tutti. Molti psicologi, terapeuti, istruttori e allenatori hanno individuato diverse motivazioni dietro questa improvvisa disaffezione. Ne elenchiamo i principali. Tra i primi motivi troviamo l’agonismo esasperato fin da subito. La pressione per ottenere risultati immediati può trasformare il piacere del gioco in un obbligo stressante. Ai ragazzi fa fatica ottenere risultato a tutti i costi. I bambini e gli adolescenti infatti possono sentirsi schiacciati dalla necessità di vincere, addirittura incentivata da ricompense o punizioni. C’è poi l’illusione di diventare campioni. Molti iniziano a praticare uno sport con il sogno, spesso irrealistico, di diventare atleti professionisti. La delusione derivante dalla realizzazione che questo sogno potrebbe non avverarsi mai, porta all’abbandono.

            L’evoluzione psico fisica ha la sua influenza

            Ci sono poi abbandon dettati dall’evoluzione psico fisico dell’adolescente. Arrivano nuovi interessi. è normale. Con la crescita emergono altre passioni, come la musica, gli amici o la tecnologia, che sottraggono tempo ed energia allo sport. I genitori hanno un rolo davvero importante in quei momenti. A volte sono troppo esigenti e pressant. Quando le aspettative dei genitori sono eccessive, infatti, il bambino può percepire lo sport come un peso anziché come un piacere. Un altro motivo, uno dei principali, è la mancanza di divertimento. A quell’età evolutiva uno sport vissuto come routine rigida e priva di stimoli creativi perde il suo fascino originario. Ci si deve soprattutto divertire e fare gruppo, team, clan. Un ambiente poco inclusivo o competitivo tra compagni può spingere i giovani ad abbandonare. E il danno è fatto.

            L’importanza della prestazione, non del risultato

            La componente agonistica è innata: a nessuno piace perdere è chiaro. Tuttavia, deve essere gestita in modo positivo e costruttivo. Insegnare ai ragazzi a utilizzare gli errori come opportunità di crescita e a gestire le sconfitte è fondamentale. Un giovane non ha fallito se, pur perdendo, ha dato il massimo. Quando un bambino commette un errore, non deve essere punito, ma aiutato a comprendere dove ha sbagliato e come correggersi. Utilizzare un linguaggio positivo rafforza l’autostima e incoraggia a riprovare senza paura. Al contrario, l’aspettativa di essere premiato solo per i risultati può generare ansia e insicurezza.

            Come possiamo prevenire l’abbandono

            Anche in questo caso non ci sono ricette uguali per tutti. Per evitare che i giovani abbandonino lo sport, è fondamentale affrontare il problema alla radice. All’inizio l’attività sportiva deve essere percepita come un gioco, non come un obbligo. Gli allenamenti devono essere divertenti e didatticamente validi. Le sessioni devono essere stimolanti, con obiettivi adeguati all’età e al livello di maturazione. L’istruttore deve essere empatico, motivatore e stimolatore, capace di instaurare un dialogo sincero con i ragazzi e creare un clima di fiducia. E soprattutto sia a bordo campo o sugli spalti i genitori devono supportare i figli senza interferire e senza esercitare eccessive pressioni per favorire un ambiente sereno, stimolante e privo di esasperazioni agonistiche.

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              Un lascito di passione e professionalità: nasce la borsa di studio in memoria di Carlotta Dessì

              Un riconoscimento per i giovani giornalisti che si ispirano ai valori della professione giornalistica moderna

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                Un omaggio alla passione, all’impegno e al talento. Il prossimo 14 febbraio, dalle ore 11:00 alle 12:30, il Belvedere Jannacci di Palazzo Pirelli ospiterà un evento speciale organizzato dalla Fondazione Collegio della Guastalla Onlus per celebrare la memoria di Carlotta Dessì, brillante giornalista scomparsa prematuramente a soli 34 anni.

                Con il patrocinio del Consiglio regionale della Lombardia e dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, la cerimonia segnerà l’istituzione della borsa di studio “Carlotta Dessì”, un’iniziativa che intende tramandare i valori di professionalità e dedizione che hanno caratterizzato la sua carriera.

                Un premio per il giornalismo del futuro

                Promossa dalla Fondazione Guastalla, la borsa di studio sarà assegnata a uno o più studenti della Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano, selezionati per il valore del loro lavoro. L’obiettivo è sostenere le nuove generazioni di giornalisti, incoraggiandole a coltivare la professione con rigore, etica e passione, proprio come ha fatto Carlotta.

                Carlotta Dessì ha rappresentato un esempio di dedizione e talento nel mondo del giornalismo. Con questa borsa di studio vogliamo dare continuità ai suoi valori, offrendo un’opportunità concreta ai giovani che desiderano seguire il suo stesso percorso con passione e responsabilità” – ha dichiarato Antonio Viscomi, presidente della Fondazione Collegio della Guastalla.

                L’evento: un tributo alla memoria di Carlotta

                La giornata sarà aperta dall’introduzione di Sonia Bedeschi, giornalista e consigliera della Fondazione, che guiderà il pubblico attraverso i momenti salienti della cerimonia. Seguiranno i saluti istituzionali di:

                • Antonio Viscomi, presidente della Fondazione Collegio della Guastalla
                • Federico Romani, presidente del Consiglio regionale della Lombardia
                • Giacomo Cosentino, vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia

                A seguire, la presentazione ufficiale della borsa di studio “Carlotta Dessì”, un momento centrale che vedrà la partecipazione di personalità di spicco del mondo del giornalismo e dello spettacolo.

                Un talk commemorativo ripercorrerà la carriera e l’eredità professionale di Carlotta, con gli interventi di:

                • Francesco Caroprese
                • Andrea Delogu
                • Mario Giordano
                • Alessandro Sallusti
                • Roberta Potasso
                • Chiara Maffioletti

                A dare ulteriore profondità all’incontro saranno le testimonianze dei genitori della giornalista e del suo compagno e collega, Fabrizio Boni, che condivideranno il ricordo del suo impegno e della sua passione per il mestiere.

                Musica, arte e un messaggio di speranza

                L’evento sarà impreziosito da momenti artistici e musicali curati da Enzo Consogno, con le esibizioni di:

                • Emanuele Semino (voce solista)
                • Vivarmonia Chorus di Volpedo
                • Kinder Chorus Paolo Perduca di Tortona
                • Librinscena Chorus di Garbagna
                • Coro della scuola primaria di Sarezzano

                Spazio anche alla danza con la coreografia “Sfumature di glicine”, ideata da Erika Ferrari e curata da Sonia Zambonin dell’Associazione Culturale Pablo Neruda di Cinisello Balsamo.

                La cerimonia si concluderà con un light lunch, occasione per favorire il dialogo tra i partecipanti e celebrare insieme l’importanza del giornalismo di qualità.

                Un impegno destinato a durare nel tempo

                Il nostro impegno per il sostegno all’istruzione non si ferma qui: vogliamo che questa iniziativa diventi un appuntamento fisso nel tempo, affinché sempre più giovani possano beneficiare di un supporto concreto nel loro percorso di crescita professionale e umana” – ha concluso Antonio Viscomi.

                La Fondazione Collegio della Guastalla Onlus, da oltre cinque secoli, si dedica alla promozione dell’istruzione e alla tutela dei più fragili, perseguendo la propria missione con lo stesso spirito che animava la sua fondatrice, Ludovica Torello di Guastalla. Oggi, con la borsa di studio in memoria di Carlotta Dessì, rafforza ulteriormente il suo impegno a favore delle giovani generazioni e del giornalismo di domani.

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