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Dopo Facebook, lo scandalo continua: “Mia moglie” rinasce su Telegram, la chat della vergogna non si spegne mai

La chiusura del gruppo Facebook “Mia moglie” non ha fermato il fenomeno: i contenuti sessualmente espliciti circolano ora su Telegram e WhatsApp, dove il controllo è molto più complesso. La polizia postale denuncia la scarsa collaborazione delle piattaforme, mentre continua la razzia di immagini intime sottratte senza consenso.

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    Non è bastata la chiusura della pagina Facebook “Mia moglie”, che aveva raggiunto 32mila iscritti e riempito la rete di foto rubate a mogli, ex e perfino suocere ignare di tutto. La comunità parallela dei “mariti predatori” non si è dispersa, ma ha semplicemente cambiato indirizzo. Oggi lo stesso meccanismo continua a vivere dentro un canale Telegram e in una chat WhatsApp ribattezzata, senza troppa fantasia, “Chat di Mia moglie”.

    Lì gli scambi sono gli stessi: immagini intime raccolte di nascosto, commenti volgari e violenti, persino foto catturate durante rapporti sessuali. Una pratica che la polizia postale definisce senza esitazioni una vera e propria violenza. Perché non si tratta di semplici “sbruffonate da bar”, ma di una razzia sistematica sui corpi delle donne, iniziata nel 2019 e mai davvero interrotta.

    Il problema, spiega Barbara Strappato, vicedirettrice della polizia postale, è che “per quanto riguarda Telegram, rileviamo da parte loro scarsa collaborazione con le forze dell’ordine. Dichiarano di non detenere i dati dei loro utenti, a differenza di altre piattaforme”. Una posizione che rende le indagini più complesse e che, nei fatti, permette a questi canali di restare attivi.

    La scoperta dell’esistenza di una chat WhatsApp è ancora più recente, confermata poche ore fa. Qui i controlli sono altrettanto difficili, visto che si tratta di ambienti chiusi e protetti da crittografia. L’unico modo per intervenire resta la denuncia diretta delle vittime, ma molte non sanno nemmeno di essere finite in quei gruppi.

    La chiusura del gruppo Facebook, salutata come una vittoria simbolica, rischia così di trasformarsi in un boomerang. Perché il fenomeno non è stato spento, ma solo spostato su piattaforme ancora più difficili da monitorare. Intanto la violenza digitale continua, alimentata dall’impunità e dalla complicità di comunità virtuali che si considerano intoccabili.

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      “Sunburnt tan lines”: la follia virale delle scottature esibite come moda

      Hashtag, foto e “trofei” di dolore: il ministro della Salute francese avverte i giovani sui rischi di ustioni, invecchiamento precoce e melanoma.

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        Farsi venire una scottatura come status symbol. È l’ultima moda assurda partorita dai social: il trend delle “sunburnt tan lines” – letteralmente, linee di abbronzatura da scottatura – spopola su TikTok e Instagram. Giovani, soprattutto ragazze, si espongono volontariamente al sole fino a ustionarsi, per poi mostrare con orgoglio la pelle arrossata e i segni netti dell’abbronzatura.

        Una pratica tanto stupida quanto pericolosa, al punto che il governo francese ha chiesto all’Autorità per le comunicazioni (Arcom) di intervenire e di coinvolgere la Commissione europea. L’obiettivo: fermare la diffusione di contenuti che incoraggiano un’esposizione estrema e dannosa ai raggi UV.

        «La vostra pelle è la vostra vita, ne avete una sola. Non sacrificatela per 30 secondi di buzz», ha dichiarato il ministro della Salute, Yannick Neuder, in un video sui social. L’allarme non è retorica: dietro l’estetica da like si nasconde un rischio clinico concreto.

        «Queste giovani non si abbronzano, si bruciano», avverte la dermatologa Anne Dompmartin, responsabile del reparto di dermatologia-venerologia del Chu di Caen. «Le bruciature provocano dolore immediato, distacco della pelle e, nei casi peggiori, vesciche. Alla guarigione restano macchie scure permanenti, le cosiddette “macchie del cimitero”».

        Ma la cicatrice estetica è solo l’inizio. I raggi UV danneggiano il DNA delle cellule cutanee e aumentano il rischio di tumori come melanoma e carcinoma. Secondo Santé Publique France, oltre l’85% dei tumori della pelle è causato da esposizione eccessiva al sole, e le scottature in adolescenza sono un fattore di rischio particolarmente elevato.

        A preoccupare, oltre alla salute, è il messaggio: farsi del male per un video diventa un atto di “bellezza” da condividere. «È il sintomo di una generazione che cerca emozioni forti in una quotidianità percepita come troppo piatta», osserva Dompmartin.

        Il ministero francese vuole che TikTok rispetti il Digital Services Act, che impone di proteggere i minori e ridurre i rischi sistemici. Ma, finché l’algoritmo premia i contenuti più estremi, il sole non è l’unico nemico: lo è anche l’idiozia virale.

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          La cuoca stravagante colpisce ancora e TikTok si scatena

          Salmone cucinato in lavastoviglie, purè di Pringles. La cuoca influencer colpisce ancora tra ironie e sberleffi.

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            Si chiama Elaine Carol, ed è una famosa content creator americana. E’ diventata un fenomeno sui social grazie alle sue ricette stravaganti. Con oltre 4,8 milioni di “like” su TikTok, Elaine non segue le regole della cucina tradizionale. Preferisce elaborare piatti insoliti quanto discutibili. Un esempio? Il salmone cotto in lavastoviglie, il purè fatto di Pringles, o una pasta preparata con bacon, latte, formaggio e patatine. Le sue creazioni hanno attirato l’attenzione di quasi 400.000 follower tra TikTok e Instagram. Risultato milioni di visualizzazioni e naturalmente innumerevoli commenti che vanno dall’indignazione all’ilarità.

            Ricette facili… ma molto discutibili

            Le ricette di Elaine si presentano come “facili”, ma sono caratterizzate da combinazioni di ingredienti molto improbabili. Patatine in busta, grandi quantità di carne macinata, cereali e persino caramelle usate come spezie. In una delle sue creazioni più discusse, Elaine prepara un purè usando il noto snack Pringles. Una ricetta che ha raccolto oltre 11,3 milioni di visualizzazioni. Le reazioni? Variano da chi si chiede sarcasticamente: “Perché hai buttato l’acqua quando potevi buttare tutto?“, a chi semplicemente rimane senza parole, commentando con un lapidario: “Mi viene da piangere“.

            L’arte di cucinare nella lavastoviglie

            Non sono solo gli ingredienti a far discutere, ma anche i metodi di cottura. Elaine è famosa per aver cotto un trancio di salmone nella lavastoviglie. Lo condisce con fette di limone, rosmarino, aglio, burro, sale e pepe, lo avvolge in alluminio e lo cuoce a 145 gradi durante un ciclo completo di lavaggio. Il risultato? Elaine assicura che è delizioso, esclamando: “Ecco il tuo bellissimo salmone, che buono!“.

            L’ironia del web e la replica della tiktoker

            I commenti ironici non mancano, come chi propone sarcasticamente di provare a cuocere il vino nel WC. Elaine, però, risponde con una punta di sfida: “Hai una ricetta migliore?“. Ma non solo. Tra le sue creazioni più memorabili anche una “ricetta fusion italo-latina” che mescola grandi rigatoni ripieni di salsiccia con salsa di pomodoro, brodo di pollo e abbondante formaggio, culminando in un piatto che il marito Marty definisce “davvero buono”.

            L’arte della cucina virale spopola su TikTok

            Le ricette di Elaine Carol, ispirate a diverse cucine (italiana, messicana, britannica), hanno conquistato il web proprio per la loro eccentricità. I suoi piatti, per quanto discutibili, hanno un ingrediente segreto: l’ironia. Forse è proprio questo il motivo per cui la tiktoker ha saputo distinguersi, creando un vero e proprio fenomeno virale. Le reazioni del pubblico continuano a oscillare tra il divertito e il perplesso, ma una cosa è certa: Elaine Carol non smette di far parlare di sé.

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              TikTok jihad è allarme in Italia: 62 arresti nel 2024, raddoppiati rispetto all’anno precedente

              Nel 2024 in Italia sono stati eseguiti 62 arresti per terrorismo jihadista, quasi il doppio rispetto al 2023. Cresce il coinvolgimento di giovanissimi, mentre il fenomeno del cosiddetto “TikTok jihad” si diffonde in tutta Europa, con la Spagna capofila per numero di minori fermati.

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                Nel 2024 l’Italia ha registrato 62 arresti legati al jihadismo, quasi il doppio rispetto ai 33 dell’anno precedente. Un dato che conferma la crescente pericolosità del radicalismo digitale, con un numero crescente di adolescenti coinvolti. Il fenomeno ha ormai un nome preciso: “TikTok jihad”, la nuova frontiera della propaganda estremista che mescola vecchi messaggi dell’Isis. E strumenti tecnologici di ultima generazione.

                Gli esperti di antiterrorismo spiegano che il proselitismo corre sui social, con video brevi, musiche accattivanti e messaggi personalizzati da algoritmi sempre più sofisticati. L’intelligenza artificiale viene usata per creare contenuti su misura e aggirare i filtri automatici delle piattaforme. «Il jihadismo non ha più bisogno di strutture fisiche – avverte Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull’Estremismo dell’Università George Washington –. I ragazzi più isolati possono radicalizzarsi interamente online, fino a passare all’azione».

                Il fenomeno non riguarda solo l’Italia. In Spagna, secondo il Centro Memoriale per le Vittime del Terrorismo, nel 2024 sono stati fermati 15 minorenni implicati in attività terroristiche, più di tutti quelli arrestati tra il 2017 e il 2022 messi insieme. Nei primi sei mesi del 2025 altri sette giovani sono già finiti sotto inchiesta. Il Paese iberico ha chiuso l’anno con 81 arresti complessivi, davanti a Francia (69), Italia (62) e Germania (55).

                Gli investigatori italiani confermano che i nuovi simpatizzanti del jihad sono ragazzi soli, spesso fragili psicologicamente, che trovano nella rete un senso di appartenenza. Molti genitori scoprono il pericolo solo quando è troppo tardi, dopo che i figli hanno già preso contatti con reti di propaganda o hanno iniziato a pianificare azioni dimostrative.

                Per contrastare il “TikTok jihad”, le forze dell’ordine hanno potenziato le unità di cyber-polizia, mentre i governi europei chiedono alle piattaforme social di rafforzare la rimozione dei contenuti estremisti. Ma gli esperti avvertono che senza prevenzione nelle scuole e nelle famiglie, il jihadismo digitale continuerà a trovare terreno fertile negli smartphone dei più giovani.

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